Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

martedì, dicembre 27, 2005

Tremonti Babbo Natale

Spulciare tra gli articoli di una finanziaria è sempre interessante perchè qualche “chicca” salta sempre fuori. Ed infatti puntuale eccola qua anche per quella del 2006, agli articoli 343, 344 e 345:


343. Per indennizzare i risparmiatori che, investendo sul mercato finanziario, sono rimasti vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito, è costituito, a decorrere dall’anno 2006, un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. Il fondo è alimentato con le risorse di cui al comma 345, previo loro versamento al bilancio dello Stato.

344. Ai benefìci di cui al comma 343 sono ammessi anche i risparmiatori che hanno sofferto il predetto danno in conseguenza del default dei titoli obbligazionari della Repubblica argentina.

345. Il fondo è alimentato dall’importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all’interno del sistema bancario nonchè del comparto assicurativo e finanziario, definiti con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze; con lo stesso regolamento sono altresì definite le modalità di rilevazione dei predetti conti e rapporti


Uno stato da lodare, che combatte per una nobile causa: risarcire i risparmiatori truffati... da chi? Basta aprire i giornali: dal sig. Tanzi, dal sig. Fiorani, dalle banche che li appoggiavano. In pratica dal sistema finanziario Padano. Quindi i colpevoli sono noti, ma secondo lo stato non saranno loro a ripianare i disastri fatti, ma i cittadini tramite denaro pubblico, denaro DI TUTTI!!! Lo stato ha voluto mandare un messaggio “forte” ai vari Tanzi, Fiorani, etc etc: “continuate ad imbrogliare, tanto non sarete voi a pagare i conti”. Un bel regalo di Natale, non c'è che dire. Non è tutto. Al 345 si spiega come verranno reperiti i soldi: essi proverranno dai conti correnti dormienti, cioè appartenuti a persone decedute senza eredi. Quindi il signor Fiorani non si preoccupi la prossima volta che vorrà appropriarsi dei soldi di un cliente morto, non dovrà più sporcarsi le mani. Ci penserà lo stato a stornarglieli. Ora nessuno potrà più dire che il sistema bancario padano è marcio.

Rimane da capire perchè continuiamo a dire Padano se la legge è nazionale. Il motivo è chiaro: il sistema finanziario meridionale non esiste più, essendo stato distrutto proprio per favorire quello settentrionale. Ma a pagare saranno anche i meridionali. Anzi, visti i disservizi che ci propinano queste sedicenti banche continentali (basti vedere quello che è successo ai clienti del Banco di Sicilia negli ultimi due mesi) si può dire che stiamo già pagando e pagheremo più degli altri.

Per finire, si può anche vedere la cosa come una incredibile distorsione del mercato, a favore di soggetti chiaramente incapaci di competere secondo le leggi dello stesso. Chissà cosa diranno a Bruxelles... questa volta!


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giovedì, dicembre 22, 2005

Merce di scambio

Finalmente è stato raggiunto un accordo a Bruxelles sul budget e sui tagli agli aiuti alle regioni obiettivo 1. Attenzione, che i nostri “protettori” settentrionali ci avevano avvertito che la proposta inglese avrebbe tagliato le elemosina che la UE manda agli “amici degli amici” ogni anno. Ma noi non ci dovevamo preoccupare, avrebbero controllato loro,visto che noi non ne siamo capaci. La proposta inglese in effetti è stata bocciata, anche se non per mano italiana: in realtà si sono opposti tutti. Anzi, solo l'Italia è rimasta un po' a guardare, tanto era sicura che la proposta inglese non sarebbe passata. Ottima mossa: la forza contrattuale è rimasta intatta per quando si sarebbero svolte le trattative finali. Cosa ha detto l'Italia al tavolo delle trattative finali? Semplice: accettiamo si i tagli alle regioni del sud, ma in cambio vogliamo dei fondi al Nord. Ed ora cosa ci dice? Che i tagli al mezzogiorno sono stati meno drastici del previsto grazie alla lotta dello stato. Veramente avevate detto che tagli non ce ne sarebbero stati. Comunque. Meglio così. L'elemosina di Bruxelles prendetevela voi che ne avete bisogno.


