Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

lunedì, febbraio 25, 2008

Nodi al fazzoletto

“I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale.”
Woody Allen

“Ponte sullo Stretto, l'unica grande opera che rende la Sicilia pienamente Italia e i siciliani completamente italiani.”
Silvio Berlusconi

“Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore, e avranno la guerra.”
Wiston Churchill

“Non difendo la Sicilia.”
Salvatore Mancuso, ex presidente del BDS

“Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere.”
Martin Luther King

“La Sicilia è una regione (...) rude.”
Anna Finocchiaro

“La differenza tra un politico ed uno statista sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni lo statista alle prossime generazioni.”
Alcide De Gasperi

“Spero davvero che tanti di voi mi vogliano seguire in questa meravigliosa battaglia di libertà.”
Gianfranco Micciché

“Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia.”
Otto Von Bismark

“Io vi chiedo di non sottovalutare la situazione e di prevedere un piano sicurezza per la Sicilia. (...) Se per questo è utile l’impiego dell’esercito, ben venga l’esercito.”
Rita Borsellino

“Non so bene dov'è la sinistra e dov'è la destra. (...) Viviamo in un manicomio globalizzato.”
Fidel Castro

“Se dicessimo che ci schieriamo da una parte o dall'altra saremmo iscritti nell'elenco degli ascari....”
Raffaele Lombardo

“I nostri dubbi sono dei traditori che ci fanno spesso perdere quei beni che pur potremmo ottenere, soltanto perché non abbiamo il coraggio di tentare.”
William Shakespeare

“Picchiare le donne è un'usanza siculo-pakistana.”
Giuliano Amato

“Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.”
Woody Allen
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giovedì, febbraio 21, 2008

Balcanizzazione consensuale

MISERI SEMPRE QUANTI IN PRO DELLA PATRIA
ATTENDONO DA STRANIERA MERCEDE
VIRTU' SALUTE LIBERTA'


Il monito impresso dai Siciliani in piazza duomo a Messina è scritto in una lingua che forse nella 'Grande Albania' non molti capiscono. Ma se quel monito è corretto, i nostri fratelli kosovari allora hanno poco di che festeggiare.

Per quanto il Popolo Siciliano non possa che simpatizzare con gli abitanti della martoriata regione di etnia albanese, dobbiamo rilevare come le modalità che hanno portato alla dichiarazione di indipendenza non presentino i presupposti per la nascita di una vera nazione. Troppo dipende il nuovo stato dalle malsane voglie di una Comunità Europea che non avendo armi con cui fermare l'avanzata russa in Europa ricorre da un lato ai missili della NATO, dall'altro alla pura e semplice provocazione.

E di questo atto provocatorio il popolo kosovaro non potrà che risentirne in un prossimo futuro in modo negativo.

Il problema della dichiarazione di indipendenza non risiede certo nella sua unilaterilità, cosa in sé irrilevante visto che qualunque processo di indipendenza è di per sé illegale rispetto all'ordine vigente. La creazione di un Kosovo indipendente non è altro che uno schiaffo morale a Putin con il quale si spera di ottenere proprio quello che a parole si dice di voler evitare: una escalation di tensione e forse anche di violenza nei Balcani e nel Caucaso.

Gli eventi dei giorni scorsi sono stati strategicamente piazzati tra le elezioni serbe e quelle russe, per evitare di giocare nelle mani del candidato filo-russo in occasione delle prime e per fare un simbolico dispetto all'uomo forte di Mosca alla fine del suo mandato.

In questo modo i kosovari sono diventati degli ostaggi nelle mani dell'occidente. Una pedina da potersi spendere in qualunque momento o al massimo uno stato debole da potere telecomandare comodamente seduti nei salotti di Bruxelles.

I leader kosovari non hanno creato quella ragnatela di relazioni internazionali che avrebbe potuto aiutare a porre la eventuale nascita del nuovo stato in un contesto ben diverso, ma si sono buttati armi e bagagli nelle braccia della BCE credendo ancora che oltre la vecchia cortina di ferro si trovasse veramente quel paradiso in terra che le televisioni promettevano. Un errore che in un area nevralgica come quella in cui si trova la nuova entità “sovrana” rischia di diventare fatale.

I dubbi su questa strana accelerazione degli eventi si sono manifestati anche sui giornali italiani.

