Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

martedì, febbraio 24, 2009

Tra Palermo e Catania non mettere il dito...

Gli italiani siamo un popolo di allenatori. Sentenziamo su campagne acquisti, tattiche di gioco, sostituzioni, decisioni arbitrali, come fossero indispensabili alla sopravvivenza della specie. Tutto fiato sprecato che lascia semplicemente il tempo che trova.

Per non essere da meno rispetto ai compatrioti, questa settimana anche il presidente dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di mafia, Sonia Alfano, ha partecipato alla domenica pallonara esprimendo la sua in occasione di un “battibecco” verificatosi nelle vicinanze dello stadio Barbera di Palermo tra qualche “tifoso” e le forze dell'ordine. E lo ha fatto nella sua veste ufficiale di “antimafiosa” rispolverando, per giustificare l'intervento, il biblico episodio dello striscione del 41 bis (vedi anche il post “Striscioni premonitori”):

“A farsi carico di isolare la criminalità all'interno della propria tifoseria dovrebbe essere la Società del Palermo Calcio che in questi anni, anche di fronte a fatti gravissimi come l´esposizione di striscioni inneggianti alla mafia ed all'abolizione del 41 bis, non ha mai preso provvedimenti”

Non bisogna mai essere teneri con chi strumentalizza l'accusa mafiosa: uno degli atti più meschini che si possano compiere contro la nostra Terra in questo momento storico.

La Alfano si è sentita spesso di recente a causa delle sue polemiche “antimafiose” con Vittorio Sgarbi, un altro personaggio che, pur dotato di notevoli capacità argomentative, proprio non riesce a suscitare le nostre simpatie malgrado le sue ultime condivisibili posizioni a proposito delle pale eoliche.

La scintilla tra i due è stata accesa dalla decisione del Sindaco di omaggiare la moglie di Borsellino con la cittadinanza onoraria di Salemi. Questo, per qualche “oscuro” motivo, ha provocato le indignate reazioni degli antimafiosi, nelle persone della sorella e del fratello del magistrato ucciso e della stessa Alfano (“Sgarbi fa litigare la famiglia Borsellino”, SiciliaInformazioni.com, 29 dicembre 2008).

Poco tempo dopo la Alfano ha di nuovo aperto bocca in occasione della strana vicenda Gatì (vedi il post “Chi ha incastrato Vittorio Sgarbi?”), in qualche modo collegandola di nuovo con Sgarbi (“Giovane muore folgorato a Campobello di Licata camminando su un filo scoperto”, SiciliaInformazioni.com, 31 gennaio 2009):

"E' con immenso dolore che vogliamo unirci alla tragedia della famiglia di uno dei più valorosi ragazzi conosciuti nel nostro cammino: Giuseppe Gatì. Avevamo offerto a lui il nostro sostegno quando, preoccupato per le reazioni che le sue grida 'Viva Caselli, viva il pool antimafia' davanti al sindaco di Salemi avevano suscitato, si era rivolto a noi". Lo afferma Sonia Alfano (...)

Tutta una serie di scontri la cui origine ha un qualche cosa di pretestuoso. E per capirlo basta tornare all'inizio di tutto, quando i fratelli Borsellino sentenziarono:

"Apprendiamo dalla stampa con stupore e disappunto - scrivono in una nota - che nostra cognata avrebbe accettato l'offerta della cittadinanza onoraria della città di Salemi da parte del sindaco Vittorio Sgarbi, personaggio dai comportamenti non certamente limpidi né eticamente corretti, condannato anche per aver definito assassini dei magistrati, e a cui quindi non si addice certamente il termine di 'missionario'. Chiediamo per questo a nostra cognata, proprio per il cognome che porta, di declinare l'offerta ricevuta"

Le vittime di mafia (inclusi i due fratellini) vanno sempre a destra e sinistra ricevuti dai personaggi più sospetti.. perchè non possono essere ricevuti anche da Sgarbi?

L'impressione è che le “vittime di mafia” se la siamo presa a male per l'avvicinamento di Sgarbi a Lombardo, guarda caso consumatosi un paio di settimane prima e sancito dalle dichiarazioni congiunte sui parchi eolici (“Un asse Lombardo-Sgarbi contro le pale eoliche”, Italpress 9 dicembre 2008). Fino ad allora la presenza a Salemi già da diverso tempo di “un personaggio dai comportamenti non certamente limpidi né eticamente corretti, condannato anche per aver definito assassini dei magistrati” non aveva arrecato alcun fastidio. Strano, no?

Ecco perché lo stralunato attacco a Zamparini ci insospettisce, materializzandosi in modalità sin troppo simili rispetto a quelle sinora utilizzate dall'altra parte dell'isola nei confronti del Catania di Antonino Pulvirenti.

Non solo. Materializzandosi anche a poche ore dalle dichiarazioni delll'AD del Catania Calcio, Pietro Lo Monaco, il quale durante una trasmissione sportiva su Antenna Sicilia (Salastampa), rispondendo alla domanda di un giornalista, Nino Randazzo, circa le votazioni di inizio febbraio per l'elezione del presidente di Lega, ha confermato che Matarrese non era stato rieletto grazie all'inedita alleanza tra Catania e Palermo (vedi video sotto).

Matarrese dal canto suo ha recentemente esternato i suoi timori (“Finale Champions, il piano. Solo 10.000 biglietti e barriere”, Repubblica.it 15 febbraio 2009):

Borsino delle elezioni: gli amici che l'hanno visto negli ultimi tempi assicurano che Antonio Matarrese sia piuttosto depresso. Teme che i presidenti che vogliono fargli la fronda (guidati da Zamparini) da qui al 6 marzo, riescano davvero a trovare un altro candidato per la guida della Lega Calcio.

Una conciliazione, quella tra le due società, dietro la quale aveva buttato il suo peso il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che in occasione del derby dello scorso ottobre aveva organizzato un incontro con i vertici delle due società dichiarando che "Quella di domani sarà una partita tra le due più grandi città dell'Isola, che si incontrano e non si scontrano" (“I dirigenti di Palermo e Catania nella sede etnea della Regione”, SiciliaInformazioni.com 18 ottobre 2008).

Solo con l'unione delle due città sarà possibile il pieno riscatto della Sicilia (per un approfondimento sul tema vedi il post “Palermo delenda est, seconda parte”). Ed è grazie a quest'unione che potremo fungere da traino per il resto del Sud Italia.

A Sonia Alfano sembra che tutto questo non vada bene e ci vuole mettere il dito.

-------------------
PS: riguardo al voto anti-Matarrese, ci sarebbe molto da dire. Un discorso che ci porterebbe lontanissimo e che affronteremo in un'altra occasione. Comunque mi sembra di aver già accennato altrove all'interessamento siciliano per le Puglie...


Clamoroso a Salastampa al 9° minuto!
by wwwCalciocataniacom

[Continua a leggere...]

domenica, febbraio 22, 2009

Pronti al decollo

L'idea circolava già da qualche mese, ma adesso i manager cinesi ci credono davvero e nei prossimi giorni verranno in Sicilia per mettere mano al progetto di realizzare un aeroporto a Enna, precisamente a Centuripe, come quello di Malpensa. (“Sette cinesi a Centuripe sognando Malpensa” MilanoFinanza, 17 febbraio)

Malpensa? I cinesi sanno cosa sia e dove sia Malpensa? Ho i miei dubbi. O forse a sognare Malpensa sarebbero i Siciliani? Direi piuttosto che un po' tutti gli italiani pensando ai soldi buttati in quell'avventura hanno gli incubi. Al contrario i milanesi che durante le loro vacanze sono capitati dalle parti di Centuripe, si ricordano ancora di quelle aspre colline e di quelle vallate con dolce nostalgia nelle loro serate autunnali.

Vogliamo veramente distruggere i dolci ricordi dei nostri ospiti?

