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mercoledì, luglio 18, 2007

Un Borsellino non vale l'altro

Ci piace ogni tanto sentire che la verità bussa alla porta e pensare che prima o poi la porta verrà sfondata. Ci piace sentire quel rumore assordante dovuto proprio al silenzio che la nazione tiene di fronte ai fatti più brutali e vergognosi confessando così la sua colpevolezza a danno dei suoi stessi cittadini.

In quale nazione al mondo è possibile che lo stato venga accusato di un crimine orrendo e TUTTI gli organi di stampa tengano la cosa in secondo piano, dietro ai culi delle tante ballerine che questa depravata penisola idolatra e propone come esempio di vita ai suoi stessi figli?

A puntare il dito contro lo Stato è Salvatore Borsellino, fratello sia del martire siciliano morto per la sua terra, sia del politico che invece sino ad ora ha mostrato solo il lato peggiore di questa terra, allineandosi (non sappiamo quanto consapevolmente) all'ascarismo dei suoi avversari politici.

L'accusa è quella che tutti i siciliani sentono, anche se in pochi hanno ancora il coraggio di esprimere. L'accusa (implicita, ma non tanto) contro lo Stato è di averlo ammazzato lui il fratello, tramite il braccio armato dei sicari locali, altrimenti detti, con pomposa malafede, “mafia”. L'accusa manderebbe in tilt i governi di qualunque paese, anche dei più despotici. Ma da Palermo non riesce nemmeno a superare i confini nazionali. Si scontra con quel muro di gomma che ci circonda, a noi palestinesi d'occidente.

Ma come nei vecchi telefilm del tenente Colombo, la conferma ci viene dagli assassini stessi, e il Borsellino ce lo fa notare. Come si starà mordendo la lingua l'ex senatore Nicola Mancino, ripassandosi le parole che ancora gli bruciano in testa: “i pentiti non sono attendibili”. La paura che ha sentito attraversagli la schiena, fredda, lo ha annebbiato portandolo a commettere un passo falso che tutti gli ascari di questa terra marchiata dal sole faranno finta di non aver udito, ma che noi non scorderemo più.

Si è momentaneamente scordato, il Mancino, che tutto il castello della “mafia” è costruito sulle parole dei pentiti? La fantomatica cupola, per esempio: non esistono prove concrete, ed infatti viene chiamata “teorema”. La mafia quale società segreta: quali elementi concreti vi sono per credere che vi siano dei riti di iniziazione, tipo il bacio in bocca o lo scambio di sangue, in perfetto stile La Piovra? Solo le dichiarazioni dei pentiti, facendo finta che questa fosse l'idea di Falcone. Travisando il fatto che Falcone usasse i pentiti per arrivare alla verità, non per dimostrarla!

E sa quindi benissimo, il solito Mancino, che le uniche dichiarazioni “attendibili” dei pentiti sono quelle “pilotate”.

Perché noi siciliani lo sappiamo tutti che la vera “cupola” si trovava (e si trova) lontano dall'isola e che qui ci hanno messo di stanza solo il braccio armato, di quella cupola.

Certo, è facile dire i servizi segreti deviati. No. Noi diciamo i servizi segreti di una nazione deviata. Che ora manda in prigione un Contrada ma ne ha pronti altri cento vogliosi di sostituirlo.

Ne avete sangue sulla coscienza: da Dalla Chiesa, mandato a Palermo ed assassinato in fretta e furia prima che capisse il perché di quel trasferimento, a Pio la Torre, sino a Falcone e Borsellino.

Ed ora con quell'aria da normale amministrazione, “trovate” anche gli assassini del comandante Lizzio a Catania.

Nessuno di noi chiede le vostre teste. Ma la verità la porteremo a galla senza pietà. E sarà quella la più crudele vendetta: stampata sui libri di storia.

Leggi le dichiarazioni di Salvatore Borsellino:
LaSicilia.it del 16 luglio 2007
LaSicilia.it del 17 luglio 2007



E se quarcuno si vo ribellari
di unu di noi u fanu ammazzari.
Tirolallà.

1 commento:

rrusariu ha detto...

Alla fine di settembre 1970, quando emigrai con la famiglia a Milano in treno, mio fratello seduto nello scompartimento di fianco ascoltava una canzone suonata alla chitarra da un siciliano di Montelepre.
Le strofe che si ricordava mio fratello erano queste:

Appizzaru un manifestu nni la chiazza ri Misilmeri.
Pulizia e carrabbineri,
carni ri macellu ha da fa!!!
Taliati che bbeddu me figghiu Turiddhu,
divisa e cappeddhu cchiu bbeddu lu fa!!!(ripetuto due volte)

Appizzaru un manifestu nni la chiazza ri Carini.
Ppi la Fiat e Montecatini
carni ri macellu ha da fa!!!
Fratuzzu Ggiuvanni pripara li panni,
valiggi e-ccartuni ca lu nordi si va'!!! (ripetuto due volte)

Non sono riuscito a trovare pubblicata questa canzone.

Quando mi canticchio questa canzone, mi emoziono sempre, penso a quanti noi Siciliani siamo costretti a lasciare la nostra isola Madrepatria, per poter viver meglio altrove, perchè na pocu ri vastasi ci vinneru.
Mio padre dice sempre che sono r'abbruciari sti vastasi, ma so che con la violenza non risolvi niente, spero solo lu nostru Populu si sciuvigghia!!!!!