IX. Un piano energetico per lo sviluppo della Sicilia
Intere generazioni di politici hanno amministrato la Sicilia per conto dell'invasore basandosi su un semplice refrain, vecchio di 150 anni: il rilancio del sud, il suo sviluppo economico. Forse il più gigantesco affare di clientelismo politico mai visto sulla terra, una immensa baraccopoli di Messina nella quali i Siciliani sono stati relegati dopo il terremoto dell'unificazione con la promessa di una ricostruzione mai avvenuta.
Si è mai tentato realmente di creare un vero sistema economico nel Sud Italia in generale, ed in Sicilia in particolare? Sicuramente è vero che lo sviluppo ha bisogno di infrastrutture. Ma a monte delle infrastrutture vi è qualcos'altro, senza cui niente può essere prodotto: l'energia.
Qualunque azione volta allo sviluppo programmatico di un territorio deve partire dalla consapevolezza che per attuarne i progetti serve energia.
Ponti , ferrovie, autostrade, non servirebbero a niente senza avere l'energia a disposizione per renderli funzionali, vuoi che essa sia benzina, energia elettrica, o altro.
Attualmente in Sicilia non si produce abbastanza energia per ospitare un economia avanzata. Quella elettrica basta a stento per coprire il fabbisogno attuale e viene in gran parte utilizzata dal petrolchimico, dal quale la nostra economia trae pochissimi benefici.
Ma cosa più grave, non vi sono progetti per ampliarne la produzione in modo adeguato ad un processo di sviluppo. Quindi è inutile farsi illusioni.
Tutte le aree del pianeta in via di forte espansione economica stanno investendo capitali economici e politici immensi sulla generazione di energia: Cina, India, Brasile, Messico stanno programmando il loro sviluppo partendo da precise previsioni dei loro fabbisogni energetici futuri.
In Italia invece si è programmato e si tenta di programmare solo per il nord. Il gas scorre sotto i nostri piedi, ma poi tutti i depositi di stoccaggio strategico sono a nord, le vie di trasferimento dell'energia vanno sempre da sud a nord e mai viceversa (l'interconnessione tra Grecia e Puglia manderà l'energia solo in direzione nord), Il Sole 24 Ore continua a denunciare il fatto che i rigassificatori debbano essere costruiti al nord vicino alle zona produttive del paese, e tale asserzione può avere senzo solo ammettendo che non vi è all'orizzonte nessuno sviluppo economico del sud. L'unica programmazione energetica che si è tentato di fare al sud è stata quella di mandarci le scorie radioattive delle loro centrali.
La Sicilia si deve quindi dotare di un piano energetico per crescere.
La materia prima non manca: gas e petrolio raffinato ne abbiamo già in abbondanza, ed a prezzi che DOVREBBERO essere più bassi che nel resto d'Europa, per i costi di trasporti praticamente annullati grazie alla CENTRALITA' della Sicilia.
Un piano energetico siciliano dovrebbe innanzitutto basarsi sulla produzione di energia elettrica tramite gas (piano dei rigassificatori e graduale smantellamento delle raffinerie), cominciando a prepararsi per il dopo petrolio incorraggiando la produzione di carburanti organici come l'etanolo e l'utilizzo dell'energia solare. Fonti che le strafottenti lobby italiane del petrolio ci impediscono di utilizzare.
Inoltre vi sono importanti scelte strategiche da compiere anche su un altro fronte: un territorio variegato e difficile come il nostro non potrà basarsi su impianti di produzione di grandi dimensione se non a costi ambientali notevolissimi, ma dovrà affidarsi alla produzione diffusa: piccole centrali solari ed eoliche, impianti di temovalorizzazione degli scarti agricoli, riciclaggio, tutti su base locale.
ogni condominio dovrebbe contribuire alla produzione di energia elettrica, ogni industria dovrebbe inserire nel suo ciclo produttivo la valorizzazione energetica dei suoi scarti di lavorazione.
Tutto questo porterebbe (tra l'altro) alla rinascita della campagna ed al ritorno dell'impresa agricola veramente produttiva.
Questo significa programmare lo sviluppo. Lo sviluppo non è costruire strade e ponti per dare lavoro alle fallimentari imprese del nord.
Ma da dove dovrebbero arrivare i capitale per avviare tutto ciò?
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