L'idea dell’aeroporto internazionale piazzato nell'ennese non circola da qualche mese, ma da almeno un decennio. Il primo politico a proporre qualcosa del genere fu l'allora Presidente della Provincia Regionale (ahinoi...) di Catania, Nello Musumeci che nel 2002 dichiarava:

I presidenti delle Province si sono soffermati, inoltre, sulla sempre più evidente necessità di dotare la Sicilia orientale di un grande aeroporto intercontinentale che potrebbe essere localizzato nella Piana di Catania, quasi al confine con Enna.
"Già tre anni fa abbiamo illustrato lo studio commissionato ad una società specializzata - ha spiegato Musumeci -. Lo scalo di Fontanarossa è "ingessato", non può estendersi e , quindi, tra pochi anni sarà nell'impossibilità di accogliere un numero maggiore di transiti. Fra l'altro, questa emergenza cenere ha dimostrato che bisogna fronteggiare nuovi scenari e la localizzazione dell'aeroporto nella Piana consentirebbe di limitarne la chiusura a casi veramente eccezionali".


Ma sentite cosa diceva a Salvatore Parlagreco l'economista Edward Luttwak, americano di origine rumena ben ammanicato a Washington e con le mani in pasta un po' ovunque (“La Sicilia di Luttwak”, Euromediterraneo del marzo 2000):

Affidarsi alle scelte della compagnia di bandiera, l'Alitalia, è sbagliato ed oggi non più possibile. Come per i trasporti marittimi, e ancora di più, una concessione internazionale darebbe frutti immensi, senza richiedere alcun investimento. Un aeroporto hub & spoke, centro di smistamento a raggiera, per il Mediterraneo: ecco che cosa va fatto e subito in Sicilia. Niente a che vedere con la Malpensa, che è una specie di scherzo del destino. Tutti i voli che partono dal Nord Europa o dall'Est e devono attraversare una vasta area del Mediterraneo possono essere smistati in Sicilia, in un grande scalo internazionale, appunto hub & spoke. Si tratta di utilizzare l'autonomia regionale nell'ambito delle regole europee, in modo da soddisfare una domanda altissima di traffico aereo mediterraneo: dalla Spagna, il Portogallo, il Regno Unito verso il Medio Oriente, la Turchia, Israele, il Libano.

Nel frattempo che a MilanoFinanza escono dalla preistoria e vengono in Sicilia a sentire profumo di futuro, spingiamo il naso un po' più avanti degli altri e cominciamo a capire il vero motivo per cui si insiste con questa localizzazione in provincia di Enna [*].

Musumeci nel suo discorso di motivi ne indica già due: la “ingessatura” di Fontanarossa e la cenere vulcanica.

La cenere è un non-motivo. Durante le ultime “crisi” vulcaniche la follia autolesionista italiota si è spinta sino a chiudere l'aeroporto di Reggio Calabria. La provincia di Enna è molto più vicina. Comunque, per risolvere il problema basta aggiungere all'ottima rete di monitoraggio vulcanico una piccola stazione meteorologica (su questo argomento vedi il post "Fontanarossa, il ponte aereo dei Siciliani").

Per quanto riguarda l'ingessatura, il termine si riferisce alla “strategica” presenza della linea ferroviaria proprio in testata di pista, seguita poco più ad ovest dall'asse attrezzato e dalla tangenziale. Certamente il problema sussiste, ma anche in questo caso si tratta di problematiche già affrontate e risolte anche altrove (vedi il post "Fontanarossa e l'aeroporto dei balocchi").

Si è posto anche un problema politico: la provincia di Enna sarebbe più gradita a Palermo. Se crediamo di dover decidere il nostro futuro in base alle coordinate provincialistiche tipiche del più becero risorgimentalismo, stiamo freschi: meglio ammettere di non essere capaci di autogovernarsi.

I terreni della Piana di Catania hanno un valore agricolo incalcolabile. Una bella colata di cemento ed asfalto che in definitiva non serve alla nostra agricoltura ed alla nostra industria (per quelle abbiamo già 4 aeroporti internazionali in Sicilia...) a copertura di una delle zone più fertili DEL MONDO per risparmiare 10 minuti di treno, non mi sembra un buon modo di fare politica.

Ma allora qual'è il vero motivo per cui viene con insistenza proposto l'allontanamento dall'area di Fontanarossa?

Azzardiamo la nostra risposta sulla base di un articolo apparso qualche anno fa su Il Manifesto (“Basi Usa in Italia, il caso Sigonella”, 6 luglio 2004):

L'ostacolo, benche' noto [ma a quanti?], va ricordato e si chiama radar. (...) A 150 chilometri da Sigonella gli aerei civili escono dalla rete di radar nazionale ed entrano in quella militare (americana) che li accompagna, quando non ci sono emergenze militari, fino a due chilometri dall'aeroporto; per questi due ultimi o piu' delicati chilometri il volo va a vista e se il pilota non e' sicuro, per comprensibile e ragionevole prudenza non atterra a Fontanarossa, ma a Punta Raisi o altrove. Se poi il pilota e' audace cresce il rischio... dei passeggeri.

Manca il radar! E non solo: gli aerei vanno persino a vista! Si può mai pensare di costruire un hub internazionale in queste condizioni?

E siccome viviamo in una nazione di pavidi, nessuno si azzarda a dire niente ed invece di lottare per i nostri diritti continuiamo a piegarci ignobilmente. Anche perchè al popolo colonizzato il cervello è stato lavato per bene, e per la maggior parte anche solo immaginare la chiusura di Sigonella sembra un'eresia.

Il mondo però gira per tutti. Oggi capita anche che una piccola nazione come il Kyrgykistan possa decidere di chiudere il sipario sull'occupazione americana:

Il Parlamento del Kyrgyzstan ha approvato oggi la chiusura della base militare americana sul proprio territorio. Con 78 voti a favore ed uno solo contrario [?]

Se solo a Sala D'Ercole... E pensare che non avrebbero neppure bisogno di forzare tanto la mano. Basterebbe ristabilire la legalità ed applicare gli articoli 49 e 50 del trattato di pace di Parigi (1947):

In Sicilia e Sardegna tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno o demolite o trasferite nell'Italia continentale entro un anno dall'entrata in vigore del presente Trattato

Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna;

In Sicilia e Sardegna è vietato all'Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l'aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d'ordine interno;


Il linguaggio è antiquato ma il senso chiarissimo [**].

La partita oggi si gioca tutta intorno ai famigerati sistemi di sorveglianza MUOS ed AGS (quest'ultimo illegalmente annunciato recentemente dal "siciliano" La Russa [***]), disperato tentativo italo-americano di tenere la Sicilia sotto le luride grinfie.

Se si impedirà la loro costruzione, Sigonella tornerà ai Siciliani. Ed è lì che vedremo sorgere il nuovo aeroporto.

-------------------
[*] Per avere senso logistico e per attirare capitali stranieri l'hub deve sorgere sulla direttiva Augusta-Termini Imerese. Questo esclude Birgi (TP) e, vista l'impossibilità di allungare la pista di Punta Raisi, l'unica possibilità rimane la Piana di Catania, estesa da Fontanarossa (CT) sino al territorio di Catenanuova e Centuripe (EN).

[**] Per un commento completo agli articoli in questione vedi “Lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione sulla smilitarizzazione della Sicilia”, L'Altra Sicilia 7 aprile 2008.

[***] Il sistema AGS è già stato approvato (ripeto, illegalmente) dal ministero della difesa italiano. Cosa che non ci preoccupa minimamente: oggi le decisioni del governo italiano valgono quanto il due di coppe con la briscola a mazze.
[Continua a leggere...]

martedì, febbraio 17, 2009

Alla conquista della sovranità

Non si vuole suggerire alcuna forma “perfetta” di governo. Ma in parte spiegare perché oggi da ambedue i lati della barricata la politica non riesce a soddisfare le legittime istanze dei cittadini.

Osservando il genere di paesi con i quali la Sicilia sembra allinearsi a livello internazionale qualcuno potrebbe chiedersi se questo è quello che i Siciliani vogliono e quale sia il motivo di queste “alleanze”. Paesi come la Russia, la Libia, l'Oman, l'Algeria, a voler dare retta ai media occidentali, evocano innanzitutto dittature, guerre civili, spregevoli atti terroristici. E per almeno uno di essi (la Libia) una tale visione è oggettivamente difficile da obiettare.

