Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

venerdì, giugno 29, 2007

Black-out alla croce rossa

Sparare sulla croce rossa. Diciamocelo: questo è quello che questo blog sta facendo. E non da ora. Sin dai primi post, un paio di anni or sono, è stato detto chiaramente che il destino della Sicilia (o meglio, dell’Italia) era segnato. Che lo Stato Italiano era oramai alla frutta e che in realtà l’unica cosa che ancora ci lega al nostro crudele aguzzino (oltre, naturalmente, a 4 coppe del mondo e ad una manciata di ascari), è il sussidiario che buona parte dei siciliani si porta ancora bene impresso da qualche parte nell’inconscio.

Certo ora qualcuno si sta cominciando a svegliare. Ad esempio l’On. Pistorio, imbeccato dal nuovo corso lanciato da Lombardo, parla di “smobilitazione dello stato” dal sud Italia. Purtroppo le cose non stanno esattamente in questi termini. Nel senso che non si tratta per niente di una “smobilitazione” volontaria, ma piuttosto necessaria, visto che “l’impero” sta oramai crollando. E come la storia ci ha insegnato, quando un “impero” sta per crollare (per “l’impero” italiano le virgolette sono d’obbligo...) i primi colpi si avvertono in periferia, non certo a “Roma” (nel senso della Roma imperiale, non di quella stracciona e post-risorgimentale che ora ci troviamo tra i piedi).

Non vorremmo allora sembrare oltremodo impietosi nell’affondare ulteriormente il colpo andando ad occuparci dei tagli di corrente recentemente occorsi in Sicilia. Coloro i quali avrebbero avuto il dovere di spiegare a chiare lettere ai siciliani cosa sia successo in questi giorni non hanno avuto il coraggio di farlo, ed allora scriveremo due righe su queste pagine, sperando che poi il tam-tam virtuale della rete faccia il resto.

Tutti più o meno abbiamo letto le dichiarazioni dei responsabili dell’ENEL a riguardo dei distacchi e dei guasti occorsi al servizio di erogazione di corrente elettrica in Sicilia nei giorni passati.

Secondo il portavoce, gli utenti erano stati avvertiti dei distacchi programmati, infatti era “stata data informativa sul proprio sito internet”. Certo potevano anche appendere un foglietto di carta sul portone d’ingresso degli uffici dell’Enel di Cagliari, per dire, visto che non credo i siciliani (quelli che internet lo sanno usare o ce l’hanno, intendo) controllino ogni giorno il bellissimo sito dell’ENEL. Ma andiamo avanti.

La dichiarazione che più ci interessa è la seguente:

"Le interruzioni che si sono verificate in Sicilia lunedì e ieri sono state dovute ad eventi accidentali, non programmati da Enel".

Ora invece vi dimostriamo che i disagi occorsi erano prevedibilissimi, anzi si sapeva che sarebbero avvenuti in questi mesi almeno da qualche anno. Vediamo perchè.

Le dichiarazioni dei vertici dell’ENEL riguardo alla situazione generale siciliana ritornano ciclicamente ad avvolgergerci nel rassicurante mantra della sovrapproduzione di energia elettrica di cui la nostra isola si può fregiare. Dicendo questo i ribaldi non dicono una bugia, ma neanche la verità. Semplicemente la dicono a metà, e consapevolmente. Infatti non si può certo credere che stando dove stanno non sappiano che non conta solo la quantità totale di energia prodotta, ma anche la potenza erogabile, cioè a dire i watt orari.

Non tutti sanno che in Italia non vi è una sola borsa elettrica, ma 5 disclocate in diverse aree del paese. Una di queste fornisce il prezzo per l’energia siciliana. Ora, queste 5 “borse” si sono dimostrate relativamente insensate, in quanto il prezzo dell’energia si è rivelato unico per QUASI tutto il territorio italiano. E manco a farlo apposta quel quasi si riferisce proprio alla Sicilia.

Visto che siamo nell’era del villaggio globale, era nella quale la materia più preziosa è l’informazione, per quanto intangibile, i dati di queste borse sono consultabili online dal sito del gestore del mercato elettrico, il GME (www.mercatoelettrico.org).

