Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

lunedì, settembre 29, 2008

Grammichele - Arcore: 1, X o 2?

Intercettazioni.
Stancanelli: "Ciao Silvio, sono Raffaele Stancanelli…"
Berlusconi: "Ciao Raffaele…"
Stancanelli: "Silvio…senti…volevo ricordarti quella storia dei soldi per il Comune di Catania…io ti pregherei…quanto prima…perché…perché…qui rischiamo il dissesto…"
Berlusconi: " Lo so…lo so…(incomprensibile)…però…Raffaele…tu…in qualità di Sindaco…per avere i soldi…ci devi dare della garanzie…"
Stancanelli: "Silvio… io ti garantisco che abbiamo bisogno dei soldi…".
Gino Astorina, Goccia del 13 settembre


Nel rendere conto delle vicende politiche legate al rapporto tra Raffaele Lombardo ed il pecoraio di Arcore (al secolo, Silvio Berlusconi) si è forse fatta poca attenzione a dare un giudizio sulle effettive ripercussioni che lo sviluppo di tale rapporto ha sulla situazione siciliana e sul futuro della nostra autonomia. In pratica, secondo Il Consiglio, le azioni di Lombardo sono da appoggiare o piuttosto da osteggiare con ogni mezzo necessario?

La risposta come al solito non può essere secca ed assoluta. Nel caso di Lombardo come nel caso del più sincero dei sicilianisti non è mai positivo prostrarsi e avallarne ogni respiro. Ma allo stesso tempo è immaturo dire di no per partito preso.

Il punto sul quale ci si vuole soffermare è il confronto tra l'attuale Presidente della Regione ed i poteri “italiani”. In ogni momento di contrapposizione (reale) tra i due, i Siciliani dovrebbero appoggiare attivamente il leader dell'MPA, ovviamente senza per questo trasformarsi in “portaborse”. Una contrapposizione Sicilia-continente correttamente gestita porterà certamente ad una ulteriore erosione dei poteri centrali e consentirà un aumento della divaricazione tra la Sicilia e l' “occidente”. Va da sé che tentativi opposti da parte di Palazzo d'Orleans debbano essere denunciati ad alta voce da tutti noi.

E la contrapposizione esiste, anche se i media hanno cercato sino ad oggi di attutirla e confonderla proprio perché mettendola in evidenza non farebbero altro che aiutare la Sicilia. Anzi, questa contrapposizione continua a farsi più serrata di giorno in giorno sin dal momento in cui, attimi dopo la chiusura delle urne alle ultime elezioni, Berlusconi e Lombardo si ritrovarono seduti a festeggiare la vittoria insieme ai due burattini Bossi e Fini. Pochi attimi di convergenza, un armistizio tra galantuomini (si fa per dire, ovviamente) prima degli assalti più duri.

I contrasti tra Lombardo e Berlusconi esistevano già prima delle elezioni: ricorderete che da Arcore si tentò in tutti modi di rompere l'asse MPA-UDC, ma senza successo. Persino Miccichè provò ad inserirsi nella mischia sperando di essere scelto come burattino pseudo-sicilianista al posto del medico di Grammichele che tanto recalcitrante si mostrava nel fare la parte del semplice pupazzo.

Pausa elettorale, come dicevamo, e poi di nuovo all'attacco come dal Consiglio a suo tempo descritto. La tattica piduista della nuova fase consiste nell'accerchiamento, nel fare terra bruciata intorno al nuovo Presidente ed isolarlo sino a costringerlo alla capitolazione ed all'asservimento assoluto, come già fatto con Lega ed AN.

Ed il primo colpo è riuscito: Cuffaro si è dovuto arrendere all'estenuante corteggiamento abbandonando tutto per chissà che cosa. E questo è un bel mistero! Come è potuto accadere? Con le buone.... o con le cattive? Gli attacchi di Totò all'ex amico Raffaele si sono tutti giocati nell'ambito della sanità. E d'altronde, sapendo quali sono gli interessi economici del nostro buon Totò, la stampa ha avuto gioco facile nel farci credere che i dissapori tra i due siano una bega tutta siciliana per il piatto d'oro della (mala)sanità sicula.

Come sia o come non sia, la storia delle beghe tra siciliani che avrebbero condizionato l'intera storia d'Italia noi non la beviamo più. I mangiafuoco “romani” su di essa ci hanno costruito l'oppressione di un popolo.

Il tentativo di accerchiamento sta ora continuando con il cavallo di troia del dissesto economico del comune di Catania, una trappola tesa grazie al coscienzioso lavorio dell'ex sindaco e nella quale Lombardo è consapevolmente caduto imponendo Raffaele Stancanelli sulla poltrona di sindaco al posto del Castiglione, burattino di Firrarello, a sua volta uomo forte di Berlusconi nell'area etnea:

"L'ex sindaco è un farmacologo, bravissimo ricercatore, ma non era pratico di numeri e amministrazione"

ha detto sibillinamente Lombardo volendo intendere che qualcun altro dava a Scapagnini le direttive su dove condurre l'amministrazione. Ma di questo abbiamo già parlato.

