Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

lunedì, luglio 30, 2007

Il ritorno degli sceicchi

Per fortuna il campionato sta per ricominciare. Il disastro di una nazione in saldo potrà di nuovo essere nascosto dietro il marcio e la corruzione dello “sport” nazionale. Tutto è pronto. Si tratta solo di posizionare i riflettori al punto giusto, per fare in modo che si accendano quando sia necessario e poi pronti, via! Esattamente come prima. Nessuna novità.

E come l'anno scorso si riparte subito dal Catania: la passata stagione pubblicando un articolo preparatorio su Gazzetta.it dove si metteva l'Italia in guardia contro i violenti tifosi della squadra etnea, oggi continuando a parlare del caso Raciti.

Ma senza scandalizzarsi più di tanto per il fatto che ancora non si sappia chi abbia ucciso l'ispettore, e senza riportare la tesi più accreditata: quella del fuoco amico. Si parla solo della scarcerazione di Antonino Speziale, oggi rinchiuso in un centro di recupero. Accostandola ad un vecchio articolo che ci riporta al 2 febbraio (vi si può accedere cliccando in alto a destra): ovviamente un articolo che dice il falso, perché Raciti non è morto colpito da una bomba carta.

Pirandelliano: tolto alla famiglia per una resistenza a pubblico ufficiale. Ma non è maggiorenne oggi Speziale? Come può un tribunale togliere un maggiorenne alla famiglia? Bah... E comunque che centra l'accostamento di Speziale con il vecchio articolo sulla bomba carta? Il ragazzo non era accusato di aver usato un lavello?

Troppa attenzione sospetta su questa storia, come al solito. Tanto che Grazia Lizzio, la moglie di un altro Ispettore (capo) di Polizia, morto però per mano di mafia, non ha potuto fare a meno di dire la sua: “Non c'è neppure una targa che lo ricordi”. “Non siamo mai stati invitati alla festa della polizia”, sempre attraverso una di quelle lettere aperte che non vengono mai lette dagli interessati.

Chi non vede in queste parole un riferimento alla signora Raciti alzi la mano. La signora Raciti. Per bocca del suo avvocato risponde malamente al padre del ragazzo ingiustamente accusato dell'omicidio del marito, ma poi non chiede di sapere la verità sulla tragedia. Come è morto Raciti? Com'è che nessuno chiede conto e ragione al questore?

Ma i pezzi del mosaico a poco a poco si compongono. In questi giorni l'ultimo numero de La Voce dell'Isola propone alcuni “sussurri” che circolano da tempo in città, secondo i quali gli scontri del Massimino sarebbero parte di una serie di schermaglie tra polizia e piccoli spacciatori di quartiere.

Una pista da non sottovalutare, anche alla luce di quello che è venuto fuori dalle intercettazioni di alcune telefonate tra terroristi di sinistra, dove si parla del 2 febbraio come di una vera e propria rivoluzione contro le forze dell'ordine.

Senza voler dare troppo peso alle noiose interpretazioni dei brigatisti, essi fanno notare “che il casino è venuto fuori per il lancio di lacrimogeni, finiti, forse per errore, all'interno dello stadio, determinato, però, da incidenti all'esterno”. Ma guarda un pò: in una grande e moderna democrazia come l'Italia, ci volevano i terroristi per fare finalmente dire ad un mezzo d'informazione qualcosa di sensato!

E devono essere ancora i brigatisti a parlare per far dire al giornale quello che tutti sanno: “lo stadio, nel clima di dispersione avanzante, sia diventato un luogo di aggregazione e di espressione del disagio sociale”, anche se neanche loro sembrano aver capito che proprio questo è il gioco dello stato.

E si ricomincia anche sul fronte dei tifosi del Catania che commettono danni a casa degli altri, in Val D'Aosta. E dal Catania che paga. E si lamenta.

