Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

martedì, gennaio 29, 2008

Un nuovo padrone per il cane a sei zampe


Mentre Alitalia vola via lasciando Malpensa con una mano davanti e l'altra di dietro (un eventuale ritorno al potere di Berlusconi potrebbe solo ritardare l'esito scontato della telenovela) e Draghi promette la fine delle banche nazionali, un altro pezzo pregiato del tesoro padano potrebbe presto rispondere a dei nuovi padroni.

Tutte le mosse dell'ENI volte a diventare un vero leader mondiale nel settore degli idrocarburi sono fallite. Ma sono fallite in un modo molto particolare.

Paolo Scaroni, il CEO scelto dal governo Berlusconi nel 2005 ha iniziato il suo mandato buttandosi a capofitto nel business del gas russo. Dopo il completamento del progetto Blue Stream (una joint venture tra ENI e Gazprom) l'obbiettivo del cane a sei zampe è stato quello di trasformare la penisola italiana in un hub del gas per il Mediterraneo e l'Europa.

La sua strategia prevedeva due punti principali: la costruzione di una serie di rigassificatori per importare LNG prima dalla Nigeria ed in seguito dai paesi del golfo persico e l'intercettazione dei flussi di gas provenienti dal Mar Nero e destinati a raggiungere l'Europa da sud per mezzo del progetto South Stream, di nuovo una joint venture ENI-Gazprom.

Insieme a queste infrastrutture l'azienda riusciva anche ad assicurarsi un importante ruolo guida nello sviluppo del giacimento del Kashgan, in Kazhakhstan (2001), la più importante scoperta degli ultimi 30 anni.

Il successo di queste operazioni avrebbero portato l'ENI nell'olimpo delle aziende petrolifere più potenti, a metà tra le NOC (aziende petrolifere nazionali) e le sette sorelle (Shell, Exxon, etc etc). Il loro sostanziale fallimento la sta invece consegnando ad un amaro destino.

Per quanto riguarda il progetto South Stream basta aver letto i giornali in questi giorni per capire che l'ENI nel suo sviluppo conti quanto il due di coppe con la briscola a mazze. L'intero progetto dipende infatti dalla forza politica di Putin, che nei giorni scorsi è stato protagonista assoluto e con le sue visite in Serbia (dove si farà l'hub energetico che Scaroni voleva fare in Italia) ed in Bulgaria ha trasformato in una realtà il metanodotto disintegrando le pretese della concorrente Nabucco.

Nel frattempo il blocco della costruzione dei rigassificatori in Italia è stato seguito dalla perdita delle forniture nigeriane, conquistate dallo stesso Putin. Quando e se i terminali di ricezione si faranno, saranno sempre dipendenti dai russi.

L'ultima tegola infine riguarda il progetto Kashagan: l'ENI ha perso il ruolo guida nello sviluppo del giacimento (non solo per motivi politici, ma anche e soprattutto per motivi tecnici) ed ha dovuto accettare l'ingresso nel consorzio di Exxon, Shell e Total. Valery Nesterov, un analista moscovita del settore, ha così commentato:

“La storia del Kashagan ha dimostrato che l'ENI non appartiene al gruppo di aziende che possono trattare i compiti più importanti”

Chi si affiderà più all'ENI per sviluppare nuovi giacimenti, tutti scoperti in condizioni ambientali e geologiche critiche?

Le uniche mosse effettuate con qualche successo si devono quindi agli auspici di Gazprom, che in ogni caso non ha neanche preso gli italiani in considerazione per lo sviluppo del più importante giacimento russo, lo Shotkman, ma li ha accontentati con qualche posticino in alcuni giacimenti minori (ottenendo in cambio l'ingresso diretto nel mercato italiano!!!).

L'ENI è ora in un vicolo cieco e per giunta con le spalle al muro: anche se non si vede, Putin fa il bello ed il cattivo tempo a San Donato. E da quelle parti la nebbia è piuttosto frequente.

Che possibilità ha il cane a sei zampe se non quella di finire a fare una equivoca compagnia ai mastini russi? Solo una: Prodi potrebbe trovare un cavaliere bianco oltralpe (eufemismo del mondo finanziario che indica colui che ci guadagna in una svendita dei gioielli di famiglia) . E sicuramente ci avrà già pensato. Ma i tempi sono ristretti e prima dovrebbe fare fuori Scaroni. In tutti e due i casi il guinzaglio rimarrebbe corto. E l'accerchiamento dell'economia padana sempre più completo.

Per gli scettici riportiamo la frase di chiusura dell'agenzia dalla quale molte delle notizie riportate qui sono state tratte: “L'ENI si è rifiutata di commentare questo articolo”.


Le vie dell'ENI sono finite

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domenica, gennaio 27, 2008

Rumori e profumi del dopo Cuffaro

Il 2008 si apre abbastanza bene. Cuffaro si dimette. Dopo l'eliminazione del rumore di fondo della malavita organizzata si incominciano ad udire degli scricchiolii.

Cuffaro non si è dimesso per motivi morali o istituzionali. Si è dimesso esclusivamente per opportunità politica (indicata anche con il nome volgare di “calcolo politico”).

Il centrosinistra al soldo della BCE si era già organizzato velocemente nel tentativo di inscenare una delle solite finte rivoluzioni viste in tanti paesi dell'est europeo volte alla destabilizzazione di governi poco malleabili o alla repressione delle opposizioni anti-europeiste (vedi Polonia o Repubblica Ceca).