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mercoledì, dicembre 21, 2005

Parole di riscossa

“La mafia è un fenomeno complesso e articolato, ma in buona parte riconducibile ad alcuni dei più rilevanti tratti della cultura siciliana”. Se si dovesse indovinare da dove salta fuori questa frase molti tirerebbero in ballo, in un modo o nell'altro, la Lega Nord. Cari amici, per trovare i veri nemici della Sicilia guardiamoci dentro: questo non è altro che l'inizio di un articolo apparso su La Sicilia del 17 dicembre scorso. Che poi continua dicendo che “Noi siciliani siamo i primi a dover imparare questo fatto. Farlo non significa dare adito ad interpretazioni di stampo deterministico (?) e razzista”. Noooo, e chi voleva dare adito? E' questa solita parolina, “stampo” che in un modo o nell'altro circola in tutti questi articoli che ci fa sospirare aria di sublime. Il tutto è tratto dall'introduzione di Pietro Barcellona (noto filosofo dell'università di Catania) scritta per un libro di Nino Di Guardo (ex sindaco di Misterbianco) ed alla cui presentazione è intervenuto (tra gli altri) Rosario Crocetta, il coraggioso sindaco di Gela in prima linea contro la criminalità organizzata che attanaglia la sua città. E noi a quest'ultimo vogliamo rivolgere la chiusura del nostro appunto: ma è sicuro, caro sindaco, che la mafia si combatte così? Siamo sicuri che queste parole siano quelle giuste per spingere un popolo oppresso e sottomesso al riscatto? Noi abbiamo dei forti dubbi.


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lunedì, dicembre 19, 2005

Fratelli d'Italia bianchi e terroni

Due banche che fanno riferimento a schieramenti politici opposti, due tentativi di scalata per molti versi similari.

Due rette parallele come sappiamo sul piano euclideo sono destinate a non incontrarsi mai, ma su quello Padano certi postulati non sempre tengono.

Noi, come la solito, spostiamo leggermente l'angolo della visuale. Da Fiorani (“agnello” sacrificale predestinato), allarghiamo l'orizzonte al sistema nel suo insieme.

Fiorani ed i suoi complici SONO la BPL, che guidano effettuando operazioni illecite a danno dei clienti per trarne benefici personali. Le operazioni illecite consistono (così come ci hanno detto i giornali) in appropriazioni indebite, riciclaggio, aggiotaggio, etc. etc. I proventi in parte vengono occultati attraverso un sistema di società riconducibili al gruppo anche tramite prestanome in un giro con intricate ramificazioni internazionali, in parte servono per finanziare uomini politici che (è notizia di stamattina, 19 dicembre) assicurerebbero la copertura necessaria.

A ciò si aggiungano due fatti: il primo è che a Lodi Fiorani e soci, come documentato da alcuni servizi della RAI, sono benvoluti da tutti, in forza del benessere “apparente” che hanno portato e perchè hanno (quasi) trasformato una piccola banca locale in un colosso nazionale, ed il secondo è che le connessioni sia verticali con la Banca d'Italia, sia orizzontali con l'Unipol (vedi sostegno dato da Consorte alla scalata AntonVeneta) fanno pensare ad un qualcosa di più ampio, ad un “livello superiore” e ad una rete di gruppi che operano in maniera similare.

Osserviamo ora il tutto attraverso il prisma coloniale.

Vediamo una organizzazione criminale con ramificazioni internazionali dedita ad intercettare fondi pubblici o privati tramite attività illecite quali la turbativa d'asta (vedi la scalata AntonVeneta) o taglieggiando piccoli imprenditori e risparmiatori (addebiti sui conti correnti). I fondi venivano poi riciclati anche in attività lecite, il tutto tramite l'utilizzo di prestanome (“i correntisti” ed “i concertisti”) e grazie ad ampie infiltrazioni nel mondo politico. L'organizzazione è guidata da alcuni “boss”, ed è strutturata gerarchicamente sino ai livelli più bassi (i semplici impiegati, CONSAPEVOLI). Gode di una rete di copertura (“omertà”) locale grazie al benessere (apparente) diffuso in città. E senza dimenticare gli indizi circa la presenza di un livello superiore (una vera e propria “cupola”) e la suddivisione territoriale delle diverse bande.

