Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

domenica, novembre 30, 2008

Figli di (seconda parte)

Seconda parte di una serie di tre post dedicati ai nostri progenitori fenici. Nella prima parte abbiamo dato uno sguardo alle contraddizioni sin troppo evidenti di uno stupido articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Ora cominceremo a scendere, a scavare sotto, per andare a scoprire come si è arrivati a quelle insensate incongruenze.

Dicevamo nella prima parte di questa trilogia fenicia di proseguire per la nostra strada senza tentennamenti. Ed andando per la nostra strada, non possiamo far altro che riprendere la pubblicazione “scientifica” alla quale fa riferimento il pezzo. Ed è qui che cominciano le vere sorprese!

La principale conclusione tratta dagli autori è che basandosi sulla distribuzione nelle popolazioni Mediterranee di un particolare cromosoma (denominato J2) è stata notata una “Firma fenicia che ha contribuito per > 6% alle moderne popolazioni esaminate ed influenzate dai fenici”.

Il problema è che l'area di provenienza dei Fenici (corrispondente grosso modo al moderno Libano) è un bel casino. Come fare a sapere se quel cromosoma (rintracciabile anche in molti altri gruppi, ad esempio quello greco...) venga dalle migrazioni di tre millenni fa, e non da qualche altro evento? Nel documento si citano tre di questi eventi: le migrazioni neolitiche, l'espansione greca e la diaspora ebrea. Ma si potrebbero citare moltissime altre migrazioni tutte di notevole importanza, ad esempio quella bizantina o quella araba (il cromosoma potrebbe essere arrivato dal nord Africa durante l'espansione musulmana della seconda metà del primo millennio).

Per giunta nel testo si sorvolano i primi due eventi e si pone fortemente l'accento sulla diaspora ebrea. Ma anche in questo caso, non avevamo bisogno di nessuno studio per sapere che gli ebrei non si sono mescolati granchè con altri gruppi nel loro peregrinare. E dato che nel 1492 gli spagnoli li cacciarono dalla Sicilia, anche i loro geni sono quasi scomparsi. Si ha cioè l'impressione che si sia voluto a tutti i costi mettere nel nostro sangue più gocce fenice di quante ve ne siano in realtà.

Inoltre assegnando tutto quello che rimane di quel cromosoma ai fenici si sta completamente cancellando l'età ellenistica! Infatti gli autori sostengono che si potrebbe approfondire lo studio includendo “investigazioni sistematiche delle espansioni militari, come il segnale greco dall'era di Alessandro Magno nell'Asia centrale e meridionale”. Guarda caso non si cita il vicino oriente, tralasciando proprio l'area libanese. Si sta cioè assumendo che la popolazione dell'area libanese sia libera da influenze greche, cosa assolutamente errata da Alessandro Magno in poi.

E come se non bastasse, si rimane perplessi nel constatare come appena pochi mesi prima il Giornale Europeo di Genetica Umana aveva pubblicato uno studio dove si sosteneva che:

Il contributo genetico di cromosomi greci al pool genetico siciliano è stimato nel 37% circa, mentre il contributo della popolazione nordafricana è stimato nel 6% circa.

Quello che dicevamo sopra: il 6% dovrebbe essere assegnato in generale al nord Africa, e potrebbe essere arrivato in Sicilia in epoche diverse e distanti tra loro.

Il fatto che gli autori poi evitino di citare (e semmai confutare...) dati di altri studi che contraddicono le loro conclusioni ci insospettisce ancora di più. Fonti storiche arabe suggeriscono che intorno all'anno mille Malta fosse praticamente disabitata. Wikipedia (manco a dirlo) si preoccupa di discreditare la fonte araba in base a labili motivazioni*.

Ma da Malta il professor Felice (i cui antenati il cognome suggerisce arrivati dalla Sicilia...) non ha dubbi: la sua isola fu ripopolata in periodo arabo con gruppi provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria. In altre parole, quel cromosoma non si trova a Malta da tremila anni grazie ai Fenici, ma è arrivato lì per altre vie. L'assunto della ricerca finanziata dal National Geographic secondo cui l'origine di quel cromosoma nei luoghi in esame sia derivato direttamente dalla presenza fenicia è clamorosamente sbagliato**.

Vorremmo ora capire perchè il National Geographic abbia sponsorizzato una ricerca chiaramente falsata e condotta con tanta incompetenza

Il mensile americano aveva preparato il campo da tempo. Nell'ottobre del 2004 pubblicò un articolo dal titolo “Chi erano i Fenici” che sembra “predire” i risultati ora propinatici “scientificamente”:

Oggi Spencer Wells dichiara che «i fenici sono diventati spiriti, una civiltà scomparsa nel nulla». Ora lui e Zalloua sperano di usare un alfabeto differente, le lettere molecolari del DNA per riesumare quegli spiriti.

E questo dopo che l'autore in modo assolutamente arbitrario decide che “i fenici disseminavano idee” (...). Quelle idee hanno aiutato a fare scoppiare un revival culturale in Grecia , un revival che porto all'età d'oro dei greci e dunque alla nascita della civiltà occidentale.

Ecco il punto: per qualche oscuro motivo si è deciso che la civiltà (e chiamiamola così...) occidentale abbia avuto origine non più dai greci come si è blaterato sino ad oggi, ma dai fenici.

I greci vengono totalmente cancellati con una semplice frase del Corriere della Sera (“ci vollero i Romani e le Guerre puniche a chiudere la lunga dominazione di Cartagine sull’isola”), ma l'ordine è partito da molto lontano (la geniale trovata dell'1 su 17 proviene dall'agenzia originale rilasciata dal National Geographic)

Ecco perchè a tutti costi (anche i più ridicoli) si devono trovare in noi i geni di questi benedetti (o maledetti?) fenici: ci stanno rifacendo l'albero genealogico. Ecco perchè ti hanno ordinato di dare della “puttana” alla donna siciliana, caro Battistini.

Chi lo avrebbe mai detto che due fesserie scritte da un cretino ci avrebbero portato così lontano? Aspettate solo di vedere dove andremo a finire con la terza parte di questo post...

(Fine seconda parte)

*Wikipedia commette in questo caso un errore grossolano. La fonte delle notizie sul ripopolamento di Malta è un importante testo arabo di geografia del XV secolo: il Kitab al-Rawd al-Mitar, scritto da Muhammad bin Abd al-Munim al-Himyari. Wikipedia assegna invece il libro a Harbi al-Himyari che visse un paio di secoli prima degli eventi narrati nel testo in questione! La discussione condita di quelle labili motivazioni di cui parliamo si trova a quest'ultima voce.

**Una critica completa alla ricerca del National Geographic si può trovare in questo post e relativi commenti del Diekenes Antropology Blog (in inglese).
[Continua a leggere...]

giovedì, novembre 27, 2008

Slot machine

Alitalia (o come cavolo si chiamerebbe ora, la puzza non cambia...) ha tagliato i collegamenti da e per Palermo. Male, molto male. Questa decisione fa rabbia. E tutti i Siciliani dovrebbero ribellarsi. Per almeno due motivi.

Il primo è che i tagli sono stati effettuati solo a Palermo. Il secondo motivo di sconforto è dato dal fatto che i voli sarebbero stati tagliati del 70%. Non ci siamo: portate il taglio al 100%. E non solo a Palermo, anche a Catania.