Una manifestazione in strada era prevista per la serata di ieri (sabato 26 gennaio) mentre il governo centrale da Roma tentava l'attacco cercando di destituire a forza Cuffaro, cosa che avrebbe aperto la porta ad un pericoloso conflitto istituzionale.

Per questo motivo il centrodestra (o meglio, Berlusconi) ha dovuto precipitosamente fare marcia indietro e procedere con le dimissioni “volontarie” del Presidente durante una seduta speciale dell'ARS (convocata addirittura di sabato!). Appena in tempo per anticipare la manifestazione in strada.

Questo sta rimescolando le carte in gioco. Per la CDL e per i Siciliani. Non tanto per il centrosinistra, il quale non crediamo possa presentare niente di diverso dalla solita Rita Borsellino, la quale ha già avuto modo di confermare e ribadire la sua pochezza politica ed il suo stato di ostaggio facilmente manovrabile quando recentemente ha richiesto l'intervento dell'esercito in Sicilia senza neanche sapere che cosa avrebbe dovuto fare questo esercito in Sicilia (per chi non lo avesse ancora capito, difendere gli interessi della BCE).

Cuffaro non poteva dimettersi immediatamente, oltre che per l'incredibile sconcio della pensione parlamentare, perchè si doveva preparare la transizione di potere e la consegna del pacchetto di voti al ritrovato alleato Raffaele Lombardo, in campagna elettorale almeno dalla scorsa estate. L'improvvisa dipartita politica del leader dell'UDC Siciliana non potrà che provocare lo sgretolamento della sua base di potere, sgretolamento che a poche ore dalle dimissioni ha già indebolito enormemente la candidatura del Presidente della Provincia Regionale di Catania.

Allora chi si candiderà per la CDL? Lombardo? Miccichè? O la Prestigiacomo, ultimo nome circolato in rete? Lo sapremo presto, ma non è questo il punto. Il punto è che il marasma interno alla CDL ha aperto degli spiragli. Spiragli per il centrosinistra (la cui vittoria però ricordiamo potrebbe significare il poco entusiasmante corollario di tornare sotto le grinfie di un nord ora allargato a tutta l'Europa) e spiragli per il Popolo Siciliano.

Le dimissioni di Cuffaro sono infatti anche una possibile vittoria per il Popolo Siciliano, sono quei forti scricchiolii nel sistema clientelare politico italiano in Sicilia che da ieri mattina udiamo ancora più forti nell'aria già profumata di vespro.

Da oggi noi Siciliani potremo esprimere un voto un poco più libero, per quanto ancora facilmente influenzabile dalle ristrettezze economiche in cui versiamo.



BCE: dalle banconote alle bandiere,
ma sempre rigorosamente false


Nota ore 18:30 La foto qui riprodotta è stata presa dal sito de La Sicilia. Non vorrei si fraintendesse la didascalia. Chi ha sventolato la bandiera Siciliana a Piazza Politeama è un vero Siciliano. Non lo è chi ha pubblicato la fotografia tentando una subdola strumentalizzazione. Tentando cioè di falsificare le motivazioni di quei patrioti.
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martedì, gennaio 22, 2008

Mastella sì, Mastella no

Il 16 gennaio scorso un post dal titolo “Mi vergogno e mi spavento di essere italiano” è apparso nella blogsfera. Il solito sciovinismo sicilianista? No. Le parole sono del presidente dell'ARS Gianfranco Miccichè: cosa è successo di tanto grave da far pronunciare l'impronunciabile al nostro?

Le parole, uscite di getto (crediamo) dalla tastiera del blogger presidenziale, risuonano ancora più forti quando vengono messe a confronto con la generale pacatezza e la composta protesta che ha accolto la sentenza contro Cuffaro.

Ed allora cerchiamo di vederci più chiaro. Perchè la solidarietà espressa a quello che dovrebbe essere un nemico politico, il guardasigilli Mastella, non la digeriamo proprio a confronto della richiesta di dimissioni per il compagno d'avventure Totò Cuffaro.

Cominciamo col dire che noi ingenui non siamo e sappiamo che sia il processo al Presidente della Regione sia le accuse a Mastella sono eventi di matrice politica: magistratura non schierata nella strisciante guerra civile Italiana non ne esiste più. Smettiamola di nasconderci dietro un dito.

I traffici degli ex-DC li seguivamo già da tempo, sin dai precoci movimenti di Lombardo in Sicilia mentre Mastella cominciava a picconare a Roma. L'estate scorsa il Raffaele inscenò poi quella bella manifestazione a Roma ottenendo la benedizione elettorale per la corsa alla Presidenza della Regione Siciliana, presidenza che avrebbe dovuto aprire le porte alla riconquista del martoriato stivale da parte del mai domo scudocrociato.

Il tradimento di Mastella forse possiamo intuirlo dietro le toghe della magistratura “rossa” che in Calabria tentano con De Magistris il primo assalto all'UDEUR, ma vengono bloccati dai “magistrati della libertà”.

Superato l'ostacolo calabro, il centrodestra tenta il colpo grosso, cavalcando lancia in resta la crisi dei rifiuti a Napoli contro l'amministrazione di segno opposto. Ed è qui che Mastella si tradisce, fiondandosi anche lui all'attacco dell'ascaro Bassolino

Se questo “colpo grosso” fosse riuscito, la Campania sarebbe stata riconquistata dal centrodestra e la DC avrebbe proseguito a vele spiegate verso la sua rifondazione. Senza avvedersi dello stupido passo falso del guardasigilli, la CDL procede sicura con la mozione di sfiducia al governatore Bassolino, alfiere di Prodi e forse anche di altri inconfessabili interessi sotto il Vesuvio.

