Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

venerdì, settembre 29, 2006

I diritti degli oppressi

Siciliani,

Siete sempre stati rispettosi delle leggi e dello stato?

Avete sempre lavorato onestamente, senza cedere alla tentazione anche quando non riuscivate ad arrivare alla fine del mese?

Siete invalidi a causa di un incidente di lavoro ma l'INAIL non vi riconosce nulla?

Dopo aver lavorato per 40 e più anni ricevete una pensione che non vi permette di mangiare carne l'ultima settimana del mese?

Se pensate di essere tra questi, allora leggete cosa succede a chi (anche se per fame) non rispetta le leggi, a chi vive come un clandestino rubando lavoro a chi non si piega, a chi non essendo siciliano ha più diritti dei siciliani nella loro stessa terra:

Agrigento - Inail concede vitalizio a vedova operaio romeno morto a Licata

AGRIGENTO - Daniela Ivan, 31 anni, moglie di Mircea Spiridon, il muratore rumeno vittima del crollo della palazzina di contrada Torre di Gaffe, a Licata, avrà dall'Inail un vitalizio di 900 euro mensili. Ne dà notizia la direzione regionale siciliana dell'Istituto.La donna ha tre figli piccoli, che adesso vivono in Romania e che, grazie a una convenzione tra Roma e Bucarest, riceveranno anche loro assistenza continuativa da parte dell'Inail. Intanto, il Questore di Agrigento, Nicola Zito, ha concesso il permesso di soggiorno alla donna, alla suocera e al cognato. Infine, la Cgil ha dato tremila euro alla famiglia di Daniela Ivan. 28/09/2006

Anche alla suocera ed al cognato, poverini... ndr

Dal sito de "LA SICILIA".
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mercoledì, settembre 27, 2006

Le innovative teorie economiche dello stato italiano.

Cari amici autonomisti, avete fatto la marcia su Roma. Bene. Ma ora vogliamo metterci a protestare sul serio? Vi do io qualche buon argomento.

Non è certo una novità vedere la testata giornalistica regionale di RAI 3 mandare in onda servizi anti-siciliani nei quali si mette in evidenza la supposta mafiosità dei siciliani facendo strisciare questa convinzione all'interno delle nostre stesse teste. La cosa però è fatta in modo pulito, senza provocare le reazioni che abbiamo visto per le magliette di Londra.
In realtà si dovrebbe andare più a fondo, e magari domani distribuire le magliette contro la mafia non solo ai supporters della squadra ospite, ma anche ai telecronisti RAI.

Dico questo in riferimento al mirabolante servizio mandato in onda ieri (26 settembre) in cui si è assistiti al solito incredibile ribaltamento della verità: un altro piccolo tassello di verità sulla mafia sembra essere venuto fuori con la scoperta che soldi sporchi venissero riciclati in qualche casinò del nord (a quanto pare con la connivenza di qualcuno all'interno che comunque non essendo siciliano in base alle leggi razziali non potrà essere accusato di mafia).

Il giornalista però ha l'amaro in bocca, ed ecco che il servizio viene tramutato: "ecco perchè" ammonisce la voce "in Sicilia non si possono fare casinò!!!". Perchè c'è la mafia! Ne approfitterebbe subito!

Quindi qui non si dovrebbe fare niente "perchè c'è la mafia". Certo portando questo ragionamento alle estreme conseguenze, visto che tutti i negozianti pagano il pizzo, dovremmo chiudere tutti i negozi.... ma poi le merci del nord chi ce le vende? Ma, mi chiedo io, come mai si sono fatte le raffinerie? Come mai l'Agip lavora qui tranquillamente senza problemi? Come mai aziende nazionali come la vecchia SIP o l'ENEL non hanno mai subito ritorsioni?

Intanto abbiamo questa "nuova" teoria nazionale secondo cui la miglior cura per la criminalità organizzata è il sottosviluppo, una teoria economica che sicuramente negli anni a venire vedremo premiata con un bel Nobel.
Lo stato ci crede veramente in questa teoria, ed infatti cosa ha preparato per rilanciare l'economia nazionale? Il taglio del cuneo fiscale per l'industria. E credo sia inutile andare a vedere dove andranno a finire questi soldi, visto che da noi industria significa (al solito) Agip, ENEL, Telecom, Moratti, Agnelli etc etc.
E la fiscalità di vantaggio per le aree più depresse? Da un "Avrete la (benedetta) fiscalità", si è passati ad un "Chiederemo" ed infine ad un "Forse" sui giornali di oggi.
E le aree franche urbane? Direi che visto come è finita per l'area franca di Messina, "A cu stati pigghiannu po culu"?

