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venerdì, maggio 01, 2009

Gas per tutti, paghiamo noi

Tra le tante infrastrutture che si vorrebbero installare su questa nostra isola contesa, un'altra di quelle che ha suscitato notevoli controversie è il rigassificatore. In Sicilia ne sono stati progettati due: uno a Priolo ed uno a Porto Empedocle. E per tutti e due la battaglia politica continua ad essere aspra.

Quella del rigassificatore è una struttura assolutamente necessaria alla Sicilia. Non certo per rifornire di gas le nostre imprese (per quello potrebbe bastare quello conservato nei “nostri” giacimenti) ma per costruire quell'hub energetico che ci permetterà il necessario bilanciamento tra le nuove potenze che stanno sorgendo.

Il predominio del petrolio come fonte energetica si avvia al tramonto. E le motivazioni non sono ambientali. I giacimenti contenenti le tipologie più leggere (cioè dal minore contenuto di zolfo) e più economiche da raffinare sono in via di esaurimento, mentre le qualità ad alto contenuto di zolfo (pesanti) rendono l'utilizzo di questa fonte sempre più problematico e costoso.


Il gas sta per questo diventando l'idrocarburo di riferimento in Europa: l'Italia, così come gli altri paesi della Comunità Europea, negli ultimi anni ha speso enormi risorse per costruire reti di distribuzione e centrali elettriche a gas.

Il gas costituirà uno dei capisaldi del nuovo sistema energetico che sta nascendo, come previsto e programmato da tempo.

In questo passaggio la posizione della Sicilia al centro dell'hub energetico Mediterraneo, risulterà addirittura rafforzata, non essendo il gas un elemento flessibile tanto quanto il petrolio.

I sistemi di trasporto, distribuzione ed utilizzo degli idrocarburi leggeri (in questo caso, quelli in fase gassosa alle condizioni di temperatura e pressioni ordinarie) sono più rigidi e complessi di quelli necessari per gli idrocarburi liquidi ed economicamente più o meno convenienti a seconda della profondità di interramento delle condotte di trasporto (un lungo tratto sulla terraferma e' preferibile ad un breve tratto in mare).

Questo rende il passaggio in Sicilia dei metanodotti obbligatorio per i prodotti provenienti da sud.

I gassodotti comunque da soli non sono sufficienti. E non sempre sono una via praticabile, specialmente quando la zona di produzione è estremamente distante e separata dall'area di consumo da zone politicamente instabili o sensibili, come nel caso del gas nigeriano o di quello proveniente dal golfo persico.

In questi casi entra allora in gioco il trasporto via nave, previa liquefazione (ad altissime pressioni) della sostanza gassosa. Il terminale d'arrivo di questo genere di prodotti (LNG) è appunto detto rigassificatore.

Il posizionamento di un rigassificatore è quindi una scelta di enorme valore strategico che condizionerà in modo rilevante la disponibilità ed il prezzo finale del gas anche in base a fattori di ordine politico.

In pratica, le problematiche connesse alla localizzazione della struttura attengono alla prossimità delle principali rotte di navigazione da e per le aree di produzione ed alla presenza di arterie atte alla distribuzione dell'idrocarburo.

Insomma, la Sicilia è pronta per tale localizzazione. E deve sfruttare questa possibilità per rafforzare il ruolo centrale di hub energetico posizionandosi come interlocutore tra le due sponde del Mediterraneo anche in questo frangente

Chiaramente al contrario di quanto successo sino ad ora, bisogna diventare parte attiva del processo, e questo può essere fatto solo riappropriandosi del territorio. Altrimenti continueremo a subire solamente i danni di questa situazione ripetendo la tragica esperienza delle raffinerie.

I rigassificatori progettati in Sicilia, come dicevamo all'inizio, sono due. Il primo ad essere proposto è stato quello di Priolo, che dovrebbe essere costruito da un consorzio formato dalla Shell e dalla italiana Erg all'interno del complesso della raffineria dell'azienda ligure.

La realizzazione di questa struttura sembra essere la più (politicamente) ingarbugliata delle due, malgrado (o forse proprio per questo...) ci sia dietro il peso della Shell. Essa è stata di recente al centro della controversia causata dalle sospette proteste inglesi contro un'azienda siciliana (la IREM spa) che avrebbe dovuto eseguire dei lavori all'interno di un complesso industriale della stessa Shell. In quella occasione Raffaele Lombardo prese posizione puntando il mirino proprio sulle autorizzazioni per il rigassificatore di Priolo.