Cosa accadrà al Kosovo qualora l'occidente e la Russia dovessero trovare un qualche accordo, o peggio nel caso in cui la Russia riuscisse a trovare un forte sbocco strategico nel Mediterraneo riagguantando i kosovari per i capelli? In Sicilia non ci siamo certo scordati dell'inciucio tra gli inglesi ed i Borbone che costrinse alla capitolazione gli eroi del 1848.

La debolezza del processo di indipendenza Kosovaro è ancora più evidente quando viene messo a confronto con quello che sta succedendo in Scozia dove lo Scottish Nationalist Party (SNP) ha costruito nel corso di oltre 70 anni un processo che oramai sembra irreversibile e che raccoglie simpatie trasversali praticamente da tutti, dentro e fuori la Scozia. La questione dell'indipendenza scozzese non è mai stata posta in termini apertamente conflittuali in quanto è stata portata avanti con gradualità inserendo ogni passo fatto nel contesto politico locale ed internazionale. Oggi la Scozia ha persino una moneta propria che ha quasi soppiantato la circolazione della sterlina inglese a nord del muro di Adriano pur essendo ostacolata dalla BCE che non la riconosce e di cui rifiuta il cambio nelle sue banche. La Scozia arriverà a dichiarare la sua indipendenza senza che nessuno avrà niente da obiettare, perchè questa indipendenza sarà il naturale sbocco di un processo sì lento, ma perseguito con coerenza.

Il precipitare degli eventi nella 'Grande Albania' pone anche altri problemi, mettendo in cattiva luce lecite richieste di maggiore autonomia, come sta già accadendo in Spagna, o dando la possibilità ad avventure alquanto sospette di alzare la voce, con diversi territori che a parti invertite cercano di staccarsi dalle nazioni alle quali appartengono legalmente mettendosi sotto l'ala protettiva della Russia (ad esempio la Transdinietra).

E gli stessi italiani, se solo avessero la percezione di quello che sta succedendo alla loro 'nazione', sarebbero dovuti rimanere a bocca aperta di fronte alle giubilanti dichiarazioni di Prodi riguardanti le notizie provenienti da oltre l'Adriatico. Forse che la oramai prossima balcanizzazione dell'Italia sia in realtà un evento bipartisan?
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venerdì, febbraio 15, 2008

Piatto tipico

Su invito del blog A rarika, Il Consiglio esprime il suo punto di vista sulla questione del referendum per l'annessione di Lampedusa alla provincia di Bergamo, già pubblicato insieme ad altri interventi sul blog citato. Un nuovo 1861 per Lampedusa dunque?

Ma il clientelismo esiste solo in Sicilia?
Ma la Sig.ra Maraventano, vicesindaco leghista di Lampedusa, sa benissimo che no, il clientelismo esiste anche in posti come Malpensa, dove i successivi sindaci di Milano hanno banchettato a voti e variazioni di bilancio per ripianare le catastrofi economiche combinate al comune.

Ma lo spreco di risorse pubbliche è una vergogna tutta siciliana?
Ma la Sig.ra Maraventano sa benissimo che no, lo spreco di risorse pubbliche è comunissimo anche nella legaiola Lombardia, dove le province spuntano come i funghi.

Ma la malasanità è un sintomo dell'arretratezza dei siciliani?
Ma la Sig.ra Maraventano sa benissimo che no, che a Milano dopo lo scandalo delle ricette d'oro la Lega ha provveduto a licenziare colui che quello scandalo denunciò, che oltre che di parte politica avversa aveva l'aggravante di essere Siciliano.

Ma la Sig.ra Maraventano sa tutte queste cose, e molte di più, eppure insiste con questa buffonata di una Lampedusa celodurista?

Ma la Sig.ra Maraventano sa che se Lampedusa rimane in Sicilia tra poco perderà la poltrona e non esita a cercare di trascinare i suoi conterranei nel ridicolo e nella disgrazia pur di stare con il sedere al caldo.

Ed una volta passati sotto la giurisdizione di Bergamo? Ma la Sig.ra Maraventano sa che a quel punto nessuno la potrà più schiodare da quella poltrona.

Tutto qui? No. Oggi ho le dita calde. Ed allora fermiamoci un attimo e chiediamoci perchè un vicesindaco leghista proprio a Lampedusa. Possibile che con tutti i pazzi, i colonizzati e gli sdradicati che girano liberi per il sud dell'Italia (isole comprese), sta sciagura doveva capitare proprio a Lampedusa?