Finalmente un po' di slot liberi per lo sviluppo della Sicilia! Di Alitalia e dei suoi epigoni non sappiamo cosa farcene. Visto che i siciliani non riescono a de-colonizzarsi liberamente, li de-colonizziamo a forza tagliando quei sospirati collegamenti con Milano e con Roma. Riempiamo invece le piste di voli per Parigi, Londra, Atene, Tripoli, Il Cairo, Dubai o Istanbul e costringiamo tutti a comprare biglietti per quelle destinazioni. Per legge. Costringiamoli per legge. Un biglietto (andata e ritorno, please) a trimestre per il capo famiglia, uno ogni sei mesi per gli altri componenti del nucleo familiare.

Misure d'emergenza per la de-colonizzazione mentale coatta del Popolo Siciliano. Ecco come li potremmo chiamare. Una bella serie di “corsi di aggiornamento” che dovrebbe essere gestita dal ministero (pardon... assessorato...) alla cultura. Altro che stato d'emergenza. Capace che riusciamo a farceli finanziare dalla famigerata Comunità Massonica Europea. Finanziano tante di quelle minchiate... Ai massoni piacciono questi “melting pot” di razze. Queste diluizioni culturali. Basta fargli credere che servano per farli scomparire i Siciliani, piuttosto che per crearli.

Ed invece i furbi sicari del potere romano cercano di sobillare e dividere, cercando di soffiare sul fuoco del provincialismo: “Fontanarossa diventa l´hub siciliano. Così Catania vince il derby del potere”, così titola la spelacchiata edizione palermitana di Repubblica. Ma lo sanno che le province in Sicilia sono state abolite dallo Statuto? E loro queste gabbie continuano a tenercele a forza sopra la testa.

Oppure fanno l'occhiolino agli LsU (Lagnusi siciliani Uniti, sia a Palermo che a Catania). Questa è la strada tentata dal Parlagreco: “Il Sud non conta niente, la Sicilia meno che niente.” Ora dovrei sentirmi solo ed abbandonato da tutti... mi metto la testa tra le mani e piango.

Solo che intanto il Parlagreco contraddice quanto detto da Repubblica: “Palermo perde il 70 per cento dei voli con Roma e Milano, Catania il 50 per cento” Allora non è proprio vero che si è deciso di “ridimensionare Punta Raisi e di salvaguardare Fontanarossa”, come profilato da Emanuele Lauria. Birbaccioni!

La verità probabilmente è un po' diversa. La verità è che quei voli Alitalia non se li filava più nessuno, da quando le compagnie private possono muoversi con libertà in Italia ed in Europa . Servivano solo a tenere qualche raccomandato in più. Ed ora che non ci sono più soldi, il raccomandato dovrà stringere la cinghia (di sicurezza) anche in mancanza del decollo.

Per decenni i Siciliani (ed i Calabresi che utilizzano l'aeroporto di Catania) hanno sovvenzionato questo vergognoso votificio volante pomposamente chiamato Alitalia tramite inutili collegamenti forzati con fermata a Roma e Milano anche per le altre destinazioni nazionali che ci costringevano ad un esborso aggiuntivo. Una tassa (o meglio una tangente...) che poi veniva rigirata ai vari raccomandati di turno che neanche sono siciliani (avete mai sentito un accento siciliano su uno dei fallimentari voli Alitalia?).

Ora le compagnie private italiane (da Air One, a Meridiana, alla stessa Windjet) e straniere (sia private che di bandiera) hanno mandato all'aria questo delitto perfetto, e quegli aerei viaggiano leggeri leggeri verso le loro antieconomiche destinazioni. Gli ottocenteschi patrioti del tricolore staranno più comodi per lo meno.

Vediamo invece cosa combinano i dirigenti di Punta Raisi e Fontanarossa. Vediamo come utilizzeranno questi slot. E se li utilizzeranno male, se non appronteranno quelle “misure d'emergenza per la de-colonizzazione mentale coatta del Popolo Siciliano” di cui parlavamo sopra, allora sì che i Siciliani avrebbero un (ulteriore) buon motivo per ribellarsi.
[Continua a leggere...]

mercoledì, novembre 26, 2008

Aghi americani nel pagliaio africano

Ogni tanto i fili che tengono le notizie innocentemente appese alle pagine dei giornali si congiungono poco oltre la pagina che stiamo leggendo. Purtroppo sono ancora in pochi quelli dotati di uno sguardo tanto penetrante da vederci attraverso la carta del giornale. In realtà basterebbe esercitarsi un po' per riuscire a dare quello sguardo “oltre”. Spesso basta mettere la carta bene in controluce per coglierne le trasparenze.

Poco tempo fa abbiamo parlato di quei pirati che infesterebbero incontrollabili le acque somale, riuscendo a farla in barba alla più potente marina militare del mondo. Cosa strana, ma comunque un nonnulla se pensate che invece pare non riescano a farla in barba ad un insignificante “blogger” che scrive da una delle più insignificanti (almeno, così ce la svendono i gloriosi difensori della patria) isole del mondo, la Sicilia.

Si era scelto lo “snodo” del corno d'Africa per iniziare a parlare un po' più di politica internazionale (sempre con riferimento alla nostra insignificante isola) con cognizione di causa. Perchè in quella zona si sta svolgendo uno scontro importantissimo per il controllo delle vie marittime mondiali e delle risorse naturali dell'Africa centrale che condizionerà anche gli equilibri Mediterranei del prossimo futuro.

La notizia della petroliera Saudita attaccata con successo dagli ardimentosi avventurieri africani ha fatto il giro del mondo in un lampo. Il resoconto dei fatti deve essere suonato così fantasioso ed improbabile che l'Economist si è tradito fanciullescamente mettendosi sulla difensiva e confermando i peggiori tra i sospetti che si sarebbero potuti avere:

“Tutti hanno bisogno di sopravvivere in questi tempi duri. E se il peggio arriva, le navi da guerra possono sempre essere mandate a risolvere il problema, semplicemente come fecero i britannici e gli americani al largo della costa berbera del nord Africa all'inizio del XIX secolo. Viene la tentazione [di mandarle, queste navi da guerra, ndr], ma sarebbe sbagliato.”

Dopo aver ripreso con notevole ritardo l'idea del confronto con la pirateria barbaresca (ritardo rispetto a questo blog, eh eh!), il “prestigioso” periodico si sente in dovere di arrampicarsi sugli specchi per riuscire a spiegare come mai la più potente marina militare della storia non spreca un paio d'ore del suo prezioso tempo a liberare una delle più importanti vie di comunicazione del pianeta da questi ridicoli pirati.

Non si usano le maniere forti con chi non ha che pesci pigliare per sbarcare il lunario, d'altronde “I pirati barbareschi causarono danni umani ed economici immensi”. Questi invece sono dei disperati che per poter sfamare le loro numerose famiglie sono costretti a chiedere qualche decina di milioni di dollari di riscatto qua e la. E poi non ammazzano QUASI nessuno, poverini....

Ma torniamo alla petroliera saudita. La gigantesca nave (lunga ben 330 metri, si sentono di dover precisare) è stata attaccata 830 km al largo delle coste del Kenya. Per salire a bordo gli assalitori devono aver sparato dei cavi metallici con arpioni per poi issarsi lungo lo scafo alto decine di metri. Un azione da commando:

come conferma anche dal capo di stato maggiore dell’esercito americano, l’ammiraglio Mike Mullen: «È gente molto ben addestrata che utilizza tecnologia sofisticate, telefoni satellitari e apparati Gps. Scelgono con attenzione il punto del mare dove abbordare. Adesso con gli ostaggi a bordo sarà difficile riprendere il controllo della petroliera».