La risposta siciliana alla minaccia di lasciare fallire il comune non si è fatta attendere, ed il presidente è immediatamente volato prima a Cagliari, dove oltre ad aprire le braccia a Soru, ha fatto un paio di dichiarazioni significative in riferimento all'atteggiamento di Arcore (criticando le riforma elettorale proposta da Berlusconi in vista delle europee), e poi a Napoli dove ha esteso l'abbraccio alle altre regioni del Sud Italia governate da uomini del centro-sinistra mettendo addirittura in discussione l'asse con la Lega e la stessa alleanza con il centrosinistra.

Le minacce hanno sortito qualche effetto ed un primo sollievo per la città è arrivato.

Questa sotterranea partita di scacchi ha comunque mandato le sue vibrazioni all'intero sistema, ed all'improvviso tutto ha cominciato ad oscillare con una nuova ripresa degli scontri tra Berlusconi ed il centro-sinistra, con un attacco concentrico da parte di tutte le forze romane contro Palermo (il caso dell'assessore-ministro Ilarda è emblematico) e con una ripresa dei disordini a Chiaiano. E' sempre più palese il fatto che ogni piccola variazione del perno siciliano causi marcate ripercussioni su tutto l'assetto politico italiano.

L'unico ad avere ammesso qualcosa in proposito è stato Maroni, che dopo l'orchestrato massacro di Caserta ha parlato di guerra civile, alzando il sipario (per calcolo o per dabbenaggine...) su quello che sta succedendo. Ovviamente è stato subito messo a tacere dal suo guardiano La Russa, uno dei tanti finti siciliani che infestano Milano.

La partita a Catania non è ancora terminata. I piccioli arriveranno con il contagocce, permettendo al cavaliere di tenere sempre una forte leva di ricatto in mano. E sarà proprio la situazione economica di Catania il perno sul quale continueranno a giostrare le forze in gioco.

PS: Che coincidenza che Catania sia accomunata nel disastro ad un altra cittadina del sud Italia: Taranto. Strano che le cose che hanno in comune Catania e Taranto in questa fase convulsa siano così tante. Ne riparleremo.
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venerdì, settembre 26, 2008

Un tranquillo scricchiolio di paura

Durante i caldi pomeriggi estivi le avventure del commissario Montalbano scorrono veloci e piacevoli in quei libretti suddivisi in brevi capitoli. Leggendo i racconti non si può fare a meno di sentire i profumi dei luoghi delineati in poche parole dall'autore, non si può fare a meno di credere che quei personaggi scolpiti in brevi e precisi tratti non siano veri e che i fatti narrati non abbiano una qualche relazione con ciò che realmente avviene intorno a noi.

Una sensazione di realismo che colpisce in modo ancora più marcato in particolare in uno di questi piccoli romanzi: "La gita a Tindari", uscito nel 1996. In esso si racconta di una segretissima clinica privata, nascosta da qualche parte in Sicilia, dove da tutto il mondo si recherebbero pazienti particolarmente abbienti ed ai quali verrebbero trapiantati organi provenienti da circuiti “alternativi”, da donatori cioè forse non proprio consenzienti ed in certi casi neanche adolescenti.

Il giro era in pericolo di essere scoperto, per cui chi gestiva il tutto si stava premurando di fare sparire le tracce uccidendo i pesci più piccoli. Tutti. Eccetto uno: il chirurgo che si occupava di eseguire le operazioni che, visto il calibro dei pazienti, dovevano riuscire a tutti i costi. Se vi fosse stato spazio per continuare a lavorare, trovare un altro medico con le stesse capacità disposto a tutto questo non sarebbe stato così facile.

Sanità privata in Sicilia dunque. Un argomento scottante e particolarmente attuale in questi giorni in cui il futuro dell'isola ruota intorno a questo argomento, con Cuffaro che immancabilmente mette i bastoni tra le ruote non appena si toccano le cliniche private.

Ma il motivo per cui si è ripresa la trama del libro di Camilleri è un altro ed è dovuto ad un fatto di cronaca verificatosi lo scorso maggio: l'arresto, tra il 5 ed il 6 del mese, del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, originario di Ancona ma primario dell'ospedale civico di Palermo.

Marcelletti è un chirurgo di fama mondiale specializzato in interventi al cuore su soggetti in età pediatrica. Alcuni ricorderanno i controversi tentativi di separazione di gemelle siamesi nei quali si doveva decidere di salvarne una a scapito dell'altra. Un vero e proprio omicidio a sangue freddo.