Qui possiamo visualizzare i grafici dei prezzi (€ al MWh) dell’energia elettrica nelle varie borse italiane. Confrontando i prezzi della Sicilia con quelli del resto del paese si nota una cosa: che mentre i prezzi nella tarda serata, di notte e nella prima mattinata sono uguali a quelli del resto d’Italia, nelle ore di punta (corrispondenti ai picchi che si vedono sui grafici) di tanto in tanto il prezzo siciliano è molto più alto di quello “continentale”.

Siccome le regole di mercato le conosciamo tutti, non ci vuole un genio per capire che ciò è dovuto alla mancanza della potenza necessaria a soddisfare il fabbisogno LOCALE nei momenti di picco: quando l’energia serve veramente, non c’è!

Andando indietro nel tempo si può notare come questo non sia un fatto recente, ma consolidato negli anni (basta vedere i rapporti annuali e verificare che la media annuale dei prezzi dell’energia nelle ore di picco in Sicilia è più alta che in tutte le altre borse). E visto che l’incremento dei consumi di energia è modellabile nel tempo, i vertici dell’ENEL sapevano già da parecchio che nell’estate del 2007 si sarebbero avuti i primi problemi. E non hanno fatto niente. Anzi hanno continuato a prenderci per i fondelli credendoci (e forse non hanno tutti i torti...) dei deficienti.

Ovviamente i problemi, come detto sopra, sono solo locali. Infatti le industrie petrolifere e chimiche hanno bisogno di un flusso costante di energia per il loro processo produttivo. E questo è coperto con la parte bassa delle curve. Anzi, è coperto tanto bene che la Sicilia può permettersi di esportare energia perchè ne produce a iosa quando non ne serve. Il picco che vedete nelle curve corrisponde ai bisogni LOCALI e CONTINGENTI. Quelli di cui lo stato italiano non si è mai interessato da (quasi) 150 anni a questa parte.

Ritornando al discorso della croce rossa, sappiamo benissimo che se i necessari interventi non sono stati fatti non è per cattiva volontà. Ma semplicemente perchè stanno fallendo. E secondo me se il pesce puzza sempre dalla testa, il cattivo odore si comincia a sentire dalla coda: vediamo di tagliarla prima che marcisca completamente.

Infine, visto che negli ultimi post siamo spesso entrati in tema musicale, lasciatemi dedicare una canzone a tutti i siciliani che ancora si ritrovano quello stupido sussidiario a porre inciampo al funzionamento dei loro neuroni:



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mercoledì, giugno 27, 2007

Brigante se More






Ama lassatu chitarra e tanburo
pecché sta musica s'aqqa cagnà
simmo briganti e facimmo paura
e cu a scuppetta (1) vulimmo cantà
E mo cantammo sta nova canzone
tutta la gente se l'adda 'mparà
nun ce ne fotte d'o re Burbone
ma 'a terra è 'a nosta e nun s'adda tuccà
Tutte e paise d'a Basilicata
se so' scetati (2) e vonno luttà
pure 'a Calabria mo s'è arrevotata (3)
e stu nemico 'o facimmo tremmà
Chi ha visto o lupo e s'e miso paura`
nun sape buono qual' è a verità
o vero lupo ca magna 'e creature
è o piemontese c'avimma caccià
Femmene belle ca date lu core
si lu brigante vulite salvà
nun 'o cercate, scurdateve 'o nome,
chi ce fà guerra nun tene pietà
Ommo se nasce, brigante se more,
ma fino all'ultimo avimma sparà
e si murimmo, menate nu fiore
e na bestemmia pe' sta' libertà

(1) schioppo
(2) svegliati
(3) rivoltata


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domenica, giugno 24, 2007

Poteri Tossici

Quando vediamo dei bambini in pericolo nelle mani dell’orco, tutti vorremmo avere il coraggio di intervenire e di difendere, anche a costo della nostra stessa incolumità, gli innocenti dalle sevizie che sicuramente li attendono.

E questa deve essere stata la molla che ha fatto scattare nei giorni scorsi il tentativo di linciaggio nei confronti di Bertolaso da parte di alcuni cittadini di Ariano Irpino, nell’appennino Campano.

Cosa ha fatto il “mostro” Bertolaso per scatenare le giuste ire dei campani? Nel giro di poche ore ha legalizzato quello che fino ad oggi lo stato ha fatto sottobanco. Ha legalizzato la criminalità organizzata (leggi camorra, leggi mafia) ed il traffico di rifiuti che la ingrassa a spese della salute dei nostri figli.