Secondo l' A.D. del Catania, Pietro Lo Monaco, abbiamo fatto brutta figura. Per quel che mi riguarda la brutta figura l'ha fatta solo chi quei danni ha causato. Non tutti i catanesi o i siciliani. Se i signorini valdostani hanno generalizzato, vuol dire che pensavano male già da prima, malgrado almeno un terzo della loro rappresentativa sia fatta di “oriundi” siciliani. E poi, se c'è qualcuno che ha motivo per pensare male, questi sono i siciliani che si ritrovano le grinfie padane in casa da 150 anni mentre gli ascari fanno il palo combinando danni ben maggiori.

Signor Pulvirenti, tutti capiamo la sua preoccupazione per quello che è successo a Chatillion, ma se crede che gli sceicchi del pallone quest'anno non abbiano niente in serbo per lei, si sbaglia di grosso. Senza offesa per gli sceicchi veri, s'intende.



Alessandro Mancuso: un siciliano che capisce la lingua degli sceicchi.

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mercoledì, luglio 25, 2007

“Una democrazia fondata sul sangue”

Tra virgolette: discorso diretto. E non lo pronuncia il solito estremista del sicilianismo, il solito blogger impazzito o il solito esponente della sinistra radicale alla ricerca dei voti dispersi.

Chi lo dice, nelle nuove dichiarazioni rilasciate ieri rincarando la dose dopo quelle dei giorni addietro (Vedi il post su questo blog), sperando forse che alzando il tono qualcuno questa volta gli dia ascolto (e noi siamo sicuri che tutti continueranno a non dargli ascolto, pubblicando le sue parole tra virgolette e senza commento) è sempre Borsellino. No, no. Non la pavida rappresentante della sinistra nazionale in Sicilia (anche se non si capisce cosa rappresenti visto che non conta niente). Stiamo ovviamente parlando del fratello del giudice morto non si sa per ordine di chi, di Salvo Borsellino.


In questo modo egli rende ancora più esplicite le sue parole, come se quelle già dette non fossero abbastanza chiare. Ma come si dice, 'a buon intenditore poche parole', e forse lui stesso si sarà reso conto che di intenditori di questi tempi, da queste parti, non se ne trovano poi molti.


Fa bene a richiamare alla memoria di tutti il funerale del fratello, quando il Popolo Siciliano insorse contro quella massa informe di politicanti che, ancora con le mani sozze di sangue, venivano ad oltraggiare uno dei luoghi più sacri della storia siciliana: la cattedrale di Palermo, dove riposano le spoglie mortali dell'imperatore siciliano Federico II, dal momento della sua morte ogni giorno riverite da un fresco mazzo di fiori.


Un episodio importantissimo della storia siciliana moderna che gli operatori ecologici della storia patria hanno degradato a “rivolta contro la mafia”, quando di rivolta contro il regime si è trattato.


Peggio, facendo passare quell'episodio come dimostrazione del teorema secondo cui i siciliani sarebbero mafiosi per motivi genetici (infatti, se quel giorno si sono ribellati, evidentemente fino al giorno prima erano conniventi...), convincendo di ciò anche le nostre nuove generazioni.


Forse siamo un po' troppo pessimisti sull'argomento, ma oggi Borsellino chi lo potrebbe mai ascoltare, quando la Sicilia che ci circonda è una specie di Zelig Circus globale, nel quale nella migliore delle ipotesi i giovani più impegnati socialmente (o almeno così loro si credono) professano di essere 'contro la mafia' come sono contro 'la fame nel mondo' (come se da qualche parte ci sia qualcuno che non lo sia) mentre donano soldi alla telecom 'per i bambini che soffrono'? Confondendo il rifiuto dei loro nonni a farsi mettere i piedi in faccia con la violenza che oggi impregna le nostre televisioni e le nostre sale cinematografiche. Barattando la dedizione e l'amore che pur nelle privazioni le loro nonne avevano per la famiglia per una passeggiata sugli splendidi marciapiedi dorati con cui lo show business li circuisce.


Quanti si dovranno sacrificare ancora perchè i siciliani si decidano finalmente a cacciare i farisei dal tempio una volta per tutte?