E questo “background” va puntualizzato prima di ricordare quali siano state le accuse che hanno cagionato l'arresto del “luminare”. La più importante dovrebbe essere quella di peculato, concussione e truffa ai danni dello stato. Praticamente il primario assicurava una corsia preferenziale ai genitori dei piccoli pazienti in cambio di somme di denaro, nel suo caso sotto forma di donazioni ad una onlus.

Certo mai nessun medico in Italia è sceso a tanto, come le nostre visite nello studio PRIVATO del primario di turno possono testimoniare. Ed il solo Marcelletti dovevano andare a prendere, ed a seguito di un esposto anonimo. Vengano da me gli inquirenti che qualche testimonianza senza copertura di anonimato la faccio io. Per parecchi primari. E non solo in Sicilia.

Ma andiamo oltre che la cosa si fa ancora più interessante: un'altra pesante accusa colpisce l'unico medico italiano che (pare) abbia mai tentato di truffare lo stato. Quella di detenzione di materiale pedo-pornografico. Sul suo cellulare sarebbero stati trovati 5-6 mms “hard” (al giornalismo zozzo di questi giorni piace usare terminologie di questo calibro) in cui si ritraevano parti intime di un corpo femminile. E dato che il numero da cui provenivano apparteneva ad una donna avente una figlia minorenne, quelle sono le tette ed il culo della figlia. Una deduzione logica e consequenziale, degna di un paese da operetta come il nostro.

In pratica, prima di farvi inviare messaggi strani dall'amante assicuratevi che i figli siano diventati maggiorenni, o potreste ritrovarvi in carcere con l'accusa (inconsistente, come quella rivolta al chirurgo, ma infamante) di pedofilia.

La somma delle due motivazioni significa solo una cosa: un accusa strumentale ad incastrare il medico per chissà quale motivo, ma che dovrebbe avere a che fare con qualcosa di poco pulito nella quale hanno un posto rilevante i minorenni.

E qui viene la parte interessante. Perchè il 20 maggio seguente (un martedì), all'improvviso la RAI manda in onda la versione televisiva del romanzo di Camilleri di cui abbiamo parlato sopra. Avventure del commissario Montalbano non ne erano state trasmesse il martedì prima, e non ne saranno trasmesse il martedì dopo. Una messa in onda strana e tempestiva, quasi senza preavviso. Strategica. Isolata a bella posta. Nelle cui scene finali si vede il famoso chirurgo del libro tenuto in ostaggio e brutalmente minacciato con una pistola infilata in bocca.

Poi la vicenda è andata via via scemando, e Marcelletti è uscito dalle indecenti cronache dei nostri mass-media. Segno che la minaccia è andata ad effetto?

Dopo anni passati ad analizzare il linguaggio dei mezzi d'informazione italiani (ed occidentali in genere) per capire i messaggi che inviano, non siamo più tanto innocenti. Solo una cosa rimane da capire: chi è che punta la pistola in bocca al primario del Civico di Palermo, e cosa spera di ottenere da quel gesto? Nel film a quel punto il minacciato commette il più grave dei peccati: confessa tutto al commissario che si era finto killer.

Mi sembra di aver udito una sedia improvvisamente scricchiolare dalla paura sotto uno spettatore.

La versione televisiva de “La Gita a Tindari” può essere vista interamente sul sito di RaiFiction. Aspettate qualche minuto per permettere al filmato di caricarsi.
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lunedì, settembre 22, 2008

Eventi: 63° anniversario firma dello Statuto Siciliano

Si è parlato spesso di rivoluzione culturale in Sicilia e della necessità di coinvolgere il Popolo Siciliano risvegliando in esso la coscienza delle proprie radici e della propria storia. Il problema di chi vuole organizzare tali eventi, manco a dirlo, sono i piccioli.

Il modo per oltrepassare questo ostacolo esiste ed è anche molto semplice. Si chiama donazione. E la cosa più interessante è che non c'è alcun bisogno di dissanguarsi. Bastano pochi euro a testa per raccogliere le somme necessarie per consentire lo svolgimento di manifestazioni di altissimo livello. L'importante sono le idee.

E' per questo motivo che Il Consiglio ha aderito all'iniziativa promossa dall'Associazione di Diritto Internazionale L'Altra Sicilia che ha finalmente deciso di ripetere l'esperienza che qualche hanno fa ebbe un notevole successo organizzando per il prossimo 15 maggio 2009 la festa per il 63° anniversario della firma dello Statuto Siciliano.

Vista la stima reciproca che lega questo blog ai vertici de L'Altra Sicilia, il contributo in questo caso è stato un pò più consistente (vedi lista donazioni), ma credo che tutti debbano partecipare con piccole somme, anche nell'ordine dei 5- 10 €, a questa come alle iniziative di altri partiti o associazioni quando organizzate in modo serio ed attendibile.