Se poi consideriamo come la vicinanza a quei paesi implichi anche relazioni se non proprio cordiali, per lo meno costruttive con nazioni quali Iran, Siria, Venezuela, ecco che la cosa si complica ancora di più.

Ma i segnali che arrivano indicano una Sicilia diretta proprio in questa direzione. Dal punto di vista storico la cosa non farebbe una grinza: il Regno di Sicilia non ha mai avuto grossi problemi nelle relazioni con l'oriente ortodosso e musulmano. Al contrario, la nostra esistenza è stata più volte messa a rischio da occidente. Basti pensare all'impero romano, alla guerra del Vespro, al Risorgimento.

Ma non possiamo vivere di solo passato. Il presente va analizzato per quello che è. Ed il presente ci dice che quei paesi elencati sono sì accomunati da regimi più o meno totalitari, ma posseggono anche da un'altra importante caratteristica: essi sono Stati Sovrani, nei quali il potere è gestito da un élite interna (e non internazionale come nel caso degli stati fantoccio occidentali) e nei quali il potere politico tiene le redini, mentre quello economico morde il freno.

Una situazione, quest'ultima, diametralmente opposta a quella europea e nordamericana dove, sull'onda lunga di una folle sequela di rivoluzioni “sociali” fatte non si sa bene per conto di chi, si è buttato il bambino con l'acqua sporca e l'abbattimento del potere politico è stato così scrupoloso da lasciare campo libero ad una ristretta oligarchia affaristica internazionale (per l'appunto...), con le conseguenze che tutti oggi possiamo sentire dispiegarsi sulle nostre vite.

Inquadrata da queste considerazioni, la “deriva” siciliana diventa ora più chiara e condivisibile, soprattutto per il corollario che una tale deriva implica: il recupero e la riconquista della sovranità, l'obiettivo esplicito per cui tutti stiamo combattendo.

La riconquista della sovranità è dunque per prima cosa irreggimentazione di quel potere economico che è stato sottratto ai popoli occidentali con uno spietato meccanismo di raffinata e micidiale precisione raggiunto in circa duecento anni di intrighi e cospirazioni: l'indipendenza delle banche centrali dal potere politico.

Tale indipendenza sottrae di fatto ai governi qualunque capacità decisionale in materia di politica economica e la consegna nelle mani non di un anonimo “capitale”, ma di chi quel capitale controlla grazie all'esclusivo diritto a stampare moneta, o meglio pezzi di carta senza alcun valore che non sia i pochi centesimi del costo di produzione, ma che poi vengono a noi rigirati al prezzo stampato.

Il meccanismo si appoggia poi su un sistema elettorale truffa spacciatoci per democrazia nel quale pupazzi senza alcun potere reale che non provenga da quella carta straccia a loro donata dalla stessa élite fanno finta di sfidarsi per poter tenere il posto per un massimo di due mandati consecutivi di pochi anni. Perché solo due mandati consecutivi? Non hanno neanche bisogno di nascondere il motivo. Lo gridano in faccia al popolo schiavo, tanto sono arroganti: per evitare che i politici eletti acquistino un qualche potere! Questo mentre chi stampa cartastraccia-moneta questo potere lo mantiene a vita.

Ecco che aperti gli occhi su questo, diventa all'improvviso chiaro il motivo per cui in questi giorni in Venezuela si è tenuto un referendum, indetto (e vinto...) da Chavez, per l'eliminazione del limite al numero dei mandati. Ecco che la situazione russa, con una presidenza saldamente sotto il controllo di Putin (il quale al più presto ritornerà sul trono), diventa non solo logica ma auspicabile ed auspicata dallo stesso Popolo Russo.

Ed ecco perché i governi-pupazzo occidentali, per conto dell'élite finanziaria, continuano a inveire contro Venezuela e Russia malgrado gli interessi loro e dei loro popoli dovrebbero suggerirgli il contrario.

Un'idea di quanto sia esteso e pericoloso il ricatto a cui siamo soggetti, lo ha dato la rivelazione (segnalatami da un lettore) di un fatto avvenuto in Inghilterra lo scorso 10 ottobre e portato alla luce solo di recente. Secondo un articolo del Daily Mail (“Revealed: Day the banks were just three hours from collapse” del 24 gennaio, parzialmente tradotto in italiano dal blog InformazioneScorretta),

“Il ministero del Tesoro stava preparando l’ordine di chiusura degli sportelli bancari, lo stop alle transazioni elettroniche ed il blocco totale dei bancomat.

Il primo ministro Gordon Brown stava per apparire in tv a reti unificate per annunciare che l’intero sistema finanziario inglese sarebbe stato nazionalizzato.”


La cosa più incredibile (o meglio, credibilissima visto come stanno messe le cose) è che “la nazione era 'molto vicina' ad un collasso completo del sistema bancario poiché 'importanti titolari di deposito' tentarono di ritirare i loro depositi in massa”.

Secondo l'articolo poi Lord Myners (ministro della City) avrebbe detto che «Vi furono due o tre ore quando la situazione è sembrata estremamente deteriorata, nervosa e fragile». In altre parole la situazione fu sistemata in 3 ore, il che vuol dire che tanto ci ha messo lo stato sovrano d'Inghilterra a capitolare ai ricatti di quegli "importanti titolari di deposito" e ad operare i salvataggi poi descritti nel pezzo del Daily Mail. Ecco qui:

“La Banca d'Inghilterra è stata costretta a contattare i creditori della Royal Bank of Scotland in New York e Tokio per persuaderli [come, con le preghierine?, ndr] a non ritirare i loro fondi”

Gli "importanti titolari di deposito" non sono altro che l'élite finanziaria globale, che nel momento in cui lo vorrà, farà precipitare la “nazione” non più sovrana prescelta nel caos più assoluto.

Ovviamente il folle progetto dell'élite (o Entità, così come altrove chiamata...) non si ferma all'occidente. Essa vuole controllare il mondo intero. E per fare questo ha creato un'altra bella cosa: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) la cui azione criminale è supportata dall'usura più sfrenata, oggi nota con il nome in codice di “interesse composto”:

L'interesse viene detto composto quando, invece di essere pagato o riscosso, è aggiunto al capitale iniziale che lo ha prodotto. Questo comporta che alla maturazione degli interessi il montante verrà riutilizzato come capitale iniziale per il periodo successivo, ovvero anche l'interesse produce interesse.

L'FMI serve in pratica a condizionare senza troppa fatica l'operato di paesi non ancora propriamente “democratici” (nel senso di privi di ogni potere reale). Invece di ricorrere a fastidiose e poco popolari campagne di occupazione militare che potrebbero protrarsi all'infinito, tali paesi si assalgono una sola volta con una bella guerra economica e li si consegna nelle mani dello strozzino (FMI) che con interessi surreali (ooops... scusate, si dice “composti”) rende il paese schiavo ad perpetuum.

Tutto questo è ben presente nelle menti dei politici delle nazioni ancora più o meno libere. Ecco perché l'Islanda, che aveva sino ad ora resistito le pressioni per entrare nell'Euro, sull'orlo del fallimento ha chiesto un prestito per primi ai russi invece che all'FMI (alla fine è dovuta capitolare).

E nel caso in cui qualcuno sotto controllo abbia il desiderio di ribellarsi, provvedono con un'altra pillola avvelenata inoculata nel budget di ogni paese: il deficit pubblico. Ecco che cosa ha promesso Putin alla Tymoschenko in cambio dell'appoggio ricevuto dall'Ucraina nella storia del taglio delle forniture energetiche all'Europa ("Kiev Turns to Moscow for $5Bln Loan", Moscow Times 10 febbraio 2009, riproposto gratuitamente anche da EffeDiEffe):

Il governo ucraino ha chiesto alla Russia di potersi assicurare un prestito di 5 miliardi di dollari per coprire il proprio deficit nel budget.

Yushchenko ha denunciato l'idea di un nuovo prestito per coprire un deficit fissato al 3% del prodotto internmo lordo malgrado una richiesta dell'FMI di eliminare tutti i deficit.