Ma Prodi ha oramai mangiato la foglia, e tiene pronto il suo asso nella manica. Con una mossa spregiudicata ecco calare la mano ferma della magistratura contro l'UDEUR, messo interamente sotto inchiesta, per di più con la moglie del leader tenuta “al sicuro” tra le mura domestiche.

Mastella tenta una patetica quanto formale controffensiva con le dimissioni che significherebbero la caduta del governo. Ed è a questo punto che Prodi lo convoca per scambiare qualche parolina a quattrocchi. Cosa avrà detto Prodi al traditore? Niente di compromettente, sicuramente. Avrà semplicemente fatto qualche casuale riferimento all'ostaggio. Magari esprimendo “solidarietà” ed augurandosi che la cosa si risolva senza la poveretta conoscere la durezza (e l'onta) del carcere.

Mastella conferma le dimissioni ma, bastonato oltre che cornuto, lascia “l'appoggio esterno” al governo. Il centrodestra deve calare le ali. Il giorno dopo i consiglieri di Forza Italia non si presentano in aula e Bassolino è salvo: la Campania rimane nelle mani di Prodi (e di chi lo gestisce da lontano).

Ecco spiegata la preoccupazione di Miccichè: la solidarietà è espressa ad un alleato politico. Non ad un avversario. Il centrodestra ha visto crollare in poche ore le sottili trame intessute negli ultimi mesi (ma non è detta l'ultima parola, visto che in nottata - 21 gennaio - Mastella, dopo il pellegrinaggio in Vaticano, ha preso il coraggio a due mani e pare si sia dimesso definitivamente).

E se a questo sommiamo la condanna di Cuffaro, allora forse il cosiddetto centrodestra sta proprio barcollando e tra poco potrebbe anche cadere al tappeto definitivamente.

Ed invece stranamente la condanna del presidente della Regione Siciliana sembra non interessare proprio a nessuno. Almeno se confrontata al clamore che ha avuto in passato lo svolgimento del processo. Niente barricate in sua difesa dagli alleati. Anzi questi sembrano unirsi agli avversari nel chiederne le dimissioni: di Cuffaro nella CDL nessuno vuole interessarsi più di tanto (a parte Casini, ovviamente...).

Come potrebbe la sua ingloriosa uscita di scena sorprendere quando Lombardo e Miccichè sono in campagna elettorale almeno dall'estate passata? Perchè paradossalmente Cuffaro se lo sta giocando la stessa CDL. Una pedina sacrificata per attirare i nemici nella trappola della sconfitta definitiva in Sicilia. E la sinistra è costretta a sorridere per circostanza, quando in realtà sta perdendo il più insospettabile degli alleati. Il più facile dei bersagli.

In Sicilia la guerra civile potrebbe finire prima di cominciare, con il centrosinistra al momento destinato alla definitiva scomparsa ed il centrodestra trionfante. O meglio. Con gli euroburocrati sostenuti dalla carta straccia della BCE che si affrettano ad oltrepassare lo stretto lasciando solo qualche retroguardia per non rischiare di essere falciati (politicamente, si intende) dall'assalto finale di chi si nasconde dietro il centro-destra. E chi si nasconde dietro questo centro-destra non è ancora chiaro.
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venerdì, gennaio 18, 2008

Striscioni premonitori


Nel settembre 2002 allo stadio di Palermo apparve uno striscione che ricordava al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, il suo supposto impegno a favore dell'abolizione del 41 bis, il regime di carcere duro per i criminali colpevoli di associazione mafiosa.

Secondo il pm della Dda di allora, Roberto Piscitello, «Dimostrare davanti a migliaia di persone un attacco di questo genere alle istituzioni è preoccupante».

Si scatenò un putiferio, la curva del Palermo, e poi per estensione tutta la Sicilia, furono dichiarate per l'ennesima volta mafiose senza rimedio alcuno e la notizia fece il giro del mondo. Stando alle intercettazioni telefoniche parve allora che la mafia con quello striscione avesse realmente qualche cosa a che fare, anche se è difficile dire da che lato provenisse questo “attacco”: da dentro il pacchetto di voti siciliano di Berlusconi o da fuori? O meglio: lo striscione fu piazzato dalla mafia o dall'antimafia?

Chiudiamo il discorso sullo striscione ricordando che nessuno subì alcun processo per la sua esposizione, visto che il sostituto procuratore Di Matteo continuò per giorni e giorni a chiedersi «Che reato è configurabile nell'esporre in uno stadio uno striscione che esprime contrarietà al regime di carcere duro riservato ai mafiosi dall'ordinamento penitenziario?» e ricordando che La Repubblica, subito dopo gli avvenimenti del 2 febbraio 2007 a Catania riportò a galla la cosa, facendo un ideale parallelo tra due tifoserie (ma anche tra due città) mafiose senza rimedio, tanto per evidenziare ancora di più che quello del Massimino era un attacco alla Sicilia intera e non alla sola città di Catania.