Come mai la Lega ha deciso di investire politicamente mandando i soliti 30 denari proprio in quel lembo di Sicilia? Cosa ci sarà di così importante a Lampedusa, novella isola ferdinandea, per cui valga la pena di piantarvi la bandiera mentre in Veneto ed in Lombardia le miriadi di piccole aziende che formano lo zoccolo duro del voto leghista si trovano sull'orlo del fallimento schiacciate dalla concorrenza dell'oriente, dove la MANO D'OPERA è a costo zero?

Ci stiamo avvicinando al nocciolo del problema. Sentite lo scirocco come soffia caldo mentre continuate a leggere... E se ripensate alle notizie dell'ultimo telegiornale lo scirocco soffierà ancora più caldo e furioso, perchè state cominciando a capire con quale faccia di bronzo ci stanno prendendo per i fondelli.

La pasionaria, la cuoca. Ma in fondo è innocua poverina. Tutti quegli articoletti a metà tra la presa in giro e la compassione, per far passare la cosa come una stranezza di paese, un semplice paradosso dovuto all'isolamento.

E nel frattempo a Lampedusa sbarcano a decine, a centinaia ogni giorno. La farsa dei centri d'accoglienza, e poi sù al nord, a sostenere la traballante economia padana. In nero ovviamente. Mentre chi promette di fare qualcosa contro questo scempio, contro la distruzione dell'economia dell'isoletta in realtà sta semplicemente tenendo buoni i suoi compaesani cucinandogli tanti bei piatti di aria fritta.

Sembra solo un paradosso, questo referendum per l'annessione alla provincia di Bergamo. Ma state attenti perchè la cosa potrebbe essere molto più seria.

Leggi anche il nostro post: Immigrazione nella terra di santi e sciacalli
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lunedì, febbraio 11, 2008

I Pirati a Palermo




I pirati a Palermu
Arrivaru li navi
tanti navi a Palermu
li pirati sbarcaru
cu li facci di nfernu.
N'arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia (chianci)

Tuttu l'oru all'aranci
li pirati arrubbaru
li campagni spugghiati
cu la neggia lassaru.
N'arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia (chianci)

Li culura a lu mari
arrubbaru chi dannu!
Su mpazzuti li pisci
chi lamentu chi fannu.
N'arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia (chianci)

A li fimmini nostri
ci scipparu di l'occhi
la lustrura e lu focu
c'addumava li specchi.
N'arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia (chianci)


Traduzione del testo in italiano.

Etta Scollo, cantautrice Siciliana trapiantata prima in Autria e poi ad Amburgo in Germania, è una grande interprete che spazia dal blues, al pop, alla musica Siciliana. Malgrado in Italia i suoi dischi non abbiano avuto un grosso riscontro economico, alcuni brani da lei interpretati hanno fatto il giro del mondo. Valga per tutti la sofferta 'I tuoi fiori' (scritto da Etta medesima), colonna sonora del film coreano 'Bad Guy' presentato nel 2002 alla berlinale. Pochi avranno mai notato i suoi CD nei nostri negozi di musica. Vista la lottizzazione imperante anche tra gli scaffali della musica italiana li potrete inspiegabilmente trovare relegati nel polveroso ghetto della musica tradizionale. Accanto al CD "Le canzoni della mafia". Bastardi.

Per avere un'idea della sua produzione visitate il sito www.ettascollo.de dove potrete anche ascoltare diversi brani.

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sabato, febbraio 09, 2008

Affari loro


Ve lo immaginate Silvio Berlusconi che partecipa alla truffaldina trasmissione di Rai Uno Affari Tuoi? Se non ci riuscite vi aiuto io.

Eccolo che arriva in postazione, mentre alle spalle la moglie Veronica intervistata dal conduttore ci descrive il suo stato d'animo. Schierati ad emiciclo di fronte al principe di Arcore ci sono un numero di strani figuri in penombra dietro alle scatole che tutti sappiamo.

Si accendono le luci, e finalmente i “figuri” diventano riconoscibili. Non sono riferibili alle regioni italiane, come di solito accadeva alle 20:30 dopo il TG poiché ci troviamo in una sola di quelle regioni: la regione Siciliana (e non Sicilia....). I nomi sulle scatole stasera corrispondono alle facce che vediamo. Avete già capito: Miccichè, Alfano, Lombardo, Prestigiacomo e così via.