Dal canto suo il pirata aggiunge che «Noi disponiamo degli strumenti necessari per identificare i biglietti falsi», cosa che solo una “istituzione” può permettersi di dire. Senza contare che per andare a pescare questo ago (la lunga petroliera) in un pagliaio (l'oceano indiano) dovevano essere ben informati su suoi movimenti sin dalla sua partenza.

Certo devono esistere diversi gruppi di “pirati”, visto che al contrario il gruppo di sprovveduti che ha tentato di arrembare negli stessi giorni una nave indiana è stato colato a picco con estrema facilità dopo che si erano addirittura azzardati ad aprire il fuoco contro una nave da guerra.

Ma cosa avranno fatto i sauditi per scatenare le ire dei pirati? La notizia del sequestro è stata diramata con enfasi il 18 novembre, ma l'azione si era svolta il sabato prima, 15 novembre. Ricordate che Gordon Brown era andato a chiedere l'elemosina agli arabi il 10 novembre? Ebbene il 17 novembre i sauditi hanno dato la loro risposta. E che risposta! Sentite un po' cosa dice il ministro delle finanze del regno Ebrahim Al Assaf :

«Questa è la sua opinione [di Gordon Brown, ndr]. Questa non è la nostra opinione. Non abbiamo alcuna intenzione di pagare più o meno degli altri. Abbiamo fatto la nostra parte in maniera responsabile e continueremo a fare la nostra parte, ma non abbiamo intenzione di finanziare le istituzioni solo perchè abbiamo grosse riserve.

Queste riserve sono per lo sviluppo del regno dell'Arabia Saudita»


Il tono sembra alquanto risentito... che qualcuno abbia tentato di torcere il braccio ai pii musulmani?

Se poi proviamo ad annotare le nazionalità delle navi sequestrate viene fuori uno strano raggruppamento. Prediamo ad esempio il caso della nave greca vittima di un attacco (riuscito, ovviamente), martedì 17 (bel numero!). A pagina 50 dell'inserto dedicato alla cronaca locale de La Sicilia di ieri (25 novembre) in basso, leggiamo uno strano articoletto (strano per posizionamento): “Porti Pireo e Salonicco, nuova gestione”:

La Cina si appresta a prendere in concessione, per i prossimi 30 anni, i due principali porti marittimi greci, il Pireo (Atene) e Salonicco, rafforzando i propri investimenti diretti nella regione e la capacità di penetrazione sui mercati mediterranei e dell’area balcanica.

Ma questo vi sembra articolo da pagina 50 della cronaca locale di Catania de La Sicilia? Forse la notizia ci interessa molto da vicino, malgrado gli altri giornali nazionali quasi snobbino l'ANSA secondo cui “Un'altra grande impresa di Hong Kong, La Hutchinson Port Holding e' in trattative per ottenere la gestione del porto di Salonicco”

E da dove viene la seconda nave sequestrata lo stesso martedì 17? Bravi, state cominciando a capire. Da Hong Kong. Si tratta del Delight, un cargo.

Rimane infine sempre aperta la questione della nave Ucraina con 33 carri armati nella stiva ancora in mano ai pirati. All'inizio parlavamo di un errore di valutazione dei mandanti o di un tradimento ucraino. Ma forse gli anglosassoni sono molto più raffinati di quello che pensiamo. Per riuscire a fare i loro comodi in Africa devono liberarsi dell'influenza cinese in Congo ed in Sudan. Nessun problema, avranno pensato, scateniamo un genocidio stile Rwanda in Congo. Ed in Sudan? I carri armati pare fossero stati acquistati dal Kenya che però li prometteva al Sudan del Sud. Che brillante idea: basta mettere un po' di zizzania che prima o poi una bella guerra locale ci scappa. Ad esempio, Kenya contro Sudan.

Con cura, che a maneggiare troppi aghi tutti insieme a volte ci si punge.
[Continua a leggere...]

venerdì, novembre 21, 2008

Figli di

Un articolo pieno di luoghi comuni e di ignoranza pubblicato da uno dei soliti quotidiani-straccio nazionali ci conduce lungo uno strano percorso dai retroscena bui e tenebrosi. Una piccola traccia raccolta per caso si dipanerà sorprendentemente attraverso millenni di storia e ben 4 continenti. Una miniserie di tre post da leggere più come il canovaccio per un romanzo che come il resoconto di fatti reali. Cominciamo dalla superficie, prima di scendere in apnea nell'abisso.

Dato che da noi, malgrado le apparenti contrapposizioni destra-sinistra, tutto procede a “reti unificate”, non ci sorprende che il genere di immondizia propalata dalla rivista Focus (vedi post) venga diffusa contemporaneamente da più fonti.

La lingua (biforcuta) batte dove il dente duole, e gli eventi siciliani stanno facendo sentire fitte lancinanti molto in alto. Ecco quindi che anche il Corriere della Sera si lancia disordinatamente nel mucchio con il programmatico titolo “I fenici «papà» dei siciliani” dove si parla dell'ambizioso 'Genographic Project' del National Geographic:

"Se siete in Sicilia ed entrate in un posto affollato, guardatevi intorno: un antico fenicio, almeno uno, è vicino a voi. Perché un siciliano su diciassette, ancora oggi, nel suo patrimonio genetico porta un cromosoma Y che deriva direttamente dai maschi d’una delle più antiche e misteriose civiltà mediterranee."

Che nei siciliani (sia ad est che ad ovest) ci sia sangue fenicio lo sappiamo già e non abbiamo bisogno di nessuno studio eu-genetico di conferma. Quindi di per sè la notizia non è una notizia. Detto questo, passiamo a togliere il velo ed a leggere nel modo corretto tra le righe.

Si parla di “maschi” perchè, come dice Daniel Platt, uno dei ricercatori, “il cromosoma che abbiamo studiato si tramanda quasi intatto di padre in figlio”. Questo vuol dire che se da un lato lo studio ci dice che i nostri padri erano commercianti, dall'altro non è ancora chiaro cosa facessero le nostre madri. Cosa faccia (o facesse...) la madre del firmatario del pezzo (tal Francesco Battistini) lo possiamo intuire facilmente.

Questo voler evidenziare che di fenicio avremmo solo i padri richiama pesantemente le immagini riportate da Focus e discusse in uno dei video allegati al post. Sottintenderebbe cioè una facilità di costumi delle indigene, che secondo la (falsa) storia che ci insegnano non disdegnerebbero di tanto in tanto di offrirsi al ben più civile straniero.

Insomma, noi Siciliani saremmo dei bastardi secondo il Battistini.

Ma lasciamo che le gocce ci scivolino addosso e passiamo oltre.

Perchè sembra che alla redazione del Corriere abbiano scoperto il gene della delinquenza. Poco sotto infatti leggiamo che “i contemporanei e i posteri, gli assiri e i persiani e gli egizi, ce li descrivono (ai fenici, ndr) in varie testimonianze: abili mercanti, pratici, furbi, con una certa fama di veloce disonestà nelle trattative”. E non lascia adito a dubbi chiudendo il pezzo con la chiave per interpretare il passo precedente: “E magari capire che cos’è rimasto di loro, nei siciliani d’oggi.”