Ha proposto di smaltire “temporaneamente” i rifiuti solidi urbani in eccesso nelle cave abbandonate senza che si predisponessero gli interventi preventivi per l’impermeabilizzazione del suolo come vuole la normativa e di riaprire le discariche già da tempo chiuse perchè non a norma, esattamente come fa la “camorra”. L’impermeabilizzazione costa, e il satrapo non ne vuole sapere di spendere soldi per i terroni. La mancata impermeabilizzazione significherà inquinamento della falda, che poi significa ortaggi ed acqua inquinata, che poi significa figli nati malformati.

La televisone ha fatto di tutto per dipingere la cosa come una questione interna della Campania, come se fosse colpa loro il fatto di produrre tutti quei rifiuti e che quindi se la dovrebbero vedere loro. Stranamente non era lo stesso nel caso delle scorie radiottive, prodotte al nord ma da smaltire in Basilicata. O forse si?

Infatti il motivo per cui in Campania non c’è posto per i rifiuti locali è che tutto lo spazio è stato occupato da rifiuti di ogni tipo provenienti dal Nord Italia: dal fango dei depuratori, ai rifiuti speciali delle aziende chimiche. Tutti scaricati lì ed un pò anche nel resto del Sud Italia e della Sicilia senza alcuna preoccupazione.

Ma visto che non vorrei si pensasse che qui si vaneggi, continueremo usando dati e parole provenienti da un’inchiesta apparsa su L’Espresso del 7 giugno scorso, dal titolo “Morire di rifiuti” (pag. 40).

“Ma da questo guadagno (il guadagno della camorra nello smaltimento illegale dei rifiuti, ndr), ne hanno ricavato vantaggio le maggiori imprese italiane, negli ultimi trent’anni le discariche campane sono state riempite, le cave rese satolle, ogni possibile spazio utilizzato, la spazzatura di Napoli non è la spazzatura di Napoli. Le discariche campane (...) sono state occupate, invase, colmate dai rifiuti speciali ed ordianri di tutto il paese”

Ed ancora:

“I traffici di rifiuti tossici hanno visto il Sud Italia essere il vero luogo dove far ammortizzare i prezzi elevati dello smaltimento. La camorra ha fatto risparmiare capitali astronomici alle imprese del nord Italia”

“La storia dei rifiuti è la storia di un intero paese che sversa i suoi rifiuti al Sud, e che dal Sud prende risorse”

L’ultima frase è particolarmente rilevante: spiega infatti una parte del valore aggiunto che le imprese del nord Italia riescono ad ottenere dai loro prodotti. Il prezzo dello smaltimento praticamente lo fanno pagare a noi, e siccome non possono certo estorcerci direttamente i soldi, degradano l’ambiente che evidentemente non considerano loro, ma appartenente ad una razza diversa. Il nostro territorio viene cioè consumato e tramutato in un flusso di denaro che fluisce da sud verso nord.

Non possiamo certo fare noi i calcoli, ma sicuramente questo da solo potrebbe spiegare una parte non minoritaria del divario economico.

Viene allora da chiedersi se le aziende siano consapevoli della situazione: secondo le frasi lette nell’articolo si. Se le aziende risparmiano rispetto ai prezzi di mercato certamente si rendono conto che qualcosa non quadra.

Ancora più tragica è la constatazione che la provenienza dei rifiuti in una discarica abusiva sarebbe facilmente rintracciabile ed anche un'indagine superficiale porterebbe subito ad individuare le aziende dalle quali sono stati originati i rifiuti, per cui smantellare l’intera rete sarebbe piuttosto semplice. Se il sistema continua a sostenersi significa che lo Stato non vuole liberarsene. Se non si sa quali siano le imprese che smaltiscono illegalmente i loro rifiuti, ma si sa tutto dei traffici in campania (l’articolo è pieno zeppo di nomi, fatti, date) vuol dire che la giustizia non appena tenta di spostarsi verso nord trova il solito “muro di gomma”.

Contiguità tra imprese del nord e camorra vengono in parte esplicitate:

Una vecchia inchiesta del 1993 mostrò che la massoneria aveva necessità dei contatti con la Campania e con i Casalesi, perchè bisognava trovare con urgenza agli imprenditori del centro-nord un modo per risprmiare sugli sversamenti dei rifiuti

L’immagine che se ne trae (in questa come in molte altre storie) è quella di una criminalità organizzata meridionale gestita dallo stato tosco-padano per meglio sfruttare e saccheggiare il sud Italia e la Sicilia. Ma tutte le inchieste e le indagini ufficiali si fermano sempre al confine con il Lazio.

