La brillante idea di un governo mondiale, di uno stato globale unico sotto il quale una sola umanità si possa sollazzare ininterrottamente come polli in batteria in una perpetua ed algida pace dei sensi, non è venuta oggi ad un gruppo di massoni dell'ultima ora. Il progetto parte da molto lontano ed è stato portato avanti attraverso i secoli da adepti che vi aderivano (e vi aderiscono) in modo totale ed assoluto allo stesso modo in cui un credente aderisce con fervore ai misteri della propria fede.
Oggi vediamo la possibile materializzazione dello spettro di questa superdittatura, prima europea e poi mondiale, malcelata dietro il Trattato di Lisbona. Nelle alte sfere del potere però l'obiettivo finale non è mai stato un mistero, da un lato come dall'altro: la testa ruzzolante di Luigi XVI più di duecento anni fa capiva perfettamente cosa gli stesse spiccando la testa dal collo, e lo stesso potrebbe dirsi del Borbone mentre vedeva il suo stato liquefarsi ai piedi di un pirata di bassa lega.
La Comunità europea, le cui basi attuative furono gettate quando a Messina nel 1955 i ministri degli esteri degli stati fondatori firmarono una dichiarazione d'intenti in tal proposito (si veda il post “La Comunità dalle gambe corte”), al pari di tanti simili progetti oggi presenti un po' ovunque nel mondo (vedi il Gatt nord-americano o il GCC dei paesi della penisola arabica o l'ASEAN), non è altro che un passo nella direzione del governo unico globale.
La Repubblica in Italia inoltre fu instaurata precisamente con l'obiettivo di procedere verso il mostro europeo di oggi ed infettata tramite l'articolo 11 della costituzione, dove i “padri” della patria (massonica) inserirono il seguente virus:
“L'Italia (...) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
La costituzione italiana prevede esplicitamente lo smantellamento della patria per favorire un qualche futuro e fumoso (nel senso di solfureo) progetto che assicuri pace e “giustizia” (quale giustizia?) tra le nazioni in via di estinzione.
Certo il cammino non è poi stato così semplice e felice come quella bella frase auspicava, e si è dovuti ricorrere ad imbrogli e sotterfugi, inclusi il più volte ripetuto referendum irlandese ed alcune modifiche non proprio ortodosse alla costituzione italiana per poter accettare lo scippo della sovranità monetaria ed altre sottigliezze (si veda a tal proposito l'interessantissimo e dettagliato articolo di Solange Manfredi “Il grande inganno: da Maastricht a Lisbona”, Paolo Franceschetti Blog 23 ottobre 2009).
Ma altre operazioni hanno accompagnato negli ultimi anni lo sbocciare di questi agenti infettivi per favorire l'avvicinarsi a quel traguardo nascosto che oramai tutti hanno avvistato.
Una delle più importanti è stato il risveglio manovrato delle autonomie regionali in quasi tutti gli stati dell'Europa occidentale.
A partire dagli anni 90 l'esistenza degli stati nazionali non è stata minata solo dall'alto grazie ai vari processi di centralizzazione facenti perno sulla creazione della Banca Centrale Europea, ma anche dal basso a seguito delle spinte centrifughe dovute a questi movimenti autonomisti o indipendentisti.
La Spagna è stato forse il paese più colpito da questa “sindrome” con le rivendicazioni basche e catalane. Ma anche la Francia è stata scossa dal “revival” corso, l'unione britannica dalla ritrovata “verve” degli scozzesi, il Belgio dalle prese di coscienza delle sue due metà (quella fiamminga e quella francofona)
Movimenti aventi tutti una base storica solida ed ampiamente riconosciuta, sia ben chiaro. Ma che all'improvviso trovavano spazio politico e mass-mediatico in ambienti che fino a pochi anni prima erano assolutamente impermeabili a spinte di questo tipo.
Si pensi ad esempio alle politiche di decentramento condotte dal governo Zapatero in Spagna. O al cedimento del governo britannico che concede agli scozzesi addirittura un parlamento autonomo.
Giornali e televisione non sono da meno. E lo notiamo attraversando le Alpi: da noi è la Lega Nord, un movimento nato dalla fusione di tutta una serie di micro-partitini padani, che improvvisamente entra a far parte di questa élite autonomista. Ebbene, si pensi a quanto abbia influito sul successo di Bossi e compagni lo spazio gentilmente concesso a livello continentale dai media: nel giro di pochi mesi in Europa sanno tutti dell'eroico movimento separatista che lotta contro la poca voglia di lavorare dei terroni.
La cosa più strana è proprio il modo in cui viene retto il moccolo alla formazione padana, che viene sì accusata di razzismo e di un'altra fantasiosa malattia occidentale (la xenofobia), ma evitando accuratamente di smentire le cause di quel razzismo così da additarle come veritiere agli occhi dell'opinione pubblica occidentale e possibilmente mondiale.
Il gioco è rischioso, poiché bisogna stare attenti a non farsi sfuggire di mano i movimenti che si vogliono pilotare o l'implosione controllata degli stati-nazione europei non andrebbe a buon fine: quegli stessi movimenti indipendentisti non ci metterebbero niente a trasformasi in anti-europeisti non appena abbattuti gli stati-nazione.
In questo quadro a questo punto si inserisce una strana dimenticanza.
L'unico movimento “rivoluzionario”, di ribellione alla costrizione degli stati nazionali moderni che abbia avuto un qualche successo politico dal dopoguerra ad oggi nell'Europa occidentale è stato quello siciliano del MIS (Movimento Indipendentista Siciliano), affiancato dalla minaccia armata dell'EVIS (Esercito Volontari per l'Indipendenza della Sicilia), che impose importanti modifiche all'assetto costituzionale italiano ottenendo l'approvazione di uno statuto autonomista prima del voto referendario che mandò i Savoia in esilio. Il tutto senza piazzare bombe a destra ed a sinistra o ammazzando turisti e passanti come altri hanno fatto di recente.