Il motivo per cui si ricorse al carcere duro (41 bis) per i reati di criminalità organizzata sono raccolti nelle parole pronunciate dal giudice Paolo Borsellino nel 1984:

«Recenti ed imponenti acquisizioni probatorie dimostrano inequivocabilmente che la detenzione dell’imputato di reati di mafia non interrompe né sospende il vincolo associativo né sostanzialmente impedisce al detenuto di concorrere alla consumazione di gravi reati all’esterno degli stabilimenti carcerari con istigazioni, sollecitazioni, consigli ed altre similari attività. All’interno degli stabilimenti inoltre le gerarchie mafiose si ricostituiscono automaticamente senza soluzione di continuità con gli organigrammi e le organizzazioni esterne, cagionando sovente il sovrapporsi di occulte autorità intramurarie al personale di custodia statale, espropriato in gran parte dei suoi poteri»

Oggi però abbiamo visto come si stia cercando di cancellare queste parole, a parti politiche stranamente invertite. Una inversione che ha subito una forte accelerazione a partire dal momento dell'arresto dei Lo Piccolo.

Dall'elevazione ad eroe popolare di Riina grazie ad un testo dell'antimafioso Fava (la fiction Il Capo dei Capi), alla campagna bipartisan per la scarcerazione di Contrada, sino ai compiacenti articoli apparsi su certa stampa.

Ma se fino a ieri le nostre potevano essere solo impressioni, oggi siamo costretti a parlare di certezza.

A pochissimo tempo di distanza dalla fiction su Riina, ne è stata messa in onda una su Provenzano. Si cambia il protagonista, ma il tono apologetico non cambia, ed il padrino viene spacciato in questo caso come il lato buono e cavalleresco della mafia. Tanto è vero (dicono gli apologetici) che era contrario all' “attentatuni” (sic!).

Un'astuta campagna promozionale per il padrino. Accompagnata anche da compiacenti articoli sulla stampa locale, quali quello apparso sulla Sicilia l'11 gennaio scorso dall'incredibile titolo “Mi sento abbandonato” (Parole dello stesso padrino) quando la vera notizia era che il delinquente stava continuando a delinquere in tutta tranquillità anche in stato detentivo.

Ma è ancora presto per finire di stupirsi. Il 27 novembre scorso, a pochi giorni dalla cattura dei Lo Piccolo, la Corte di Strasburgo ha emesso una sentenza alquanto sconcertante, che solo questa settimana si è fatta strada sulla stampa italiana. La suddetta corte dei diritti dell'uomo infatti ha condannato il 41 bis! Rendendo da oggi in poi moralmente e penalmente lecito esporre striscioni come quello del settembre 2002 a Palermo in tutti gli stadi d'Europa.

Ma qui non siamo esperti di diritto, ed infatti sarebbe pretestuoso voler esprimere un giudizio sulle sentenze della corte di Strasburgo, per quanto questa sembri arrivare in un momento sin troppo particolare, tra i fatti di Duisburg la scorsa estate, la crisi dei rifiuti in Campania e, come detto, l'arresto dei Lo Piccolo in Sicilia (e chi frequenta abitualmente Il Consiglio sa che a questo indirizzo non si crede alle coincidenze).

Ci pare però di poterne esprimere uno riguardante i nostri mezzi di informazione. Ritornando all'episodio dello striscione ed all'articolo di Repubblica (ma anche a quelli di tutti gli altri quotidiani italiani), direi a questo punto che le cose sono due: o i mafiosi siedono alla corte di Strasburgo, o i mafiosi siedono tra di voi (mezzi di informazione italiani), che prima vi siete allargati tanto la bocca e che oggi fate finta di niente. Non potete sfuggire.

Tanto per ribadire il concetto espresso più sopra, qui non sappiamo se i mafiosi siedano o no alla corte europea, però pare siano saltate fuori delle indicazioni sulla presenza di strane connivenze nei mass-media italiani.

I dipendenti di Repubblica responsabili dello scoop dei pizzini a Palermo, al quale fece seguito l'irruzione delle forze dell'ordine negli uffici del giornale nel capoluogo isolano, sono ora accusati di favoreggiamento aggravato a cosa nostra. Aggravato da agevolazione “soggettiva” ed “oggettiva”, cioè volontaria: accuse pesantissime stranamente non enfatizzate a dovere sugli altri mass-media nazionali.

Avete capito l'antifona? Vedete, la pallottola piazzata nella nuca del mafioso in fuga dice chiaramente che le possibilità di bloccare quello che sta succedendo in Sicilia, cioè lo smantellamento delle cosche criminali, sono molto vicine allo zero. State solo rischiando di farvi del male.

E questo vale per i giornalisti di Repubblica, come per quelli degli altri quotidiani che hanno espresso solidarietà. Secondo il vostro articolo sono solo in due a non aver capito: il Giornale di Sicilia e La Sicilia. Un bel cerchio che si chiude. Tutto chiaro adesso, spero.
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lunedì, gennaio 14, 2008

Il giro del mondo

“In più, la polizia sostiene che la Camorra scarica a Napoli camion e camion di rifiuti dalle industrie del nord Italia a prezzi più bassi della competizione legale, aggiungendoli al cumulo di rifiuti”.
8 gennaio 2008 – The Telegraph (Gran Bretagna)

“La camorra ha esacerbato il problema smaltendo illegalmente i rifiuti industriali provenienti dal nord Italia nei siti del meridione”.
8 gennaio 2008 – Somalinews (Somalia)

“Gli inquirenti dicono che la camorra paga i camionisti per raccogliere i rifiuti industriali di aziende nel nord Italia a prezzi più bassi di quelli possibili nel mercato legale”.
8 gennaio 2008 – Macau Daily Times (Cina)