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sabato, luglio 21, 2007

Vacanze romane




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venerdì, luglio 20, 2007

Il granaio d'Italia

Questo blog in genere non si limita a segnalare articoli e pubblicazioni, ma li commenta con spirito critico cercando di scoprire degli angoli inusuali sotto i quali osservare la realtà che ci circonda.
Nel caso di questa lettera segnalataci dagli amici di siciliapaisi.com, credo non ci sia altro da fare che riproporla così com'è.
Visto che la lettera è indirizzata al Sig. Direttore Ciancio, ne approfitto per segnalarvi un breve mainteressantimo articolo-inchiesta di Carlo Ruta, tratto dal suo sito (appunto Le inchieste) che può servire come sfondo per capire meglio come certe "sviste" possano accadere "sotto l'elefante"...


Egregio Direttore Mario Ciancio (Quotidiano "La Sicilia"),
rappresento 23 aziende agricole e le scrivo per sottoporre alla sua cortese attenzione delle considerazioni a proposito della pagina economica del Suo quotidiano, con particolare riferimento ai prezzi sui cereali.
Noi agricoltori abbiamo constatato, ormai, da più anni ed in particolar modo in questo, in cui il mercato del grano duro da 'sostenuto' è passato a 'in forte tensione', che le quotazioni pubblicate dal suo corrispondente sono state sempre più basse rispetto alle effettive e reali transazioni di mercato.
Negli anni passati il divario è stato anche di 20 euro a tonnellata, ma oggi siamo arrivati a quotazioni, da voi pubblicate, più basse di almeno 50 euro ton.
Difatti, il mercato siciliano registra operazioni a 220,00 . 240,00 euro ton. e voi scrivete 0,18 centesimi kg., ossia 180,00 euro ton. Se confrontiamo tali dati con i mercati più rappresentativi della nostra nazione, quali quello di Bologna (Agerborsamerci), di Forlì-Cesena ed Ismea notiamo che il divario cresce ancora di più.
Per verificare e quantificare 'l'errore' ed io riuscire a comunicarle meglio il concetto, ci tocca uscire dalla territorialità dei mercati con i loro prezzi, e prendere in considerazione indici e parametri applicabili su tutto il comparto nazionale.
Un metodo di paragone e di analisi è il calcolo con l.uso di indici di variazione dei prezzi rispetto ad altri periodi e questi tre indici non possono essere troppo diversi all.interno di una nazione, se apparteniamo a quell'Italia Unita dal 'nostro' garibaldi.
Es:
- 1° indice di variazione % del prezzo rispetto alla prima quotazione 2006:
Bologna +32,56 % - La Sicilia +34.75 (in questo caso la variazione è stata più alta perché il nostro mercato al 04/01/06 era ai minimi storici: 13 centesimi al chilo! contro i 16 centesimi di Bologna)
- 2° indice di variazione % del prezzo rispetto alla 1° quotazione del raccolto in corso:
Bologna +22,22% - La Sicilia +12,25% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 44,86% rispetto a Bologna) - 3° indice di variazione % del prezzo rispetto al corrispondente mercato del 2006: Bologna +52,96% - La Sicilia +25,00% ? (qui un incremento inferiore di quasi il 52,79% rispetto a Bologna) Tale mercato è da considerare come un 'mercato a perdere' difatti, continuando in questo modo le nostre aziende agricole perderebbero circa 18 milioni di euro.
È stupendo vedere come società del nord siano interessate al nostro grano dai prezzi stracciati e ci propongono contratti con medie semestrali o annuali che fanno riferimento proprio alle quotazioni de 'La Sicilia'.
Non mi spingo verso altre considerazioni, che spero presto trovino opportuna sede ed occasione di dibattito, ma credo che queste siano sufficienti a renderLa sensibile verso tale caso che comincia a divenire questione, 'questione del grano'.
Non credo che il suo quotidiano voglia buttare a terra l'economia agricola dell'Isola, ma sono convinto che quel piccolo trafiletto sui cereali viene scritto con leggerezza e mi auguro che l'errore sia frutto solo di meravigliosa e lodevole incompetenza.
La prego di prendere i dovuti rimedi nel rispetto di tante famiglie che 'càmpano' di cerealicoltura.
Sono sicuro che provvederete subito a trovare una soluzione alla questione adeguandovi alla realtà del mercato, in caso non dovreste avere immediatamente a disposizione un semplice ragioniere-corrispondente, sospendete la pubblicazione dei prezzi, perché avete già creato abbastanza danni alla nostra esangue economia. Con rispetto.
Consorzio Produttori Agricoli Raddusa
Giuseppe Antonio Li Rosi
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mercoledì, luglio 18, 2007