La nostra forza d'urto può essere immensa. Sta a tutti noi mettere da parte le divisioni e partecipare con versamenti anche simbolici alle varie manifestazioni, pur se organizzate da gruppi diversi dal nostro.

Il Consiglio vi terrà aggiornati sull'evento man mano che i preparativi procederanno.


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sabato, settembre 20, 2008

Avvertimento massonico?

E' trapelata solo oggi la seguente notizia, pubblicata nella stessa identica forma sia su SiciliaInformazioni.com che su LaSiciliaWeb.it:

Si ribalta in galleria sulla Messina-Palermo l'auto di scorta del procuratore antimafia Grasso. Feriti tre agenti

L'auto blindata di scorta al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, si è capovolta in autostrada e tre agenti della polizia di Stato sono rimasti feriti. L'incidente è avvenuto ieri sera, ma si è appreso solo adesso, in una galleria dell'autostrada Messina-Palermo. La blindata stava seguendo l'auto in cui si trovava il procuratore quando, forse a causa di un dosso, il conducente del mezzo ha perso il controllo ed ha iniziato a capovolgersi. Immediato è stato l'intervento degli altri poliziotti di scorta, che dopo aver messo in sicurezza il procuratore Grasso, hanno bloccato un tir che stava arrivando a velocità in galleria con il rischio di travolgere la blindata con i poliziotti dentro.

Gli agenti sono stati trasportati in ospedale, e uno di loro sarà sottoposto oggi ad intervento chirurgico. Grasso ha poi proseguito il viaggio verso Palermo, per rispettare un impegno che aveva preso con gli organizzatori di una manifestazione a cui ha preso parte in serata.


Uno strano incidente sul quale secondo me dobbiamo avere dei sospetti, sia perchè la notizia è stata diramata con un certo ritardo, sia per come le cause dell'incidente sono descritte ('forse a causa di un dosso'): sembra strano che in un caso del genere non si siano fatti subito degli accertamenti. E poi, a che velocità andava l'auto per potersi ribaltare a causa di un dosso? Perchè si esclude il 'guasto' meccanico a priori se non vi sono elementi?

Un incidente che più che incidente sembra un avvertimento: la prossima volta tocca a te. Ed il camion non farete in tempo a fermarlo.

Nota 21/09/08: Rispondo qui al commento di Nebrós che si dice sicuro dell'incidente senza dolo alcuno.

Il problema nasce dal modo in cui la notizia é stata diffusa. Ripeto: é giá strano che 24 ore dopo l'accaduto non si sappia ancora niente sui motivi che abbiano causato l'incidente, anche in considerazione della persona coinvolta (la quale é sicuramente a rischio di attentati).

Ma andiamo oltre ed analizziamo meglio il comunicato stampa confrontandolo con questo analogo riguardante un incidente simile:

Incidente mortale stanotte lungo l'A/29 Palermo-Mazara del Vallo. Per cause ancora da accertare, una Mini Cooper si è ribaltata nei pressi dello svincolo di Carini, nel palermitano.

L'accostamento dei due fatti é giá sintomatico. Sui giornali non vengono riportati tutti gli incidenti mortali che avvengono. Questo viene riportato di proposito accostandolo alla notizia di Grasso. Ma la cosa più interessante è il riferimento alle cause: "Per cause ancora da accertare". Come mai non si è usata questa stessa frase nel caso dell'altro incidente? Non sarebbe stato meglio così, piuttosto che invocare una improbabile deformazione dell'asfalto? Il tutto assomiglia tanto alle agenzie di stampa riferentesi a quegli omicidi camuffati in suicidi ed inspiegabilmente archiviati come tali malgrado sia chiaro il contrario. Quelle agenzie diranno subito "suicidio" o "sospetto suicidio" prima che la scientifica possa compiere i rilevamenti. Si tratta di messaggi mandati a chi di dovere affinchè le "manine" comincino ad agire e ad insabbiare.

C'è anche un'altra possibile chiave di lettura: l'incidente è stato veramente un incidente, ma la notizia è stata diramata in modo da trasformarlo in avvertimento. E Piero Grasso, che sicuramente è capace di leggere i giornali di traverso, ha già capito se le cose stanno così.


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martedì, settembre 16, 2008

Fegato spappolato

Cosa succede se il comune di Catania si dichiara insolvente e di fatto manda all'aria l'economia di centinaia (se non migliaia) di dipendenti comunali? Secondo i telegiornali di Telecolor ed Antenna Sicilia (cioè secondo l'Innominato, cioè secondo i palazzi del potere) potrebbero scoppiare disordini. Forse una vera e propria insurrezione.

Lo stesso dicasi ad Agrigento a causa della cronica mancanza d'acqua. Idem a Palermo per la questione spazzatura. Sempre secondo la solita fonte.