Senza una revisione del budget, qualunque accordo a lunga scadenza con l'FMI è in dubbio, anche se potessimo mobilizzare tutte le nostre risorse di prestito straniere” ha detto Valery Lytvytsky, top adviser per la Banca Centrale.


Il prestito avrebbe come obiettivo l'eliminazione del deficit pubblico in modo da castrare gli artigli occidentali. Incidentalmente l'odio anglosassone per Putin diventò irreversibile quando costui decise di usare i proventi petroliferi per coprire il deficit pubblico invece di dividerli tra la gente in modo che questa potesse spenderli in superflui prodotti occidentali.

Ma l'élite vuole anche la vita facile, e chiaramente questa non potrà esserci sino a quando dovrà avere a che fare con tutte queste monete da stampare e con tutte queste banche centrali. L'obiettivo è quello di avere un'unica banca centrale con un unica moneta globale, possibilmente non più neanche di carta, ma elettronica. Il primo passo è già stato fatto: dopo averci venduto la favola della fratellanza europea per qualche decennio, ora la verità celata dietro la facciata è venuta fuori con l'Euro. L'eliminazione della moneta nazionale è infatti l'ultimo (piccolo) ostacolo verso l'eliminazione completa (ed irreversibile?) delle sovranità.

Progetti simili esistono già in altre parti del mondo. Il più avanzato (dopo quello europeo, ovviamente) sembra essere quello dell'unione monetaria degli stati arabi riuniti nel GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo). Gli stati facenti parte di questo corpo sono quasi tutti fortemente dipendenti dagli americani e dagli inglesi per un motivo o per un altro. Tutti tranne uno: l'Oman.

Il ministro degli esteri omanita, Yousuf Bin Alawi, alla insistenti richieste di adesione alla moneta unica della penisola arabica, ha risposto con queste decise parole (“Oman has no plans to join the monetary union”, Gulfnews 29 dicembre 2008):

«L'Oman non parteciperà al progetto di unione monetaria nel 2010 e nemmeno del 2100 (...) I nostri fratelli negli altri 5 stati del GCC stanno andando avanti con il progetto dell'unione monetaria ed con l'emissione della moneta unica, ma l'Oman non fa parte di questo progetto»

Guarda caso tra la Sicilia e l'Oman corre un feeling particolare.

Anche in Italia molti sono i movimenti indipendentisti ed autonomisti che da sud a nord, richiamandosi alla sovranità del proprio popolo, si sono espressi a favore di una moneta locale indipendente dall'Euro [*].

In Sicilia siamo molto più avanti: Francesco Paolo Catania ha confermato che un dettagliato progetto economicamente credibile in forma di proposta di legge è in fase di completamento da parte de L'Altra Sicilia, anticipato da una analisi generale dei costi e dei benefici che una tale operazione comporterebbe (“Una ''moneta'' siciliana? Una provocazione... seria”, ottobre 2008):

Forse la vera scelta è tra la dipendenza e l'indipendenza economica. La strada da noi tracciata indirizzerebbe la Sicilia verso un'autosufficienza economica che ci farebbe più liberi (magari nell'immediato un po' più poveri, poi più ricchi, ma da subito più liberi); al contrario la strada attuale è quella di una dipendenza economica senza sbocchi, di un'economia asfittica e assistita, dove poi fatalmente tutta la società va in cancrena e fiorisce solo il malaffare.


-----------------------
[*] Non dovrebbe stupire nessuno che la Lega Nord non faccia parte del lotto, visto che la sua stessa esistenza non è altro che un'appendice di quelle élite finanziarie, come già descritto (vedi il post “Lega pagana”).
[Continua a leggere...]

venerdì, febbraio 13, 2009

Chi ha incastrato Vittorio Sgarbi?


Navigando in rete si colgono di tanto in tanto dei rumori di fondo, delle vibrazioni relative ad un qualche avvenimento o ad una qualche figura che hanno lasciato degli interrogativi dovuti a delle circostanze più o meno casuali.

Un nome tra i più “mormorati” nelle ultime settimane è quello di Giuseppe Gatì, agrigentino, morto recentemente in circostanze che molti in rete giudicano poco chiare.

Tra queste righe non ci occuperemo di questo tragico evento (Giuseppe aveva 22 anni), ma dell'iniziativa che poco tempo prima lo portò sulle pagine dei giornali, iniziativa che ci interessa perchè permette di cogliere alcune sottigliezze della situazione politica siciliana.

Rendiamo comunque omaggio a Giuseppe tramite le parole con cui egli stesso si descrive sul suo blog (www.lamiaterraladifendo.it), alla pagina Chi Sono:

Giuseppe Gati’ Savio, nato ad Agrigento il 18 /10/1986, residente a Campobello di Licata (AG) cittadino libero.
Ho voluto specificare il mio “status”, per combattere il servilismo che ogni giorno di più avvolge il nostro Paese.
Ho scelto di rimanere in Sicilia, di non andare via anche se vivere qui è duro, durissimo.
La Sicilia non è bella, è bellissima, ed io voglio lottare per far si che questa vituperata terra possa rinascere.
Cerco di fare cio’, portando dentro di me il ricordo di gente come Falcone, Borsellino, Pio La Torre, Peppino Impastato, Pippo Fava, Beppe Alfano... e  tutti coloro hanno dato la vita per ridare dignita’ alla Sicilia e ai Siciliani.


Giuseppe diventa personaggio pubblico quando lo scorso dicembre nella sua Agrigento irrompe accompagnato da una telecamera per contestare pubblicamente il misteriosamente Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. Ecco il video ripreso da quella telecamera:



Una contestazione a mio avviso poco condivisibile nella forma e poco efficace nella sostanza. Dico questo non per schierarmi, ma perché il “danno” che potrebbe subire l'obiettivo preso di mira da Giuseppe a causa di quello che vediamo mi sembra veramente marginale. Contestazioni ben più forti di questa ne abbiamo viste parecchie anche contro personaggi molto più “potenti” di Sgarbi.

Anzi, lo stesso Sgarbi proprio in Sicilia fu qualche anno fa al centro di una querelle molto più seria quando alcuni cittadini di Zafferana Etnea, primo tra tutti il fratello del sindaco Leonardi, minacciarono di fargli fare la fine di Empedocle e di buttarlo nel fiume di lava sottostante. Ed a quanto pare qualcuno tentò anche qualcosa di più della semplice minaccia:

«Mi auguro di vedere la lava che cancelli queste brutture, queste case orribili, realizzate alle pendici del vulcano». Vittorio Sgarbi arriva sull' Etna ed e' subito polemica. Dopo aver spiegato ai giornalisti il perche' della sua visita in Sicilia il polemista del "Costanzo Show" ha rischiato di essere linciato. (“Assalto a Sgarbi, Il Corriere, 14 aprile 1992)

Ma ricapitoliamo brevemente il recente percorso di Sgarbi in Sicilia.

Il simbolico sbarco in Sicilia alla volta di Salemi in chiave unitaria [*], condito da invettive contro il sindaco di Capo d'Orlando (reo di avere danneggiato una targa recante il sacro nome del nizzardo) e da altre battaglie perse di cui questo blog si è occupato (vedi i post In Libia con furore e Gli sceicchi invasi dai topi), è stato recentemente seguito da una piroetta di 180 gradi che lo pone a fianco del Presidente Raffaele Lombardo.

Su una cosa in particolare i due si sono trovati in sintonia: le pale eoliche, esecrate per motivi apparentemente diversi (il critico spara allucinati paragoni: «Le pale eoliche? Hanno sull' ambiente lo stesso effetto violento di un pedofilo su un bambino», il politico le taglia dal piano energetico regionale ) ma che nella sostanza conducono ad un solo obiettivo, l'ex prima donna di Sicilia Totò Cuffaro e l'aspra lotta che vede l'MPA contrapposto al duo PDL/UDC.