Come se ciò non bastasse, bisogna anche ricordare che la la Erg ha di recente venduto il 49% della sua raffineria siciliana alla russa Lukoil (con una opzione per la cessione del restante 51%) e che a questo punto i russi potrebbero voler dire la loro su quello che succede intorno al complesso industriale [*].

Dal canto nostro, dobbiamo dire che chiunque riesca ad avere l'ultima parola sulla questione, due sono le condizioni necessarie affinché la Sicilia possa accettare questo nuovo impianto. La prima è quella ambientale. L'area su cui esso dovrebbe insistere è un area fortemente compromessa, con pesanti danni “collaterali” alla salute dei cittadini. Il rigassificatore può essere accettato solo nell'ambito della più ampia conversione petrolio/gas discussa sopra. E non ci riferiamo qui alla raffineria, che ancora dovrebbe operare per diverso tempo, ma a tutti gli altri impianti del petrolchimico nel cui ciclo produttivo entrano prodotti di scarto della raffinazione dal notevole impatto ambientale e sanitario.

Riconvertire alcuni di questi impianti (diciamo pure “chiudere”...) contestualmente alla realizzazione del rigassificatore potrebbe essere una soluzione accettabilissima da tutte le parti. Lo stoccaggio di LNG è infatti più sicuro e meno inquinante delle produzioni oggi attive nell'area di Priolo.

La seconda condizione necessaria affinché il progettato impianto possa essere accettato dal Popolo Siciliano (condizione comune anche alla struttura di Porto Empedocle) è la partecipazione delle istituzioni locali e regionali al progetto.

Sono diversi i modi in cui questo discorso andrebbe attuato, e tutte le modalità dovrebbero trovare spazio nella compagine societaria che gestirebbe l'infrastruttura: a) Partecipazione delle Regione b) Partecipazione del comune all'interno del cui territorio l'opera insiste c) Partecipazione di un'azienda siciliana d) Trasferimento della sede legale del consorzio atto alla gestione della struttura in Sicilia.

Fino ad oggi praticamente nessuna delle condizioni elencate qui è mai stata soddisfatta per le raffinerie, che pagano le tasse a Milano o altrove in Nord Italia mentre i ladri che le gestiscono si trastullano circondandosi di calciatori e veline pagati con i soldi dei Siciliani.

A Porto Empedocle qualcosa si è mosso, ma è veramente ridicolo il risultato finale ottenuto dal Governo: nella compagine societaria della struttura progettata dalla ENEL rientra per appena lo 0,5% il comune empedoclino, ma non ritroviamo né la Regione, che dovrebbe invece avere una quota sostanziosa, compresa tra il 20 ed il 30% (i paesi del cosiddetto terzo mondo riescono ad ottenere quote ben maggiori), né una minima impresa siciliana pubblica o privata.

Ed ancora non sappiamo se l'ultima della condizioni elencate (il trasferimento della sede legale del consorzio atto alla gestione della struttura in Sicilia) sia stata soddisfatta dopo l'appello dell'assessore all'industria Gianni ("Il rigassificatore a Porto Empedocle si farà, via libera della Regione. Alla Sicilia 50 milioni di euro l'anno", SiciliaInformazioni.com, 20 gennaio 2009):

“Firmerò il decreto - ha spiegato l'assessore regionale all'Industria Pippo Gianni - non appena Nuove Energie trasferirà la sua sede legale e fiscale da Roma in Sicilia”.

Ai pavidi politici di oggi, ricordiamo che un certo Mattarella era stato capace di ottenere il 30% per una delle tubature provenienti dal Nord Africa in periodi molto più difficili di questo. Sappiamo come finì: nel giro di qualche giorno il Presidente era morto e di quella condotta non si fece più niente. Chi oggi crede di fare la storia dovrebbe sapersi confrontare con il recente passato.

Anche Porto Empedocle ha i suoi problemi politici: la comunità europea ha negato il suo supporto, cosa che alla fine potrebbe farci comodo per una possibile rinegoziazione del tutto con il consorzio.

Qualcuno si è poi lamentato dell'impatto ambientale anche per questo secondo impianto [**]. Certo, tutti gli impianti hanno un impatto ambientale, e dovunque li si voglia costruire il problema sarebbe lo stesso. La struttura da qualche parte si dovrà fare. Non abbiamo scelta. Anche qui, si potrebbe riconvertire qualcuno degli impianti di Gela. Ma non credo che a Palermo, come detto, abbiano le palle necessarie per un simile approccio.