Alcuni diranno “finalmente, sarebbe anche l'ora”. Altri, più cautamente guarderanno poco più in là per intravedere la minaccia nascosta dietro al notizia.

A chi conosce bene lo Statuto dell'Autonomia Siciliana infatti non potrà non tornare in mente l'articolo 31 di questo benedetto misconosciuto:

Al mantenimento dell'ordine pubblico provvede il Presidente regionale a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l'impiego e l'utilizzazione, dal governo regionale. Il Presidente della regione può chiedere l'impiego delle forze armate dello Stato.

Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell'Assemblea, e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l' interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.


Se scoppia veramente l'insurrezione, per di più contro delle istituzioni locali, la stato centrale non potrà fare a meno di intervenire pesantemente tramite l'esercito, non tanto per ristabilire l'ordine dopo qualche schiamazzo programmato, ma per defenestrare qualche recalcitrante in modo pulito, elegante e soprattutto “legale”.

Il dissesto del Comune di Catania, come la crisi della spazzatura a Napoli, non sono dovuti ad amministratori deficienti, come vorrebbero fare credere a tutti gli italiani. Bensì a sindaci e governatori dotati di capacità delinquenziali ben superiori alla media.

Questo dissesto è stato programmato ad arte per avere a disposizione l'arma del ricatto da fare scattare al momento opportuno. Il dottor Scapagnini, dopo aver ordito la trappola, si è messo al riparo a Roma sotto le ali del suo padrone, mentre qui l'MPA non ha potuto fare altro che cadere coscientemente nel tranello imponendo lo scambio Castiglione – Stancanelli in modo da non perdere il potere nell'epicentro del nuovo assetto mediterraneo, la Piana di Catania ed il porto di Augusta.

Stacanelli può scegliere tra due strade diverse: affondare insieme alla città o rompere con il Presidente Lombardo e passare il Rubicone. Come è stato posto il ricatto al primo cittadino? Seduti ad un tavolo al catanese si sono contrapposti i soliti due cagnacci Tremonti (cioè Berlusconi) e Maroni (cioè Berlusconi) che hanno consigliato al Presidente del Consiglio (scusate il gioco di parole...) di lasciare fallire il comune. In mezzo il pecoraro ha buttato uno sguardo ammiccante al supplicante, come per dire “dimmi tu cosa devo fare”.

Stancanelli con coraggio resiste e rimane al fianco del Presidente della Regione Siciliana (Lombardo: il vero obbiettivo del piduista). Come lo sappiamo? Dagli sviluppi della domenica pallonara. Prima il Maroni (cioè Berlusconi) impone lo stop alla trasferta dei tifosi del Catania (e gli organi sportivi in ossequio al capo supremo obbediscono), poi impone il deferimento dell'amministratore della squadra, dopo una polemica provocata anch'essa ad arte (e gli organi sportivi in ossequio al capo supremo obbediscono nuovamente).

Questo immediato seguire dell'azione degli organi sportivi alle dichiarazioni del ministro-burattino ne indica la matrice politica. Tanto dolore procuratoci proprio da Silvio che negli ultimi anni tanti punticini ci ha regalato? Se Stancanelli non cede, povero il fegato di Silvio!
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venerdì, settembre 12, 2008

Ore contate per i seggiolini

Tanto per aggiungere qualche altro dettaglio al quadro generale che si è delineato negli ultimi articoli, val la pena di riprendere una nota recentemente pubblicata da Disinformazione.it riguardante alcune modifiche al codice penale in materia dei reati d'opinione effettuate nel 2006 durante il III° governo Berlusconi.

In particolare va rilevata la modifica all'articolo 241, che da così:

- Attentati contro la integrità, l'indipendenza o l'unità dello Stato
Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza dello Stato è punito con l’ergastolo.
Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a disciogliere l'unità dello Stato, o a distaccare dalla madre Patria una colonia o un altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità.


Viene modificato in:

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l'esercizio di funzioni pubbliche».

La modifica è sostanziale: sono punibili solo gli atti violenti. In pratica oggi il presidente Berlusconi potrebbe dividere l'Italia in due, venderne un pezzo alla Russia ed uno agli USA e non potrebbe essere processato per questo, poiché è riuscito a farlo senza fare scoppiare la guerra civile, ma solo usando la Lega per aizzare i padani e renderli così cornuti contenti.

Stessa sorte tocca all'articolo 283, che originariamente diceva:

- Attentato contro la costituzione dello Stato
Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. 

E che ora invece è valido solo in caso di atti violenti:

«Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni».

Il che vuol dire che oggi un partito può tranquillamente dichiararsi indipendentista: fino a quando non commetterà atti violenti, non potrà essere accusato di niente.