Il collegamento politico tra le pale e Totò (per il tramite di Berlusconi) lo avevamo già messo in evidenza (vedi il post Briscola a mazze) grazie ad un agenzia di stampa dello scorso 2 dicembre:

Palermo, 2 dic - E' del gruppo siciliano Moncada Energy di Agrigento il piu' significativo dei quattro progetti italiani oggetto dell'accordo italo-albanese firmato oggi a Tirana alla presenza del Premier italiano Silvio Berlusconi e del Primo ministro albanese Sali Berisha. (...) La costruzione della più grande centrale di energia eolica mai progettata in Europa, per 500 Mw

Ora leggendo il blog di Gatì capita anche di notare che: “Il sindaco di Agrigento Zambuto, il giorno prima presiede e plaude l’inpresa di Moncada, re delle pale eoliche e il giorno dopo sta insieme a Sgarbi il suo nemico giurato numero uno.”

Che errore per una persona attenta come Sgarbi. Ecco cosa capita quando si è troppo pieni di sé, si cade vittima degli adulatori. E Zambuto, mentre si dimostra adirato con Lombardo per la storia del rigassificatore di Porto Empedocle («Quest'amministrazione - conclude Zambuto - intende in tempi brevissimi, chiamare la popolazione agrigentina ad esprimersi, dal momento che la costruzione del rigassificatore incide irreversibilmente sullo sviluppo di questo territorio»), sembra invece recidivo nei confronti del primo cittadino della prima capitale d'Italia che sulla mastodontica opera industriale significativamente non ha niente da ridire (almeno sino ad ora) e lo insignisce della cittadinanza onoraria.

Sgarbi però si è infine rifiutato di andare a ritirare il cadeux del collega:

Per evitare – spiega Sgarbi - di essere l’obiettivo di una insensata polemica dopo ciò che è successo in una precedente visita disturbata per trarne una documentazione audiovisiva pretestuosa, e per evitare che una tale strumentalizzazione si ripeta. Il sindaco di Agrigento Marco Zambuto – racconta Sgarbi - mi comunica che, da informative delle forze dell’ordine ha saputo che, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, un gruppo di provocatori, sotto il pretesto di una malintesa moralizzazione e della lotta alla mafia, ha preparato una imboscata.

Conoscendo la sua sottile dialettica, rimaniamo con un dubbio: intende forse insinuare che il sindaco sapesse già la prima volta della contestazione preparata (le forze dell'ordine diramerebbero informative in tal senso...) ed avesse voluto incastrarlo per colpire la sua immagine?

Ecco come finì quella passata contestazione sempre secondo quanto riferito dal blog di Giuseppe:

E' importante sapere cosa succede dopo. I miei amici vanno via perchè impauriti, mentre io vengo trattenuto dai vigili. Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perchè vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non puo’ farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Arriva un altro personaggio, e minaccia di farmela pagare, ma i vigili lotengono lontano. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata della biblioteca, dove la polizia prende i miei documenti e il telefonino. Chiedo di vedere un avvocato (ce n’era addirittura uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi rispondono di no. Mi identificano piu volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: “Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro…”.

-----------------------
[*] Salemi fu la prima capitale d'Italia. Ecco la descrizione del massonico episodio fatta da wikipedia:
Il 14 maggio del 1860 Giuseppe Garibaldi occupava Salemi, accolto con entusiasmo, grazie all’aiuto del barone Sant’Anna, che si era a lui unito con una banda di picciotti assumendo la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Nella Piazza Dittatura del comune, una lapide ricorda che in quella data Giuseppe Garibaldi arrivò a Salemi da Marsala dichiarandosi dittatore del Regno delle Due Sicilie “Siciliani! Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde. Noi siamo con voi! Non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. All’armi dunque!”. In quell’occasione l’Eroe dei Due Mondi issò, personalmente, sulla cima di una delle tre torri del castello Arabo-Normanno la bandiera tricolore proclamando Salemi la prima capitale d’Italia; titolo che mantenne per un giorno.
[Continua a leggere...]

martedì, febbraio 10, 2009

La sindrome di Lampedusa

Vi immaginate se in un campo di concentramento tedesco all'improvviso un gruppo di prigionieri ebrei avessero deciso di raccogliere le firme e presentare una petizione alle guardie in modo da poter diventare essi stessi nazisti.

E dopo essere diventati nazisti, cosa avrebbero fatto? Beh... da nazisti avrebbero dovuto fare ai loro ex compagni di prigionia quello che facevano tutti i nazisti. Mi sembra ovvio.

Possiamo anche immagine che qualcuno fece proprio questo. Li potremmo chiamare delatori, se volete. Altri userebbero termini più spregevoli. Lo facevano per alleviare almeno un pochino le loro sofferenze. Chissenefrega se poi quella piccola delazione sarebbe costata la vita ai propri compagni?

Oggi invece, in tempi di psicosi da aviaria, negli isolotti intorno alla Sicilia si sta diffondendo una strana epidemia. Certi ominicchi (e donnicciuole) da due lire dopo la frequentazione di una qualche meretrice (o meretricio) incontrati in una loro gita al nord ne vengono infettati irreparabilmente.

La cosa non sarebbe in sé gravissima. Il problema è che l'infezione sembra parecchio contagiosa e nei ristretti ambienti isolani la diffusione velocissima.

Il primo focolaio di tale male lo abbiamo affrontato a Lampedusa grazie ad una donzella locale che in colore verde-lippo ha tentato con tutti i mezzi di votare al tradimento i suoi concittadini.

Quel focolaio è stato finalmente affrontato in modo deciso ed ora la situazione sembra essere tornata sotto controllo. Anche se l'allarme non può ancora dirsi rientrato.

Ma non passa neanche il tempo che un altro morto vivente residente a Lipari, tal Adolfo Sabatini, consigliere comunale, subisce il contagio e si ammala di questa “sindrome di Lampedusa”, pare esultando in tribuna al goal con il quale la Juventus ha regolato il Catania domenica scorsa.

Il nostro, forse considerando troppo “meridionale” Bergamo, ha scelto come patria putativa Bolzano. Ed incredibilmente ha già trovato ben 1000 Giuda ai quali distribuire i suoi sacchetti coloniali da 30 denari l'uno arrivati freschi freschi da Roma.

Ma attenzione: “ovviamente quella lanciata dal consigliere eoliano è solo una provocazione, che non è giunta ancora sul tavolo del presidente della regione autonoma del Trentino-Alto Adige.”

Certo... anche quella dei delatori ebrei era solo una provocazione, e per protestare contro le sofferenze patite dalle vittime si riproponevano di unirsi ai carnefici. Bella provocazione.

Dall'altra parte la risposta non giunge inattesa:

“Alcuni siti internet del sudtirol, però, hanno accolto bene la proposta: «Finalmente - pubblicano  on line - potremo aggiungere il mare alla bellezza delle nostre montagne».”

Lassù a parole sono sempre pronti a denigrare. Denigrano e denigrano. Ma sempre con gli artigli nel sacco.

Che Lipari sia stata spesso presa a calci da Palermo lo sappiamo tutti. Ma certi limiti non andrebbero mai oltrepassati. Se il problema é Palermo andate lì a sbattere i pugni. Evitate di coprirvi di fango in questo modo, prima chiedendo l'elemosina a Roma e poi prostituendovi alle guardie del campo di concentramento.
[Continua a leggere...]

sabato, febbraio 07, 2009

Siciliani, tutti devoti tutti (Prima parte)



Agli inizi di febbraio nelle televisioni locali si ripete puntualmente lo stesso teatrino. Un'ospite palermitano, in studio o in collegamento, si diverte a stuzzicare l'orgoglio dei catanesi suggerendo che S. Agata, la patrona di Catania, con ogni probabilità fosse originaria del capoluogo.

E così, tra interventi di studiosi e uomini di chiesa che immancabilmente concludono il discorso eliminando ogni dubbio circa le origini etnee della Santa, veniamo introdotti ai festeggiamenti culmine del 5 sera ed alla lunga notte dei fuochi di Piazza Borgo.

Un semplice siparietto goliardico, o dietro questa “lotta” per le origini della Santa c'è qualcosa dal significato più profondo?