E dentro alle scatole? Visti i personaggi, cos'è che potrebbe trasformare quelle scatole in scrigni o pacchi per un tal concorrente che di euro ne ha anche troppi? Ovvio: voti.

E così Silvio dovrà scegliere cercando non solo di massimizzare il numero di voti, ma anche di non urtare la sensibilità dei proprietari delle scatole. Ed è qui la difficoltà del gioco, visto che lo sappiamo tutti chi ha la scatola con dentro il numero più alto di voti. Proprio lui, Raffaele Lombardo.

Ed allora? Perchè ancora la CDL non ha fatto la scelta più ovvia? Il fatto è che sulla Sicilia del 12-01-2008 è apparso un articolo a firma del Prof. Vittorio Mazza. Ma chi mazza è, direte voi. Vittorio Mazza è il segretario regionale del partito pensionati. Ma più importante ancora è il titolo: «Le critiche di Spoto Puleo improbabile scorribanda». E fondamentale per capirci qualche cosa diventa il sottotitolo: Il Partito dei Pensionati in difesa di Lombardo.

Una tale levata di scudi contro il presidente dell'ATO di Catania, Spoto Puleo! Così pericoloso costui? E come mai un battibecco apparentemente insignificante viene ripreso dal sito dell'MPA? E perchè Lombardo ha sguinzagliato il tale Mazza a rispondere a tale attacco e non si è scomodato di persona?

Chi sa un pò come funzionano queste cose in politica avrà già capito che se Lombardo non risponde di persona all'attacco è perchè chi ha progettato l'assalto non lo ha poi eseguito personalmente, ma ha delegato. E dal lato politico del presidente dell'Ato l'attacco poteva essere comandato da una sola persona. L'eterno Firrarello, sindaco di Bronte e oggi reale numero uno di Forza Italia a Catania e provincia. E visto che lo Spoto Puleo è un politico oramai in fine di carriera (in tempi migliori lo ricordiamo seduto sulla poltrona di un assessorato regionale) la risposta non poteva che arrivare dal partito dei pensionati.

Ecco il perchè di tanti tentennamenti nella CDL. Per via della lotta di potere che sta sconquassando il centrodestra per il controllo di Catania. Nella città etnea Lombardo tiene lo scettro in mano al momento, ma il Firrarello darebbe qualunque cosa per fargli le scarpe ed ha posto il veto su una eventuale candidatura targata MPA. E nella capitale sperano che tra i due litiganti catanesi un palermitano (palermitano dal punto di vista politico...) goda.

E noi Siciliani? Noi Siciliani niente. Non contiamo niente. Non si stanno scontrando due idee, due modi di concepire lo sviluppo della nostra isola. Ci si sta scontrando per il puro e semplice esercizio del potere. Alle nostre spalle, come sempre.

Post Scriptum: Nei prossimi mesi il destino dell'Italia si gioca in Sicilia. E come abbiamo visto il destino della Sicilia si gioca a Catania. Il potere nell'isola si sta spostando verso oriente, e non è un caso. Perchè il 2 febbraio è avvenuto a Catania, perchè si è cercato di sabotare la festa si S. Agata, perchè Scapagnini è preso di mira con (giustissime) accuse che potrebbero essere rivolte a qualunque amministratore in quest'Italia in fallimento, perchè a sinistra si pensa di mandare allo sbaraglio una pedina importante come la catanese Anna Finocchiaro? Questo spostamento di potere è dovuto a forze molto più grandi della Sicilia, dell'Italia, forse della stessa Europa. Ne riparleremo presto. Un bilanciamento sarebbe effettivamente auspicabile, ma se Palermo e Catania non sapranno finalmente unirsi, la Sicilia rimmarrà schiava. E questa volta per ben più di 150 anni.
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giovedì, febbraio 07, 2008

Alla ricerca dell'agendina perduta

Mentre come per incanto (politico) improvvisamente spunta un indagato per la sparizione dell'agendina rossa di Borsellino, continuiamo la ricostruzione degli eventi che ruotarono intorno a quel fatidico 23 maggio 1992, ricostruzione cominciata con il post “L'uomo che sconfisse la storia”. E mentre leggete tenete bene a mente una cosa: siamo ancora nei primi anni novanta, niente 9/11, niente Putin, niente petrolio a 100 dollari al barile, niente giocattoli cinesi. E pochissima internet.

