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venerdì, giugno 26, 2009

Il paradiso deve attendere

La mitica opera del Ponte sullo Stretto compie un passetto in avanti sul titolo di un articolo postato sul sito de La Sicilia il 19 giugno scorso (“Nel 2010 il via per il ponte”, che è già un ritardo rispetto alle dichiarazioni pre-elettorali) ma poi ne fa due indietro nel testo, dove Ciucci chiarisce che del ponte non vedremo la minacciosa ombra nemmeno nel prossimo futuro:

“Determinante l'accordo che abbiamo firmato con il contraente generale che prevede l'individuazione fin dall'inizio di opere propedeutiche, già previste dal contratto e di grande importanza per la viabilità locale, cantierabili già a partire dall'inizio del prossimo anno”

Ad iniziare nel 2010 saranno (forse) le opere propedeutiche al ponte. In realtà le uniche fattibili, visto che il ponte vero e proprio non lo faranno mai.

Non lo faranno mai perchè l'unico interessato a metterci i soldi è lo stato italiano per accontentare i vari Berlusconi, Ligresti, Impregilo. Nessuno fuori da questi vuole rischiarci un euro. Se è tanto importante per lo sviluppo dell'hub infrastrutturale mediterraneo chissà come mai le aziende cinesi non si sono fatte avanti includendolo nel contesto dello sviluppo del porto di Augusta e dell'aeroporto di Catania da loro caldeggiato. E chissà come mai i vari Berlusconi, Ligresti, Impregilo non si sono interessati al porto di Augusta o ad altre opere facenti parte di questo previsto hub (Vedi il post "Complotto terrorista").

Ora che il declino di Berlusconi è iniziato e che la Sicilia è in mano a poteri nemici di Bruxelles, non si vede da dove dovrebbero arrivare questi soldi. Dalla Lega, che oramai ha il nord Italia in pugno e che non ha mai nascosto la sua profonda avversione al progetto?

Certo è possibile che una volta levatisi dai piedi quelli di cui sopra, possano intervenire soggetti che al momento sono in attesa. Si vedrà.

Le nostre preoccupazioni verso il ponte oggi comunque appaiono esagerate. Anche perchè vi è qualcosa di ben più mostruoso del Ponte. Incombe ancora su di noi e sulle future generazioni lo spettro degli inceneritori. Uno spettro ben più terrificante degli sbancamenti di terra necessari per quelle “opere propedeutiche”.

Il mostruoso progetto degli inceneritori prese corpo quando Cuffaro fu appositamente nominato commissario speciale per l'emergenza rifiuti nell'isola.

Il progetto da costui licenziato prevedeva 4 inceneritori capaci di trattare circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti annue, a fronte dei 4 milioni complessivamente trattati in Italia al momento. Ed a fronte di un previsto carico di rifiuti da termovalorizzare in Sicilia di 600 mila tonnellate annue.

Non ci vuole molto a capire che ci apprestavamo a diventare la pattumiera d'Italia e forse d'Europa. Questo perchè, essendo in mano ai privati, quegli inceneritori devono assolutamente bruciare quella predeterminata quantità di rifiuti: nessuno potrà bloccarli, o saranno i cittadini a pagare la differenza alle aziende.

Ci apprestavamo o ci apprestiamo?

La commissione europea ha bloccato i bandi grazie ad una tecnicalità (tali bandi non sarebbero stati pubblicizzati adeguatamente e nel rispetto delle norme europee...), e dopo le elezioni la patata bollente è passata al nuovo governo, presieduto da Raffaele Lombardo.

La giunta da lui presieduta si è espressa accogliendo anche le altre richieste delle commissione europea riguardo alla tecnologia da usare, mentre lui stesso il 22 aprile ha usato parole forti (“Piano termovalorizzatori in Sicilia. Decisioni e retroscena. Il Governo Lombardo sceglie: l’ambiente e minor costi”, SiciliaInformazioni.com):

Decidete voi cosa fare di questa storia dei termovalorizzatori, per me tutte le soluzioni vanno bene. Mi basta che – ha spiegato- si rispettino pedissequamente le leggi europee e nazionali in materia di rifiuti, e non vi sia alcuna alea di attentato all’ambiente. A quel punto ha tirato fuori i fascioni di email , che hannom sommerso la Presidenza della Regione nell’ultima settimana. Quelli inviati su invito dell’Associazione “firmiamo” : più di diecimila. Che appunto gli chiedevano di rispettare le previsioni di legge, ed in particolare le ultime novità tecnologiche in materia di bruciatura dei rifiuti e le tabelle obbligatorie sugli obbiettivi da raggiungere in Sicilia nella raccolta differenziata.

Tutto bene quindi, sembrerebbe.

Tutto bene eccetto l'incipit. Quel pilatesco “Decidete voi” che gli ha permesso di scaricare tutto sull'ARRA (l’Agenzia regionale delle acque e dei rifiuti) e su Felice Crosta, il manager dell'agenzia:

La Giunta di Governo ha rimesso all'ARRA (l’Agenzia regionale delle acque e dei rifiuti) le ulteriori attività di definizione del procedimento amministrativo (ndr:iniziatosi con il bando di gara del 2002).

