A bocca aperta
L'articolo di Giorgio Bocca pubblicato da L'Espresso (“Quanti amici ha Totò Riina”, 12 Agosto 2009) ha scandalizzato parecchio i benpensanti di questo bel paese, tanto che Gasparri ha potuto parlare di “delirio da tribunale”, prefigurando attacchi di una certa natura contro il giornalista.
Leggendo il pezzo però non possiamo che concordare con l'accusa generale rivolta all'Arma dei carabinieri, illegalmente piazzata sul territorio siciliano contro i dettami sia del trattato di Parigi (che vuole la Sicilia smilitarizzata) che dello Statuto Siciliano, il quale mette la sicurezza interna nelle mani del Presidente della Regione e che chiaramente dà la possibilità allo stato di intervenire direttamente solo in caso di gravi disordini interni o di rottura del patto federativo.
Le modalità secondo cui il corpo dei Carabinieri sarebbe intervenuto assumendosi responsabilità importanti nella copertura dei mafiosi, le spiega in modo chiaro ed inequivocabile Gioacchino Genchi durante la recente intervista rilasciata a Klaus Devi dove parla dei continui scambi di organico dei ROS con i servizi segreti:
Ma Genchi dice anche una cosa da non sottovalutare in questa vicenda “boccaccesca”. E cioè che non è l'Arma dei Carabinieri in sé ad operare in modo poco ortodosso. A “deviarla” sono in realtà proprio quegli elementi infiltrati in essa da determinati gruppi di potere interni alle istituzioni e provenienti appunto dai servizi segreti.
Di questo fatto dobbiamo tenere conto mentre andiamo a correggere la pericolosa bugia inserita nell'articolo de L'Espresso. Quando Bocca dice che "i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di estraneo e di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia", sa benissimo che quel “non” lì andrebbe cancellato (i carabinieri sono qualcosa di estraneo alla società siciliana, proprio come la mafia [*] ), ma lui quel “non” lo deve proprio inserire, altrimenti non svolgerebbe appieno il compito che gli è stato assegnato.
Se all'improvviso si è deciso, per interposta persona, di attaccare così platealmente i carabinieri, vuol dire che qualcosa di buono contro la mafia, quella parte sana dell'arma deve averla fatta di recente o sta per farla, anche se ancora non riusciamo a capire cosa.
Le coordinate di questo attacco sono facili da individuare. Basti notare il tappeto rosso srotolato nell'articolo dinanzi ad Orlando (che subito gli ritorna il favore...) e l'accredito di Riina e Ciancimino ("vorrei umilmente ricordare ai miei connazionali le ragioni per cui il capo delle mafie Totò Riina ha potuto scrivere il famoso 'papello' al capo del governo italiano (...), come ora ci fa sapere Massimo Ciancimino custode del documento"). Accredito quest'ultimo che alla fine smonta tutto.
Le dichiarazioni di Ciancimino sull'attuale capo del governo a rigore non dovrebbero essere prese in considerazione, in quanto il figlio dell'ex sindaco colluso (e non mafioso) di Palermo potrebbe avere dei motivi ben precisi per volersi vendicare di Silvio Berlusconi.
I guai giudiziari relativi al presunto tesoro nascosto del padre sono politicamente motivati e sono relativi ai suoi tentativi di assicurasi la funzione di mediazione nella distribuzione del gas russo in Europa. Funzione che proprio allora stava inseguendo anche un imprenditore di Milano, Mentasti-Granelli, vicino guarda caso a Berlsuconi (vedi “Gas, tutti i misteri della partita russa”, La Repubblica, 29 settembre 2005).
Non è chiaro anche allora per conto di chi operasse Ciancimino, visto che le sue trame passavano per l'Ucraina. Ebbe infatti a dichiarare (“Una società ombra per Ciancimino”, L'Espresso 11 giugno 2006):
«Se l´inchiesta non mi avesse fermato, avremmo rotto il monopolio della Russia per la fornitura di energia»
Una frase che potrebbe essere stata detta per procurarsi simpatie nell'opinione pubblica ma che potrebbe non essere veritiera.
In ogni caso non ci vuole molto a vedere in questo affare interessi contrastanti con quelli dell'altro affare, quello “milanese”. E non ci vuole molto a capire il motivo per cui le attuali dichiarazioni del Ciancimino junior riguardo al capo del governo debbano essere prese con le pinze.
Ma in definitiva, come mai Bocca attacca i Carabinieri, qual'è il suo fine ultimo? Suvvia, ma che domanda: ma aiutare quelli che aiutano Orlando, ovviamente. Che a loro volta aiutano la mafia. Quella vera.
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[*] E non dimentichiamo il velenoso inserimento della Chiesa quale struttura di controllo del territorio. Controllo che invero la Chiesa sta riprendendo oggi, ma che negli anni in questione aveva dovuto allentare per fare posto proprio alla mafia ed ai suoi protettori nascosti in quei circoli finanziari anti-clericali che hanno foraggiato (e tuttora foraggiano) anche l'anti-mafioso Orlando.
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