E, come se non bastasse, lo stato si rifiuta comunque di versare nelle casse della regione i fondi provenienti dalle tasse delle imprese che operano sul territorio regionale, secondo quanto stabilito dal concordato ragiunto con il precedente governo, fiore all'occhiello del primo governo Cuffaro.

Allora, cari amici autonomisti, cosa aspettate ad alzare la voce?
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martedì, settembre 19, 2006

Il ponte e la libertà di stampa

Per chi ha orecchie per sentire ed occhi per vedere, la realtà italiana dovrebbe essere così trasparente da non lasciare dubbi. Eppure sembra che i ciechi ed i sordi siano pittosto numerosi, soprattutto al sud, a giudicare da quanti colonizzati sono pronti, nella loro città, ad andare a tifare per una squadra del nord ancora proprietà di una delle famiglie che più ha sfruttato la "carne" meridionale ingozzandosi del nostro sottosviluppo.

Così può accadere che oggi non vi sia traccia sui mezzi d'informazione nazionale più vicini al governo (vedi ad esempio i siti del Corriere della Sera e di repubblica) della manifestazione organizzata a Roma dall'MPA.

La cosa potrebbe essere liquidata come dovuta alla lotta politica quotidiana: media vicini al CS oscurano le iniziative del CD. Ma la cosa non può essere liquidata in questi termini, dato che mai gli stessi media si sono dimostrati così omertosi verso una manifestazione di protesta anche se di segno opposto. D'altronde non si capisce di cosa si dovrebbe preoccupare il governo, dato che in fondo nemmeno l'opinione pubblica siciliana, elettorato prevalentemente di destra, è così sicura di volerlo, il ponte.

La verità è che lo stato italiano non ha felici ricordi delle manifestazioni di piazza siciliane, memore (anche se finge di essersi scordato tutto) dei disordini ai tempi del MIS e dell'EVIS e della cocente sconfitta politica che questi gli cagionarono. Ed è proprio questa memoria che deve tornarci, grazie anche alla manifestazione di oggi a Roma, indipendentemente dalla nostra idea sul ponte e dalla nostra orientazione politica.

Questo è il grande merito che dobbiamo ascrivere al Presidente Lombardo: quello di aver finalmente portato in piazza i siciliani, a Roma e contro lo stato. Di aver trovato il giusto motivo per smuovere gli animi oramai sopiti. Ora la strada è aperta, qualcosa di importante può mettersi in moto. E questo è stato capito da molti, se anche Alleanza Siciliana, con alla testa Nello Musumeci, notoriamente scettico riguardo al ponte, non è voluta mancare all'appuntamento.

Non richiudiamo la porta, non facciamocela richiudere in faccia: l'arma della movimentazione popolare può essere quella vincente.

E l'omertà dei mezzi di informazione non dovrebbe stupire nessuno: l'Italia giace infatti al 40° posto (circa) della classifica mondiale della libertà di stampa dietro esempi di democrazia quali El Salvador o la Namibia. E soprattutto dietro il Sudafrica, da quando questi ha chiuso con l'apartheid. Ripeto: da quando questi ha chiuso con l'apartheid.

A buon intenditore...
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La mafia c'entra ma non c'entra

Quando pubblicavo il mio ultimo post relativo ai fatti di Brescia, non avevo ancora letto i giornali o visto i TG, ma in realtà tutto era già stato messo a posto: secondo il quotidiano La Sicilia la mafia non c'entra (cioè Cottarelli non era parte di un organizzazione mafiosa, e nemmeno il figlio ed il nipote di un noto boss), ma ha controllato tutto da lontano (cioè voi siciliani siete comunque mafiosi): la mafia c'entra, ma non c'entra.

Quindi la mafia "made in Sicily" che a quanto pare controlla tutto in Sicilia (qualcuno dice in Italia) ha lasciato fare, ha lasciato che due facenti parte di una famiglia mafiosa si permettessero di dissociarsi dalla mafia e poi mettessero in piedi un'organizzazione che potesse appropriarsi di milioni di euro? Mi sembra un poco artificioso....

Ma non ci avevate detto che la mafia è un fatto sociale e culturale? Come hanno fatto questi due, cresciuti in una famiglia mafiosa, avendo subito l'assassinio del padre, a non essere imbevuti sino al midollo dell'ambiente in cui sono cresciuti? E poi... ne rimangono fuori... ma continuano a fare le stesse cose? Perchè questa fretta nel mettere in chiaro che "la mafia questa volta non c'entra"? Perchè la notizia è scomparsa così prematuramente dai media? Si è parlato per tanto tempo della ragazza pakistana uccisa... questo delitto sembra ancora più odioso!