Comica poi la modifica dell'articolo 299, secondo cui i colori nazionali possono essere vilipesi senza problemi (basta che non siano su una bandiera), il che ci permette di imbrattare impunemente i seggiolini bianchi, rossi e verdi dello stadio Cibali.

L'articolo 290 sul vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate non prevede più il carcere ma solo delle multe.

Per finire il seguente articolo viene semplicemente abrogato:

Art. 272
- Propaganda ed apologia sovversiva o antinazionale

Chiunque nel territorio dello Stato fa propaganda per la instaurazione violenta della dittatura di una classe sociale sulle altre, o per la soppressione violenta di una classe sociale o, comunque, per il sovvertimento violento degli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato, ovvero fa propaganda per la distruzione di ogni ordinamento politico e giuridico della società, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Se la propaganda è fatta per distruggere o deprimere il sentimento nazionale, la pena è della reclusione da sei mesi a due anni (1).


Il discorso è più chiaro ora? Si può fare quello che si vuole, basta non darsele di santa ragione.

Ma ancora non si vuole capire. O si fa finta di non capire. Secondo la nota di Disinformazione.it queste modifiche prefigurerebbero l'instaurazione di uno stato di polizia. Ma come si fa? Questo è tutto il contrario di uno stato di polizia. Questa è la fine dell'Italia unita. Niente, a nord fanno orecchie da mercante. Si ritroveranno con una mano davanti ed una di dietro senza neanche accorgersene.

L'accoppiamento poi con quest'altro resoconto sui fatti di Vicenza per l'allargamento della base americana suggerisce un ulteriore spunto. Come mai Berlusconi mentre irrita gli USA con le sue tendenze filo-russe, poi non transige sull'allargamento della base militare? La nuova cortina di ferro dovrebbe forse tagliare in due la penisola? E sì. Potrebbe essere questo il nuovo ordinamento che sta per essere varato e per il quale ad Arcore si sono modificati i sopracitati articoli. Modifiche ad personam, come sempre.

Non vedo l'ora...

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mercoledì, settembre 10, 2008

I cornuti della valle del Po


Nella cronologia degli eventi che stanno portando l'Italia all'implosione controllata manca qualcosa. Un piccolo elemento a suo tempo passato inosservato e la cui tempestività ancora oggi pochi riescono a mettere a fuoco.

Il 22 novembre 1989, tre settimane soltanto dopo la caduta del muro di Berlino, avvenuta il 9, davanti ad un notaio di Bergamo vengono sottoscritti l'atto costitutivo ed il testo dello statuto del Movimento Lega Nord. Il 9 dicembre seguente la Lega Nord nasce ufficialmente.

Ci sarà da aspettare ancora un annetto, ma quando l'andazzo oltrecortina è oramai chiaro, ecco che nel febbraio del 1991 (l'URSS crollerà ufficialmente nel dicembre dello stesso anno) al primo congresso federale della Lega Nord lo statuto viene approvato, mentre nel nuovo movimento confluiscono in massa tanti altri partitini autonomisti, federalisti, indipendentisti del nord Italia.

Giornali e televisioni cominciano a parlare della cosa con il solito trucchetto del 'male, purchè se ne parli' ed il gioco è fatto: diverse amministrazioni locali vengono subito conquistate, sino alle elezioni del 1992 quando alla camera la Lega arriva addirittura all'8,6%.

Una meteora. Ma spinta da chi? In Italia nessuno riesce ad inserirsi nel gioco politico se non fa parte di una certa congrega (vedi il caso Grillo, oramai completamente integrato nel sistema). Come mai nessuno ha fermato la Lega come si è fatto nel caso di esperienze analoghe in Sicilia e nel Sud Italia? Abbiamo esposto le manovre effettuate ai livelli più alti per bloccare L'Altra Sicilia a Bruxelles, ma potremmo anche ricordare la recente esclusione del MIS dalle ultime amministrative locali.

La prontezza con cui i secessionisti padani si sono mossi alla caduta del muro rimane sospetta. Le voci che siano stati proprio i tedeschi a finanziare il tutto corrono, ma probabilmente il movimento è più ampio. Sul suo significato però non vi possono essere dubbi: l'Italia è arrivata al capolinea.

La cosa più curiosa è la battaglia che la Lega porta avanti per ottenere l'ingresso in Europa del solo nord del paese: una follia che avrebbe fatto piombare l'intero sistema economico padano nel caos. I vari stati infatti contribuiscono al bilancio europeo in base al loro PIL, ed il PIL padano in quel momento era tra i più alti d'Europa. Entrando nell'unione monetaria da solo il Nord Italia avrebbe dovuto versare ingenti somme che poi la UE avrebbe girato proprio ai meridionali (e per noi il non averli ricevuti forse è stata una fortuna...).