Le azioni del MIS e dell'EVIS dovrebbero essere tenute ad esempio da tutti i movimenti di autonomia regionale europei, eppure questo non accade. A livello mediatico vi è stato in questi anni un assoluto silenzio a reti unificate. Il MIS viene citato con la massima parsimonia o come appendice mafiosa delle congenita tendenza criminale isolana.
In pratica le élite finanziarie che stanno gestendo lo scardinamento delle democrazie europee a forza di trattati non hanno ritenuto opportuno utilizzare le fortissime spinte centrifughe siciliane per controllare l'implosione italiana, ma si sono rivolte ad una improbabile Lega Nord, fautrice di una ancora più improbabile “patria padana”. Lega Nord che ha anche avuto buon gioco nel tenere sott'occhio i veri movimenti indipendentisti del nord Italia, dal Veneto alla Liguria.
Si potrebbe a questo punto ritenere che le spinte "sicilianiste" non fossero ritenute affidabili o gestibili da Bruxelles, o addirittura che fossero già state intercettate da qualcun altro [*].
Ma fino a quando queste forze si potevano nascondere? La Lega Nord, tra gli altri, aveva anche il compito di bloccare queste spinte forzando i vari governi (più o meno compiacenti) alla chiusura di ogni forma di trasferimento di risorse economiche dallo stato centrale verso la Sicilia ed il Sud. In altre parole cingendo d'assedio l'isola e cercando di costringerla alla resa per fame.
Sotto questo aspetto potremmo anche sospettare che Bossi sia stato incaricato [**] di cercare preferenzialmente alleanze con il centrodestra di Berlusconi, perché quest'ultimo premeva invece per aumentare i trasferimenti verso sud [***], cosa che gli avrebbe permesso di ottenere quegli appoggi “orientali” utili per contrastare i suoi nemici della City londinese: la sinistra post-comunista, interamente nelle mani di quella City, non aveva certo bisogno della spinta della Lega Nord per andare contro il sud. Chi doveva essere guidato o costretto a compiere certi passi era proprio Berlusconi.
Oggi possiamo dire che anche se i leghisti sono riusciti a ritardare il propagarsi di quelle spinte, non sono riusciti certo a fermarle, al punto che i poteri di Bruxelles, preoccupati che le idee siciliane possano dilagare al Sud Italia, hanno finalmente cominciato a squarciato quel velo di silenzio.
Se ieri è stata la rivista Limes (Rivista Italiana di Geopolitica), del gruppo editoriale L'Espresso, a pubblicare un dettagliato articolo dal significativo titolo “Sicilia Nazione” (edizione del marzo 2009, purtroppo non consultabile online), oggi è il giullare di corte Beppe Grillo ad urlare pubblicamente “La Sicilia si dichiari indipendente. Da sola ha più possibilità di farcela che con i cosiddetti continentali, riuscirà a proteggere meglio i suoi uomini migliori. Meglio sola che male accompagnata da chi è peggio dei mafiosi.” (“Gli smemorati di mafia”, Beppe Grillo Blog 23 ottobre 2009).
L'articolo di Limes, scritto da Paolo Verre (ottima la scelta del cognome per l'argomento trattato...), prima procede con il solito tono canzonatorio (“La rete di relazioni diplomatiche della Sicilia all'estero è dunque una chimera”) senza dimenticare la giusta propaganda che tornerà utile nell'eventuale dopo secessione (“Certo a guardar bene [il progetto autonomista di affaele Lombardo, ndr] potrebbe sembrare la riproduzione postdatata del progetto secessionista targato P2 e condiviso dalle falangi mafiose”), poi però chiude su una nota molto più seria:
“Ma nello scenario dell'Euromediterraneo la Sicilia potrebbe veramente contare di più. Se il pensiero inconfessabile di Tremonti è quello di liberarsi dal peso che rappresenta la Sicilia, non è da escludere, in un futuro neanche troppo distante, che il tentativo di sganciarsi dal resto del paese possa invece partire da Sud, dalla Sicilia. Dando così concretezza alle previsioni di Jaques Attali, che nella sua breve storia del futuro preconizza una scissione tra il Sud ed il Nord del nostro paese”
Più chiaro di così: Tremonti (ma anche Grillo e chi tira le fila delle sue dichiarazioni) preferirebbero che la Sicilia si stacchi subito, perché altrimenti potrebbe farlo dopo da una posizione di forza e portandosi dietro tutto il Sud. E questo futuro non è neanche troppo distante. Diciamo un paio d'anni al massimo?
Ecco perché Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo rimangono attaccati a Reggio Calabria con le unghie e con i denti.
Un titolo che è tutto un programma
(Dal Blog di Gianfranco Miccichè)
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[*] Non è difficile vedere come i “mondialisti” siano rimasti scottati in Sicilia durante la rivolta del MIS. Si sa che dopo un primo appoggio al movimento di Finocchiaro Aprile ed a seguito delle rimostranze sovietiche, gli americani ritirarono la manina. Quello che accadde dopo, sino alla concessione dello Statuto, non lo avevano preventivato. Ed è proprio quella la porticina attraverso cui oggi l'oriente sta assalendo l'occidente.
[**] Sulla Lega Nord ed i suoi mandanti si veda il post “Lega pagana”
[***] A tal proposito bisogna ricordare come non appena Forza Italia conquistò il potere per al prima volta, il Presidente del Consiglio si diresse immediatamente a Napoli dove organizzò il G8. La consegna del famoso avviso di garanzia in quell'occasione non fu casuale ma va inserita nel quadro qui delineato.
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