Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

lunedì, luglio 10, 2006

"Avete unito il paese"

Queste le surreali ed al tempo stesso lucide parole del capo dello stato dopo la vittoria dell'Italia ai campionati del mondo di calcio.
Surreali (ed anche un pò puerili) perchè è incredibile sentire un capo dello stato ammettere così candidamente che il paese da lui presieduto in realtà non esiste (e dovrebbe esistere grazie ad una partita di calcio), lucide perchè indicano nello stato una precisa coscienza della situazione del paese che non c'è.
Uno stato che non sa più dove aggrapparsi mentre il paese si disgrega affida tutto a questa vittoria ai campionati del mondo, come se la politica, l'economia, la realtà di oppressione che lo stato italiano ha sempre rappresentato per una buona metà dei suoi abitanti, potessere essere surrogati e guidati da una squadra di atleti.
Invece proprio attraverso questa vittoria è possibile intravedere la crisi in cui versa l'Italia costruita nel 1862 e poi ri-costruita nel 1946. Proprio questo oramai estremo affidarsi praticamente solo alla fortuna ci dice tutto.
Uno stato che si gioca il suo futuro ai calci di rigore e nel frattempo perde i pezzi, assaltato dai colossi energetici russi, deluso dalle sue aziende più coccolate, incredibilmente apertamente schierato contro i suoi stessi servizi segreti.
Una guerra civile sotterranea combattuta con armi silenziose ma i cui contorni stanno a poco a poco venendo a galla, combattuta da poteri estranei ai suoi confini geografici ma da sempre presenti nell'ombra e che si giocano l'assetto della penisola (e delle isole annesse) dalla caduta della Casa dei Borbone.
Siamo vicini ad un nuovo 1946 o alla fine di un ciclo storico iniziato quasi 150 anni fa?
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sabato, luglio 08, 2006

IX. Un piano energetico per lo sviluppo della Sicilia

Intere generazioni di politici hanno amministrato la Sicilia per conto dell'invasore basandosi su un semplice refrain, vecchio di 150 anni: il rilancio del sud, il suo sviluppo economico. Forse il più gigantesco affare di clientelismo politico mai visto sulla terra, una immensa baraccopoli di Messina nella quali i Siciliani sono stati relegati dopo il terremoto dell'unificazione con la promessa di una ricostruzione mai avvenuta.
Si è mai tentato realmente di creare un vero sistema economico nel Sud Italia in generale, ed in Sicilia in particolare? Sicuramente è vero che lo sviluppo ha bisogno di infrastrutture. Ma a monte delle infrastrutture vi è qualcos'altro, senza cui niente può essere prodotto: l'energia.
Qualunque azione volta allo sviluppo programmatico di un territorio deve partire dalla consapevolezza che per attuarne i progetti serve energia.
Ponti , ferrovie, autostrade, non servirebbero a niente senza avere l'energia a disposizione per renderli funzionali, vuoi che essa sia benzina, energia elettrica, o altro.
Attualmente in Sicilia non si produce abbastanza energia per ospitare un economia avanzata. Quella elettrica basta a stento per coprire il fabbisogno attuale e viene in gran parte utilizzata dal petrolchimico, dal quale la nostra economia trae pochissimi benefici.
Ma cosa più grave, non vi sono progetti per ampliarne la produzione in modo adeguato ad un processo di sviluppo. Quindi è inutile farsi illusioni.
Tutte le aree del pianeta in via di forte espansione economica stanno investendo capitali economici e politici immensi sulla generazione di energia: Cina, India, Brasile, Messico stanno programmando il loro sviluppo partendo da precise previsioni dei loro fabbisogni energetici futuri.
In Italia invece si è programmato e si tenta di programmare solo per il nord. Il gas scorre sotto i nostri piedi, ma poi tutti i depositi di stoccaggio strategico sono a nord, le vie di trasferimento dell'energia vanno sempre da sud a nord e mai viceversa (l'interconnessione tra Grecia e Puglia manderà l'energia solo in direzione nord), Il Sole 24 Ore continua a denunciare il fatto che i rigassificatori debbano essere costruiti al nord vicino alle zona produttive del paese, e tale asserzione può avere senzo solo ammettendo che non vi è all'orizzonte nessuno sviluppo economico del sud. L'unica programmazione energetica che si è tentato di fare al sud è stata quella di mandarci le scorie radioattive delle loro centrali.
La Sicilia si deve quindi dotare di un piano energetico per crescere.
La materia prima non manca: gas e petrolio raffinato ne abbiamo già in abbondanza, ed a prezzi che DOVREBBERO essere più bassi che nel resto d'Europa, per i costi di trasporti praticamente annullati grazie alla CENTRALITA' della Sicilia.
Un piano energetico siciliano dovrebbe innanzitutto basarsi sulla produzione di energia elettrica tramite gas (piano dei rigassificatori e graduale smantellamento delle raffinerie), cominciando a prepararsi per il dopo petrolio incorraggiando la produzione di carburanti organici come l'etanolo e l'utilizzo dell'energia solare. Fonti che le strafottenti lobby italiane del petrolio ci impediscono di utilizzare.
Inoltre vi sono importanti scelte strategiche da compiere anche su un altro fronte: un territorio variegato e difficile come il nostro non potrà basarsi su impianti di produzione di grandi dimensione se non a costi ambientali notevolissimi, ma dovrà affidarsi alla produzione diffusa: piccole centrali solari ed eoliche, impianti di temovalorizzazione degli scarti agricoli, riciclaggio, tutti su base locale.
ogni condominio dovrebbe contribuire alla produzione di energia elettrica, ogni industria dovrebbe inserire nel suo ciclo produttivo la valorizzazione energetica dei suoi scarti di lavorazione.
Tutto questo porterebbe (tra l'altro) alla rinascita della campagna ed al ritorno dell'impresa agricola veramente produttiva.
Questo significa programmare lo sviluppo. Lo sviluppo non è costruire strade e ponti per dare lavoro alle fallimentari imprese del nord.
Ma da dove dovrebbero arrivare i capitale per avviare tutto ciò?
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giovedì, luglio 06, 2006