Insomma, la Lega ai suoi esordi, consapevolmente o no, tentava in tutti i modi di affossare l'economia del nord Italia. Paradossale.

Passa il 1992, passano Falcone e Borsellino, ma non passa ancora l'Italia anche grazie alla famosa 'discesa in campo' di Silvio Berlusconi, il piduista pupillo di Gelli. Quello che succede in quegli anni lo conosciamo bene, con Bossi che fa il bello ed il cattivo tempo saltando da un lato all'altro del parlamento. E con la Lega che cresce, permettendosi addirittura una banca: la Eurocredinord. Che in brevissimo tempo viene ridotta alla bancarotta dai celoduristi.

La storia della Eurocredinord poi si intorbidisce ulteriormente quando Fiorani e Fazio tentano le manovre che sappiamo per salvarla (manovre poi rivelatesi inutili...). Ma la conseguenza principale di tutto questo è una sola, e cioè che la Lega è praticamente fallita, divorata dall'ingordigia dei suoi stessi politici (il che rafforza il sospetto che in fondo anche loro solo marionette sono...). E senza soldi anche i risultati elettorali languono.

Già alle politiche del 2001 i consensi si erano dimezzati. Sarebbero iniziati sin da allora i finanziamenti di Berlusconi a Bossi (al quale stava per essere pignorata la casa). Il corriere l'anno scorso parlò di 70 miliardi versati in nero dal cavaliere. E dopo la storia di Eurocredinord tale dipendenza sicuramente è aumentata, sino alle recenti politiche che hanno visto la completa sottomissione di Lega ed An al progetto del piduista. Ed i voti sono tornati, risaliti ai fasti dei primi anni 90, intorno all'8%.

Tutto questo equivale a dire che quando parla la Lega, non è la Lega che parla, bensì Berlusconi. Quando Calderoli prepara una bozza sul federalismo, non è Calderoli che la prepara, ma Berlusconi. Quando Maroni vieta la trasferta a Milano ai tifosi catanesi, non è Maroni che la vieta ma sempre Berlusconi. Il mandante è sempre lo stesso.

Ed ecco spiegate le strane proposte di Calderoli sul federalismo che se applicate si risolverebbero in un danno incalcolabile ed irreversibile per l'economia padana. Proposte volte alla spartizione dell'Italia in macroregioni con la parte più lucrosa (la piattaforma logistica ed energetica meridionale) non più a vantaggio di tutta l'economia padana, ma sotto il ferreo controllo di Arcore. Russia permettendo.

Ma perchè al cavaliere serve la Lega? Per il lavoro sporco, per aizzare, per fare i padani cornuti ed al tempo stesso felici, tali e quali ai terroni. La Lega sta assolvendo il compito splendidamente, istigando i padani contro i terroni, contro gli arabi, contro gli zingari. Creando uno stato d'assedio fittizio, un odio istituzionalizzato che farà gridare 'evviva' al padano medio al momento del collasso della 'sua' nazione. Al momento della fine del nord. Ecco perchè Blondet chiama Bossi “il terrone del nord” in un esemplare articolo (non più consultabile, visto che il nostro non ha capito niente di Internet e non permette più la lettura gratuita dei suoi articoli) dove i suoi lettori si sono scatenati con un “dagli addosso al terrone” che se non altro dimostra il successo della strategia leghista*. Perchè Bossi sta in pratica servendo la libertà ai “terroni” su di un piatto d'oro.

Ricapitolando, la saga della Lega Nord si compone di due parti principali: negli anni 90 un primo periodo di apparente indipendenza, per il quale è più difficile individuare i mandanti (probabilmente di area tedesca, ma non soltanto), ed un secondo periodo di progressivo asservimento al magnate di Arcore. L'obbiettivo sostanziale non è cambiato: lo smembramento dell'Italia a danno dei padani, i cui interessi la Lega sostiene (a parole) di voler difendere.

Aggiungiamo quindi una data alla nostra cronologia degli eventi che ruotano intorno al 1992:

9 novembre 1989 - Caduta del muro di Berlino
9 dicembre 1989 – Nascita ufficiale della Lega Nord
25 dicembre 1991 – Crollo dell'Unione Sovietica
17 febbraio 1992 – Inizia Tangentopoli
23 maggio 1992 - Omicidio di Falcone
19 luglio 1992 – Omicidio Borsellino
15 gennaio 1993 - Arresto di Riina
9 maggio 1993 - Discorso del Papa ad Agrigento
23 gennaio 1994 - Berlusconi scende in campo
27 marzo 1994 - Berlusconi vince le elezioni


*Su una cosa la Lega ha fallito: non è riuscita ad esasperare i Siciliani che delle sparate dei vari Galan e compagnia bella non sanno cosa farsene. Ed anche l'ultima uscita del ministro Maroni, cose che neanche nell'ultimo paese africano succedono, non provocherà grosse reazioni. Anche se in questo caso il provvedimento del ministro potrebbe essere un avvertimento a qualcun altro... pensiamo al sindaco Stancanelli che chiede soldi per salvare Catania dal fallimento ma che forse Berlusconi non vede abbastanza docile.
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domenica, settembre 07, 2008

Terrone “honoris causa”

E' venuto il momento per i Siciliani di tifare apertamente Lega Nord. Di stringere la mano a Calderoli. Ed al tempo stesso di mantenere le baionette puntate contro chi in Sicilia si dichiara “autonomista” con sempre più parole e con sempre meno fatti.