Il cristianesimo sovrapponendosi ai credi precedenti non ha mai cancellato completamente il passato. Lo ha reinterpretato alla luce delle dottrine rivelate. Ha giustificato quei riti pre-cristiani come “premonizioni” della vera presenza divina in tradizioni e manifestazioni antiche di millenni. Una evoluzione più che una radicale sostituzione.

In Sicilia poi assume una rilevanza notevole il passaggio dall'ellenismo al cristianesimo, passaggio tutt'oggi visibile in ogni angolo dell'isola. A Siracusa ad esempio esso è testimoniato dall'unicità architettonica del Duomo, impiantato sul tempio preesistente ancora interamente visibile tra le mura della cattedrale: un connubio architettonico che indica una condivisa consequenzialità più che trauma o conflitto, come più spesso suggerito.

Lo stesso genere di consequenzialità è rintracciabile nelle festività dei patroni tipiche di ogni città, paese o frazione siciliani. E la più interessante di tutte a questo proposito è quella che ogni febbraio si svolge nel capoluogo etneo e dedicata al culto di S. Agata, cristiana ventenne che nel 251 d.c. subì il martirio per mano del console romano Quinziano, una ricorrenza che prosegue ininterrotta sin dall'anno dopo la sua morte quando, secondo la tradizione, una sua reliquia (il velo) bloccò la lava alle porte di Catania, salvando la città dalla distruzione.

Altri commentatori hanno interpretato i riti agatini come una semplice mascheratura delle celebrazioni in onore della dea Iside con una spruzzatina di “cristianità” appena appena accennata. In effetti il culto lunare di Iside [*] era un tempo estremamente diffuso nel Mediterraneo meridionale ed alcuni elementi presenti in questi riti e riconducibili alla dea egiziana testimoniano la presenza del culto in periodi pre-ellenici: dalla vara (fercolo) sulla quale il busto reliquiario viene trasportato, all'abito bianco dei devoti, ai ceri accesi.

D'altra parte lo svolgimento delle processioni della vara agatina risulta avere diversi punti di contatto con quelle di molti altri santi venerati in Sicilia, il che permette sicuramente di pensare che dietro questa somiglianza vi sia un rito ancestrale comune.

Tra S. Agata e gli altri portati ad esempio di testimonianza di un estinto culto lunare vi è però una fondamentale differenza. Mentre nei luoghi di mare, quali ad esempio Marzamemi (S. Francesco di Paola) o anche la frazione acese di Pozzillo (S. Margherita), lo sbocco finale delle processioni è l'elemento marino, così importante per l'economia di quelle comunità, nel caso di Catania il fulcro, l'apice di tutto, è la sosta in Piazza Borgo la sera del 5 febbraio, fino a pochi decenni fa corrispondente alla porta d'uscita della città in direzione dell'Etna. Gli elementi marino, la “stella maris”, e quello lunare (in effetti strettamente connessi) sono quasi completamente assenti, mentre risulta chiaro un forte legame con l'Etna, nel senso di fenomeno naturale, manifestazione della madre natura ed in seguito espressione degli dei inferi.

Proviamo ora a rileggere il percorso del fercolo ed i misteri agatini del 5 febbraio alla luce del loro rapporto con il vulcano.

Nel pomeriggio, verso le diciotto, ha inizio il giro interno della città. Il fercolo con sopra il busto della Santa uscito dalla cattedrale di Piazza Duomo (dove era rimasto custodito tutto l'anno) devia subito in direzione della montagna e, tirato tramite lunghi cordoni dai devoti, imbocca la via Etnea che percorre fino al Giardino Bellini, deviando poi in via Caronda sino ad arrivare in piazza Cavour (piazza Borgo) dove, davanti alla Chiesa di Sant'Agata al Borgo, ha luogo uno spettacolo pirotecnico.

Fuori dall'allegoria, la vergine fanciulla esce dal tempio (dove la giovane prescelta viene “preparata” durante l'anno) e accompagnata dai fedeli in trance mistica viene condotta sino alla porta della città che si apre in direzione dell'Etna, nella notte dei tempi fulcro mediterraneo dei culti infernali.

Vi prego di non sorridere. Ma questa scena, oltre che per le strade cittadine, l'abbiamo vista tutti in un famosissimo film che ha fatto la storia del cinema: King Kong. Nel film la fanciulla veniva offerta in sacrificio alla feroce divinità (anche qui rappresentante la madre natura) per placarne la collera.

Notate che coincidenza la forma dell'isola di Kong a 0:46 nel video. E fermando l'immagine vedrete anche la penisola in basso:



La prima parte della processione rappresenta dunque simbolicamente le vestigia di un passato in cui il popolo, spaventato dall'ira del vulcano, doveva ogni anno sacrificare ad esso una o più belle fanciulle, forse provenienti da diverse nazioni. Un passato doloroso di sottomissione, se il mito del labirinto cretese può servire da paragone.

Una volta arrivati alle porte del paese, queste venivano aperte ed all'improvviso madre natura appariva in tutto il suo terribile splendore. I cittadini festanti, dopo avere accompagnato con i sacerdoti la vittima sin lì, la salutavano mentre ella usciva in direzione del vulcano accompagnata dagli stessi sacerdoti (ricordiamo che l'arcivescovo di Catania trova posto sulla “vara” accanto alla santa) che l'avrebbero condotta lungo la salita sino al cratere centrale – o sino ad un luogo sacro rappresentante quel cratere – dove sarebbe avvenuto il sacrificio [**].

Rituali come questo erano comuni in quasi tutti i popoli della terra. Tra gli antichi Inca ne troviamo uno praticamente identico a questo. Ecco come lo descrivono gli “specialisti” in sacrifici umani del National Geographic commentando la foto di alcuni oggetti appartenuti ad una vittima:

Tre figurine decorate con piume colorate ed indumenti tessuti a maglia sono stati trovati vicino ai corpi di La Doncella e di altre due vittime in cima ad un vulcano andino.
I tre bambini Inca furono lasciati morire assiderati come sacrificio agli dei, diceva l'antropologo Johan Reinhard.

“Non sono stati sacrificati per nutrire gli dei” ha raccontato Reinhard al notiziario del National Geographic nel 2005. “Essi furono sacrificati per entrare nel regno degli dei. Era considerato un grande onore
[sic!].

“Questi bambini non sono stati sacrificati nel senso che pensiamo: essi andarono a vivere in paradiso con gli Dei... era una transizione verso una vita migliore, qualcosa che quei bambini erano enormemente onorati (di avere)”


Come vedete il tipo ci crede veramente. Inchinatevi davanti alla copertina del mistico giornale quando lo vedete in edicola.


Ecco come al National Geographic vorrebbero fare la festa a S. Agata

In Sicilia esiste un altro importante mito che indica la presenza alle falde dell'Etna del culto descritto e che confermerebbe la pratica del sacrificio umano alla terribile madre natura o al terribile dio degli inferi. Secondo una leggenda il filosofo agrigentino Empedocle si sarebbe gettato nel vulcano per fare credere con la sua sparizione di essere stato assunto tra gli Dei, lo stesso destino che si credeva attendesse le fanciulle designate. La filosofia di Empedocle presentava forti influssi derivanti dalla setta dei pitagorici, una setta perseguitata proprio per le sue credenze “reazionarie”, di derivazione gnostica e pagano-arcaica. Che questa fine sia stata appioppata proprio a lui non sembra dunque casuale, e potrebbe indicare la presenza in Sicilia di residui religiosi ancestrali in periodo greco ed ellenico ricollegabili al culto cruento dell'Etna.

Catania era il luogo dove in origine si celebrava l'ancestrale culto dell'Etna, mostro minotaurico a cui andavano sacrificate le più belle fanciulle. Questo culto in seguito fu soppiantato da quello della Iside lunare e poi da quello di Aton, dio solare. Questa successione è testimoniata da alcune caratteristiche del rito celebrativo agatino e dai nomi sia della santa che della città.