Andiamo ora a vedere i capi d'imputazione per Fiorani: essi includono l'associazione a delinquere, ma NON di stampo mafioso.

Meravigliati? Nessuno dovrebbe esserlo: la legge italiana non prevede un tale capo d'imputazione in un caso come questo. INFATTI FIORANI E SOCI NON SONO SICILIANI!!!! (o più in generale meridionali). Non sono cioè marchiati, come si faceva per i negri una volta, non hanno lo STAMPO e vengono giudicati da tribunali differenti, per soli “bianchi”. Per la legge italiana infatti la discriminante per l'inserimento dello “stampo mafioso” è esclusivamente GENETICA e RAZZIALE e non dipende dalle modalità in cui l'organizzazione si è strutturata.

Italia, ultimo stato razziale dove vige un sistema di Apartheid legalizzato accettato anche dai segregati.

Ma ci sono molti altri risvolti che vedremo. Per ora alziamoci: direi che è venuto il momento di cantare l'inno.


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giovedì, dicembre 15, 2005

Nebbie e Delitti 2

Finalmente, alla terza puntata il sedicente investigatore padano trova pane per i suoi denti. Finalmente dei veri cattivi affollano i suoi sonni. Dei delinquenti che lo sono senza scuse, simpatie. Niente vendette in seguito a torti subiti, niente delitti d'amore. Pura cattiveria. E secondo voi, chi sono questi cattivi? Da dove vengono? Dal Marocco? Dai Balcani? No, abbiamo visto che il regista si prodiga affinchè tutti gli immigrati siano mostrati onesti e rispettosi della legalità. Dalla Padania? Non sia mai: i Padani sono la “Razza Ariana”, e mai potrebbero essere raffigurati così cattivi. Da dove allora? Ma dal sud Italia ovviamente!. L'insulto e la discriminazione verso i meridionali in Italia sono sanciti per legge. E poi, viene da chiedersi, com'è che tutti i settentrionali nel film non hanno quasi accento, o se c'è è appena percettibile, ed i meridionali invece ne hanno uno così marcato?


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Un ponte bipartisan

Quando si vogliono capire come vanno realmente le cose, dove è nascosta la realtà, no c'è bisogno di andare a scovare documenti segreti, di andare a parlare con testimoni scomodi, di fare ricerche negli angoli più nascosti della rete. Basta sedersi davanti al televisore ed accendere lo spettacolo coloniale.

Mentre andava in onda il solito show teleguidato, a Ballarò, martedì scorso (13 dicembre), si sono verificati almeno due fatti di una certa importanza: il primo è che la Borsellino, candidato dell'Unione alle prossime regionali, ha dichiarato a chiare lettere di essere contro la costruzione del ponte. La novità non sta nelle motivazioni (i motivi per cui il ponte è un'opera senza senso li sanno tutti) quanto nel fatto che, escluso qualcuno dei Verdi, la Borsellino è il primo esponente politico di una qualche importanza a prendere una posizione netta sull'argomento. Il ponte viene generalmente percepito come un mostro progettato dalla destra berlusconiana, ma in realtà nessuno a sinistra ha mai espresso la sua chiara contrarietà al progetto. Neanche la Lega si è poi sbilanciata più di tanto. Questo perchè il ponte è un progetto Padano, prima che di destra o di sinistra. Un po' come la terza corsia sulla Salerno – Reggio Calabria: un'opera impossibile che non sarà mai completata (per inciso, neanche la seconda corsia era mai stata completata), ma che fa girare soldi che finiscono quasi tutti alle imprese del nord, con qualche contentino (o sarebbe meglio dire finanziamento?) per la delinquenza locale. I lavori per il ponte (non il ponte in sé, sia chiaro) servono ad incanalare fondi pubblici (cioè soldi rubati ai contribuenti) verso le imprese del nord. In questo senso, a nessuno interessa se il ponte è un'opera tecnologicamente e/o economicamente possibile. L'obiettivo di tutti, a destra ed a sinistra, è quello di iniziare i lavori per sbloccare i fondi. Poi si procederà a forza di varianti per 20 0 30 anni. Un pozzo senza fondo per i conti pubblici di uno stato già fallito, un cantiere infinito in una città preparata “ad hoc” con umiliazioni di ogni sorta. Tutto questo è stato anche accennato da un intervistato durante un servizio, ma nessuno in studio osa toccare l'argomento. Che fine farebbe l'economia Padana senza questi trucchetti?