Un Borsellino non vale l'altro

Ci piace ogni tanto sentire che la verità bussa alla porta e pensare che prima o poi la porta verrà sfondata. Ci piace sentire quel rumore assordante dovuto proprio al silenzio che la nazione tiene di fronte ai fatti più brutali e vergognosi confessando così la sua colpevolezza a danno dei suoi stessi cittadini.

In quale nazione al mondo è possibile che lo stato venga accusato di un crimine orrendo e TUTTI gli organi di stampa tengano la cosa in secondo piano, dietro ai culi delle tante ballerine che questa depravata penisola idolatra e propone come esempio di vita ai suoi stessi figli?

A puntare il dito contro lo Stato è Salvatore Borsellino, fratello sia del martire siciliano morto per la sua terra, sia del politico che invece sino ad ora ha mostrato solo il lato peggiore di questa terra, allineandosi (non sappiamo quanto consapevolmente) all'ascarismo dei suoi avversari politici.

L'accusa è quella che tutti i siciliani sentono, anche se in pochi hanno ancora il coraggio di esprimere. L'accusa (implicita, ma non tanto) contro lo Stato è di averlo ammazzato lui il fratello, tramite il braccio armato dei sicari locali, altrimenti detti, con pomposa malafede, “mafia”. L'accusa manderebbe in tilt i governi di qualunque paese, anche dei più despotici. Ma da Palermo non riesce nemmeno a superare i confini nazionali. Si scontra con quel muro di gomma che ci circonda, a noi palestinesi d'occidente.

Ma come nei vecchi telefilm del tenente Colombo, la conferma ci viene dagli assassini stessi, e il Borsellino ce lo fa notare. Come si starà mordendo la lingua l'ex senatore Nicola Mancino, ripassandosi le parole che ancora gli bruciano in testa: “i pentiti non sono attendibili”. La paura che ha sentito attraversagli la schiena, fredda, lo ha annebbiato portandolo a commettere un passo falso che tutti gli ascari di questa terra marchiata dal sole faranno finta di non aver udito, ma che noi non scorderemo più.

Si è momentaneamente scordato, il Mancino, che tutto il castello della “mafia” è costruito sulle parole dei pentiti? La fantomatica cupola, per esempio: non esistono prove concrete, ed infatti viene chiamata “teorema”. La mafia quale società segreta: quali elementi concreti vi sono per credere che vi siano dei riti di iniziazione, tipo il bacio in bocca o lo scambio di sangue, in perfetto stile La Piovra? Solo le dichiarazioni dei pentiti, facendo finta che questa fosse l'idea di Falcone. Travisando il fatto che Falcone usasse i pentiti per arrivare alla verità, non per dimostrarla!

E sa quindi benissimo, il solito Mancino, che le uniche dichiarazioni “attendibili” dei pentiti sono quelle “pilotate”.

Perché noi siciliani lo sappiamo tutti che la vera “cupola” si trovava (e si trova) lontano dall'isola e che qui ci hanno messo di stanza solo il braccio armato, di quella cupola.

Certo, è facile dire i servizi segreti deviati. No. Noi diciamo i servizi segreti di una nazione deviata. Che ora manda in prigione un Contrada ma ne ha pronti altri cento vogliosi di sostituirlo.