Sotto l'influenza ellenica, questi culti furono soppiantati da quello di Ade (figlio di Crono, da esso stesso ucciso) ed in periodo romano da Plutone (un ritorno al culto originario), fino a quando una delle vergini designate al sacrificio non sconfisse gli inferi donando la libertà ai suoi conterranei.

Nella seconda parte vedremo il significato del nome della Santa e di quello della città a lei devota. E decifrando questi nomi saremo capaci di capire chi è realmente Agata e come fece a vincere questa battaglia. Ed infine sveleremo cosa c'entra Palermo in tutto questo.

(fine I parte)

[*] Il culto della luna in Egitto ebbe origini antichissime: Iside appare negli scritti sin dal 3000 a.c. IN origine Iside rappresentava la Madre Natura e solo in seguito divenne dea lunare e la sua natura assunse il duplice aspetto di creatrice madre e nutrice di tutti ma anche di potenza distruttrice. Il dualismo venne a volte rappresentato da un volto metà bianco e metà nero. Altre volte era rappresentata come una dea nera, cosa che a questo punto i Siciliani potranno ricollegare con la Madonna di Tindari che ricordiamo si dice proveniente dal mare: “stella maris”.
[**] All'interno della festa esiste anche un tratto del percorso che ricorda questa ascesa. Si tratta della pericolosissima salita di S. Giuliano, la tappa del viaggio della Santa successiva alla fermata di Piazza Borgo. Ad essa sono connessi anche numerosi sacrifici umani mascherati, dovuti agli incidenti che si susseguono in quel tratto del percorso. La differenza con i sacrifici ancestrali è che non avendo più l'uomo il potere di decidere della vita o della morte dei propri simili, il sacrificio viene ora compiuto per “atto di Dio”. Ogni singolo “devoto” è pronto a morire nella trance mistica di devozione. Non mi riferisco a secoli passati. L'ultimo “sacrificio” risale al 2004. Ecco le parole della moglie dopo la morte di Roberto Calì, devoto scivolato durante la salita e schiacciato dalla ressa (una volta iniziata la salita è impossibile fermarsi, o i morti si conterebbero a decine. Se qualcuno cade gli altri non possono fare altro che passargli di sopra): "Sant’Agata ti ha riservato un posto speciale accanto a Lei. E Francesco (uno dei due figli) si metterà il sacco e sarà lì, anno dopo anno, ad onorare la Santa come facevi tu". Parole che io, da catanese, condivido.

Risorse collegate:
YouTube: I fuochi del 3 febbraio
YouTube: La salita di via S. Giuliano

Post precedenti sullo stesso argomento:
Repubblica Etnea
Agire secondo coscienza
Figli di (Terza parte)
Eresia di Natale
[Continua a leggere...]

mercoledì, febbraio 04, 2009

La striscia di Lampedusa

Mentre Putin ed il primo ministro ucraino Julia Timoschenko convolavano a giuste nozze (come subliminalmente suggerito dalla fotografia diramata dall'Economist a corredo della notizia sulla fine della crisi del gas), ai soldati israeliani veniva impartito l'ordine di ritirata. La coincidenza dei due eventi era stata già notata, anche per gli strani prolungamenti della crisi europea (gas sì, gas no) che hanno allungato il brodo sino alla diramazione dell'ordine di cui sopra. Ma inquadrandola in un quadro politico più generale il puzzle comincerà a comporsi in modo molto più netto.

Il coinvolgimento della Russia è stato implicitamente suggerito da una fonte molto particolare. Thierry Meyssan, giornalista ed attivista politico francese, è uno dei più famosi “cospirazionisti” in circolazione, con i suoi libri sull'11 settembre. Come per molti altri cospirazionisti, la sua fama è sospetta. Egli fa anche parte del Partito Radicale europeo ed addirittura nel 2002 ha preso il posto della Bonino nel coordinamento anti-proibizionista dei radicali, battendosi per la liberalizzazione delle droghe: insomma un “cospirazionista” sin troppo fermamente inserito in un certo sistema.

Nel citare queste fonti bisogna quindi fare attenzione, in quanto la loro specialità è quella di inserire tra le molte verità una qualche pillola avvelenata da fare ingoiare a tutti inavvertitamente.

Un suo interessante articolo sui fatti di Gaza, tradotto in italiano dallo storico catanese Alessandro Lattanzio, è un classico esempio di tutto ciò. Il titolo (“La guerra israeliana è stata finanziata dall'Arabia Saudita”) è di per sé un capolavoro di disinformazione che, dimenticando di inserire un “anche” dopo il “finanziata”, distorce la realtà assolvendo il democratico occidente e dipingendoci un malefico Israele libero di agire per i fatti suoi.

Nonostante questo, una frase all'interno del pezzo attira la nostra attenzione:

Il Consiglio nazionale di sicurezza [Usa, ndr] è in mano agli atlantisti, preoccupati che le provocazioni israeliane sfocino nell’interruzione dell’approvvigionamento energetico dell’occidente: il Generale Jones e Tom Donilon. Jones che era incaricato di seguire la conferenza di Annapolis, ha più volte espresso la sua irritazione [finta, ndr] di fronte alla mossa israeliana.

Come potrebbe mai verificarsi questa “interruzione dell’approvvigionamento energetico” se l'Arabia Saudita starebbe finanziando la guerra? Non credo si possa realisticamente pensare che un generale americano non sappia che Sauditi ed Egiziani sarebbero capaci di tutto per distruggere Hamas, la fazione palestinese che controlla la striscia di Gaza.

Il blocco energetico poteva essere credibile solo se effettuato dagli altri due fornitori dotati di rilevanza paragonabile a quella dei Sauditi: la Russia ed i paesi del nord Africa. Ebbene, possiamo ancora credere che sia stata solo una coincidenza, ma questo è proprio quello che è successo. La Russia ha bloccato le forniture con la scusa del battibecco con l'Ucraina, ed il nord Africa ha minacciato di farlo per interposta persona tramite la Sicilia, che ha a sua volta usato come paravento alcune squallide politiche di rapina italiane [*].

Così si è dunque bloccato Israele. Ma questo blocco, pur necessario, non era da solo sufficiente per fermare la guerra. Anche Hamas doveva essere “irregimentata”.

Secondo la versione ufficiale diramata in occidente, la fine delle ostilità sarebbe arrivata in seguito ad un “importante” summit dei paesi arabi tenutosi in Kuwait il 19 gennaio, al quale hanno partecipato tra gli altri Egitto, Arabia Saudita e Fatah, la fazione palestinese di Abbas che controlla il West Bank: «le più vive felicitazioni per il successo ottenuto dalla sua iniziativa diplomatica ed il profondo apprezzamento per la preziosa, paziente ed efficace opera di mediazione svolta dall'Egitto nella drammatica crisi di Gaza che ha contribuito a porre le condizioni per giungere alla cessazione delle ostilità, risparmiando tante vite umane e mettendo un termine alle sofferenze della popolazione civile della Striscia», ha blaterato il Napolitano, sempre più solo e triste.

Senonché i giornalisti della libera Europa non hanno fatto caso ad un altro summit, tenutosi improvvisamente il 18 gennaio in Qatar, uno di quegli stati che abbiamo visto firmare gli accordi di Mosca per “l'OPEC del gas”.

Il Jerusalem Post ne ha riferito preoccupato (Analysis: Keeping Iran's finger out of the post-war Gaza pie, 19 gennaio): “Al momento, gli stati dell'area sono profondamente polarizzati, come testimoniato dal summit di Doha del 18 gennaio: Qatar, Iran, Sudan, Siria, e Hamas hanno partecipato, mentre Egitto, Giordania, ed Arabia Saudita sono rimasti fuori. Sfortunatamente, il nuovo Iraq era anche presente.” Oltre a quelle citate erano presenti anche altre importantissime pedine del gioco mediorientale, quali il Libano, la Libia, la Turchia, l'Algeria, ed altri attori minori come la Mauritania, le Comore e Gibuti.