Ma dicevamo di due fatti importanti: il secondo è una dichiarazione di Nino Calarco, siciliano, presidente ad honorem della Stretto di Messina spa. Costui si lamenta del fatto che la scusa delle infiltrazioni mafiose è stata (ed è) usata come arma dal nord per impedire lo sviluppo al sud. Verissimo. Bravo. Ma come mai ce ne ricordiamo solo ora che siamo ne siamo toccati di persona?


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martedì, dicembre 13, 2005

Una svolta verso l'ignoto

Una nazione senza più pudore, dove la verità è fatta dalle parole e non dai fatti. L'Italia di oggi è anche questo. Soprattutto questo. Lo stato non ha più la forza di dettare le regole ed i contendenti vanno al massacro. Per ora solo verbale. Più in là non sappiamo. Campagne elettorali combattute nel vuoto: menzogne da un lato e totale assenza di idee dall'altro. Ci penseranno i mass-media a trasformare le menzogne in realtà e la mancanza di idee in un programma vincente. Per raggranellare voti in Sicilia bisogna parlare di fiscalità di vantaggio? Ed eccola: c'è già. Invece di prometterla diciamo che è già stata ottenuta. Nessuno potrà chiedercela di nuovo. Il ponte? Mentre tutto (fortunatamente) è in alto mare, se ne parli come se ci fosse già. Tanto chi si prenderà la briga di andare a controllare. E se vi sembra un'esagerazione, andate a controllare le classifiche dei ponti più lunghi del mondo che ogni tanto escono sui quotidiani italiani: il ponte di Messina c'è già! Non esistono ancora le tecnologie necessarie alla costruzione, ma lui c'è. Quasi una “entità”. Quasi che questo dovrebbe bastarci. Non contano più i fatti. Solo le parole. E via così con giocatori dati GRATIS al Messina e ipotetici conflitti d'interessi del candidato sindaco. E dall'altra parte? Il vuoto assoluto, il niente trasformato in programma. E propagandato come tale. Siamo agli sgoccioli, vicini all'esplosione, alla svolta. Verso cosa?


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giovedì, dicembre 08, 2005

Ombre e Delitti

Alla fine quasi quasi aprivo il balcone per fare uscire quella orribile puzza di sigaro, tanto era realistico il mozzicone in bocca al cosiddetto “Investigatore del Nord”. L'unico particolare realistico di tutto lo scenegggiato, un pastiche di citazioni che in questo caso sanno più di mancanza di idee del regista: da Montalbano a Dylan Dog, passando per Colombo e per l'ispettore Rebus, lo scozzese di Ian Rankin. Dei paesaggi che sanno più di Scozia (appunto) che di pianura Padana, uno “spleen” totalmente avulso dalla nostra realtà Italiana, più teutonico che mediterraneo. Tra improbabili extra-comunitari sin troppo integrati nella nostra realtà e banalissime vendette di ex-combattenti ed ex-amanti in una ex-nazione felice. Eppure di mostri reali, ed anche ben più interessanti di quelli usciti allo scoperto nei primi due episodi, da quelle parti ce ne sono parecchi: chissà quante sporche storie di doping sportivo potrebbero raccontare le mura dell'università di Ferrara, quante famiglie sul lastrico hanno sulla coscienza i Tanzi a Parma, quante partite di uova andate a male sono state riciclate dall'industria alimentare bolognese... No, non c'è proprio bisogno di importare disperati da fuori o di riesumare vecchie vendette di guerra per trovare dei mostri degni di un indagatore dell'incubo in carne ed ossa, da quelle parti. Però, spenga quel sigaro per favore.
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mercoledì, dicembre 07, 2005

Buon natale...