Per rendersi conto di quanto sia integrale al funzionamento stesso dello stato questo traffico, basterà ricordare che nelle discariche abusive campane si sono ritrovati persino i fanghi dei depuratori di Venezia e Forlì, appartenenti a società a capitale prevalentemente pubblico.

Ce ne abbastanza per accusare lo stato italiano di genocidio: i colonizzatori delle Americhe fuorno accusati di un crimine simile per avere distribuito un paio di coperte al vaiolo tra gli indigeni. Se permettete molto meno di questo.

Nell’articolo si racconta anche la storia di un affiliato che fece notare al boss che in quel modo si contaminavano le falde acquifere. Il boss avrebbe risposto “E a noi che ce ne importa, tanto beviamo l’acqua minerale”. Probabilmente la stessa risposta che il Commissario della Protezione Civile Bertolaso avrà dato al suo “entourage”.


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lunedì, giugno 18, 2007

Noto sfregiata mentre i petrolieri italiani ballano felici.

Ci risiamo: oggi la farsesca macchina teatrale dell'Italia unita si rimette in moto in Sicilia, a poche settimane dalla buffonata dell'inaugurazione della pista dell'aeroporto di Comiso. A pochi chilometri di distanza.

Questa volta si tratta della cattedrale di Noto, la cui cupola crollò nel 1996 a seguito dei danni subiti nel terremoto nel 1990. L'apparato giullaresco, guidato dal signorino Romano Prodi, scenderà nei possedimenti d'oltre faro per la finta inaugurazione della suddetta cupola. Finta perchè i lavori non sono affatto completati, visto che ancora le pareti della volta sono bianche da affrescare e chissà quando quest'altra FONDAMENTALE parte del restauro verrà completata.

Finta perchè il giorno della pretesa inaugurazione, più che un giorno di gioia per i siciliani, dovrebbe essere un giorno di vergogna per tutti gli italiani. Un giorno in cui la vergognosa realtà di segregazionismo e oppressione dello Stato “Unitario” viene sbattuta in faccia al mondo intero.

Nel 1693 Noto fu distrutta da un terremoto immane. Per la ricostruzione fu individuata un'area e la decisione fu sottoposta addirittura ad un referendum (Nota Bene: siamo nel XVII secolo. Il solo fatto che il referendum fosse indetto fa vedere quanto la Sicilia fosse avanti rispetto al resto dell'Europa. Che poi il risultato non venne rispettato – vinsero i no – non dovrebbe scandalizzare più di tanto. Mi pare che oggi in tutta Europa funzioni così, vedi referendum sulla costituzione europea). Noto, l'intera città di Noto come oggi la vediamo (ad esclusione del turpe grattacielo in stile italian-coloniale) fu pronta nel 1712, in soli 18 anni dal giorno del terremoto.

300 anni più tardi, in una Sicilia finalmente libera dall'oppressore straniero (almeno così recitano i nostri sussidiari) dopo 11 anni ancora non si è riusciti a completare la sola cupola della cattedrale. E questo non dovrebbe stupire nessuno: Messina è stata distrutta da un evento simile 100 anni fa, ed ancora si vive nelle baracche. La Valle del Belice è stata cancellata da quasi 40 anni: andate a visitare Gibellina ora e fate un confronto con la Noto barocca, che differenza di stile! Per non parlare del finto artista che hanno mandato ad imbrattare di cemento le colline del sito originario (il cosidetto Gretto): ecco un'opera del periodo dell'Italia “Unita” che passerà alla storia come simbolo di 150 anni di sfruttamento.

Ci si mettono ovviamente anche i pennivendoli della stampa nazionale che, prezzolati da colui che già si crede futuro premier in pectore (che ridere!), scrivono sul Sole 24 Ore che il crollo della cupola “fu un disastro per chi ama l'architettura siciliana dei primi del settecento”. Un insignificante giornalista da quattro lire che crede di poter liquidare il barocco siciliano come una specie di trastullo per quattro specialisti in materia. Purtroppo per te ed i tuoi boss di Confindustria la realtà non può essere cambiata dalle pagine del vostro giornale.