“Eliminando la competizione con offerte sottocosto e stravolgendo le procedure di sicurezza, l'ecomafia manda rifiuti indutriali dal nord e li scarica illegalmente nelle aree attorno a Napoli in un giro d'affari che l'ambientalista Raffaele Del Giudice dice raggiunga un valore di crca 2,5 miliardi di euro all'anno”.
9 gennaio 2008 – IOL News for South Africa (Sud Africa)

“Aziende gestite dalla camorra vincono in genere i contratti per lo smaltimento dei rifiuti delle industrie del nord Italia eliminando la competizione con offerte sottocosto, quindi lo smaltiscono illegalmente e senza trattamento nei fiumi e nelle discariche campane”.
9 gennaio 2008 – Fox News (USA)

“La camorra ha riempito le discariche, non solo con rifiuti urbani ma anche con rifiuti industriali trasportati da tutta l'Italia”.
9 gennaio 2008 – Reuters (USA)

“Molte discariche in Campania sono controllate dalla camorra, che fa ottimi affari stravolgendo le procedure di trattamento dei rifiuti e scaricando rifiuti industriali provenienti dal nord”.
10 gennaio 2008 – Sydney Morning Herald (Australia)

“«Un quarto dei rifiuti tossici ed industriali prodotti nel nord Italia è spedito a sud attraverso aziende del nord con legami con la Camorra», ha aggiunto Raffaele Del Giudice, un altro attivista di Legambiente”.
10 gennaio 2008 – National Post (Canada)

“Molte discariche in Campania sono controllate dalla camorra, che fa ottimi affari stravolgendo le procedure di trattamento dei rifiuti e scaricando rifiuti industriali provenienti dal nord”.
11 gennaio 2008 – AFP Agence France Press (Francia)

“Eliminando gli operatori legali con offerte sottocosto, le gang hanno preso controllo di discariche come quella di Pianura. Le gang controllano anche lo smaltimento di rifiuti ed usano i siti che gestiscono per smaltire non solo i rifiuti urbani napoletani ma anche, e questo è il fatto cruciale, i rifiuti tossici industriali provenienti da lontano”.
11 gennaio 2008 – The Independent (Gran Bretagna)

Nel frattempo al nord...

E così i rifiuti vengono mandati in Sicilia in base ad accordi non dissimili da quelli che la camorra avrebbe fatto con le aziende del nord...

Nota ore 10:00 Am - Apprendiamo con piacere che oltre al MIS (leggi il comunicato) anche L'Altra Sicilia ha organizzato una protesta simbolica contro l'arrivo dei rifiuti in Sicilia. Alleghiamo il testo del comunicato stampa appena arrivato:

Navi spazzatura verso la Sicilia

Bruxelles, 13 gennaio 2008

L'ALTRA SICILIA, constatato il pericolo gravissimo che corre in questo momento la Sicilia, con l'arrivo della quantità più impottante dei rifiuti provenienti dalla Campania destinati alla solidarietà delle varie regioni, si oppone al connubbio PRODI/CUFFARO

Domani 14 gennaio alle ore 9, Francesco Paolo Catania, consigliere del Com.it.es (Comitato degli Italiani all'estero) per la circoscrizione Bruxelles-Brabante-Fiandre, eletto nella lista L'ALTRA SICILIA, nonché presidente dello stesso movimento, occuperà, simbolicamente la sede consolare italiana di Bruxelles insieme ad un gruppo di simpatizzanti in segno di protesta contro l'arrivo dei rifiuti campani in Sicilia.

"Non capiamo cosa c'entri la Sicilia in tutto questo" sostiene Catania, "ci sono prove inconfutabili di come in Campania non ci sia posto per la spazzatura perchè le industrie del nord hanno occupato tutto lo spazio con i loro rifiuti tossici. Siano loro solidali".

"La verità purtroppo" continua Catania, "è che ancora una volta i politicanti siciliani riescono a dare il peggio di se stessi. La connessione tra l'arrivo dei rifiuti in Sicilia ed il via libera del governo allo scellerato piano dei rifiuti di Cuffaro è sin troppo ovvia. L'ennesima truffa ai danni del Popolo Siciliano si sta consumando e noi Siciliani della Diaspora non abbiamo intenzione di stare a guardare".

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giovedì, gennaio 10, 2008

La spada nella roccia


La leggenda narra che re Artù, ferito a morte, abbia trovato rifugio in Sicilia alle falde dell'Etna e qui fosse stato miracolosamente curato dalla fata Morgana.

Sarà forse per un riflesso di queste legende celtiche arrivate alle nostre latitudini insieme ai cavalieri normanni, ma oggi i politici siciliani sono tutti alla ricerca di quel Sacro Graal elettorale che possa permettere loro di rimanere a galla nello sconquasso che sta travolgendo l'intera penisola italiana e le isole ad essa connesse.

Il sistema clientelare sino ad oggi custode del potere politico di Palazzo dei Normanni (appunto...) ci appare infatti sempre meno solido, insidiato dal basso dallo smantellamento delle cosche criminali e dall'alto dalla costante diminuzione di portata del fiume carsico di denaro proveniente da Roma per la necessaria oliatura dell'infernale meccanismo.

La giostra del duello politico si è quindi spinta verso la ricerca di questo mitico Graal, la cui sopravvivenza si era messa in dubbio sino a quando negli anni '90 un piccolo esperimento elettorale, quel Noi Siciliani che addirittura elesse un parlamentare nazionale, non riuscì ad avvistarlo ed a provarne definitivamente l'esistenza.