Che cosa si aspettano di trovare i Siciliani sotto l'albero di Natale? Un panettone fatto con le uova marce vendute da aziende del nord di cui non si vogliono fare i nomi? Un bel vinello in confezione tetrapak macchiato d'inchiostro? Chi si preoccupa delle ultime vicende alimentari di una nazione votata al fallimento, non sa ancora cosa ci aspetta: l'ennesimo clamoroso furto ai danni dei siciliani, perpetrato a favore dell'economia da bancarotta di pochi furbastri sul continente e dei soliti ascari locali. Oltre al danno procurato a tutti noi dalla vendita illegale del Banco di Sicilia a Capitalia, ora la Beffa, con la B maiuscola: l'1 gennaio 2006 tutti gli immobili del Banco di Sicilia passeranno a Capitalia, la quale, in cambio, non verserà un solo euro nelle casse del Banco!!! Praticamente i centri storici delle nostre città, costruiti nel corso dei secoli dai nostri antenati non sono più nostri, da un giorno all'altro, e senza alcun ingresso di fondi compensativi nella nostra economia. Ma c'è di più: visto che il Banco di Sicilia continuerà ad avere i propri sportelli negli stessi palazzi, dovrà addirittura pagare l'affitto PER I SUOI IMMOBILI a Capitalia. Indovinate da dove proverranno questi soldi? Ovviamente dall'economia dell'isola, visto che la quasi totalità dei clienti del Banco di Sicilia sono Siciliani. E dove andranno a finire? Al nord, ovviamente. Questo ci aspetta sotto l'albero, una nuova “Legge delle Guarentigie”, altro sangue succhiato da una mignatta vecchia oramai di 150 anni. Altro che uova marce.
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lunedì, dicembre 05, 2005

Razzismo: due pesi, due misure

L'episodio di “presunto” razzismo contro un giocatore di colore della squadra del Messina durante la partita disputata dalla squadra dello stretto con i milanesi dell'Inter, con lo scandaloso strascico di disinformazione anti-sicilianista (ad esempio, alla RAI la notizia veniva riportata nel seguente modo: “... dai cori razzisti provenienti dai tifosi dell'Inter GIUNTI DA TUTTA LA SICILIA”!!!!!) propone un ennesimo spunto di riflessione sulla realtà italiana. Capita sovente che le squadre di calcio meridionali con i tifosi al seguito in trasferta al nord Italia vengano accolte o salutate a colpi di “Terroni, Terroni” (un esempio recentissimo potrebbe essere la partita Verona – Catania in serie B). Ora, anche se i Siciliani, e forse i meridionali in generale, a questi cori di solito rispondono con un sorriso beffardo, ciò non toglie che siano da considerarsi degli atti di razzismo vero e proprio, per cui le società coinvolte dovrebbero essere punite a norma di regolamento, mentre la magistratura dovrebbe intervenire con le indagini del caso. CIO' NON E' MAI AVVENUTO! Quindi la conclusione può essere solo una: il razzismo contro i meridionali non è reato in Italia, e qualunque straniero ha più diritti di noi a casa nostra. Tutte le squadre del sud dovrebbero rifiutarsi di giocare, comportandosi come ha giustamente fatto il giocatore del Messina, quando cori o striscioni razzisti contro i meridionali vengono esposti negli stadi del nord.


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Contraddizioni

L'articolo del Sole 24 Ore “L'inarrestabile ascesa della mafia albanese”, pubblicato domenica 4 dicembre, non meriterebbe attenzione alcuna, ma noi vogliamo notare un piccolo particolare, e cioè l'affermazione secondo la quale “la 'ndrangheta, per esempio, si rifornisce di armi dagli albanesi”. Ma come? La 'ndrangheta, questa grande e potente multinazionale del crimine, che secondo il Sole (vedi il nostro articolo) controlla i traffici internazionali di droga e di armi, con una pericolosità pari a quella di Al-Qaida, alla fine deve rifornirsi da quei poveracci degli albanesi? Su, mettetevi almeno d'accordo....