Visto sotto la lente della storia l'attentato del 23 maggio 1992 in cui morì Giovanni Falcone può essere considerato come il big bang del nuovo assetto mediterraneo all'indomani del crollo dell'Unione Sovietica. Una esplosione le cui increspature continuano ancora a propagarsi nel tempo e che non si fermeranno sino a quando il nuovo assetto non troverà un qualche equilibrio. Ma vediamo di districarci tra gli accadimenti che seguirono la morte dell'eroe Siciliano.

Grazie alle indagini del giudice la DC ebbe il tempo di riorganizzare le idee e pur ferita riuscì a salvare il salvabile. Chi fece saltare Falcone per mano dei cosiddetti stragisti? Dietro quella mafia, quali sono i terribili poteri che persino Provenzano paventava al punto da consegnare Riina alle forze dell'ordine? Cosa dirà Ciancimino a Caltanissetta? Intanto Borsellino non appena l'amico morì ebbe un lampo e capì tutto. Ma il lampo lo ebbero anche i mostri sanguinari che capirono a loro volta. Ed allora, chi uccise Borsellino? Gli stessi che premettero il telecomando a Capaci, o il regime involontariamente graziato da Falcone quando si trovava oramai di fronte al plotone d'esecuzione? Questo secondo assassinio fu organizzato in fretta e non tutto funzionò. Numerose furono le tracce lasciate, a partire dalla famosa agendina rossa. La possibilità di scoprire la verità dunque c'è. E gli inquirenti non se la stanno lasciando scappare.

La cosa più difficile rimane quella di mettere nome e cognome a chi controllava la mafia a questo punto. La mafia sin da prima dalle stragi del 1992 (o forse da sempre?) è una “agenzia di servizi sul mercato globale”, secondo una significativa definizione di Terra e Liberazione. Il che vuol dire che in realtà non manovra niente. Non è un attore principale nella scacchiera di potere che stiamo esaminando. Solo un vassallo. Solo un mezzo all'asta per il migliore offerente, tale e quale nel 1946. Solo che ora i tempi sono diversi, e la sua presenza ingombrante oltre che inutile.

Nel gennaio del 1993 Riina viene arrestato, alla fine di una lunga e “presunta” latitanza. A breve seguiranno Brusca e Santapaola, tanto per citarne due tra i più temibili. La mafia allora non è più su quel mercato globale sin dal gennaio 1993, e fu presumibilmente tolta di mezzo per evitare che cadesse (o si gettasse...) nelle mani sbagliate. Qualcuno lo si lasciò ancora libero anche se al guinzaglio corto (leggi Provenzano), nel caso in cui fosse servito un ritorno in azione in un prossimo futuro.

Ma lasciamo i sotterranei e torniamo alla luce del sole. Il 9 maggio 1993 ad Agrigento il Vaticano, con incredibile tempismo, rompe gli indugi ed abbandona a sua volta l'Italia unita al suo gramo destino, chiamando alla riscossa il Popolo Siciliano e sconfessando così quasi 150 anni di storia risorgimentale. Ascoltando oggi la voce di Papa Wojtila (che guarda caso proprio in quel particolare momento storico visita la Sicilia ben 3 volte, tra il 1993 ed il 1995) il lato politico delle sue parole risalta molto più di allora, quando le ferite aperte dalle stragi erano ancora troppo vive nei Siciliani per poter pensare ad altro:



Gli eventi si succedevano serrati in quei fatidici mesi. E dopo l'omicidio di Falcone il più significativo fù sicuramente quello del gennaio 2004: la famosa discesa in campo di Berlusconi. Con la sua azione Berlusconi “dicotomizza” definitivamente la lotta di potere scoccata al crollo del muro di Berlino nella penisola bloccando per la seconda volta le mire delle sinistre italiane, ieri vendute al soldo ideologico sovietico, oggi al soldo falso della Banca Centrale Europea.

Il magnate riesce a cooptare nel suo carrozzone sia l'enigmatica figura di Bossi, sia i fascisti, sia il blocco di voti siciliano della ex DC. In pratica tutte le forze interessate a salvare il potere romano sul meridione d'Italia e sulla Sicilia. Ma Berlusconi non è solo questo. Berlusconi è anche la materializzazione in carne ed ossa di quella che potremmo chiamare la “frattura atlantica”.