Il Sacro Graal dell'identità Siciliana è oggi custodito da un manipolo di coraggiosi, volgarmente detti sicilianisti, che con mistica determinazione si sono ostinati a proteggerlo dai continui attacchi mirati all'appiattimento risorgimentale della nostra Patria.

I poco valenti cavalieri che siedono alla tavola rotonda della politica siciliana, che fino a ieri snobbavano le argomentazioni dei sicilianisti quasi fossero un puerile miraggio, un fenomeno di Fata Morgana (appunto...), oggi fanno a gara per raggiungere la pentola colma d'oro abilmente nascosta alla base di un arcobaleno di rivendicazioni fino ad ora arrogantemente ignorate.

Il torneo fu inaugurato qualche anno fa dal nostro presidente, quel Cuffaro che poi ama sminuirsi inspiegabilmente con il titolo di governatore, con la presentazione dell'inno siciliano, una canzonetta nata sulla scorta di Fratelli d'Italia scritta da Vincenzo Spampinato, uno dei nostri più validi cantautori altrettanto inspiegabilmente sceso di tono per l'occasione (senza contare che la Sicilia un inno lo aveva già...).

Fallito il tentativo di Cuffaro, il Sacro Graal sembrò passare nelle mani di Raffaele Lombardo, che con l'invenzione MPA tenne tutti con il fiato sospeso per qualche tempo. Lombardo irretì per bene parecchi esponenti della setta sicilianista, ma si è poi lasciato scivolare tutto dalle mani in occasione delle elezioni di Palermo dove forse impaurito ed incalzato dal suo stesso passato non potè fare a meno di rientrare nell'opera ed appoggiare il pupo Cammarata.

Delusione ancora più cocente hanno subito gli adepti di Nello Musumeci, che non solo come il Lombardo è ritornato sui suoi passi al primo fischio di pastore udito nell'aria, ma ha persino rinnegato se stesso cancellando la sua creatura Alleanza Siciliana. Cliccare per credere: www.alleanzasiciliana.it

Ed ora a tentar l'impresa di estrarre la spada nella roccia si accinge il cavaliere Miccichè, presidente di questa tavola rotonda che va sotto il nome di ARS. Il paladino del popolo delle libertà in Sicilia, attraverso il suo blog, ha più volte mostrato interesse verso le tematiche care ai sicilianisti, arrivando nei giorni scorsi a chiedere di essere contattato da L'Altra Sicilia per discutere la loro proposta di legge per l'insegnamento della Lingua Siciliana nelle scuole, l'introduzione del bilinguismo nella pubblica amministrazione e l'istituzione di una serie di media in Lingua Siciliana (Vedi il post 'Un regalo stupendo', commento n°329).

La Sicilia sta conquistando Miccichè, o Miccichè tenta il conquisto della Sicilia? Certo ci vuole coraggio per abbandonare il paracadute della esausta politica romana e lanciarsi nel vorticoso mare della immortale storia di Sicilia. Ci vuole coraggio per solcare le rotte già percorse dagli avi normanni che qui traghettarono le leggende di re Artù e magari aprirne di nuove. Ma al contrario di quello che si potrebbe pensare, partire proprio dalla Lingua Siciliana vorrebbe dire salpare con il vento il poppa, visto che, come disse con estrema apprensione un professore di linguistica dell'Università di Catania, tal Salvatore C. Trovato, “dietro il concetto di lingua sta spesso quello di nazione”.

Caro Presidente il paracadute romano è oramai logoro. E' arrivato il momento di levare le ancore senza guardarsi indietro per non rischiare di rimanerci di sale come tutti gli altri , cavalier serventi in caduta libera dopo lo sgonfiarsi del vento risorgimentale.
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lunedì, gennaio 07, 2008

Il cancro in Italia

Attenzione: dal sito http://napoli.indymedia.org/node/2134 è possibile seguire gli eventi tramite gli aggiornamenti provenienti DIRETTAMENTE dalla gente SENZA i filtri del regime

Nota 10 gennaio: A Pianura la protesta si è costituita in coordinamento ed ha già aperto un sito (www.pianura.org). Un video con le immagini della manifestazione di ieri è già stato pubblicato. Prendiamo nota perchè presto toccherà ai Siciliani organizzarsi e scendere decisi in strada. Il governo infatti sembra ora deciso ad appoggiare la speculazione dei megainceneritori ordita da Cuffaro contro la raccolta differenziata e la costruzione di piccoli impianti gestiti localmente.

Nota 9 gennaio: l'articolo de L'Espresso scritto da Roberto Saviano (utilizzato per il post "Poteri Tossici") che spiega perchè in Campania non c'è spazio per i rifiuti

8 gennaio: Video sugli scontri di ieri registrato dai manifestanti

Cosa fanno gli italioti quando in televisione mostrano le immagini dei bambini di Mumbai (Bombay) che per sopravvivere raccolgono stracci tra la spazzatura?

Giù caterve di proteste contro le colpe dell'occidente che succhia il sangue di quei popoli per il suo benessere, giù con la solidarietà, con le raccolte di fondi, con i sensi di colpa.

Cosa fanno gli italioti quando giunge notizia di centinaia di morti bruciati a causa di un'esplosione in un oleodotto nigeriano?

Giù caterve di proteste contro le multinazionali del petrolio che ci guadagnano miliardi, che alimentano la corruzione cronica di quei regimi politici oppressivi.

Cosa fanno gli italioti quando a Baghdad la gente muore negli ospedali perchè mancano le medicine, manca tutto, ed i medici sono costretti a lavorare in condizioni disperate?

