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venerdì, luglio 20, 2007

Il granaio d'Italia

Questo blog in genere non si limita a segnalare articoli e pubblicazioni, ma li commenta con spirito critico cercando di scoprire degli angoli inusuali sotto i quali osservare la realtà che ci circonda.
Nel caso di questa lettera segnalataci dagli amici di siciliapaisi.com, credo non ci sia altro da fare che riproporla così com'è.
Visto che la lettera è indirizzata al Sig. Direttore Ciancio, ne approfitto per segnalarvi un breve mainteressantimo articolo-inchiesta di Carlo Ruta, tratto dal suo sito (appunto Le inchieste) che può servire come sfondo per capire meglio come certe "sviste" possano accadere "sotto l'elefante"...


Egregio Direttore Mario Ciancio (Quotidiano "La Sicilia"),
rappresento 23 aziende agricole e le scrivo per sottoporre alla sua cortese attenzione delle considerazioni a proposito della pagina economica del Suo quotidiano, con particolare riferimento ai prezzi sui cereali.
Noi agricoltori abbiamo constatato, ormai, da più anni ed in particolar modo in questo, in cui il mercato del grano duro da 'sostenuto' è passato a 'in forte tensione', che le quotazioni pubblicate dal suo corrispondente sono state sempre più basse rispetto alle effettive e reali transazioni di mercato.
Negli anni passati il divario è stato anche di 20 euro a tonnellata, ma oggi siamo arrivati a quotazioni, da voi pubblicate, più basse di almeno 50 euro ton.
Difatti, il mercato siciliano registra operazioni a 220,00 . 240,00 euro ton. e voi scrivete 0,18 centesimi kg., ossia 180,00 euro ton. Se confrontiamo tali dati con i mercati più rappresentativi della nostra nazione, quali quello di Bologna (Agerborsamerci), di Forlì-Cesena ed Ismea notiamo che il divario cresce ancora di più.
Per verificare e quantificare 'l'errore' ed io riuscire a comunicarle meglio il concetto, ci tocca uscire dalla territorialità dei mercati con i loro prezzi, e prendere in considerazione indici e parametri applicabili su tutto il comparto nazionale.
Un metodo di paragone e di analisi è il calcolo con l.uso di indici di variazione dei prezzi rispetto ad altri periodi e questi tre indici non possono essere troppo diversi all.interno di una nazione, se apparteniamo a quell'Italia Unita dal 'nostro' garibaldi.
Es:
- 1° indice di variazione % del prezzo rispetto alla prima quotazione 2006:
Bologna +32,56 % - La Sicilia +34.75 (in questo caso la variazione è stata più alta perché il nostro mercato al 04/01/06 era ai minimi storici: 13 centesimi al chilo! contro i 16 centesimi di Bologna)
- 2° indice di variazione % del prezzo rispetto alla 1° quotazione del raccolto in corso:
Bologna +22,22% - La Sicilia +12,25% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 44,86% rispetto a Bologna) - 3° indice di variazione % del prezzo rispetto al corrispondente mercato del 2006: Bologna +52,96% - La Sicilia +25,00% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 52,79% rispetto a Bologna) Tale mercato è da considerare come un 'mercato a perdere' difatti, continuando in questo modo le nostre aziende agricole perderebbero circa 18 milioni di euro.
È stupendo vedere come società del nord siano interessate al nostro grano dai prezzi stracciati e ci propongono contratti con medie semestrali o annuali che fanno riferimento proprio alle quotazioni de 'La Sicilia'.
Non mi spingo verso altre considerazioni, che spero presto trovino opportuna sede ed occasione di dibattito, ma credo che queste siano sufficienti a renderLa sensibile verso tale caso che comincia a divenire questione, 'questione del grano'.
Non credo che il suo quotidiano voglia buttare a terra l'economia agricola dell'Isola, ma sono convinto che quel piccolo trafiletto sui cereali viene scritto con leggerezza e mi auguro che l'errore sia frutto solo di meravigliosa e lodevole incompetenza.
La prego di prendere i dovuti rimedi nel rispetto di tante famiglie che 'càmpano' di cerealicoltura.
Sono sicuro che provvederete subito a trovare una soluzione alla questione adeguandovi alla realtà del mercato, in caso non dovreste avere immediatamente a disposizione un semplice ragioniere-corrispondente, sospendete la pubblicazione dei prezzi, perché avete già creato abbastanza danni alla nostra esangue economia. Con rispetto.
Consorzio Produttori Agricoli Raddusa
Giuseppe Antonio Li Rosi

1 commento:

rrusariu ha detto...

Al Signor Giuseppe Antonio Li Rosi
bisogna riconoscere il coraggio di aver saputo mettere il dito nella piaga, cioè aver buttato il sasso per smuovere le acque putride di quell'informazione isolana che continua a denigrare la nostra economia a tutto vantaggio dei "latifondisti" peninsulari.

Un'informazione usata solo per addummisciri e farci dimenticare ciò che abbiamo costruito con i nostri sacrifici, le fatiche e altro, cioè la nostra storia, la storia di lu populu Sicilianu e di la sò Comunitas Sicilae, lungo i secoli.