Citazioni

Le banche al sud ci sono già e funzionano bene.

(Beniamino Anselmi, amministratore delegato del Banco di Sicilia in un'intervista pubblicata dal Sole 24 Ore Sud il 5 luglio 2005. Beniamino Anselmi è (ovviamente) Toscopadano. Piacentino, per l'esattezza).
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mercoledì, luglio 05, 2006

Il sud è ricco di infrastrutture

Avete presente tutte quelle classifiche sulla vivibilità, sulla pulizia, sul PIL, sulla criminalità, sulle spiagge in cui sguazza quest'italietta e che immancabilmente condannano le città e le regioni meridionali ad occupare TUTTE la seconda metà della graduatoria? Risultati da guardare con sospetto, certo, come quello sulla vivibilità, dove contano il numero di altalene, ma non i giorni di sole, grazie a regole che sembrano fatte su misura.
Sembra uno scherzo, ma queste graduatorie influenzano flussi economici di una certa consistenza, come quello turistico o la scelta per il posizionamento di una sede aziendale.
Il genio e la sfacciataggine Tosco-Padana possono però raggiungere vette impensabili, come nel caso della graduatoria infrastrutturale del mezzogiorno, preparata dall'Istituo Tagliacarne. In questo caso le differenze tra nord e sud non sono più così nette, e può capitare che Vibo Valentia sia più “infrastrutturata” di Milano.



Infrastrutture risalenti al periodo pre-unitario: le mura greche di Vibo

Si, a questo può giungere la vigliaccheria settentrionale pur di rubare: a dire che a Vibo si sono spesi troppi soldi per le infrastrutture, ed a Milano non abbastanza, malgrado i soldi buttati nel più inutile aeroporto del mondo (Malpensa).
Come ottenere questo risultato? Semplice, sovvertiamo le regole della progettazione economica: da oggi non sono più le infrastrutture la base per creare sviluppo, ma viceversa. La classifica si basa infatti sulla “domanda potenziale”, nuovo, ennesimo ed inutilissimo parametro posto a freno dell'economia del sud. In pratica, si tiene conto della richiesta che c'è sul territorio per ulteriori infrastrutture. Ma noi ci chiediamo, in un territorio dove non c'è niente, in un deserto economico dove prevale l'economia del bar, che richiesta ci deve essere? Ed infatti il Rapporto Tagliacarne questo vuole dire: sottosviluppati siete e sottosviluppati dovete rimanere.


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lunedì, luglio 03, 2006

Perchè è morto Dalla Chiesa?

"non insista, perchè se c'è un collegamento con la morte di Mattei, sarebbe un omicidio di stato, ed io contro lo stato non ci vado"

Questa sarebbe stata la risposta data dall'allora capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa alla vedova del giornalista De Mauro. Queste sono parole pesanti, che sarebbero dovute rimbalzare da un TG all'altro il 14 giugno scorso in un susseguirsi di smentite e conferme. Queste sono parole che hanno bisogno di una spiegazione, sulle quali si potrebbero fare congetture, ipotesi, ricostruire fatti, anche se solo in via ipotetica.
Ed invece niente. I giornalisti nazionali non le hanno quasi notate (vogliono farci credere). Le testate regionali invece le hanno riportate, almeno questo merito possiamo darglielo.

Noi non abbiamo bisogno di aggiungere niente al quadro che si va componendo ai nostri occhi. Alla conferma del fatto che in Calabria a sparare non sembra sia stata la 'ndrangheta ma un avversario politico, alla incredibile facilità con cui il procuratore Grasso assicura alla giustizia persino i responsabili di omicidi di mafia compiuti nei primi anni 90, non aggiungiamo niente se non qualche riflessione elementare:
Ma come? Non c'era l'omertà in Sicilia? Non era impossibile penetrare questo muro? Come mai il toscano Vigna non aveva avuto alcun successo?

La verità, dicevamo, si comporrà ai nostri occhi da sola. La verità su cosa è questa "mafia", su chi la comanda(va), su chi ha ucciso Dalla Chiesa, Falcone e tanti altri verrà a galla. Ed allora la storia saremo noi a scriverla. Da vincitori.
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