L'intervento di Berlusconi, tipico imprenditore italiano (nel senso di quello che si è fatto sì da solo, ma con i soldi degli altri...) lontano quel che basta dal mondo dell'alta finanza da renderlo ad esso inviso, rende esplicite le forze in gioco e le costringe a manifestarsi per quello che sono. All'improvviso tutto l'occidente, che fino ad ora aveva relegato le questioni politiche italiane nello sgabuzzino delle scope, si interessa apertamente a quello che succede a sud delle Alpi.

Berlusconi nel corso degli anni troverà credito politico negli USA (Bush) ed in Russia (Putin), ma viene trattato praticamente a pesci in faccia un po' ovunque in Europa. Viene inoltre attaccato violentemente da tutta la stampa liberale, in particolar modo quella inglese (Financial Times e soprattutto The Economist). Ed è proprio questo che ci fa capire chi si stava combattendo dietro l'ombra allo scoccare del 1992.

In Italia si ha in genere un'idea del rapporto tra Stati Uniti ed Inghilterra parziale ed antistorica: due compari dediti alla conquista violenta del mondo. L'Atlantico è però percorso da una frattura non solo di natura geologica ma anche politica. Oggi ci si è scordati di Washington, che gettò l'onta della sconfitta sul mantello di Sua Maestà britannica e ci si è scordati di Churchill che dovette cedere l'impero agli yankee (che attesero il più a lungo possibile prima di andare ad aiutare gli inglesi) pur di salvare i banchieri londinesi dall'assalto tedesco.

Ecco quali sono i due schieramenti che si scontrarono nel marzo del 1994 alle elezioni: una “sinistra” europeista ed anti-americana, dietro la quale si nascondono anche i discendenti degli artefici della farsa risorgimentale italiana, contro una “destra” atlantica che crede di lottare per salvare la cosidetta Padania ed il potere democraticocristiano romanocentrico.

Ed invece.... nel marzo 1994 Berlusconi vinceva sì le elezioni, ma mentre ritardava solo temporaneamente l'inevitabile tramonto padano in seno all'Europa, contribuiva a bloccare l'avanzata in Sicilia degli antimafiosi (che infatti lo accusarono subito di mafia – ad oggi non sappiamo se a ragione o no), proteggendo sia il pacchetto di voti della DC, sia gli interessi strategici americani, rimasti intatti nell'isola.

E guarda caso quell'agendina rossa, in volo dal 1992, finalmente è atterrata, aprendosi come d'incanto sulle prossime elezioni, ad aprile. Elezioni che potrebbero determinare la definitiva implosione del sistema politico romano.

Le date sospette:
9 novembre 1989 - Caduta del muro di Berlino
25 dicembre 1991 – Crollo dell'Unione Sovietica
17 febbraio 1992 – Inizia Tangentopoli
23 maggio 1992 - Omicidio di Falcone
19 luglio 1992 – Omicidio Borsellino
15 gennaio 1993 - Arresto di Riina
9 maggio 1993 - Discorso del Papa ad Agrigento
23 gennaio 1994 - Berlusconi scende in campo
27 marzo 1994 - Berlusconi vince le elezioni

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sabato, febbraio 02, 2008

Ragnatela di cemento

In questi giorni tutti impegnati a cercare di capire dove non c'è niente da capire. Prodi bis? Marini? Elezioni?

Si, perché la storia si sta svolgendo altrove. Per esempio tra le cartelle delle direzioni antimafia.

Volevano mettere le mani avanti. Chiudevano la loro sede in Sicilia per gettare fumo negli occhi. Ed a quelle mani in avanti ecco ora messe due belle manette.

Finisce così tutta la dirigenza della Calcestruzzi spa (succursale del colosso mondiale del cemento Italcementi). Tutta padana e tutta in prigione con l'accusa di favoreggiamento a cosa nostra.

Fin qui niente di nuovo: era già successo prima e succederà di nuovo. E qualcosa mi dice che questo avverrà molto presto.