Ovviamente le sorprese non sono finite qui: il terzo uomo pare fosse un milanese: costui si trova in carcere, ma la televisione collega l'accusa di omicidio solo ai due trapanesi? Come mai?

Sempre più collegamenti saltano fuori tra la malavita siciliana e impreditori e "colletti bianchi" continentali (vedi il nostro post precedente), sicuramente grazie al lavoro del procuratore Grasso.

Ma a noi non basta: noi chiediamo si sapere tutta la verità, di sapere cioè se uomini violenti ed ignoranti come Riina, U Malpassotu, U cavadduzzu (viene solo da ridere al pensiero...) fossero in grado di comandare questa organizzazione capace di operazioni di finanza iternazionale degne dei più rodati banchieri o erano solo l'anello locale, il braccio armato di una catena ben più estesa e con la testa (crediamo noi) molto lontano dall'isola.
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sabato, settembre 16, 2006

Omicidio di Brescia: una svolta carica di conseguenze inaspettate

All'improvviso si trovano gli autori della strage di Brescia e come per incanto la notizia passa in secondo piano. Dagli articoli dettagliati del dopo strage, il sito del corriere passa a degli stringati comunicati, quasi il delitto fosse avvenuto in qualche sperduto angolo dell'Europa dell'Est. Stranamente sui siti dei giornali locali siciliani si trovano più notizie, soprattutto a riguardo di chi fossero i trapanesi coinvolti nell'omicidio: il figlio ed il nipote di un capomafia ammazzato da qualche anno.

Perchè questo riserbo nel diffondere queste notizie? Perchè i telegiornali non schiaffano tutto tra le notizie più importanti della giornata? Perchè in realtà la notizia è una bomba, infatti non sembra che Cottarelli fosse ricattato dai due, anzi forse era lui che tentava di fregare i compari. Cottarelli sembra essere stato parte integrante di una associazione a delinquere che crediamo di poter dire in forte odore di mafia.

Ovviamente tutto è da dimostrare, cioè che i rappresentanti di una nota famiglia mafiosa siano responsabili di associazione mafiosa, ma notiamo come sia strana la reticenza ad usare l'espressione in questo caso. Che il motivo sia Cottarelli?

Certo vogliamo andare in fondo alla cosa: vogliamo cioè sapere se l'impreditore bresciano è da ritenersi colpevole di associazione mafiosa oppure no.

Se lo era, questa sarebbe la prima volta che un settentrionale viene accusato di fare parte della famosa "associazione", e potrebbe voler dire che la mafia non è un fenomeno culturale che dipende dalla condizione sociale siciliana etc. etc. con tutte le stronzate che sono state scritte sull'argomento in questi ultimi 150 anni (noi in realtà lo sappiamo benissimo che la mafia non è un fenomeno culturale). Questo dovrebbe avere notevoli conseguenze anche sul piano giuridico e sull'applicazione delle leggi antimafia.

Se non lo era, dovremmo dedurne che nemmeno il figlio ed il nipote del boss erano mafiosi, altrimenti verrebbero meno le accuse di associazione mafiosa o di collusione con la mafia fatte a decine di imprenditori siciliani negli ultimi decenni, anzi praticamente a tutti i siciliani solo perchè non avevano il coraggio di farsi ammazzare come cani.

Siamo certi che il procuratore antimafia Grasso sarà capace di fare luce sull'argomento.

E sì... sono proprio tante le cose che stanno venendo a galla su questa storia della Sicilia = Mafia. Non vorremmo sbagliarci ma crediamo di essere solo all'inizio...
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lunedì, settembre 11, 2006

Come lo stato intende aiutare il Sud

Non sarà certo passata inosservata la strana ed improvvisa ribalta di cui sta godendo la Regione Puglia a seguito del cambio di guardia a Roma: dalla decisione di portare l'alta velocità a Bari, alla vetrina offerta alla Fiera del Levante, palco di importanti esternazioni da parte del presidente del consiglio di turno.

Ma a parte i fondi piovuti dall'ascesa al governo del politico locale, poche gocce in un secolare mare di siccità buone al più a rafforzare la piaga del clientelismo, cosa promette lo stato (e ripeto stato, che chi parla ancora di centro-destra e centro-sinistra non ha capito niente) di diverso dal passato a chi ha avuto la sfortuna di nascere a sud del Lazio?