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sabato, dicembre 03, 2005

Cos'è "Il Consiglio"?


Come descrivere la situazione della Sicilia di oggi? Come spiegare il baratro in cui tutti ci ritroviamo? Come uscirne? Domande a cui molti credono di poter dare una risposta piagnona o semplicistica, politica o storicistica, attraverso prismi risorgimentali o socialisti. Domande con le quali altri sembrano non voler neanche confrontarsi, trincerandosi dietro una storia composta da troppe sedimentazioni, scusandosi con i mille ostacoli culturali dietro i quali sembra celarsi il nostro stesso essere siciliani. Un “essere” storico spesso politicamente scomodo e mai facile vittima di spettacolarizzazioni di massa o di parchi tematici del pensiero. Come un fiume carsico nelle nostre coscienze, così la storia dell'isola di Trinacria ci scorre dentro, mentre nella nostra era attraversa un limbo: il limbo giuridico nel quale ci ha gettato il Consiglio d'Egitto del plebiscito del 1861. Ecco un nuovo prisma attraverso il quale scomporre e ri-formare la nostra storia recente ed attuale. Ecco che si ha la sensazione di un velo, una patina sporca che viene sollevata. La patina ricopre tutto e tutti, appiccicosa lascia la sua bava, i suoi resti gelatinosi sugli eventi, malgrado ci provino mani esperte a ripulirli. Uno zuzzo storico ed indigesto, una genealogia ricostruita da falsari, novelli abati maltesi giunti a ricattare offrendo traduzioni su misura di un evento scritto in una lingua apparentemente astrusa, ma che il fiume carsico della nostra storia capisce benissimo.

Un evento, il nostro Consiglio d'Egitto ottocentesco, che ha partorito una nazione (con la enne minuscola, ovviamente) ove tutto si riconosce figlio di un tale genitore: dallo stato falsario dell'Italia giolittiana, a quello assassino degli anni di piombo, sino a quello odierno straccione e decadente dei deputati incapaci di intendere e di volere... una nazione ridotta a vivere sulla pensione del nonno defunto, inglorioso scheletro nell'armadio.

Mi chiedo se il nostro amato Leonardo pensasse a tutto questo quando scriveva la sua versione del Consiglio. Probabilmente si. Anche se poi forse non volle portare il discorso alle sue estreme conseguenze. Ecco: questa libera raccolta di idee e di pensieri tenta di fare un piccolo passo in tale direzione, pur sapendo di non avere certo tutti i giusti mezzi per potersi avventurare a ritroso tra i flutti attraversati da tutti i Vella della nostra carsica storia, ma almeno dotandosi (speriamo) di un minimo di coraggio intellettuale.


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Il crocevia del razzismo di stato

Continua senza soste la campagna di criminalizzazione genetica dei meridionali. In Sicilia la Mafia, in Campania la Camorra, in Puglia la Sacra Corona Unita, in Calabria la 'ndrangheta. Non vi sembra che manchi qualcosa? E la Basilicata? Che diciamo di questi zotici che hanno rifiutato le scorie radioattive e che hanno preteso di essere trattati da esseri umani nelle fabbriche nordiste? Ci pensa RAI 3 con un servizio venerdì 2 dicembre a re-inventare la Basilicata come “Il crocevia di tutte le mafie”!!!. Tutti i loschi traffici delle mafie meridionali passerebbero da lì, una via dell'oppio afgana in versione spaghetti. Vogliamo le prove, basta con le inferenze. Dove sono le prove di questi traffici internazionali di armi e di droga che i terroni organizzerebbero? I quantitativi sequestrati sono sempre dimensionati per l'uso locale. Come è possibile far passare dalla Sicilia o dalla Calabria queste immense partite di droga senza che una sola sia mai stata intercettata dalle forze dell'ordine? E poi che vuol dire “crocevia”? Che se un delinquente napoletano va a fare una rapina in Toscana, Roma diventa un “crocevia” delle bande armate?


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