La bozza sul federalismo licenziata dal ministro contiene dei punti particolarmente interessanti, come ha già fatto notare Giovanni Ciancimino in un buon articolo su La Sicilia di ieri (6 settembre). In particolare quelli sul reddito delle imprese con sede legale fuori dal territorio della regione e sulle accise dei prodotti petroliferi.

Ora, io la bozza non l'ho letta e non ho alcuna intenzione di farlo, perché tanto è inutile. L'importante, se conterrà anche solo dei vaghi riferimenti a questi due punti, sarà che venga approvata. Non ho intenzione di leggerla perché dei contenuti della bozza a noi Siciliani non ce ne frega niente. Qualunque legge di questo tipo emani lo stato, essa non avrà valore legale in Sicilia in quanto non potrà scavalcare il nostro Statuto né da destra (nel senso di autonomia “ristretta”) né da sinistra (autonomia “allargata”) avendo la nostra carta valore di Statuto (come già discusso). Al massimo la Regione potrà recepire i punti che più le interessano fermo restando la loro compatibilità con lo Statuto stesso*.

Questa riforma potrebbe anche essere una porcata, ma il mettere in discussione quei due punti darebbe forza alle richieste della Sicilia che non potranno più essere ignorate, visto che oggettivamente al momento non abbiamo la forza politica di fare tutto da soli. E su questo punto non possiamo che concordare con il Presidente Lombardo che sostiene che una riforma in senso federale ci conviene comunque. Razzolasse altrettanto bene, il nostro!

Ma attenzione a non alzare le baionette! Il pericolo esiste sempre dietro l'angolo, e la svolta verso il nuovo ascarismo è più facile che mai. Tutto quello detto sopra è vero fintantoché il nostro Statuto rimanga inalterato. E come abbiamo altrove ripetuto, gli unici che possano intervenire in questo senso sono l'Assemblea Siciliana ed il nostro caro Presidente. Di questi tempi la differenza tra la vittoria e la sconfitta è sottile come la lama di un rasoio. A scivolare da Nazione al pari dell'Italia, a macroregione senza identità ci vuole poco.

Una riflessione su Calderoli. Le regioni del nord non hanno né imprese con sede legale al sud, né (la maggior parte di esse) possibilità di riscuotere tributi sulle accise petrolifere. Ma allora, gli interessi di chi sta difendendo questa Lega Nord dalla tendenza apertamente suicida?

*Per questo motivo non siamo d'accordo con lo stesso Ciancimino quando dice che potremmo rimetterci qualcosa se le accise dovessero restare fuori dalla bozza e i redditi trasferiti solo in parte (le competenze, cioè le spese, passerebbero comunque alla regioni). A rimetterci sarebbero le altre regioni del mezzogiorno – specialmente la Puglia – ma non noi che, ascari permettendo, avremmo la possibilità di non recepire le norme penalizzanti.
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martedì, settembre 02, 2008

Ritorno sul fronte

Cari navigatori,

Il Consiglio finalmente ritorna dopo una lunga pausa estiva. Una pausa iniziata improvvisamente e senza preavviso e che si è protratta sino a questo settembre. Un periodo di disintossicazione necessario a riprendere forza e lucidità durante il quale si è volutamente evitato ogni contatto con televisioni, giornali, internet. E malgrado questa mancanza di contatto non è stato facile tapparsi gli occhi per non vedere il continuo andirivieni di mezzi arei militari lungo la costa ionica. Il buffonesco incedere dello strano trittico formato da due militari ed un carabiniere su e giù per la via Etnea di Catania allo scopo di mostrare a tutti l'applicazione del cialtronesco disegno di legge dello pseudo-siciliano La Russa. Il cumulo di macerie che è oramai l'Italia intera, in punto di morte finalmente unificata nello sfacelo e nel collasso economico generalizzato. Nei prossimi giorni riprenderemo a seguire gli eventi e ad annotare dettagli ed angolature sospette cercando di cogliere ogni indizio che possa suggerirci cosa stia per rinascere da queste ceneri tossiche. Se veramente la storia stia per aprire uno spiraglio attraverso il quale la nostra Sicilia possa riacciuffare la perduta libertà.

Antudo.


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