Ne avete sangue sulla coscienza: da Dalla Chiesa, mandato a Palermo ed assassinato in fretta e furia prima che capisse il perché di quel trasferimento, a Pio la Torre, sino a Falcone e Borsellino.

Ed ora con quell'aria da normale amministrazione, “trovate” anche gli assassini del comandante Lizzio a Catania.

Nessuno di noi chiede le vostre teste. Ma la verità la porteremo a galla senza pietà. E sarà quella la più crudele vendetta: stampata sui libri di storia.

Leggi le dichiarazioni di Salvatore Borsellino:
LaSicilia.it del 16 luglio 2007
LaSicilia.it del 17 luglio 2007



E se quarcuno si vo ribellari
di unu di noi u fanu ammazzari.
Tirolallà.

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domenica, luglio 15, 2007

Ultimo treno per Marte

Mentre le cavolate dette dal “siciliano” Amato sono già state giustamente sviscerate in lungo ed in largo dai siciliani di tutti il mondo, anche se con toni alquanto diversi (mentre ad esempio L’Altra Sicilia chiama in causa l’ambasciata Pakistana, pare che un deputato nazionale siciliano abbia chiesto conforto alla mamma, manco fosse stato eletto capoclasse all’asilo nido!) noi, piccoli provinciali della Sicilia inferiore (tanto per tenerci sul piano in cui ci ha relegato l’elegante ministro) non vogliamo perdere d’occhio la realtà quotidiana con cui ci dobbiamo confrontare giornalmente.

Realtà quotidiana che finalmente alcuni nostri rappresentanti si sono decisi ad affrontare di petto. Valga per tutti l’esempio del sindaco di Capo d’Orlando che in città sta facendo la sua bella rivoluzione in risposta all’incredibile arroganza delle ferrovie di stato.

Già: arroganza. Ma non solo di Trenitalia. Possiamo tranquillamente chiamare in causa lo Stato. Ed ovviamente i nostri stessi rappresentanti a Palazzo dei Normanni, senza la cui complicità nessuno riuscirebbe a fare bottino in Sicilia.

Già: bottino. Perchè questo è quello che lo stato sta facendo con la sua operazione di “razionalizzazione” dei trasporti ferroviari in Sicilia.

Il taglio della stazione di Capo d’Orlando serve non tanto ad accorciare i tempi di percorrenza della tratta Palermo – Messina, ma a risparmiare soldi tagliando personale e manutenzione. Il problema però è che il costo dei biglietti sulla tratta con subirà un corrispondente abbassamento ne tantomeno vedremo un migliramento del servizio.

Anzi. Il costo del biglietto ferroviario (in tutta la Sicilia) sta infatti per subire un incremento del 7% circa, GRAZIE ALL’ACCORDO RAGGIUNTO CON LA REGIONE SICILIANA. La regione è incredibilmente d’accordo sul fatto che i Siciliani paghino direttamente gli interventi di manutenzione ORDINARIA sulle nostre fatiscenti linee ferroviarie.

Quindi, ricapitoliamo:

- Vengono soppresse alcune fermate sulla tratta ME-PA, con conseguente risparmio da parte delle ferrovie (statali) e maggiori esborsi per i siciliani che ora dovranno spostare una parte del viaggio su gomma, con un maggiore consumo di energia e conseguenti danni ambientali.
- Vengono aumentati i prezzi dei biglietti per interventi che si dovrebbero fare con i soldi provenienti dalle tasse già pagate dai siciliani allo stato
- Tutto questo avviene solo in Sicilia, nel resto d’Italia si continuano ad usare i soldi dello Stato
- I soldi dei siciliani serviranno quindi a fare manutenzione alle ferrovie del nord Italia
- A questo aggiungiamo che i Siciliani sono in Italia tra quelli che pagano più tasse (Catania e Palermo si trovano ben più alto di metà classifica nella graduatoria dei pagamenti IRPEF per provincia).

In pratica, come al solito, ci troviamo a sovvenzionare i capricci di qualcun altro (questo "qualcun altro" include i nostri politici, ovviamente...), che in questi ultimi 50 anni si è divertito a scialacquare a più non posso, salvo poi capovolgere la realtà e dire al mondo intero che siamo noi (POPOLO SICILIANO) a scialacquare.