A Bari Romano Prodi a fatto del suo meglio per assicurarci che "lo stato" continuerà sulla strada tracciata nei suoi primi 150 anni di vita. Addirittura il Sole24Ore riporta nel titolo la frase del discorso che (forse), nelle intenzioni del premier, ci avrebbe dovuto più rassicurare: "Cuneo, senza penalizzare il sud", cioè non stiamo cercando di far partire lo sviluppo al sud, al massimo vedremo di non penalizzarlo rispetto alla situazione attuale.

E poi si discute sui meccanismi che "forse ... invece di 9 al nord (sconti su Irap) ed 1 al sud, la partita si riequilibri per un 7 a 3". Quindi è tacito che le isure studiate serviranno solo al nord e non a tutto il paese.

E per quanto riguarda la fiscalità di vantaggio per il sud "non è facile ma ci impegneremo già in finanziaria": praticamente na putemu scuddari.

Senza parlare di D'Antoni che auspica la creazione di "zone franche urbane": ma a chi crede di prendere per fessi? La zona franca di Messina è già stata istituita da diversi decenni, ma non è mai stata attuata.

Ma possibile che non ci siano altri rimedi, qualcos'altro che possiamo fare da soli almeno per alleviare? E' sempre il Sole24Ore che, in un articolo del 30/08/06, ci aiuta, ci suggerisce una soluzione, anzi ci sgrida perchè non ci siamo già mossi come hanno fatto al nord e ci sprona a farlo. Ecco i suoi suggerimenti:

1) fusione delle "utilities" locali (municipalizzate) per una gestione più oculata, una maggiore economia di scala a difesa dei consumatori, la possibilità di accedere a progetti di dimensioni maggiori, armonizzati per aree geografiche più vaste. In questo senso va vista la recente proposta fusione AEM - ASM.

2) Polo lombardo della rete autostradale, incipit di una rete globale del settentrione

3) Fusione delle banche locali, per evitare acquisti da realtà più importanti e salvaguardare il credito locale. Apparterrebbe a questa categoria la fusione Sanpaolo - Intesa

Forse il Sole24Ore si scorda che da noi le Municipalizzate non esistono o non funzionano, che il polo autostradale siciliano esiste già, non ha portato ad un miglioramento dei servizi e non ci potrà mai essere un polo meridionale in quanto una rete autostradale meridionale non esiste: le poche tratte che ci sono non sono altro che appendici della rete settentrionale utili a favorire lo scorrimento dell'emigrazione verso nord.
Per non parlare delle banche: intanto noi il nostro polo bancario l'avevamo già (il Banco di Sicilia), poi grazie al Sig. Presidente Ciampi è stato dichiarato insolvente, ci è stato scippato e svenduto alla Banca di Roma. Per il resto tutte le altre banche meridionali sono state espropriate e date alle controparti settentrionali.
Ed ora noi non stiamo facendo le mosse giuste?
E poi, scusate, fino a pochi mesi fa non dicevate che il credito locale poteva benissimo essere assolto dalle banche del nord, che eravamo infantili nel credere che ci volessero banche nate sul territorio?

Diciamo che lo stato si sta inventando un po di scuse per giustificare la continuazione del colonialismo. Peccato che pochi oramai credono a quello che dice lo stato.
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sabato, settembre 09, 2006

La trasformazione da Regione Sicilia a Regione Siciliana

Non sarà sfuggita ai più attenti l'enfasi con la quale la Regione mette in evidenza la sua ritrovata giusta denominazione, e cioe "Regione Siciliana", piuttosto che il coloniale "Regione Sicilia". Il ripensamento, o riscoperta che dir si voglia, forse dovuto al rischio di uno "scavalcamento a sinistra" da parte di gruppi e partiti autonomistici e/o indipendentisti di vario tipo, recente e repentino, non deve essere stato indolore nei nostri politici, tanto che vedendo in giro i cartelloni pubblicitari quasi non si è sicuri che qualcuno abbia mai usato il termine "Regione Sicilia". Solo un brutto sogno, che comunque lascia dei rimasugli reali, come ad esempio sull'indirizzo internet della Regione: www.regione.sicilia.it , salvo poi la dicitura corretta sul banner in alto.

Politici, commentatori e giornalisti, tuttavia, fanno ancora finta di non capire l'enorme differenza che quelle due letterine (N ed A) comportano. Quelle due letterine indicano che la nostra regione non è stata creata dallo stato, ma pre-esisteva ad esso, e che il Popolo Siciliano ha liberamente deciso di unirsi allo stato Italiano attraverso un patto, appunto lo Statuto (fatto quest'ultimo ancor più importante, che in fondo molte altre regioni italiane predatano lo stato).

