Mafiopoli redux
Nei bui anni '80, il giornalismo catanese si distingueva per una peculiarità sinistra: la negazione assoluta del fenomeno mafioso, o meglio la negazione della evidente presenza in città di un controllo pressoché totale della vita di civile ed economica da parte della criminalità organizzata.
Leggendari sono rimasti gli scontri tra giornalisti come Pippo Fava che si muovevano fuori dal “mainstream” (in quei tempi era comunque ancora possibile...) e l'ufficialità, già allora rappresentata (manco a voler essere ripetitivi...) dalle pagine de La Sicilia.
E sono rimasti famosi alcuni episodi di scandalosa censura, come quella (pare) effettuata proprio dalla redazione etnea sull'annuncio mortuario di una delle innumerevoli vittime di quegli anni, il commissario di polizia Beppe Montana.
Lasciando per un attimo questo argomento e tornando ai giorni nostri, lo stato, non ancora rassegnatosi alla perdita del controllo sulla Sicilia, tenta nel frattempo di consolidare gli artigli dell'oppressione sui nostri fratelli calabresi.
La strage di Duisburg, l'estate scorsa, poneva alcuni interrogativi riguardo alle nuove strategie del regime (vedi post). Dagli ultimi articoli apparsi sulla stampa tosco-padana si vede chiaramente l'ombra della minaccia verso l'Europa intera rea forse di volere mettere un piede ben fermo nel Mediterraneo centrale. Additando la Calabria a minaccia per il continente, con sottile stile mafioso, si vuole anche far intravedere ai malfidati coinquilini di Bruxelles a quali conseguenze andrebbero incontro continuando a ficcare il naso dove non dovrebbero.
D'altronde anche nella stessa Sicilia si sta tentando di alzare il tiro con tutta la farsa della guerra di mafia, della presunta richiesta di aiuto da parte dei siciliani, e della dichiarata intenzione di mandare l'esercito in Sicilia per reprimere gli isolani che oramai camminano per la strada a testa alta, anche se non ancora padroni in casa propria e con le tasche decisamente vuote.
Proprio la strana differenza nel tipo di attenzioni destinate ai due popoli, quello siciliano e quello calabrese, rende palesi gli obiettivi degli invasori: se tutto quello che ci viene propinato sui media ufficiali fosse vero, da uno stato attento ai bisogni dei sudditi che si dice disposto a qualunque spesa per il loro benessere (muovere un esercito non è cosa da niente...) ci si dovrebbe aspettare l'uso delle forze armate innanzitutto per risolvere l'emergenza in Calabria o in Campania piuttosto che in Sicilia dove l'unico segnale di presenza criminale sono stati 3 attentati ad una ditta catanese (caso peraltro già risolto!).
Invece, mentre da un lato si sostiene l'immensa pericolosità della 'ndrangheta (che bel nome evocativo... complimenti!) con seminari, articoli, film, ma non si fa assolutamente niente per estirpare la malacarne da quella terra martoriata, dall'altro, malgrado il procuratore antimafia Grasso ridicolizzi gli allarmi dei politicanti, si parla già di sorvegliare gli obiettivi sensibili con i mitra spianati!
La realtà è chiaramente diversa. In Calabria si cerca ancora di agire con i metodi classici del controllo mass-mediatico. In Sicilia questa tattica non è più tanto efficace, per cui si passa oltre. Non vogliono mollare la presa, e vorrebbero mostrare al mondo di essere disposti a tutto per mantenerla. Sarà vero?
Appena oltre il faro nel frattempo in questi giorni è stato presentato un nuovo tassello dello spettacolo neo-coloniale. Un film con manifesto tipo notte dei morti viventi, immagini di spari e silenzi... la solita porcata insomma. Solo che girando per il sito si scopre qualcosa di interessate. Alla pagina dei siti amici (chissà che vorrà dire “amici”...) compare una nostra conoscenza: l'Innominato! Ma che bella inversione ad U rispetto agli anni 80! Quando c'era non la vedeva, ora che non c'è (almeno nei termini che si vorrebbero far passare) la vede dappertutto, in Sicilia come in Calabria!
L'interessantissimo articolo di Litrico che vi abbiamo riproposto di recente, apre enormi squarci sull'oppressione mass-mediatica settentrionale (siamo nel 1975) e permette di capire come il ben oliato meccanismo venga fatto funzionare. Leggendolo si ha la netta sensazione che il regime “si sia fermato a Lamezia Terme”, tanto i fatti e le tecniche (nonché i luoghi...) si dimostrano ripetitivi.
E poi questi ragazzotti della sedicente La Santa film... Ma come, venite qui ad insegnarci la civiltà, ad accusarci di omertà, e lo fate sotto la protezione dell'Innominato?
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