La Regione come dicevamo è d’accordo. D’altronde questa situazione non è altro che l’applicazione del federalismo alla maniera della Lega, tanto voluta del governo Berlusconi a cui i nostri politici continuano a giurare fedeltà. E guarda caso per niente osteggiata dai nuovi papponi di Roma.

All’inizio degli anni 90 tra le sei regioni più ricche d’Europa, quattro si trovavano nel Nord Italia. Di tutta la Germania, l’unica zona che teneva il passo di quelle italiane era Francoforte. Avete capito bene: i tedeschi si facevano un mazzo così ed alla fine non riuscivano a tenere il passo dei padani, che vendendo 4 Ferrari l’anno avevano un reddito da capogiro.

Ad un certo punto i tedeschi hanno però deciso di imitare gli italiani, e si sono imbarcati nella ricostruzione della Germania dell’Est. Solo che invece di diventare più ricchi, per poco non sfasciavano la nazione. Chissà come facevano gli italiani malgrado noi non facessimo altro che vivere da parassiti.

Viene da chiedersi dove sarebbero arrivati i Padani se non avessero avuto la palla al piede dei siciliani e dei meridionali in generale. Forse avrebbero già conquistato Marte.

Peccato. E’ suonata la sveglia. Ed ora di smettere di sognare.
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martedì, luglio 10, 2007

Nati con la camicia (ma senza acqua e senza luce)

Ma che fortuna essere nati in occidente. Ma che fortuna essere stati accolti tra le braccia padane: eravamo assetati e ci hanno dato l’acqua. Eravamo affamati e ci hanno nutrito. Vi immaginate fossimo finiti sotto il giogo comunista? Che fine avremmo fatto!

Sicuramente una migliore di quella che siamo vivendo ora, dato che secondo il rapporto Svimez TUTTI i paesi dell’est entrati a far parte dell’UE ci hanno già superati.

Dovremmo stropicciarci gli occhi: ma è proprio vero? Sono 50 anni che il nord “ci aiuta”, 10 circa che alle elemosina del nord si sono aggiunte quelle della UE, e nel giro di un paio di anni siamo indietro ai paesi “massacrati” dal comunismo.

Ma non demordiamo. Contiuiamo ad essere fieri di essere europei ed occidentali anche se non si capisce bene in base a cosa: perchè abbiamo l’acqua corrente nelle case e l’energia elettrica la sera? E va bé... facciamo finta di avere l’acqua corrente nelle case e l’energia elettrica la sera, e se qualcuno dice che non è vero offendiamoci pure.

Ed allora prendiamoceli tutti gli insulti del “rapporto Svimez”, secondo cui “In un breve arco di tempo, dunque, il Mezzogiorno si è lasciato scavalcare sia dai nuovi partner dell'Est” e “in poco più di cinque anni (il sud Italia, ndr) ha depauperato completamente il vantaggio soprattutto nei confronti di Spagna, Grecia e Irlanda, capaci di attivare politiche di investimento ben più consistenti”. Come se fossimo indipendenti, quando conviene a loro.


E però il rapporto Svimez usa le frasi giuste. D’altronde quale branco di depravati avrebbe mai accettato supinamente tutto quello che noi stiamo accettando? E poi si devono sentire autonomisti e sicilianisti vari inveire contro Garibaldi. Ma lasciatelo riposare in pace a quel poveretto: non contava niente quando era in vita, e lo state facendo contare da morto. Abbiate il coraggio di rischiare qualcosa, che i nostri figli stanno crescendo senza speranza e senza futuro.


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venerdì, luglio 06, 2007

Mr. Tamburino, non ho voglia di scherzare


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giovedì, luglio 05, 2007

Giustizia e democrazia: quello di cui ha sete la Sicilia

Il Consiglio, nella totale indifferenza di tutte le voci ufficiali della città, si unisce alla famiglia di AS, ancora in carcere per i fatti avvenuti il 2 febbraio scorso FUORI dallo stadio Massimino, nell'augurare al ragazzo i migliori auguri per il suo compleanno di domani.