Giù caterve di proteste contro gli eserciti occupanti, contro l'imperialismo dell'occidente che prima finanzia i despoti e poi quando non gli fanno più comodo sgancia le bombe sulla popolazione inerme.

E se per caso situazioni del genere si creano a sud di Roma? Cosa fanno allora gli italioti?

Ah, no! In quel caso la colpa è dei terroni! E certo, cosa credono questi qui? Come si permettono di protestare contro la polizia? Non mi pare che nessun tifoso sia stato ucciso! Come si permettono di dire che un nord ricco li ha sfruttati prendendosi il meglio della loro gioventù e mandandogli in cambio l'immondizia? Che cosa c'entriamo noi se Siracusa è la terza provincia d'Italia per esportazioni (ma come, più avanti dei veneti?) e poi una delle ultime per depositi bancari ed una delle prime per tumori e malformazioni? Vuol dire che non sanno risparmiare, vuol dire che sono incapaci, vuol dire che i loro ospedali non sono all'altezza.

Vuole dire che sono il cancro, in questa Italia: mai definizione fu più tragicamente vera.

Raccogliamo qualche documento per riflettere sulla situazione della Campania. Vi terremo aggiornati. E teneteci aggiornati se anche voi avete qualche altra cosa da proporre.

Un'analisi “tecnica” della situazione

Post de Il Consiglio sul problema dei rifiuti in Campania

La situazione a Pianura minuto per minuto - 7 gennaio

La situazione a Pianura minuto per minuto - 8 gennaio

La situazione a Pianura minuto per minuto - 9 gennaio


La situazione a Pianura minuto per minuto - 10 gennaio


Foto degli scontri (Notte tra il 7 e l'8 gennaio)

Video degli scontri:



Dichiarazione “pesante” dello scrittore Roberto Saviano al TG1:



Altri video: gli scontri del 7 e la situazione l'8 mattina
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sabato, gennaio 05, 2008

2008: la svolta è a portata di mano


Siamo arrivati alla fine dell'anno. E tanto per essere originali anche su queste pagine si giocherà a tirare le somme dell'anno trascorso, ed a tracciare un percorso per quello che verrà. Cercando di essere originali almeno nell'analisi. Perchè il 2007 è stato un anno importante, forse decisivo per l'assetto del Mediterraneo e della Sicilia in particolare. Probabilmente l'anno più importante sin da quel 1992 che segnò il crollo della struttura di potere che aveva retto le sorti della penisola italiana e della Sicilia per quasi 50 anni. Dal 1992 tutto è rimasto congelato. O quasi. Per lo meno niente si è mosso oltre lo stretto. Ma nella nostra Terra qualcosa deve essersi impercettibilmente assestato. Altrimenti non avremmo potuto assistere ai fatti che abbiamo visto succedersi con ritmo serrato in questo 2007.

2 febbraio – Stadio Massimino (Catania): La prima metà dell'anno è stata senza dubbio marcata dai drammatici eventi del derby Catania – Palermo. Gli scontri che causarono la morte dell'ispettore Raciti sembrarono scaraventare l'intera Sicilia (e non solo Catania...) nel baratro. Lo abbiamo detto sin dai giorni seguenti gli scontri: troppi segnali premonitori, troppo ben piazzati erano quei riflettori, troppe testimonianze parlano di cancelli lasciati aperti allo stadio affinchè più persone possibile entrassero, di quell'assalto eseguito solo da minorenni, del lancio di gas lacrimogeno sugli spalti, e poi l'arresto di agitatori di professione e la strana vicenda di Speziale. Ma la Sicilia ha saputo reagire e quell'attacco si è dimostrato inefficace. Dobbiamo ancora riassumere i fatti per mostrare cosa accadde (verosimilmente) quel giorno. Vedrò di farlo presto.

5 maggio - Apertura nuova aerostazione di Catania: Non si capisce bene quale sarà il nome del nuovo aeroporto, ma questa è una inaugurazione dal forte valore simbolico per tutta la Sicilia. Il primo piccolo nucleo di quello che sarà l'hub logistico Sicilia e che comincerà a prendere forma nei prossimi anni. Oggi la Sicilia è collegata con tutta l'Europa (Russia inclusa) con voli diretti da Catania, Palermo e Trapani. Presto lo sarà anche con il Nordafrica. Nel giro di qualche anno potremmo avere collegamenti diretti con gli Stati Uniti e con il Medio Oriente: i Siciliani avranno ripreso in mano le vie di comunicazione da e per l'isola.

Agosto – Lombardo e Musumeci pongono termine all'avventura sicilianista e tornano nei ranghi, richiamati dai rispettivi padroni romani. La fine di un'illusione per molti. Per altri un atto dovuto che prima o poi sarebbe stato espletato. Un fatto di rilievo questo anche per tutto il panorama politico nazionale, come si vedrà pochi mesi più avanti.

5 novembre - Arresto dei Lo Piccolo: se la mafia non è un fenomeno sociale e culturale (e noi ne siamo convinti) allora non è altro che una struttura di potere, asservita ad altri poteri ancora più forti. E se la mafia viene smantellata, come è accaduto negli ultimi due mesi, vuol dire che una struttura di potere è stata smantellata e soppiantata da qualcos'altro. Cosa ha permesso questo cambiamento? Cosa sta nascendo al suo posto? E' ancora presto per poterlo capire, ma per una volta ci sentiamo di essere ottimisti. Nel frattempo è curioso rilevare il tempismo di quegli arresti, al culmine della campagna dello stato italiano per l'invio dell'esercito nell'isola. Si voleva impedire lo smantellamento della struttura di potere della mafia, o ci si è decisi fare pulizia proprio per scongiurare il pericolo dell'invio dell'esercito?