Ricapitolando, il papà e la mamma di Battistini pur non essendo siciliani, facevano quello che facevano. Ed il figlio potrebbe aver ereditato parecchio dai suoi genitori.

Di nuovo, lasciamo perdere le provocazioni ed andiamo per la nostra strada. Di questo in fondo si tratta, di provocazioni lanciate nella speranza di un qualche gesto inconsulto. Invece il nostro dovere è quello di stare calmi e di non lasciarsi prendere dal nervosismo.

L'ignoranza continua a veleggiare sicura anche in altre aree dello stesso articolo. Come nel caso della perla più preziosa di tutte:

“ci vollero i Romani e le Guerre puniche a chiudere la lunga dominazione di Cartagine sull’isola”

Di quale isola stiamo parlando? Voglio credere che qui ci si riferisca all'isoletta di Mozia, e non alla Sicilia tutta, dove all'arrivo dei romani la civiltà siceliota (e non greca!!!) fioriva. Senza contare che i fenici non avevano mai dominato un bel niente. Essi infatti impiantavano semplicemente i loro empori commerciali. Al massimo si potrebbe parlare di sfera di influenza. Non di impero.

E chiudiamo con lo strano riferimento ad Israele:

“gli scavi erano cominciati nel 2004, ma due anni fa la guerra fra Hezbollah e Israele aveva bloccato tutto.”

Dopo quello di SiciliaInformazioni.com discusso nei post precedenti e contenuto nel paragone tra Lombardo e Craxi, è il secondo richiamo nel giro di pochissimi giorni.

Al solito, sarà solo una coincidenza.

(Fine prima parte)
[Continua a leggere...]

mercoledì, novembre 19, 2008

Bang bang

Nel post di ieri si è discusso dei “messaggi” apparentemente presenti tra le righe in un articolo pubblicato da SiciliaInformazioni.com. Ora un interessantissimo articolo propostoci dai Comitati delle Due Sicilie e corredato da una significativa immagine, tocca lo stesso problema, portando all'attenzione di tutti noi il fatto che il direttore Parlagreco non sia il solo a lanciare certe frecce.

Il post segnala come negli ultimi tempi sui quotidiani nazionali i richiami a Craxi ed alla sua politica estera siano stranamente frequenti e potrebbero contenere minacce soprattutto nei confronti di Berlusconi che si è lasciato andare a quelle esternazioni russofile di cui abbiamo già parlato.

Questa indicazione ci permette di evidenziare ulteriori risvolti del pezzo di SiciliaInformazioni che prima non avevamo notato. Infatti se da un lato Lombardo viene paragonato a Craxi, Berlusconi viene accostato a Reagan.

Il parallelo allora espone anche la forte contrapposizione esistente al momento tra il Presidente della Regione Siciliana e quello del Consiglio, taciuta dai media ufficiali e nascosta dietro la solita balla delle diatribe tra siciliani. Questa contrapposizione viene allegoricamente celata dietro quella al tempo maturata tra Craxi e Reagan ed esplosa a Sigonella.

Da questo ne traiamo la sensazione che anche oggi il nocciolo della questione si trovi a Sigonella, o meglio nella presenza americana in Sicilia, come le parole di Cossiga riportate nel post del Comitato Siciliano indicano (anche queste convenientemente messe in secondo piano dai media nazionali).

Un'ultima cosa da dire riguarda l'improbabile paragone tra Berlusconi e Reagan. Il presidente americano ebbe un incidente di percorso a seguito di alcune sue dichiarazioni che toccavano centri potere più in alto di lui, e precisamente la Federal Reserve:

Non dobbiamo rendere conto alla Federal Reserve Bank, tanto meno al (suo, ndr) presidente.

Berlusconi in definitiva con le sue dichiarazioni pro-Putin si sta mettendo contro gli stessi poteri (ricordiamo che Putin ha cancellato il debito pubblico della Russia, attirandosi le ire dei vertici della finanza mondiale).

Cosa successe a Reagan? Facile. Si beccò una bella pallottola.
[Continua a leggere...]

martedì, novembre 18, 2008

Un po' di pazienza

Su SiciliaInformazioni nei giorni scorsi (il 13 novembre per l'esattezza, bella data) è apparso un articolo leggermente atipico, l'analisi del quale indica come sia venuto il tempo di vederci più chiaro sul dietro le quinte di questo giornale on-line.

Per il momento però ci limiteremo ad un breve commento su questo strano articolo, nel quale si richiamano in vita Bettino Craxi ed il famoso episodio di Sigonella in cui i carabinieri italiani puntarono i fucili contro i marines statunitensi con l'intenzione di usarli, quei fucili.

I marines avevano a loro volta accerchiato un aereo sul quale si trovava il dirottatore della Achille Lauro. Insomma, per farla breve gli americani dovettero desistere dal loro intento.

A lasciarci interdetti è innanzitutto la seguente affermazione:

“Bettino avrebbe subito la vendetta israelo-americana”

A cosa si riferisce l'articolista (il pezzo non è firmato, ne deduciamo sia stato scritto dallo stesso direttore, Parlagreco)? Non vorremmo qui si puntasse all'esilio di Craxi in Tunisia... perchè questo vorrebbe dire che tutta la storia di Mani Pulite altro non è stata che una montatura, una serie di regolamenti di conti guidati dall'estero.

In verità sappiamo benissimo che è così. Ma questa sarebbe la prima volta che la cosa viene suggerita apertamente da un media ufficiale. Cosa ne sa Parlagreco? Qual'è il suo VERO pensiero in proposito?

La nostra preoccupazione poi è la descrizione della situazione di Lombardo che, sempre secondo chi scrive,

“potrebbe trovarsi (...) nella posizione, difficile ma decisiva, di Bettino Craxi.”

Il girovagare del tutto intorno a questo parallelo, un girovagare alquanto contorto, tradotto in un linguaggio più comprensibile sa di minaccia: Lombardo rischia di fare la fine di Craxi.

Chi ha suggerito il paragone a SiciliaInformazioni? Gli Israelo-americani stanno perdendo la pazienza a quanto pare. Ed il nocciolo della questione sembra essere Sigonella.

Bisognerebbe vederci più chiaro dietro queste quinte.
[Continua a leggere...]

venerdì, novembre 14, 2008

Berlusca Jones ed il vaso maledetto

Si sbraccia il pecoraio. Come un turco. Lui e quel gregge di transfrontalieri svizzeri che sguinzaglia a guardia del formaggio mentre gira ramengo con le sue pietose richieste d'aiuto.

Cosa diceva Galan? Ci paragonava ai turchi? Un paragone temporalmente ineccepibile visto che il suo capo nel frattempo si dirigeva proprio da loro.

La posizione del magnate di Arcore si fa sempre più difficile. Il suo zigzagare tra oriente ed occidente, mal digerito dai media occidentali che un giorno lo pongono sul piedistallo, l'altro lo gettano nella polvere, sta seguendo traiettorie sempre meno ampie che sembrano convergere tutte verso lo stesso punto.

Solo che questo punto non è quello che pensava lui, quello della macro-regione fantoccio del sud asservita alle voglie sue e di quei pochi soci nei suoi affari caprini.