Ma la giornata campale non finirà qui. Si grida infatti alla vittoria per un'altro fatto ancora più sinistro del primo e che riguarda ancora Noto, e cioè la decisione della Panther Oil, società petrolifera Texana, di rinunciare a trivellare nelle vicinanze della cittadina.

Possiamo ritenerci soddisfatti, è vero: si dovrebbe essere contrari a qualunque sfruttamento del territorio fino a quando la Sicilia rimarrà in mano allo straniero padano. Ma non possiamo non chiederci come mai all'improvviso il fronte contrario abbia avuto a disposizione tutti questi mezzi economici (addirittura film e documentari di alto contenuto tecnico), mentre nel resto della Sicilia si continua a morire di cancro o a nascere malformati per gli stessi motivi e non si è riusciti a produrre nessun film con soldi provenienti, come pensano di farci credere gli autori (sicuramente in buona fede) “dal basso”, cioè tramite donazioni di privati cittadini.

Ebbene, visto che qui al Consiglio siamo abituati a pensare male (o forse semplicemente a “pensare”) ve lo diciamo noi: ci siete riusciti perchè così facendo avete fatto un favore all'ENI, che non vedeva di buon occhio il tentativo della Regione di permettere ad una rivale di operare nel suo feudo privato.

Statene certi: nessun vincolo definitivo verrà posto sull'area, perchè una volta eliminato il rivale americano cheti cheti arriveranno i padani a cercare di rubarsi il nostro metano.


Il progetto Sicilia di Confindustria


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mercoledì, giugno 13, 2007

Delocalizzazioni

Uno dei tratti che più caratterizzano le nazioni nelle quali il potere è esercitato in modo parziale e dispotico è l’esistenza di oppositori rinchiusi in carcere o operanti dall’estero. Esempi di questa situazione sono l’Iraq di Saddam Hussein o il Kurdistan turco.

Nelle democrazie occidentali questo si è verificato solo in rare occasioni: possiamo ricordare l’Irlanda del Nord o la Nazione Basca. Anche negli Stati Uniti vi sono forti oppositori del sistema (basterà citare lo studioso Noam Chomsky) ma questi di solito non hanno alcun motivo di emigrare, viste le ottime condizioni di vita che il tanto odiato sistema gli consente.

Anche quando infuriava il “pericolo rosso” in Europa, difficilmente gli oppositori del regime borghese fuoriuscivano dal blocco atlantico. Tuttalpiù passavano da un paese occidentale all’altro. In una delle pagine meglio riuscite del nostro Sciascia, Candido (protagonista dell’omonimo libro) chiede ai suoi compagni comunisti, desiderosi di lasciare l’Italia, come mai invece di cercare rifugio in Francia non provassero a raggiungere Mosca: per questo il povero Candido fu bollato come provocatore ed espulso dal partito comunista.

Finito l’esperimento totalitario di sinistra oltre cortina, l’ebollizione clandestina che caratterizzava paesi come l’Italia o la Francia sembra essere diventata inoffensiva, insieme allla totale scomparsa del fervore migratorio. Niente più fuoriusciti politici in occidente dunque.

O forse no?

Certo nessun governo cosidetto democratico-liberale vuole vedere la trave nel proprio occhio, almeno fino a quando questa non comincerà a portare un fastidio insopportabile. Ed allora vediamo di cominciare a muoverla questa trave, perchè in realtà in occidente un popolo il quale, vedendosi privato della possibilità di esprimersi democraticamente si vede costretto a spostare le proprie risorse e le proprie istituzioni fuori dalla sua nazione c’è: il Popolo Siciliano.

Durante la lotta separatista di Finocchiaro Aprile e dell’Evis di Canepa, non si sono avuti contatti importanti con i siciliani della diaspora. L’acculturazione dei discendenti degli emigranti di allora, ed il generale aumento del livello di scolarizzazione dell’emigrante siciliano moderno, uniti alla facilità delle comunicazioni internazionali, anche per il loro prezzo ridotto quasi a zero, hanno però fatto si che il panorama del XXI secolo sia molto diverso da allora.

Il primo esempio che ci può dare il polso dell’attuale realtà di oppressione e prevaricazione esistente nell’isola ci è arrivato propio in questi giorni con lo svolgimento del 2° Festival del Cinema Siciliano

Il cinema rappresenta un veicolo fondamentale per la diffusione dell’immagine di una nazione e dell’identità del suo popolo: sia verso coloro i quali non fanno parte del popolo in questione, sia verso i suoi stessi componenti.

