“Ragazzi” fuori
Ricordate il clamore e le proteste suscitate dalla fiction il capo dei capi? Il regista non si era risparmiato in spericolate angolature alla Robin Hood dalle quali usciva fuori più la figura di un eroe popolare che quella di quel feroce criminale quale appunto il nostro poco simpatico Totò è.
Qualcosa di tutta questa storia però è passata inosservata, e cioè lo strano contrasto tra l'effetto che l'opera-spazzatura ha fatto su chi l'ha vista ed il pedigree di uno degli autori: l'antimafioso Claudio Fava!
E' sempre bene non saltare a conclusioni affrettate, ma penso sia giusto chiedersi come mai lo sceneggiatore di un famoso film contro la mafia, un po' scontato ma che in fondo mette bene in (cattiva) luce i protagonisti della vicenda, ora abbia autorato quella che sembra una vera e propria smentita di quei 100 passi percorsi da Peppino Impastato.
Viene da chiedersi se quei cento passi non siano forse troppa breve distanza per non rischiare di essere affascinati dal lato oscuro della forza che si trova appena all'altro capo della strada. Non tutti nascono eroi come l'Impastato, e in molti potrebbero cadere in tentazione....
Quello che ora ci fa ripensare a questa strana inversione di ruoli è la vicenda Contrada. Perchè anche qui non si può non notare la stessa strana inversione di ruoli. Se da un lato la posizione di Mastella non costituisce una prova di ciò, essendo questi un noto saltafosso, l'immediata disponibilità del capo dello stato (poi pare pilatescamente ritirata non appena qualche voce contraria si è levata dal coro) e l'ampio appoggio dato all'ipotesi di grazia dal solito schieramento mediatico (Corriere, Repubblica e via dicendo senza scordare i famigerati quotidiani isolani) insieme al silenzio-assenso di quasi tutto il fronte antimafioso, la dicono lunga sull'origine dell'idea della grazia, che sarebbe il primo atto di clemenza nei confronti di un condannato di mafia (il primo di una lunga serie?) mentre dall'altro lato il cosiddetto centrodestra sembra invece essere rimasto completamente spiazzato.
Il caso Contrada è forse un punto debole della lotta alla mafia. La sua condanna è infatti atipica, essendo Contrada l'unico alto “apparato” dello stato italiano democristiano mai condannato per mafia, e forse anche il meno colpevole, essendo egli un esecutore, non una mente. E' quindi comprensibile la sua convinzione di innocenza: se tentassimo di entrare nella distorta idea di stato che si è sempre avuta a Roma, riusciremmo forse ad immedesimarci nel dramma di chi è convinto di essere stato condannato per aver fatto il proprio dovere.
Solo che le pene detentive non sono affibbiate o condonate in base ad astratti sentimenti, ma in base a fatti giudicati in un'aula sulla scorta delle leggi vigenti. Ed una volta che tutti i gradi di giudizio siano stati esauriti, la sentenza non può più essere invertita. Concedere la grazia a Contrada significherebbe stabilire un precedente. Accettare che un qualunque mafioso possa essere liberato in base alla simpatia che suscita sul rimbambito spettatore della fiction di turno.
Ed attenzione, perchè Contrada non è accusato solo di essere complice di Riina nei suoi crimini, ma anche di aver tradito lo stato. Quindi se liberiamo costui senza alcuna reale motivazione, perchè non fare lo stesso con l'eroe popolare Riina?
Che queste non siano ipotesi fantascientifiche lo suggeriscono le dichiarazioni di Antonino Ingroia, il sostituto procuratore della DDA di Palermo:
«Io credo che ci sia il rischio di disorientare ancora una volta l'opinione pubblica. Se si vuole tenere fede ai principi del diritto e della certezza della pena bisogna tenere distinti i vari profili che invece oggi rischiano di essere sovrapposti» «La sentenza di condanna confermata per ben due volte dalla Cassazione sulla base di elementi costituiti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dei testimoni, persino dei magistrati, anche stranieri come Carla del Ponte, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e dai documenti, non può essere vanificata così se non ci sono degli elementi di uguale peso a discarico dell'imputato. Se questi elementi ci sono - conclude - li tiri fuori il difensore di Contrada, si farà un giudizio di revisione e la Cassazione interverrà nuovamente sul caso. Ad oggi esiste un giudicato, una sentenza di condanna che va riconosciuta e rispettata»
Dichiarazioni provenienti da Palermo, dove non mi pare ci si stia scherzando tanto sulla lotta alla mafia, come dimostrano la pallottola alla nuca del boss che tentava di fuggire e la perquisizione alla sede di Repubblica per capire come possano verificarsi certe fughe di notizie (fatto stranamente poco evidenziato dalla stampa). E dove ovviamente si temono di più le conseguenze di un tale atto.
Come al solito poi gli eventi si sovrappongono con drammatica puntualità. Nel penultimo numero di Panorama il figlio di Ciancimino in un'intervista parla della cattura di Riina, avvenuta nel 1993:
«Mio padre mi diceva sempre che dopo le stragi aveva parlato con Provenzano perché riprendesse in mano la situazione dopo la morte di Falcone e Borsellino. (...) Dietro le stragi lui vedeva anche la mano di qualcun altro. Il resto è storia: la famiglia di Provenzano torna a Corleone, finiscono stragi e omicidi e si torna alla mafia silenziosa dei giorni nostri. Con Riina in manette e oggi all’ergastolo.»
Nel 1992 si era consumata la rottura tra Riina e Provenzano (come già detto da diversi pentiti) e Provenzano fece arrestare Riina. La la mafia in fondo non è altro che un azienda di servizi. Quindi, chi aveva assoldato Riina prima delle stragi di quell'anno? Dietro le stragi lui (Provenzano) vedeva anche la mano di qualcun altro.
Questo qualcun altro sta per caso provando a sguinzagliare nuovamente il suo alleato di allora, visto che in questo momento in Sicilia il campo è virtualmente libero? Come se non bastasse al figlio di Riina nei giorni scorsi è stato dato uno sconto di pena. Segnali.
Nello stesso articolo è poi interessante il seguente scambio:
Domanda: «È mai stato interrogato su queste trattative e sulle stragi?»
Risposta: «No, mai»
Subito dopo la pubblicazione dell'intervista Ciancimino viene finalmente chiamato dai magistrati di Caltanissetta. E quindi aspettiamoci qualche altro dettaglio sulla vicenda.
Rimane da notare come anche la Borsellino sia contraria alla scarcerazione di Contrada. Ma non riesce ancora a vedere chi sono veramente gli alleati con i quali divide gli scranni parlamentari? Non riesce ancora a vedere come quando si parli di mafia i due lati dei parlamenti italiano e siciliano, quello del centro-destra e quello del centro-sinistra, si congiungano armoniosamente del grigio centro democratico-cristiano?
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