La sue tendenze filo-russe erano state notate da tempo, ma la stampa anglosassone faceva di tutto per dissimulare l'uscita dai ranghi. Fino a quando il capofila, il solito Economist, lo scorso 4 settembre ha dato finalmente il permesso di rompere il silenzio sulla fastidiosa intemperanza subalpina:

Contro le obiezioni provenienti da alcuni quartieri filo-russi, primo tra tutti il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, la UE ha condannato le azioni russe in Georgia

Berlusconi si è voltato ad est sia per tentare di portare a termine il disegno perseguito dalla P2, come ventilato da Gelli (“Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo”), sia per interesse personale. E lo ha fatto per tempo, avendo intuito che i suoi principali alleati occidentali, George W. Bush ed i cosiddetti neocon, erano oramai al tramonto.

La scorsa estate, sentendo sempre più vicina la vittoria di Obama, ha rotto gli indugi diventando più esplicito nelle sue esternazioni russofile, sporgendosi sino a giustificare l'intervento in Georgia e a bloccare, insieme ai tedeschi, ogni risoluzione che potesse irrigidire troppo Mosca.

Il problema è che a Mosca a loro volta hanno idee diverse, e dei pecorai e delle loro macro-regioni di mozzarella non sanno cosa farsene. A Mosca hanno un preciso progetto di assetto mediterraneo e procedono per la loro strada.

La recente riunione a Palermo dei presidenti delle regioni del sud Italia è un sintomo di quel procedere: Lombardo (e finalmente anche gli altri) sanno di potersi giocare le loro carte sullo scacchiere geopolitico internazionale e non si stanno facendo pregare.

A seguire Blondet, che fa credere di trascrivere fedelmente ogni mezza frase di Putin, non si capisce da dove si possano dedurre certe cose. Significativamente il nostro, tra tutte le interviste ed i discorsi riportati, ha tralasciato una frasetta che al Kremlino negli ultimi mesi hanno ripetuto parecchie volte.

Ecco come si esprimeva Putin all'indomani della guerra in Georgia:

«Parlando di prestigio, il prestigio di alcune nazioni è stato danneggiato severamente negli anni recenti. In effetti negli anni recenti i nostri partner americani hanno coltivato il diritto all'uso della forza invece del diritto internazionale. Quando abbiamo provato a fermare la decisione sul Kosovo, nessuno ci ha dato ascolto. Abbiamo detto, non fatelo, aspettate; ci state mettendo in una posizione difficilissima nel Caucaso. (...) Ora per qualche motivo, tutti parlano del diritto internazionale.

Ma chi ha aperto il vaso di Pandora? Lo abbiamo aperto noi? No, non lo abbiamo aperto noi. Non è stata una decisione nostra, e non è stata una nostra politica.

Ci sono ambedue le cose nel diritto internazionale: il principio di integrità territoriale ed il diritto all'autodeterminazione. C'è bisogno soltanto di raggiungere un accordo sulle regole a terra.»


Il vaso di pandora a cui si riferisce Putin è quello della auto-determinazione. Ne hanno parlato tutti sin dall'inizio del 2008. Sempre però in riferimento alla situazione nel Kosovo ed ai suoi riflessi nel Caucaso. Così scriveva ad agosto il Los Angeles Times, in un articolo il cui titolo diceva tutto (“Il vaso di Pandora della sovranità. L'appoggio ai movimenti d'indipendenza può avere conseguenze disastrose”):

Semplicemente come l'occidente voleva proteggere il Kosovo dal dominio serbo, così Putin spera di liberare l'Ossezia del sud e l'Abkhazia dalle interferenze georgiane e tenerle nell'orbita d'influenza russa.

Ma è vero che l'obiettivo primario di Putin era liberare quelle due sperdute enclavi caucasiche? A guardare bene la Russia non troverebbe alcun vantaggio nella definitiva stabilizzazione dei due staterelli. Pur avendone riconosciuto formalmente l'indipendenza, la tensione non è stata assolutamente allentata malgrado una ulteriore azione georgiana non sembri possibile. Questo perchè una stabilizzazione dell'area in questo momento vorrebbe significare da parte russa la rinuncia implicita alla Georgia, cosa inimmaginabile.

Anche lo stesso Economist deve ammettere che “Non è ancora chiaro cosa voglia veramente la Russia in Georgia – o altrove.”

Dall'altro lato, che motivo avrebbero a Washington di resistere alla formalizzazione dell'indipendenza delle due enclavi, sapendo che in cambio potrebbero ottenere la definitiva annessione della Georgia all'occidente, una pedina di altissimo valore nello scacchiere caucasico? Il problema sembra proprio essere quello del vaso di Pandora. In quel vaso c'è ancora qualcosa di scottante.

Viene allora da chiedersi che cosa ci sia ancora lì dentro ed a cosa stia puntando Putin. Come si fa a fare saltare fuori da quel contenitore un vero dispiacere per l'occidente, quando negli ultimi decenni proprio l'occidente si è dedicato a spezzettare ogni cosa che gli capitasse tra le mani? Stati, nazioni, partiti, famiglie, usi e costumi e persino l'occasionale bambino per trarne un organo in più da trapiantare, tutti sono stati sbranati senza ritegno da questo mostro.

Ma un dispiacere forse c'è. C'è un oggetto in questo vaso di Pandora di cui tutti hanno paura. Per questo Berlusconi per la prima volta ha cercato di attirare l'attenzione sull'argomento durante la visita in Turchia allarmato dalla riunione di Palermo:

Secondo Berlusconi sono provocazioni anche il riconoscimento del Kosovo e l'ipotesi di un possibile ingresso della Georgia e dell'Ucraina nella Nato.

La guerra con la Georgia è già passata e l'indipendenza di Abkhazia ed Ossezia del Sud è in fondo cosa fatta. Perchè ricordare ancora il Kosovo?

Perchè è con le spalle al muro, e si sbraccia come un dannato per attirare questa benedetta attenzione. Perchè dal vaso di Pandora sta per uscire l'Autonomia Siciliana. Ed il possibile ingresso della Sicilia e poi di tutto il sud Italia nell'area di influenza russa.

Solo che, purtroppo per lui, quelli che dovrebbero ascoltarlo tireranno dritti per la loro strada. Figuriamoci che prospettive deve avere chi è abituato a vederci con un occhio solo.


Su EffediEffe lo scorso agosto sono stati riportati due importanti articoli contenenti le dichiarazioni di Putin. Il primo, pubblicato il 31 agosto, è la trascrizione completa di una intervista effettuata dal canale televisivo tedesco ARD. A questo indirizzo potete trovare l'originale: http://www.tagesschau.de/ausland/putininterview100.html.
Il secondo è quello della CNN del 28 agosto, segnalato il 4 settembre. Sempre un'intervista, ma in questo però non si tratta di una trascrizione completa, ma di un condensato tradotto dal seguente articolo: http://edition.cnn.com/2008/WORLD/europe/08/28/russia.georgia.cold.war/#cnnSTCText. In nessuno dei due pezzi si parla di questo vaso di Pandora.
Strano comunque che nel secondo caso si sia scelto di tradurre il condensato invece della interessantissima trascrizione completa dell'intervista come nel primo caso, trascrizione disponibilissima in rete (http://edition.cnn.com/2008/WORLD/europe/08/29/putin.transcript/) e dalla quale è stato tratto il brano riportato sopra.