Come dice lo stesso Emanuele Viscuso, l’organizzatore:

Il suo scopo non è soltanto quello di offrire un divertimento in più a chi lo segue ma è ben superiore: è quello di mostrare il volto migliore della nostra meravigliosa Sicilia attraverso la sua cultura, non limitandosi ai film ma mettendo in mostra tutto ciò che può contribuire a fornire della nostra terra un'immagine completa di grande bellezza e modernità, libera dagli stereotipi che un certo cinema, un po troppo fissato solo su alcuni temi, ha contribuito a creare.

Ed infatti il festival non si svolge tra gli splendidi palazzi palermitani o sotto il maestoso scenario dell’Etna a Taormina, bensì a Miami, negli Stati Uniti, dove Rutelli (o chi per lui) non può mettere il naso e le rapaci mani dei politicanti nostrani non possono razziare.

Altro importante segnale è venuto dalle ultime elezioni amministrative. A Palermo abbiamo assistito a qualcosa che ha dell’incredibile: caso sicuramente unico in occidente, si è presentata una lista di un partito siciliano che però ha sede all’estero: L’Altra Sicilia.

Accomunare la sua attività a quella dei altri pseudo-partiti di italiani all’estero, specchietti per le allodole destinati alla raccolta dell’elemosina del voto per i potentati politici nazionali, non riesce a nascondere il fatto che L’altra Sicilia si propone di scardinare il sistema politico regionale, rappresentando tutti i siciliani e non solo quelli all’estero.

Il discorso potrebbe essere esteso a molti altri campi. Ad esempio durante gli ultimi campionati del mondo sono stati parecchi i siciliani in giro per il mondo che si sono chiesti come mai non vi era un solo siciliano nella nazionale italiana, mentre ve ne erano in altre squadre (ad esempio quella americana, che non poco filo da torcere ha dato ai “nostri”). Per non parlare delle innumerevoli iniziative editoriali gestite da siciliani all’estero (citiamo la Gazzetta del Sudafrica, dove sono apparsi anche alcuni articoli tratti da questo blog), mentre i quotidiani isolani appartengono tutti alla stessa persona a sua volta legata a doppia mandata ai centri di potere massonico torinesi.

O della musica: visto che da noi non si va oltre Ciuri Ciuri in versione Jazz, ci ha pensato il rapper “francese” Salvatore Fuca con la canzone “Pur la Sicile mon ile” a mettere alcune cose in chiaro partendo subito all’attacco con la frase “Fier de ma nationalité, Sicilien je suis” , cosa che nessun cantante siciliano che deve guadagnarsi il pane in Italia si sognerebbe mai di pronunciare.

Ma Salvatore Fuca, partito da Favara, non si è scordato del suo paese e della sua lingua ed infatti continua con “Favara unni sei? Aspetami, quindici anni fà ca non ti vidu”. E chissà per quanti anni non la vedrà ancora, visto che se si volesse organizzare un festival della musica siciliana dove non si canti solo Ciuri Ciuri probabilmente dovrà prendere un volo per Sidney.


N.B.: Scrivendo il Post, l'Abate Vella ha scordato di menzionare anche un'altro importante esempio di come la Nazione Siciliana sia costretta a "riparare" all'estero per poter sopravvivere. Sono molti coloro i quali tentano con i pochi mezzi che si ritrovano di salvaguardare la nostra lingua, ma mai nessun tentativo parte dalle istituzioni, tutte vendute allo straniero e piegatesi agli ordini di sabotaggio venuti da nord. L'unica associazione di riconosciuto livello accademico a proporsi come obbiettivo lo studio della lingua siciliana è Arba Sicula, fondata dal professore Gaetano Cipolla ed avente sede a New York, all'interno della St. John's University. Inutile aggiungere altri commenti.
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lunedì, giugno 11, 2007

Urla nel silenzio

Come va l’economia italiana? Di male in peggio sembra, anche in base agli ultimi dati dell’ISTAT. Il Nord Italia, malgrado i modi arroganti e sbruffoni del governatore del Veneto, è praticamente fermo, con il PIL che nel primo trimestre dell’anno è cresciuto in dello 0,3 %, mentre nel resto dell’Europa si continua a migliorare.