11 Novembre – Disordini degli ultras nel nord Italia: follia collettiva o strumentalizzazione preordinata? Non ci vuole molto a capire che questi scontri nascondono e tentano di vendicarsi di certi spostamenti di potere in Italia e soprattutto in Sicilia. Un attacco deliberato contro le forze di polizia, forse per la loro azione contro la mafia in Sicilia. I disordini del 17 novembre chiudono il cerchio che si era aperto il 2 febbraio al Massimino. Il 2 dicembre in occasione del nuovo derby e prima del suo svolgimento, i vertici del Catania Calcio annunciano spavaldamente che non ci sarebbe stato alcun disordine allo stadio. Questore e prefetto confermano e dichiarano che Catania è ora una delle città più sicure d'Italia. La Sicilia si sta allontanando sempre più dal continente.

22 dicembre – Articolo sul Times di Londra. Questa divaricazione tra la Sicilia ed il resto d'Italia viene subito notata all'estero, ed è il giornale londinese che per primo la mette in risalto in un articolo ampiamente discusso sulla stampa italiana, eccetto che per la sua parte più importante, stranamente taciuta da tutti i media nazionali, inclusi quelli siciliani!!!!

Cosa accadrà nel 2008? Quali saranno gli eventi da tenere sott'occhio? Intanto osserviamo come andranno a finire le due saghe natalizie, quella di Alitalia e quella di Contrada. Per l'Alitalia come andrà a finire lo sappiamo già. Solo gli italioti stanno ancora a leggere i giornali. Ed Il Consiglio vi dimostrerà che era già tutto predisposto da tempo. Ma perchè la vicenda è importante per la Sicilia? La fine di Alitalia segna la fine della libertà per l'Italia del nord. Come fino a ieri lo stato italiano controllava tutti gli accessi alla Sicilia (almeno sino a quando la compagnia di Pulvirenti non riuscì a rompere questo blocco dopo che ci aveva provato invano la Air Sicilia di Crispino) da oggi la Francia farà lo stesso con il settentrione d'Italia. Scomparsa Alitalia dal panorama politico nazionale, difficilmente qualcuno riuscirà più a bloccare i Siciliani. Ma ne parleremo in dettaglio nel corso dell'anno.

Per quanto riguarda Contrada, invece la sua liberazione rappresenta un pericolo per la lotta alla mafia. Parliamoci chiaro, è improbabile che anche se si liberasse Riina la mafia riuscirebbe a risalire la cresta. Comunque meglio non rischiare.

Un altra importantissima opera infrastrutturale potrebbe sbloccarsi nel 2008: il porto di Augusta. L'opera strategica più importante dell'intero Mediterraneo. Questa sarà la prova del nove. Se si darà l'avvio alle opere di bonifica sui fondali potrebbe essere il punto di non ritorno. La Sicilia si appresta veramente a diventare l'hub logistico del Mediterraneo. Il blocco di queste opere fino ad ora indica che le forze che lottano per il possesso dell'isola sono ancora in equilibrio. Ma la nuova struttura di potere che si sta formando e che sta avendo la forza di estirpare la gramigna della malavita potrebbe averla vinta.

E veniamo e noi, Popolo Siciliano. Sicuramente stiamo partecipando facendo la nostra parte. Denunciando senza timore e mantenendoci calmi pur nel crescente disastro economico in cui ci dibattiamo. Ma non potremo mai dire la nostra senza una rappresentanza politica. Anche minima per cominciare. Potrebbe essere questo un anno di svolta? Se si procederà con l'estirpazione della gramigna di cui parlavamo sopra potrebbe esserlo. La mafia e la malavita sono infatti l'humus preferito del clientelismo politico in Sicilia. Senza quest'humus difficilmente il sistema politico attuale potrà resistere a lungo. Ci vogliono però i leader ed una struttura fatta prevalentemente da giovani, in contraltare alla politica nazionale, fatta dai dinosauri. Le basi sociali ci sono, le idee anche, gli “embrioni” politici (leggi partiti “sicilianisti”) stanno maturando. Se si lavorerà alacremente, i risultati arriveranno.

Una cosa vorrei raccomandare ai vertici di questi “embrioni” politici: pur nelle vostre differenze, tenete aperto un canale di comunicazione tra tutti voi, esattamente come fanno i nostri nemici, tutti quei partiti nazionali che alla fine erano concordi quando si trattò di assolvere Andreotti: il loro canale di comunicazione serve a delinquere, il nostro servirà a smascherare quell'atto delinquenziale.
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martedì, gennaio 01, 2008

Non voglio più vivere così

Prima di vedere il bel video che vi propongo sotto, vi prego di leggere attentamente l'articolo al seguente indirizzo:

http://www.strettoindispensabile.it/?p=4259


Scusate le parole forti, ma bisogna rendersi conto che qui abbiamo a che fare con dei porci nazisti e che fino a quando questi criminali non saranno buttati a mare, mafia o non mafia, questa sarà una terra disgraziata. Il ricorso presentato al TAR è DI PER SE' prova di malafede.

Nota 2 gennaio 2008: mi ero scordato di spiegare perchè il Comune di Milazzo aveva emesso quella ordinanza. Potete leggerlo qui...

Ora gustatevi i siracusani Qbeta....


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