[Continua a leggere...]

martedì, novembre 11, 2008

Gli sceicchi invasi dai topi

Non vi danno fastidio quei sorrisetti ironici e ignoranti che nascondono tutta la volgarità dell'invidia e del rancore di chi non riesce ancora ad ingoiare la propria inadeguatezza gretta e scomposta? Ma confessatelo pure, provoca anche un certo sadico piacere vedere quei sorrisetti che in fondo tradiscono la disfatta morale di chi se li trova impressi sul volto a raggrinzire una pelle bugiardamente ammorbidita da lifting e iniezioni di botulino.

Quei sorrisetti li abbiamo appena appena visti tra le pagine della rivista Focus (vedi post precedente), ma basta guardarsi intorno per ritrovarli un po' dappertutto. Ad esempio, a distanza di qualche mese, è simpatico ricordare i commenti carichi di invidia che la stampa nazionale (a reti rigorosamente unificate) riservò alla visita del sultano dell'Oman a Palermo, avvenuta lo scorso agosto. E' simpatico ricordarli anche per via di una notizia diramata nei giorni scorsi e che richiameremo a chiusura di post.

Cominciamo da un personaggio che abbiamo trattato (male, ovviamente) di recente, e cioè il nullafacente sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. Siamo abituati a vederlo impicciarsi dei fatti degli altri. Ma il suo articolo (pubblicato dal solito quotidiano) trabocca così tanto di veleno da rendercelo quasi quasi simpatico. Per lui l'ospite “blindato nella pur comoda cabina del suo enorme ferro da stiro sembra più un ergastolano che un sultano”. Che eleganza... un ex ministro di stato che dà dell'ergastolano ad un capo di stato estero (notate la foto a corredo). Che signorilità.

Continua poi l'infingardo ad insultare: “Eppure, a lui e al suo ambasciatore si sono avvicinati il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e altri dignitari cui S. ha donato un Rolex d’oro come avrebbe fatto con le sue concubine” dando della “prostituta” al presidente Lombardo. Soffrirà forse di fegato il nostro eroe delle due lire (più che dei due mondi)? Colui che vorrebbe fare risorgere a nuove virtù questa penisola di mortadella?

Si continua poi su un altro trafiletto dando del mentecatto ai siciliani:

C’è chi arriva alle otto del mattino per riuscire a vederlo da vicino, chi si porta dietro tutta la famiglia, compreso il bimbo di appena due anni, sfidando il sole cocente e la temperatura record, per immortalare l’evento e chi per chiedere soldi e anche un posto di lavoro.

Arrivano addirittura alle otto del mattino. Infatti è notorio che a Palermo di solito non ci si smuove dal letto prima di mezzogiorno. Ed arrivano per chiedere soldi, elemosina. I Siciliani queste cose le hanno nel DNA.

Passiamo al Corriere, che usa un'altra tattica. Quella dell'intimidazione mafiosa:

Comprerà davvero distese di costa siciliana per grandi alberghi sul mare? Si lascerà tentare dalla scommessa dei campi di golf che nascono fra Palermo, Sciacca e l' Etna? Investirà nel parco dell' Oreto, il fiume che il presidente della Provincia Giovanni Avanti vorrebbe bonificare? Sono i quesiti che s' accavallano incerti. Meglio accontentarsi del concerto di domani con l' orchestra del sultano sulla scalinata del Teatro Massimo. Una magia per lo stesso set di Francis Ford Coppola che qui guidò «Il padrino» di Al Pacino.

Bello, bellissimo. Il primo quotidiano italiano che davanti ad uno dei teatri più imponenti d'Europa si accorge solo della scalinata perchè legata ad un romantico ricordo di mafia. E così, dopo l'ergastolo, il nostro ospite si becca anche un bel 41bis. Visto che ancora non è stato abolito, approfittiamone!

Ma non abbiamo ancora finito. Su Repubblica leggiamo un altro esempio di italica malevolenza:

Quabus Bin Said, il 68 enne capo di stato del ricco Oman non è certo un tipo che passa inosservato. Il suo arrivo oggi all'aeroporto "Falcone e Borsellino" (con Boeing privato ovviamente) è stato salutato dagli uomini della marina omanita, giunti una settimana fa in Sicilia

Con boeing privato OVVIAMENTE? Ma è una vergogna... tutto questo lusso mentre la gente muore di fame! Noi siamo abituati ad altro. “Noi” italiani siamo dei signori. Gente con i piedi per terra, lavoratori, gente umile. Per esempio come capo del governo abbiamo un pecoraio, che al massimo potrà possedere una piccola flotta di Falcon ancorata a Linate. Ma che poi non disdegna di donare alle sue concubine non un rolex d'oro ma un posto di ministra, cosa mai vista neanche nel più bananiero degli stati caraibici.

Per non parlare degli altri, che certi lussi se li sognano e che mai si permetterebbero di sfoggiare tanta grandeur in faccia al popolo. Pensate che il parco guardasigilli del governo Prodi utilizzava l'aereo di stato persino per andare a vedere il Gran Premio di Monza con amici e parenti! Questa si che è onestà! Altro che il sultano.

E non venitemi a dire che Mastella è napoletano. Visto che poi in Veneto “vogliono tredici «grandi berline» a noleggio «a lungo termine» per 24 mesi che facciano 60 mila chilometri e abbiano come «cilindrata: 3.000 c.c. circa» e «alimentazione diesel» e «trazione integrale» e «lunghezza non inferiore a 480 cm» e «larghezza non inferiore a 180 cm. (riferita alla vettura senza retrovisori)». E poi vogliono, «a pena di esclusione dalla gara», il navigatore satellitare e la «selleria in pelle» e il «climatizzatore automatico» e i «sensori di parcheggio» e la «presa accendisigari posti posteriori» e i «cristalli laterali e lunotti scuri» e la «tendina parasole lunotto posteriore»Leggete, leggete.

In Italia vi sono 574.215 auto blu. Negli Stati Uniti 73.000!!! Che poveracci! Noi sì che siamo signori! Giù con il sultano!

Che poi la cosa più importante nessuno vuole notarla. Non siamo stati noi Siciliani ad andare in ginocchio dal sultano a chiedere l'elemosina. E' stato lui a venire in Sicilia a cercare di creare un collegamento. Quale capo di stato occidentale ha mai fatto una cosa del genere negli ultimi 50 anni? Pensate che Napolitano (quello che una volta si spacciava per comunista, oggi si spaccia per democratico, e che si spera spacceranno presto per l'ospizio) preso d'invidia, proprio in quei giorni ha rimesso piede in Sicilia. In posizione un po' defilata per la verità. A Stromboli, spacciato (questa volta con il significato di 'senza speranza'). Sarà giunto con il Gommone di Stato, per rispetto della povera gente. E per farlo contento anche a lui hanno chiesto qualche prebenda.

Ed infine sentite come casca a fagiolo questa notiziola secondaria, secondo cui quel (vero) mentecatto di Gordon Brown, primo ministro inglese, sia andato a nome del Fondo Monetario Internazionale (vale a dire a nome delle logge occidentali, anche di quelle italiane) ad elemosinare fondi dagli stati arabi (Oman compreso) per tappare le falle create dalla loro 'finanza internazionale'. Dove sono i sorrisetti ironici? Siete topi su una nave che affonda. C'è poco da ridere.