La novità sta nelle modalità con le quali questo favoreggiamento di svolgeva:

L'amministratore delegato avrebbe favorito la creazione, non solo nella provincia di Caltanissetta e in Sicilia, ma anche su tutto il territorio nazionale, di fondi neri, «da destinare - secondo l'accusa - quantomeno in Sicilia, alla mafia»

L'azienda non era taglieggiata dalla mafia, almeno nel senso che si intende di solito. L'azienda di sua iniziativa e tramite la truffa nelle forniture di calcestruzzo costituiva dei fondi neri da destinare all'oliatura “preventiva” di certi meccanismi. (Il meccanismo era lo stesso sia che i fondi fossero destinati ai politici, sia che fossero destinati alla cosiddetta mafia. )

Il favoreggiamento sta nella parola “preventiva” usata sopra, ed è importante chiarire questo punto. L'imprenditore è vittima se arriva il delinquente o il politico chiedendo un'offerta per “evitare imprevisti”. Ma qui è l'imprenditore che propone l'affare al politico o al delinquente ponendosi al loro stesso livello.

Ed allora analizziamo quello che ha detto l'accusa: «da destinare quantomeno in Sicilia, alla mafia». Due cose da rilevare: quei fondi in Sicilia erano destinati alla mafia, mentre fuori dalla Sicilia (non lo dice quest'inchiesta, ce lo dicono i meccanismi svelati negli anni 90 da Di Pietro) erano destianti alla politica (a chi altri?). Ecco sorgere un parallelismo tra mafia e politica. La seconda cosa da rilevare è che questi fondi (in Sicilia) erano da destinare SOLO alla mafia. Nessuno si è accorto che manca qualcosa. Mancano i politici siciliani. Per lavorare in Sicilia la Calcestruzzi spa sembra non avesse bisogno di destinare fondi neri ai politici.

Scartando l'ipotesi di una classe politica siciliana irreprensibile, rimangono solo due possibilità: o ai politici i soldi li passava la mafia, o li passava Roma (destinazione dei fondi neri creati in altre parti d'Italia). In tutti e due casi ecco ri-svelato il meccanismo per il quale i politici siciliani non abbiano mai curato gli interessi della Sicilia.

Passiamo ancora oltre. Alla teoria secondo la quale il sottosviluppo economico nell'isola sia dovuto alla mafia. Se persino la Calcestruzzi spa la pagava, figuriamoci le aziende siciliane. La stranezza risiede nel fatto che mentre la Calcestruzzi spa prospera in Sicilia, le imprese siciliane languono. Eppure il pizzo lo pagano!

A poco a poco ci stiamo avvicinando a quel parallelismo tra mafia e politica accennato sopra.

La mafia non ha interesse alcuno a distruggere l'economia del territorio che controlla in quanto più soldi circolano, più soldi accumula. E proprio questo ragionamento doveva guidare i rapporti con la sussidiaria di Italcementi. E visto che a detta dei ben informati la mafia reinveste i profitti sui mercati finanziari con strumenti anche sofisticati queste cose le dovrebbe capire abbastanza bene.

Un comportamento (quello di impedire la crescita del tessuto imprenditoriale dell'isola) così spudoratamente insensato dal punto di vista economico da far venire il forte sospetto che i fini della mafia non fossero economici ma appunto POLITICI.

E quale potrebbe mai essere il fine politico se non quello della sottomissione dell'isola a Roma?

Abbiamo detto politici siciliani sottomessi a Roma o alla mafia che poi comunque persegue trame sempre riconducibili agli stessi fini. Ecco perché non vi è differenza nel modo in cui questi fondi neri venivano creati: erano destinati ad oliare un unico meccanismo oppressivo.

Il ragionamento ad alcuni potrà sembrare fazioso e forzato. Non preoccupatevi: altri dettagli verranno a galla che metteranno in luce ancora meglio queste infernali ragnatele.

Ma finiamo sempre con i nostri cari politici siciliani. Abbiamo detto che i soldi li prendevano dalla mafia o da Roma. Non dai Siciliani o dalle loro imprese. La mafia oramai è sul punto di diventare storia, ed in ogni caso al momento non ci sembra in condizioni di poter finanziare un granché. Da Roma i soldi diminuiscono di giorno in giorno a causa della crisi economica in cui versa l'Italia da tempo. Presto la crisi economica mondiale chiuderà definitivamente i rubinetti romani. Non possiamo che trarne le inevitabili conseguenze: la classe politica siciliana fedele all'invasore ha i giorni contati.
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