Dall'altro lato si è messa in campo la valle dei Templi, con la “democratica” consultazione popolare organizzata ad Agrigento dal sindaco Zambuto, referendum dall'esito farsesco che ha messo la (ennesima) pietra tombale sull'istituto referendario in Sicilia: come fanno gli abitanti di un comune ad immischiarsi nelle decisioni di un altro? Sarebbe questa la democrazia? Piuttosto sarebbe interessante capire cosa offenderà di più l'occhio del turista, la colonna del rigassificatore o i palazzoni di Agrigento.


Divisi dal gas


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[*] La mossa dei Garrone ha un suo significato strategico proprio in virtù di quello che abbiamo detto prima riguardo al passaggio dall'economia del petrolio, a quella del gas: con il rigassificatore sposterebbero i loro investimenti verso l'idrocarburo più leggero.

[**] Gian Antonio Stella questa volta che Lombardo sta favorendo certi poteri, si è schierato con Palazzo D'Orleans criticando gli ambientalisti (“Il rigassificatore a Porto Empedocle e l’ipocrisia finto-ecologista”). In quanto a ipocrisia a costui non lo batte nessuno...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Segnalo l'adesione per l'Italia dell'MPA al gruppo europeo LIBERTAS dell'irlandese Ganley che ha promosso il referendum contro il trattato di Lisbona e lo avrebbe anche vinto (ma poi a Bruxelles se ne fottono e tirano dritto).
Minchia signor Raffaele Lombardo, ma lo sa che si è messo con i peggiori scomunicati? Con quelli che osano bestemmiare contro questa Europa?
E poi dice che non lo devono fare fuori...
Altro che dito medio contro l'Europa alla Bossi, che poi in Parlamento ratifica Lisbona... Qui, muti muti, si sta facendo sul serio.
Psss. Fatelo sapere a tutti quelli che "capiscono" ma non date sta notizia ai babbei europeisti italioti, chè la usano contro di noi.
Quello che contano sono i fatti.
L'Autonomia porta la Sicilia sotto la protezione russa (vedi post). Un militante ideologico dell'MPA è stato accusato da alcuni meridionalisti "generici" di essere "amico di Putin". E nello stesso tempo contribuisce a creare una fronda transeuropea contro quello che vuole l'entità, per ripostare il modello di cooperazione tra i popoli del continente a un tipo di convivenza più umana e più rispettosa dei popoli, dei territori, delle famiglie, dei cittadini.
Questa è la vera novità delle elezioni, altro che lo stanco slogan del PD "noi siamo europei"...

zetan ha detto...

Anonimo capisco sempre meglio che necessita in Sicilia un secondo movimento autonomista, un po meno democristiano, che entri in competizione col MPA.
Mi dicevano, tra l'altro, che oltre alla colomba, pare vogliano inserire anche il gambero quale simbolo del movimento, attenti però, consiglio moderazione optate per quelli azzurri anche se non sono proprio tipici del mediterraneo, però sono sempre meglio di quelli rossi. Non sarebbe una pessima idea che ne dici.

Anonimo ha detto...

Nel medio/lungo termine sono d'accordo con te Zetan, ci vuole un altro movimento autonomista. Ma nel breve forse sarebbe un errore. Ci sono alcune battaglie campali in corso tra l'MPA e il PDL, e in queste se il primo soccombe di autonomia ne riparliamo fra 50 anni. Non è il momento di dividere il fronte: il meglio è nemico del bene. E poi non è tempo di movimenti di testimonianza. Il nuovo movimento deve essere in grado di incidere come e più dell'MPA. Per far questo occorrono personale politico, soldi e solida base sociale. Non basta la buona volontà. Nel frattempo, chi ci volesse provare, potrebbe allenarsi a costituirlo come partito nazionalitario siciliano "dentro" l'MPA. Finché conterà poco vorrà dire che i tempi non sono maturi, quando sarà forte potrà condizionare la politica siciliana dell'MPA. A quel punto, "se" Lombardo messo alle strette vorrà continuare a fare il democristiano, potrebbe anche correre da solo, ma sto cominciando a pensare che il tipo è troppo furbo per restare ancorato a questi schemi. "Se" il nazionalismo siciliano diventasse vincente nella società, anche grazie a questo "partito interno" all'MPA, Lombardo sarebbe il primo a cavalcarlo. Del resto tra una decina d'anni si imporrà - se l'autonomismo avrà vinto la sua battaglia per l'esistenza - anche un cambio generazionale.
Sta a noi ricambiare allora Lombardo con un grande partito nazionale siciliano (di governo!) e non con una melassa democristiana che fatalmente sarebbe riattratta, senza il leader, dalle centrali romane, e nemmeno partitini sicilianisti litigiosi e irrilevanti come in passato.
Mettiamoci in testa che l'era del FNS e cloni vari è finita. Ora è il tempo del Nuovo Vespro. Dobbiamo fare i fatti, e chiederli all'unica forza in grado di rappresentarci oggi. Rappresentando anche il nostro dissenso su scelte specifiche.