In queste condizioni è ovvio che a risentirne di più sono le aree deboli, e cioè il Sud Italia e la Sicilia. Tanto che non fanno neanche più notizia i soliti dati riguardanti la suddivisione della ricchezza e del reddito pro capite nel paese.

I dati di Unioncamere diramati la settimana scorsa non sono stati attenzionati più di tanto, anche se dicono che tra Milano e Crotone c’è un divario del 55%, mentre come ben sappiamo il costo della vita REALE (medicine, sanità, trasporti, tasse etc etc) è lo stesso, anzi è più alto al sud se si mette in conto anche la qualità dei servizi.

Possiamo anche ringraziare il cielo se non sono partite le solite campagne diffamatorie, che indicano la congenita tendenza a delinquere dei meridionali come causa di un tale divario nei dati ufficiali.

La classifica riportata dal Corriere scorre muta ed ovvia. Proprio come la vogliono i truffatori post-risorgimentali che siedono in parlamento.

Ed invece in questo silenzio artificioso ed artificiale le urla si sentono eccome. Delle urla all’inizio indistinte, poi sempre più nitide. Urla che dicono Segregazionismo. Apartheid. Razzismo. Genocidio. Nazismo. Urla che ogni persona capace di giudicare non può non fare nuovamente sue non appena legge Rimini al 7° posto. La stessa Rimini che poi nella classifica delle dichiarazioni dei redditi cade al 100° posto, come un pò tutte le province del nord.

Ma come mai la classifica dei dati IRPEF è stata liquidata dai giornali nel giro di poche ore? Come mai le sono state dedicati solo alcuni trafiletti? Diciamocelo: perchè le leggi in Italia sono fatte solo per opprimere una buona metà della popolazione, mentre l’altra metà sa di poter fare a piacimento senza temere conseguenze.

Ragione di Stato la chiamano. Noi, senza timore, la chiameremo con la giusta parola toscana: MAFIA.


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domenica, giugno 10, 2007

Le voci dell'ïsola

Cos’è internet? Un grande fratello globale che ci scruta severo, o un’arma potentissima nelle mani del singolo individuo da solo capace di rovesciare nazioni e cambiare il corso della storia?

Forse un pò tutte e due le cose, e forse nessuna delle due cose. Perchè per fare funzionare il Grande Fratello ci vuole un sistema perfetto in ogni dettaglio, e per fare una “rivoluzione” ci vogliono delle capacità tecniche non indifferenti.

Di sicuro però qualche cosa sta cambiando, dei rapporti di potere si stanno frammentando. In una nazione come l’Italia, dove l’oligarchia che ha oppresso il paese dalla promulgazione dello Statuto Siciliano ad oggi (perchè quello è stato il momento che più ha definito l’Italia del dopoguerra, e non il referendum per la repubblica) ha trovato nel controllo dei media e dell’informazione la sua arma più affilata, il nuovo mezzo sta seminando il panico.

Non è un caso allora che mentre in tutto l’occidente una continuità tra la rete globale ed i media tradizionali si sia già stabilita, nel Bel Paese questa venga ostacolata goffamente in tutti i modi possibili. Giornali e giornalisti istituzionalizzati cercano di presentare la rete come un immenso calderone pieno di violenza, pornografia, indecenze; dove al massimo si può pescare ogni tanto qualche foto strampalata o un video scemo. Poco più.

Nel resto del mondo nel frattempo i giornalisti interagiscono con blogger ed internauti di vario livello, contribuendo a loro volta alla crescita del sistema con i loro siti personali e dando dignità alle idee più valide partorite dal web.

E non è un caso nemmeno che mentre gli esponenti del regime invecchiano nella loro arrogante ignoranza, chi nel frattempo da noi cerca di emergere scrivendo con la propria testa veda come naturale questa continuità tra carta stampata, televisione e rete globale. E veda l’immensa mole di dati (e di idee!) in essa contenuti come una risorsa e non come una minaccia.

Deve essere stato quindi naturale per un giornale come La Voce dell’Isola dare dignità ideologica al quel segmento “virtuale” del sicilianismo che tanto contribuisce a diffondere ed a dare continuità alle lotte dei nostri padri per la libertà della Sicilia e che si esprime su siti, forum e blogs come questo.

Non posso certo nascondere la piacevole sorpresa che mi ha colto sfogliando l’ultimo numero del quindicinale (9 giugno 2007) quando alla pagina 4 mi sono trovato di fronte riprodotto il blog che state leggendo, insieme ad alune righe di positivo commento all’interno di in un articolo dedicato ad alcuni dei principali siti che ruotano intorno al mondo del sicilianismo.