Anche gli arabi hanno poco da ridere. Sanno con quali mezzi otterrà i fondi l'occidente se loro si rifiuteranno di contribuire “liberamente”. Con un incremento del rischio terroristico, come hanno fatto di recente con lo Sceicco di Dubai che forse si mostrava morbido nei confronti dell'Iran.

Che vergogna il Sultano dell'Oman a Palermo.
[Continua a leggere...]

lunedì, novembre 10, 2008

Focus sull'informazione di regime

Riporto l'interessante nota inviata da Rino Baeli:

(www.siciliapaisi.com Cell. 333 7477702 )

Dopo la frase di Giuliano Amato sulle usanze "siculo -pakistane di picchiare le donne" con numerose querele presentate in copia nelle Procure della Sicilia e a Roma, finite con un'archiviazione perché il denunciante non era stato offeso personalmente...

Dopo l'articolo speciale dedicato ai Popoli antichi della Sicilia,Siculi, Sicani, Elimi e Greci, uscito su FOCUS STORIA in Agosto 2008, ecco un altro articolo del giornale FOCUS.

Potete vedere un VIDEO su www.youtube.com cercate ONIR56 dedicato a questo precedente articolo, oppure inserendo nella finestra di ricerca di youtubele parole SICANI SICULI ELIMI

FOCUS STORIA Novembre 2008 in edicola
SCOPRIRE IL PASSATO PER CAPIRE IL PRESENTE
Titolo in COPERTINA:
MAFIA STORY
Origini, protagonisti, segretiI luoghi comuni e le invenzioni di Hollywood
Le radici di Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta, Yakuza e triadi cinesi: le mafie d'Oriente.

LO SCOPO DI QUANTO SEGUE é quello di chiarire PROVE della DIFFAMAZIONE a scopo di LUCRO che un editore fa al fine di vendere più giornali e per incassare somme da contratti pubblicitari, continua a diffamare e insinuare le solite allusioni alla mafia confondendo il Popolo Siciliano con i gregari, i garzoni, i killers, i boss dei governi degli stati occupanti dal 1815 ad oggi.

Quando riusciremo a scrivere un MODELLO DI DENUNCIA EFFICACE si potrà chiedere un risarcimento danni da usare per la NOSTRA EDITORIA, I NOSTRI GIORNALI, LE NOSTRE TELEVISIONI.

Qui di seguito si vogliono evidenziare i seguenti punti:

a) l'articolo è gratuitamente DIFFAMATORIO per il MIS, per il Popolo Siciliano e per ogni singolo Siciliano che si identifica con questo Paese.
b) che le pubblicità "NON SONO CASUALI"
c) che l'articolo è fatto "A FINE DI LUCRO"
d) che il programma annunciato su SKY a pag 81, in realtà è l'origine di tutto questo articolo

A pag.5 si legge: "Cosa Nostra contribuì così alla nascita del MIS, il Movimento indipendentista siciliano, un'organizzazione dotata di un esercito volontario con a capo Salvatore Giuliano, che non fu né un Bossi né un boss ...."

L'articolo è una scusa per presentare la serie di programmi storici in onda su SKY in programmada venerdi 14 novembre ore 21. Repliche: sabato 15 novembre ore 14, 25martedì 18 novembre ore 23, sabato 22 novembre ore 20

PER VEDERE MEGLIO QUESTI PUNTI EVIDENZIATI guardate con attenzione ogni pagina e l'accostamento pubblicitario NON CASUALE

Da pag. 43 a pag. 81, 4 Pubblicità

pag. 42
Pubblicità 1: OROLOGI PORSCHE DESIGN, foglio completamente nero con piccoli particolari in rosso.

pag. 43
Inizio articolo SPECIALE MAFIA: foto in bianco e nero con piccoli particolari in colore arancione e rosso, grafica speculare degli OROLOGI nella pagina precedente a sinistra

pag. 50
Pubblicità 2 FOCUS pagina a sinistra con cartoncino nel mezzo

pag. 53 a destra
Pubblicità 3: SKY disegni animati PUCCA "La paladina dell'amore a senso unico"

Pubblicità 4: Stop alla caduta, Via alla crescita (dei capelli)

pag. 69
Pubblicità 5: SKY THE HISTORY CHANNEL
immagine: un bisonte graffito in una caverna
titolo: TI PORTEREMO A CACCIA DELLE NOSTRE ORIGINI
presentazione di un programma sull' era glaciale notate come la parola ORIGINI compare anche nel titolo dello speciale sulla mafia

pag. 72
foto bianco e nero intera pagina incorniciata di rosa: Donna con velo ricamato sul viso,inquadratura mezzo busto. Rifacimento di una famosa copertina di NATIONAL GEOGRAPHIC dell' agosto 1995, edizione mondiale in inglese, dedicata alla Sicilia con articoli da pag. 4 a pag. 35

Certo la motivazione data per l'archiviazione della denuncia e' da manuale: in un sol colpo spazza via decenni di legislazione anti-razzismo. Secondo il genio che la ha emanata l'ingiuria ad un gruppo di persone senza l'identificazione precisa di almeno uno dei componenti del gruppo non e' perseguibile.

La nota di Baeli e' anche interessante (e questo e' il vero motivo per cui la riporto sul blog) per l'esempio che porta del linguaggio adottato dai mass-media, argomento di cui ci stiamo occupando parecchio su questo blog. Ed anche l'ultimo post sul film "From Hell" in fondo tratta dello stesso argomento.

Per "organizzare" una impaginazione come quella usata da Focus non basta la volonta' di una sola persona, anche se fosse lo stesso direttore della testata. Assemblaggi del genere implicano l'esistenza di un intero sistema che dall'alto dirige tutta l'informazione. E questo accade per qualunque mass-media o forma di comunicazione, dai quotidiani, ai film, alle canzoni, a internet.

Infine, sempre al riguardo del post "Labirinto Infernale", devo aggiungere una interessante dettaglio che mi era sfuggito ma che ci viene ricordato dallo stesso Baeli in uno dei particolareggiati video sotto proposti relativi all'articolo di Focus sugli antichi popoli della Sicilia: ad uccidere colui che diede l'incarico a Dedalo di costruire il labirinto dell'infernale Minotauro, il re cretese Minosse, liberando i popoli del Mediterraneo dall'infernale dominatore, furono proprio i Siciliani.







[Continua a leggere...]

venerdì, novembre 07, 2008

Labirinto infernale



Cos'è l'occidente? Chi detiene veramente il potere nel cosiddetto “occidente”? Addentrarsi in questo labirinto protetto da un Minotauro infernale è opera alla quale pochi audaci si sono dedicati, e nessuno è ancora riuscito ad uscirne vivo. Gli stessi Falcone e Borsellino con la vita appesa al loro filo d'Arianna si sono dovuti arrendere alla bestia immonda. Descrivere questo labirinto e identificare le tracce del suo abitante luciferino intanto che aspettiamo un nuovo Teseo ci aiuterà ad essere vigili ed a sorvegliarne le trame, pur non potendole disfare.

L'Italia intera è una terra di frontiera, il limite ultimo di questo regno ora in bilico nella sua eterna lotta contro quell'oriente da cui in definitiva è nato. Ed in Italia i punti in cui oriente ed occidente si saldano fondendosi misteriosamente sono almeno tre: uno al nord, nell'area compresa tra Venezia, la Slovenia e l'Austria, dove il cuore dell'Europa tocca il mondo balcanico. E due al sud, e cioè le Puglie, ponte verso la Grecia, la Turchia ed il Caucaso, ed infine la Sicilia, magica terra di sintesi dove a partire dalla riconquista normanna sino ai vergognosi ascari moderni,un'elite occidentale ha governato una koinè culturale cresciuta su di un substrato siculo, fenicio, ellenico, ortodosso, arabo.