Felice Crosta è in realtà uomo vicino al PDL ed all'UDC. Quindi Lombardo non ha fatto altro che rimettere tutto nelle mani dei terroristi. Ed infatti, dopo pochi giorni, il 30 aprile, siamo punto e a capo (“Termovalorizzatori, la madre di tutte le battaglie politiche in Sicilia. Lo slalom di Felice Crosta”, SiciliaInformazioni.com):

Infatti, i nuovi bandi mantengono, formalmente, il sovradimensionamento complessivo (su tre impianti rimasti in gara) di circa due milioni di tonnellate annue (al netto del sito di Paternò che era capace di 660mila tonnellate annue) da bruciare. A fronte di una produzione verificata in tutta l’Isola, già nel 2004, di appena due milioni e mezzo. Per cui rimane la non considerazione della fisiologica diminuzione della produzione indistinta dei rifiuti, in ottemperanza della logica e degli obblighi di legge sulla raccolta differenziata per il riciclaggio dei rifiuti: che in Sicilia dovrebbe attestarsi obbligatoriamente al 60% entro il 2011.

Rimane fuori solo l'inceneritore di Paternò, il più controverso per la verità, per il quale, come ci ricorda Panzica sullo stesso articolo di SiciliaInformazioni.com, non si può accettare come opportuno ridimensionamento complessivo, il mancato decollo della nuova gara d’appalto per il sito SicilPower a Paternò (per i bacini delle province di Catania e di parte di quella di Messina).

C'è poco da fare: Raffaele Lombardo o non vuole o non può. Come nel caso di Paternò (dove la decisione di lasciar perdere sembra essere stata suggerita dalle accese proteste dei residenti, più che da reali perplessità tecniche) toccherà al popolo organizzarsi.

Anche perchè oltre al pericolo ambientale vi è anche quello economico: gli inceneritori vengono costruiti per usufruire dei (finti) incentivi ambientali CIP6. Ma chi ci assicura che con uno stato così indebitato e sull'orlo della bancarotta questi dureranno veramente 20 anni? Dovessero interrompersi, non credo che i cittadini del nord Italia vorranno pagare la differenza (giustamente). Quindi saremmo noi a dover pagare l'immondizia per 2 o 3 volte e poi ad avere indietro energia elettrica a prezzi ancora una volta maggiorati che dovremo comprarci per forza, visto che a quel prezzo non riusciremo mai ad esportarla verso nord.

Infine, per quanto riguarda il Presidente, sul “volere” non mettiamo parola. Ma sul “potere” i suoi limiti sono ovvi. Anche se lui ed il cavaliere hanno invertito le loro posizioni, ed ora è il siciliano ad avere la le carte migliori in mano, come dimostrato anche dagli accordi che sembrano essere stati raggiunti in queste ore, ciò non significa che gli sia possibile sbarazzarsi in un sol colpo sia dell'estraneo che di Cuffaro, soprattutto ora che i vari pupazzi Orlando, Fini e Di Pietro si sono raggruppati per un assalto finale (vedi il post “Sta per nascere il partito del sud, tra trappole ed insidie”, Comitati delle Due Sicilie 23 giugno 2009).

Siamo ancora tra due fuochi: quello dell'inferno, agitato dalle pagine dell'Economist che dedica un articolo agiografico a Fini ponendolo come successore del Pecoraio alla guida del PDL [*], e quelle degli inceneritori, attizzate dagli interessi privati dei compagni di merende dello stesso Pecoraio.

Nell'attesa, invece di girarci i pollici aspettando che il paradiso scenda sulla terra, non guasterebbe un bel po' di pressione in più sull'argomento a chi di dovere.

Nota: Leggi anche l'articolo “Rifiuti in Sicilia. Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro” di Carlo Ruta, giornalista ragusano famoso per il caso di censura del suo sito “accadeinsicilia.net”.

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[*] Ecco un piccolo estratto dall'articolo del settimanale britannico (Fini to the fore, 4 giugno 2009): “Negli ultimi mesi ha messo in discussione le dure politiche in materia di immigrazione del governo, ha implicitamente lamentato il ruolo attivo della Chiesa Cattolica in politica ed ha ignorato uno dei più durevoli tabù della destra tradizionale entrando in confidenza con degli attivisti omosessuali”.

1 commento:

rrusariu ha detto...

Dopo aver perso il controllo del territorio e il rapido disfarsi delle "coppole" ubbidienti, nell'estremo tentativo tenere la "piazzaforte" Sicilia, si fanno i nomi per il putsch nostrano.

Penso che la mossa odierna di Raffaele Lombardo di prendere in mano le redini del Governo Siciliano e lasciare la guida diretta dell'Mpa sia la necessita' impellente per riformare la macchina governativa affinche' si possa fare fronte allo squonquasso che ci attende a settembre (09/09/09).
Li Mirikani nell'estremo tentativo di difendere il loro prodotto piu' esportato all'estero, il biglietto verde alias carta igienica, si preparano ad una rivoluzione finanziaria.

Nel frattempo a-ddha-bbanna abbannianu accussi':



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