Malgrado l'invito, non si è presentato invece Abbas, cosa della quale riferisce il primo ministro del Qatar: “Il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas lo ha informato di aver ricevuto pressioni affinché si astenesse dal summit di Doha”

Il summit di Doha ha ottenuto un risultato fondamentale, quello di fare accettare ad Hamas il cessate il fuoco. Il meeting in Kuwait, dove la fazione di Hamas non era stata invitata, non poteva avere alcun durevole successo per l'ostinazione politica a non voler riconoscere una delle parti in lotta. Riconoscimento ufficiale avvenuto in Qatar da parte di un gruppo ben preciso di paesi arabi, un gruppo teso ad allinearsi non tanto all'Iran sciita, quanto alla Russia ortodossa.

L'azione di Israele a Gaza ha permesso la formazione di un importante fronte che vede unite forze cristiane e forze islamiche orientali contro un nemico comune occidentale, uno schieramento sempre più presente anche nella politica italiana.

Una alleanza suggellata nel giro di pochi giorni da un altro importante fatto accaduto ancora una volta in Sicilia, la rivolta di Lampedusa (rivolta siciliana e nordafricana) il cui apice è stata la marcia comune che ha portato simbolicamente cittadini e prigionieri insieme per le strade dell'isola [**].

Una marcia che ha invertito completamente la propaganda di odio imposta dal regime tesa a diffondere solo notizie di scontri tra cristiani e musulmani con l'obiettivo di provocare nel Medio Oriente un conflitto più ampio che metta di fronte una “Europa giudeo-cristiana” [sic!] ed un oscuro oriente islamico.

Un obbiettivo che i Siciliani ed i loro alleati contrasteranno con tutte le loro forze.

[*] Nel caos, ognuno ha poi cercato di saldare qualche altro conto aperto, la Sicilia con Roma, la Russia con l'Ucraina.

[**] Si ricordi che il sindaco De Rubeis ha parlato di “carcere a cielo aperto”, lo stesso paragone da più parti usato per Gaza.
[Continua a leggere...]

lunedì, febbraio 02, 2009

Agire secondo coscienza

Un affezionato navigante ha mandato alcuni commenti riguardanti le recenti discussioni sulla situazione in Palestina e piú in generale sul confronto tra religioni monoteiste e paganesimo. Con il consenso dell'autore, ho pensato di postare il tutto, anche in considerazione del fatto che molti punti precisano in modo piú rigoroso i pensieri sull'argomento espressi dal blog approfondendoli. Non aggiungo qui alcun ulteriore commento, riservandomi di farlo in basso insieme agli altri lettori.

Abate Vella, volendo dibattere il tema delle tue riflessioni osservo. Dopo il crollo delle ideologie il potere, quello vero, è passato nelle mani della grande finanza internazionale. E’ qui, nel gruppo più ristretto e al vertice, a mio avviso, che va cercata l’entità (non la scrivo con la e maiuscola perché non mi pare il caso). Che attorno a loro girino altre sette, segrete, esoteriche o sedicenti tali lo ritengo ben probabile, ma chi muove le fila è la creme dell’alta finanza mondiale. Che questi signori stiano cercando di darsi un’ideologia è altresì ben probabile. Ad occuparsi di soli soldi in fondo resta meschino, non può costituire ragione di aggregazione tra i popoli ed il sentimento di potere sul mondo che deve aver preso questi individui potrebbe pur avergli dato l’idea di trovare un fondamento sovrannaturale. Qui potrebbe effettivamente entrare in campo il discorso delle religioni e del paganesimo, ma non sotto quello del profilo del sacrificio umano cui tu accenni. In realtà il sacrificio umano è presente non solo nella cultura celtica, o fenicia o azteca, bensì anche in quella greca (basti pensare al sacrificio di Ifigenia), in quella ebraica (Isacco), in quella islamica (il martirio in nome di Allah). Anche il cristianesimo, che non è il solo cattolicesimo, tiene presente la cultura del sacrifico umano, ma la supera, perché questa volta è Dio stesso fattosi uomo a sacrificare se stesso, per un nuovo patto che non richiederà mai più sacrifici umani. Il fascino vero che il paganesimo arcaico potrebbe esercitare sull’entità, sempre a mio avviso, sta nel fatto che costantemente in esso chi detiene il potere diviene egli stesso Dio, o meglio uno tra la cerchia ristretta degli Dei e dunque col conseguente potere di disporre a suo piacimento della vita e della morte dei normali esseri umani. Secondo me, la vera paranoia di questi signori potrebbe stare proprio in questo. Quanto agli israeliani, essi è probabile che ne sappiano qualcosa di più, ma non credo che essi asseconderebbero scientemente un tale piano, credo piuttosto che essi verrebbero cinicamente strumentalizzati dall’entità. Essi sono pure dei monoteisti, fieri avversari di ogni idolo pagano. Il loro conflitto con gli arabi è ancestrale e reciproco e proviene da un punto di fondo che sta comune in tutte e due le religioni. Entrambe sono delle società teocratiche e chiuse, tenute dal postulato secondo il quale solo il credente fa parte della comunità eletta. Il cristianesimo ha in realtà superato questo punto, perché per essere nel giusto, secondo Gesù, che pure destò scandalo per questo, non occorre necessariamente far parte di nessuna comunità, ma basta agire secondo la propria retta coscienza (vedi, per esempio, la parabola del centurione romano). All’entità così tornerebbe comodo, perché farebbe parte del progetto di regredire ad un paganesimo ancestrale, che israeliani e palestinesi si scannino a vicenda e gli israeliani, probabilmente, presi dal loro cieco furore o dalle promesse della loro fede o dai loro timori, negozierebbero (o meglio pagherebbero) anche la benevolenza dell’entità. L’atteggiamento israeliano di oggi costituisce comunque un errore politico enorme, perché nel momento stesso in cui cesserà la protezione, qualunque essa sia, nei loro confronti, si scatenerà contro di loro, da parte degli arabi, una vendetta spietata (e questo sarà il grande errore politico degli arabi). Ma anche questo, in fondo, starebbe bene all’entità, l’importante è che ci si continui a scannare sempre tra chi costituisce un argine al prevalere del paganesimo primitivo. Ma il problema grosso per l’entità, sempre a mio avviso, sarebbe costituito dal cristianesimo. I cristiani non si scannano con nessuno ed abbiamo visto il perché, ma non solo, essi rappresentano rispetto ad ebraismo e islamismo una originalità che contiene un dato del tutto peculiare e che costituisce un pericolo enorme per ogni despota o aspirante tale. In ogni religione Dio è il Signore, nessuna religione esclude dunque che si possano costituire delle gerarchie tra gli uomini. Il cristianesimo tutto (cattolico e no) recita invece “Padre nostro che sei nei cieli…”. Se ogni uomo è figlio di Dio, chi mai potrà osare di pensare di divenire suo padrone? Potrai usarmi violenza, potrai costringermi a qualsiasi cosa, ma giammai potrai essere il mio padrone, il despota della mia coscienza, perché io sono il figlio del Creatore dell’universo. Questa è la ragione, non scordiamolo, per cui i romani, estremamente tolleranti in fatto di religioni, si videro costretti a perseguitare invece i cristiani, che proprio per questo credo di eguaglianza e libertà delle coscienze minava i principi costituzionali del loro Stato. La battaglia contro il cristianesimo, da parte dell’entità, sarebbe più lunga, più subdola e difficile; ma in realtà una battaglia contro il cristianesimo, in ogni caso, è già in atto ed il metodo adoperato pare quello di uniformare, obnubilare, ottundere, anestetizzare, insomma attaccare proprio le coscienze. E’ comunque evidente che qui ci stiamo esercitando nel campo delle mere congetture e delle supposizioni, per cui non potrebbe nemmeno escludersi che ci muoviamo tra pure fantasie. Credo tuttavia che ci sia una certa lobbie, soprattutto nord europea, che tenga in genere a ripudiare i valori della civiltà europea, che provengono dall’esperienza del mediterraneo, in quanto secondo loro si sarebbero con forza sovrapposti a quelli loro originali. Saluti cordiali, Peppinnappa

---------------------
Post Correlati:
Il Centro del mondo

Eresia di Natale
[Continua a leggere...]