Per questo è proprio qui che il mostro sta scoprendo pericolosamente il fianco mentre l'alba del secolo orientale illuminando gradatamente il percorso all'interno del labirinto lo fa indietreggiare a nascondersi nel suo epicentro.

In un post recente abbiamo elencato una serie di personaggi senza spiegare il nesso logico che li unisse. Cominciamo a dipanare questa matassa, sperando che il filo che ne ricaveremo non sia troppo corto per segnare a ritroso il percorso intrapreso una volta scorto l'orrore che si cela in quell'epicentro.


A Pechino le autorità cinesi hanno dato il via alle olimpiadi il giorno 8-8-08 alle 8:08 con l'inizio della cerimonia d'apertura dei giochi. La data potrebbe sembrare casuale. Ma l'ora? Non si tratta certo di un ritardo: secondo programma la cerimonia sarebbe dovuta iniziare esattamente alle 8:08, ora di Pechino.

Ed il motivo non è per niente misterioso: il numero otto (8) in Cina è considerato un numero fortunato, per cui gli organizzatori hanno fatto in modo di concentrarne il più possibile in un determinato momento così da dare più forza alle loro azioni.

Pensiamoci bene un attimo. La nazione più popolosa del pianeta, una delle principali potenze economiche, politiche e militari dello scacchiere geopolitico mondiale ha modificato e piegato l'immensa macchina organizzativa di quello che è forse l'evento oggi più seguito in modo da ottenere quella sfilza di 8 al momento giusto.

Ecco quanto immensa sia la forza che anche uomini tra i più potenti del pianeta assegnano ad un semplice numero. Pensiamo a quante azioni, a quante decisioni, a quante vite persino quel numero ha condizionato in questa occasione

Ma quella è la Cina. In occidente le cose sono forse diverse?

Innanzitutto cerchiamo di precisare meglio quanto detto sopra. Abbiamo parlato di “numero fortunato”, ma avremmo dovuto parlare di “poteri”. Il numero in questione è un simbolo capace di sprigionare determinate forze quando usato nel modo corretto.

I simboli per essere efficaci vanno impiegati in un preciso contesto e secondo rituali prestabiliti e comprensibili agli “adepti” iniziati ai segreti del simbolo. I poteri connessi con questi simboli sono cioè di tipo “esoterico” (dal greco esoterikos, interno).

Una interessante spiegazione “visuale” di questi concetti è stata data da una pellicola del 2001 interpretata dall'attore americano Jhonny Depp: nel film “From hell” (titolo italiano “la vera storia di Jack lo squartatore”) si ricostruisce la serie di delitti attribuiti ad un misterioso serial killer che si accaniva su delle prostitute nel West End londinese di fine ottocento e che culminarono con quello di Mary Jane Kelly, già menzionato in un post precedente, la quale fu letteralmente fatta a pezzi nella stanza dove dormiva.

L'ispettore di polizia incaricato delle indagini sugli efferati omicidi dell'autunno del 1888, dietro una trama “cospirazionista” per altro poco plausibile, non fa altro che condurre lo spettatore più attento alla scoperta della simbologia impiegata dalla massoneria britannica (o da altre organizzazioni ad essa connesse) per portare a termine degli assassinii rituali, equivalenti in tutto e per tutto a veri e propri sacrifici umani.

In questo senso i dettagli riportati nel film sono assolutamente fedeli ai resoconti dell'epoca, anche se spesso vengono enfatizzati per guidare l'occhio dello spettatore su simboli che magari non vengono commentati esplicitamente.

E' così, ad esempio, che al primo omicidio della serie vediamo scintillare la lama dell'assassino nell'aria secondo una serie di traiettorie che prima formano una V (simbolo del pentacolo, la stella a 5 punte usata nella simbologia massonica, ma anche stilizzazione del principio femminile) e poi completano la raffigurazione allegorica con un fendente verticale indirizzato all'addome della vittima (l'obelisco, altro simbolo molto utilizzato dai massoni, ma anche stilizzazione del principio maschile).

Ma i “dettagli” su cui voglio soffermarmi sono alcuni tra quelli che anche nelle indagini reali sono stati annotati dalla polizia. Tre in particolare: la presenza accanto alle vittime di alcuni dei loro averi sparsi a terra apparentemente a caso, i resti di un grappolo d'uva ed i riferimenti all'acqua (pioggia, pozzanghere, lavatoi).Oltre all'asportazione di determinati organi.

Sono questi particolari che ci svelano come le organizzazioni responsabili di quegli omicidi siano ancora tra noi ed operino esattamente allo stesso modo ancora oggi. Solo che essendo le conoscenze sottese a questi riti bestiali appunto esoteriche, l'individuazione da parte dei non adepti dei moventi e dei responsabili diventa quasi impossibile. Anche a causa degli ostacoli piazzati sul percorso delle indagini dalle famose “manine appiccicose”.

Tra gli anni settanta ed ottanta i fatti di Whitechapel del 1888 si sono ripetuti in maniera pressoché identica in Italia. Mi riferisco ai dei delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”, per i quali la definizione di omicidi rituali comincia a farsi sempre più strada, malgrado gli ostacoli posti da queste “organizzazioni”.

Gli omicidi delle campagne fiorentine sono assolutamente speculari a quelli londinesi: dalla asportazione di organi (in ambedue i casi uno inviato per posta), allo spargimento degli averi della vittima femminile accanto ai cadaveri, alla presenza di vigneti o corsi d'acqua nei pressi del luogo del delitto.

Le somiglianze sono innumerevoli e non è scopo di questo post descriverle tutte, arrivando queste persino alla presenza nelle due le serie di un rituale interrotto apparentemente per le condizioni ambientali nel caso londinese, più probabilmente per creare un depistaggio ed allo stesso tempo per “citare il maestro”, proprio come i giovani registi fanno nei loro film riadattando in segno di rispetto scene girate in precedenza da colleghi che li hanno preceduti.

Quello che interessa a noi qui è fare un piccolo resoconto del tipo di simbologia usata in questi casi. E dei possibili mandanti. Essere capaci di individuare quei simboli, quelle firme nei resoconti degli avvenimenti odierni ci permetterebbe infatti di indirizzare lo sguardo nella direzione giusta. Ci permetterebbe di decifrare numerosi avvenimenti della nostra storia passata e presente, la storia dell'occidente “massonico”. Ed é dai simboli che inizieremo con il prossimo post sull'argomento.

Sitografia

From Hell

http://it.wikipedia.org/wiki/La_vera_storia_di_Jack_lo_squartatore_(film)
Nella wikipedia sia inglese che italiana, di solito molto loquace a proposito dei titoli di cassetta, si dice molto poco su questo film. In particolare si tace interamente quello che è esplicitamente il tema principale del film, cioè la massoneria e gli omicidi rituali.

Jack The Ripper

http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_lo_squartatore


Il Mostro di Firenze

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2007/12/il-mostro-di-firenze-quella-piovra-che.html
http://lagiustainformazione2.it/articoli/dis/2.pdf

Jack The Ripper & Il Mostro di Firenze

http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm
[Continua a leggere...]