Abate Vella ha detto...

Anche io sono d'accordo sulla necessitá di creare un movimento siciliano che non abbia mire oltrefaro.

Il movimento poteva giá esserci ora se i vari gruppi che sappiamo si fossero coordinati lavorando con l'MPA o contro a seconda delle situazioni. Ora si sarebbe potuto chiedere qualche parola piú coraggiosa sul ponte o su qualche altro argomento per assicurare l'appoggio alle europee, ad esempio.

Al G8 invece di lasciare campo libero agli inutili movimenti noglobal, si poteva fare una piccola manifestazione per l'applicazione dello statuto: visto che i "grandi" vengono qui, non facciamoli partire senza metterli di fronte al mancato rispetto di accordi internazionali da essi stessi firmati (leggi demilitarizzazione Sicilia...).

Invece non si é fatto niente.

Ringrazio inoltre l'anonimo per la segnalazione dell'accordo MPA. Ne parleró presto.

Qui chiaramente si vogliono proporre tutti gli aspetti che riguardano la Sicilia ed i suoi rappresentanti, luci ed ombre. Per quanto possibile senza pregiudizi (cosa certo non facile...).

zetan ha detto...

L’ironia è uno strumento di comunicazione estremamente sintetico e veloce non sempre efficace però pazienza. Provo a tradurre il mio pensiero.
Ho già detto in precedenza di apprezzare ciò che di buono offre il movimento di Lombardo, lo ribadisco, in ordine a posizioni espresse durante la legislatura, compreso anche la pubblicazione di strumenti normativi meritevoli, inclusa una gestione degli apparati regionali più autorevoli e meno alla mercé di quanto non lo fossero in precedenza. Constato con apprezzamento però che l’interesse verso le tematiche autonomiste stanno crescendo, nella così detta società civile siciliana, ciò impone maggiore attenzione e responsabilità, proprio perché questo crescente enorme potenziale non vada sprecato. Ritengo che sia un momento favorevole proprio perché i nostri concittadini rispondo allo stimolo offerto in un modo inatteso, non mi era capitato prima di osservare tanta convergenza oltre il fatalismo tipico che riduce ogni cosa. Rimango talmente sorpreso dalla recettività dei nostri concittadini, da comprendere che bisogna concretizzare risultati inequivocabili, proprio per capitalizzare ancora un maggiore consenso, non disperdendo quello già affiorato. Sentire l’esigenza di un secondo movimento che come dice il mio amico Abate possa avere una matrice prevalentemente locale e che possa parlare, aggiungo, a quanti Lombardo non potrà mai parlare. Questo, a mio avviso, è un progetto del quale si dovrebbe sentire l’esigenza si d’ora, perché il MPA sconta dei limiti persino in confronto a Mattarella come evidenzia nel post l’Abate, dunque, rimanere fermi a goderci la riemersione dalla palude di fango, può non essere sufficiente; oltre c’è la necessità si ripulirsi per togliersi quelle che ti rimane attaccato addosso, e completare l’opera. Dettagli comunque so che si condividono le stesse finalità, possono, come è ovvio, affiorare sensibilità diverse e valutazioni differenti sugli eventi, che ci aiutano ad apprezzate quanto condiviso. La mia mi induce a percepire che ci sono le condizioni per progettare un secondo movimento, rivolto a quanti aimè Lombardo non li avrà mai quali elettori, un progetto del genere a mio avviso favorirebbe anche il MPA più che indebolirlo. Se fossi Lombardo ci penserei.

Alla Scoperta ha detto...

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