Di più, mi ha lusingato la citazione alla pagina 3 riguardo alcuni commenti fatti attraverso questo blog ad un articolo apparso sul giornale alla vigilia delle elezioni amministrative.

Oltre a ringraziare i giornalisti ed il direttore de La Voce dell’Isola, non posso quindi trattenermi da qualche ulteriore commento.

Dalle parole lette sul giornale appare chiaro come l’intento dell’Abate Vella, e cioè quello di una critica costruttiva e non fine a se stessa, sia stato perfettamente capito dall’articolista. Il nuovo trafiletto scritto da Altamore mi porta sicuramente a riflettere sulla posizione della Borsellino all’interno del panorama politico siciliano: tragico errore, come detto dal corrispondente sulla carta stampata, o premeditazione come proposto da Il Consiglio? Credo che le due teorie possano convivere, nel senso che effettivamente non si può assegnare alla sinistra nazionale (non parliamo poi di quella locale) una tale capacità tattica come quella che ci sarebbe voluta per mettere in piedi la cosiddetta “Operazione Borsellino”. Ma non mi sento di escludere che, una volta commesso l’errore, non ci sia stata la volontà di provocare al nemico il maggior danno collaterale possibile, la sorella del magistrato cosciente.

Concludo con una provocazione. Su Cuffaro invece mi pare si sia tutti d’accordo: con lui si stanno usando i guanti di velluto. Altre sarebbero state le ovvie accuse se veramente si voleva procedere contro di lui. Però per accusare di mafia il Presidente manca un fattore fondamentale: bisognerebbe prima definire chiaramente cosa sia la “mafia”. E questo mi pare non si sia mai fatto. Presto ne riparleremo su queste pagine.



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martedì, giugno 05, 2007

Scarcerazioni facili

Quando avevo previsto che la posizione di AS riguardo i fatti del 2 febbraio scorso a Catania e riguardo l'uccisione del Commissario Raciti non si sarebbe risolta se non dopo il verdetto sul campionato della squadra di calcio del Catania (permanenza o retrocessione) non pensavo di colpire il bersaglio con tanta precisione.

I risultati degli esami condotti dal RIS di Parma sono infatti trapelati poco prima della partita finale con il Chievo, decisiva ai fini della salvezza, e non sono stati ufficializzati sino al martedi dopo. Ora, una settimana dopo la stessa partita, cade anche la misura di detenzione del ragazzo per i fatti di cui sopra (AS rimane in carcere per resistenza a pubblico ufficiale, caso piu unico che raro in Italia).

Ancora, il settimanale L'Espresso questa settimana torna a proporre con piu insistenza di prima l'ipotesi del fuoco amico. Tutto cio trasmette dei sinistri brividi di freddo lungo la spina dorsale dello scrivente, perche la figura che si sta componendo assume dei contorni parecchio inquietanti.

Ma qual era il legame tra AS ed il campionato del Catania? Presto detto: la squalifica dello stadio (e direi della citta intera) era basata sul fatto che l'aggressione a Raciti fosse avvenuta all'interno dello stadio. Il regolamento della FIGC prevede infatti la responsabilita oggettiva delle societa solo per i fatti avvenuti all'interno degli impianti. Caduta l'ipotesi AS, cade anche la squalifica dello stadio.

Se veramente esiste una dichiarazione di un polizziotto riguardo l'urto di Raciti con il mezzo della polizia, come mai sino ad ora la cosa e stata negata dagli inquirenti? Come mai il signor Capomacchia non viene crtiticato da nessuno? Forse che il questore di Catania abbia effettivamente fatto esclusivamente il suo dovere? Come mai il gruppo di scalmanati che aggredi la polizia FUORI dallo stadio era composto interamente da minorenni? Chi li ha organizzati? Come mai furono sparati quei razzi all'interno della curva nord con il conseguente pericolo che nella bolgia che poteva seguirne potessero perdere la vita schiacciate decine di persone? Si stava forse puntando ad un nuovo Heysel?

Ed infine, la cosa secondo me piu inquietante di tutte, come mai anche da Parma hanno comunicato i risultati solo DOPO (o meglio: appena dopo. Che tempismo!) la partita Catania - Chievo?
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