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venerdì, aprile 02, 2010

La cantonata

Questo blog di recente ha ri-orientato il mirino cercando di offrire ai lettori una lettura dei fatti di Sicilia all'interno di un più vasto inquadramento internazionale.

Anche nella vicenda del presunto coinvolgimento del Presidente Lombardo in una inchiesta giudiziaria della procura di Catania (si veda il post "Gli spiritosi della Repubblica delle banane") abbiamo il dovere di fare lo stesso.

Ebbene, setacciando la rete tra i siti della stampa internazionale, sino ad oggi non è saltato fuori il minimo accenno di quei fatti che in questo paese al collasso sono stati propagandati come eclatanti. Assolutamente niente. Le agenzie di stampa globali che sono così solerti a diramare notizie sull'arresto di questo o di quel mafioso, le stesse che esposero al ludibrio globale le disavventure giudiziarie di Totò Cuffaro, questa volta non hanno battuto ciglio.

Ogni motivazione può essere data per lo strano silenzio, tranne una: che la cosa non sia stata notata. Appena 15 giorni fa tutti i giornali del mondo hanno riportato le notizie riguardanti l'arresto di diversi fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Reuters, una delle maggiori agenzie mondiali, ha titolato: “Italy arrests 19 accused of helping mafia boss” (L'Italia ne arresta 19 accusati di aiutare il boss mafioso).

E volete che non sappiano dell'exploit di Repubblica?

Si legge a destra ed a sinistra, tra i comunicati di sedicenti “sicilianisti” e le lamentele dei commenti di giornalisti e lettori, che la Sicilia è “sottomessa ai poteri del nord”. Ma quali poteri? Quali sarebbero gli alleati del nord Italia?

Diciamoci la verità: i nostri nemici sono solo interni. Quelle a cui stiamo assistendo sono solo lotte intestine. Il problema è che la parte strutturalmente più debole, pur di non mollare, ricorre a metodi ascaristici e si appoggia allo straniero, allo svizzero. Il quale, dall'alto del Cantone di residenza, è ben lieto di avere l'occasione di ficcare il suo porco naso nei nostri affari.

Il fragoroso silenzio mondiale potrebbe suggerirgli di stare un pochino più attento. O forse è la disperazione che lo ha spinto ad agire ed a scagliare il carico pur essendo sottomano rispetto all'avversario principale che ora può preparare la sua contromossa con una certa tranquillità.

Che possiamo farci... da quando il fiume carsico del riciclaggio mafioso, da corso d'acqua in piena si è prima trasformato in torrentello ed ora rischia di prosciugarsi del tutto, il suo piccolo paesanazzo alpino non sa più come far quadrare i conti.

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