Con questo non si vuole qui proporre un giudizio sull'innocenza o meno del giovane, ma solo stigmatizzare la vergognosa parzialitá di chi a Catania dovrebbe essere paladino della giustizia e che invece si permette di esercitare i suoi poteri con tracotanza, calpestando ogni piú elementare diritto e compiacendosi del poter dimostrare pubblicamente la sua violenza.

Anche se AS fosse realmente colpevole di omicidio (e vi sono FORTI elementi a provare il contrario) non si puó accettare la giustizia sommaria che si sta tentando di somministrare. Se AS ha confessato il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ben venga la giusta punizione. Ma anche qui le leggi non sono uguali per tutti, visto che centinaia di teppisti, socialmente molto piú pericolosi dell'indagato, continuano a fare il bello ed il cattivo tempo nelle nostre cittá.

L'ultimo esempio lo abbiamo avuto proprio ieri, quando un gruppo di teppisti ha scatenato a Palermo una guerriglia urbana degna veramente di scenari da guerra civile, un atto molto piú pericoloso di quello degli scontri del Massimino, e solo per la visita nella capitale di un politico le cui idee non sono piaciute agli intolleranti che hanno inscenato l'incivile protesta. Ebbene, gli scellerati sono giá tornati a piede libero, pronti a esercitare i loro atti prevaricatori alla prossima occasione.

Infine la solita riflessione tagliente che caratterizza la maggior parte dei post di questo blog: a Catania il comune ha firmato un protocollo per la sicurezza con le forze dell'ordine per rendere piú sicura la cittá (stando alle statistiche giá una delle piú sicure d'Italia...). Ma quando a rappresentare la legalitá si erge un signor prefetto, di per sé espressione dell'illegalitá dell'attuale situazione giuridica dello Stato Italiano (ricordiamo che secondo lo Statuto Siciliano, e quindi secondo la Costituzione dello Stato Italiano, i prefetti in Sicilia sono aboliti) che esempio di legalitá stamo dando ai nostri giovani? Quale ci aspettiamo possa essere la risposta dei Siciliani all'ennesima dimostrazione che da noi giustizia e democrazia sono semplice propaganda elettorale di un regime autoreferenziale?
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lunedì, luglio 02, 2007

Che vergogna fare parte di una tale nazione...

Un navigatore (Rrosariu) ci riporta alla mente il famoso blackout nazionale di qualche anno fa. Vediamo di spiegare cosa successe veramente.

Le cose allora si chiarirono da sole, anche se ovviamente la stampa non ne diede notizia: di notte l'energia atomica francese costa meno di quella italiana, per cui i signori mettevano le centrali al minimo in tutta Italia e ci mandavano l'energia dalla Francia, ovviamente mantenendo il prezzo di quella italiana (un imbroglio in piena regola insomma...). Quella fatidica notte peró qualcosa andó storto e la corrente dalla Francia si interruppe con conseguente spegnimento delle centrali italiane. Ora che tutto era spento, si doveva aspettare la riparazione del guasto in Svizzera ed in Francia per poter riavviare le nostre centrali, in quanto non vi era energia a sufficienza per farlo in Italia.

A questo punto peró le prime centrali ad essere riavviate dovevano essere quelle piú vicine al territorio francese, e poi via via tutte le altre a catena. Fino alle ultime, le piú lontane: ovviamente in Sicilia.

In pratica grazie all'attenta gestione padana della cosa pubblica, si é arrivati al paradosso che é piú sicuro essere isolati dalla rete nazionale piuttosto che avere un cavo di sicurezza che ci leghi alla Calabria: senza il famigerato cavo d’interconnessione saremmo rimasti isolati dal guasto. Non solo: i padani non avrebbero potuto rubare sul prezzo dell’energia vendendoci sovraccosto quella francese.


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