Dal riconoscimento dello statuto quale patto, dobbiamo trarre ulteriori conseguenze:
1) Lo stato italiano non ha concesso un bel niente, visto che addirittura è stato da noi sconfitto durante la guerra di indipendenza scatenata dal MIS e dall'EVIS negli anni quaranta. Sono i Siciliani che semmai hanno "concesso", ed infatti lo Statuto fa parte della costituzione italiana.
2) Se una delle due parti non rispetta un patto, vi sono delle conseguenze che potrebbero portare addirittura al decadimento del patto stesso.

Proprio quest'ultimo fatto è quello che si è verificato: lo stato Italiano non ha rispettato il patto, rendendo quindi le mani "libere" alla Sicilia anche dal punto di vista legale sul piano internazionale. E' questo è qualcosa che fa tremare le gambe a tutti: a Palazzo dei Normanni come nel più umile dei siciliani.

C'è paura in noi: paura di prendere il destino nelle nostre mani. Non si possono infatti traghettare tutte le colpe oltre il faro. I nostri politici non hanno vigilato sul patto, e chi aveva da perdere da esso non lo ha rispettato.

D'altronde i politici eletti all'Assemblea ci rappresentano, rappresentano il popolo siciliano nel bene e nel male e se non rispettano il nostro mandato, ABBIAMO IL DOVERE di esercitare pressione, di protestare, di alzare la voce affinchè il loro dovere lo facciano. In ultima analisi il rispetto dello Statuto passa attraverso ogni singolo cittadino, e dalle pressioni che insieme agli altri componenti del Popolo Siciliano egli riesce a fare sul governo dell'isola.

Quello che manca, ed è mancato sin dalla fine della guerra d'indipendenza siciliana, è proprio la presenza di gruppi di pressione, di lobby che spingano verso il rispetto dei poteri che lo Satuto ci conferisce. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso (basti pensare ad esempio a "L'altra Sicilia" ed a molti altri gruppi che si sono venuti formando), ma bisogna iniziare a scendere in piazza, a scioperare se necessario. Perchè questo sarà lo sciopero che ci porterà il lavoro e lo sviluppo, ma anche, finalmente, la LIBERTA'.
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martedì, settembre 05, 2006

Energia: Si ai rigassifficatori ma solo a certe condizioni


La polemica sui rigassificatori in Sicilia sembra farsi più acuta che mai: quanto questa sia pretestuosa è da vedersi, intanto però una cosa è certa: abbiamo bisogno di una posizione certa ed univoca, che non lasci spiragli ad ulteriori manovre di insabbiamento.
Certo tutti sembrano lottare per lo sviluppo della Sicilia ora che va così di moda, noi però vogliamo porre sul tappeto alcune considerazioni.
1) I rigassificatori saranno strutture fondamentali per lo sviluppo economico di qualunque nazione per i prossimi 20 - 30 anni. Non esserne dotati significherebbe rinunciare ad un approviggionamento energetico certo e sicuro, rimanendo in balia di ricatti e vessazioni da parte dei paesi produttori
2) Nel caso della Sicilia diventano un'opera di ancor più vitale importanza se vuole mantenere e (finalmente) cominciare a sfruttare la sua vocazione di hub energetico del meditterraneo. Indipendentemente da quanti e quali rigassificatori si costruiranno in Italia ed in Europa, sarà molto più conveniente per tutti scaricare il gas "en ruote" in Sicilia e poi portarlo in Europa tramite condutture pittosto che risalire tutto il Mediterraneo con quelle gigantesche navi.
3) E' comunque ovvio che la Sicilia ed i siciliani questa volta dovranno trarre dei benefici dalla loro posizione geografica: e ora che il sognor Moratti smetta di fare lo spiritoso con i soldi dei siciliani buttandoli nel pozzo senza fondo dell'Inter. Se non si riesce ad ottenere un accordo con lo stato e con la comunità europea in questo senso, niente impianti industriali in Sicilia.
4) Per il loro posizionamento non si devono scegliere aree "vergini" dal punto di vista industriale, ma piuttosto incominciare quella riconversione di vecchi impianti petrolchimici e di raffinazione. E' infatti tempo di pensare alla dismissione delle raffinerie, dato che il petrolio sarà sempre meno la fonte di energia di preferenza in occidente. Inoltre i rigassificatori, pur essendo sempre inpianti industriali potenzialmetne inquinanti sono molto più sicuri delle raffinerie-spazzatura che ci ritroviamo a Priolo ed in altre martoriate aree del nostro territorio.

In conclusione: si ai rigassificatori, ma solo a certe condizioni.
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