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domenica, dicembre 30, 2007

“Ragazzi” fuori

Ricordate il clamore e le proteste suscitate dalla fiction il capo dei capi? Il regista non si era risparmiato in spericolate angolature alla Robin Hood dalle quali usciva fuori più la figura di un eroe popolare che quella di quel feroce criminale quale appunto il nostro poco simpatico Totò è.

Qualcosa di tutta questa storia però è passata inosservata, e cioè lo strano contrasto tra l'effetto che l'opera-spazzatura ha fatto su chi l'ha vista ed il pedigree di uno degli autori: l'antimafioso Claudio Fava!

E' sempre bene non saltare a conclusioni affrettate, ma penso sia giusto chiedersi come mai lo sceneggiatore di un famoso film contro la mafia, un po' scontato ma che in fondo mette bene in (cattiva) luce i protagonisti della vicenda, ora abbia autorato quella che sembra una vera e propria smentita di quei 100 passi percorsi da Peppino Impastato.

Viene da chiedersi se quei cento passi non siano forse troppa breve distanza per non rischiare di essere affascinati dal lato oscuro della forza che si trova appena all'altro capo della strada. Non tutti nascono eroi come l'Impastato, e in molti potrebbero cadere in tentazione....

Quello che ora ci fa ripensare a questa strana inversione di ruoli è la vicenda Contrada. Perchè anche qui non si può non notare la stessa strana inversione di ruoli. Se da un lato la posizione di Mastella non costituisce una prova di ciò, essendo questi un noto saltafosso, l'immediata disponibilità del capo dello stato (poi pare pilatescamente ritirata non appena qualche voce contraria si è levata dal coro) e l'ampio appoggio dato all'ipotesi di grazia dal solito schieramento mediatico (Corriere, Repubblica e via dicendo senza scordare i famigerati quotidiani isolani) insieme al silenzio-assenso di quasi tutto il fronte antimafioso, la dicono lunga sull'origine dell'idea della grazia, che sarebbe il primo atto di clemenza nei confronti di un condannato di mafia (il primo di una lunga serie?) mentre dall'altro lato il cosiddetto centrodestra sembra invece essere rimasto completamente spiazzato.

Il caso Contrada è forse un punto debole della lotta alla mafia. La sua condanna è infatti atipica, essendo Contrada l'unico alto “apparato” dello stato italiano democristiano mai condannato per mafia, e forse anche il meno colpevole, essendo egli un esecutore, non una mente. E' quindi comprensibile la sua convinzione di innocenza: se tentassimo di entrare nella distorta idea di stato che si è sempre avuta a Roma, riusciremmo forse ad immedesimarci nel dramma di chi è convinto di essere stato condannato per aver fatto il proprio dovere.

Solo che le pene detentive non sono affibbiate o condonate in base ad astratti sentimenti, ma in base a fatti giudicati in un'aula sulla scorta delle leggi vigenti. Ed una volta che tutti i gradi di giudizio siano stati esauriti, la sentenza non può più essere invertita. Concedere la grazia a Contrada significherebbe stabilire un precedente. Accettare che un qualunque mafioso possa essere liberato in base alla simpatia che suscita sul rimbambito spettatore della fiction di turno.

Ed attenzione, perchè Contrada non è accusato solo di essere complice di Riina nei suoi crimini, ma anche di aver tradito lo stato. Quindi se liberiamo costui senza alcuna reale motivazione, perchè non fare lo stesso con l'eroe popolare Riina?

Che queste non siano ipotesi fantascientifiche lo suggeriscono le dichiarazioni di Antonino Ingroia, il sostituto procuratore della DDA di Palermo:

«Io credo che ci sia il rischio di disorientare ancora una volta l'opinione pubblica. Se si vuole tenere fede ai principi del diritto e della certezza della pena bisogna tenere distinti i vari profili che invece oggi rischiano di essere sovrapposti» «La sentenza di condanna confermata per ben due volte dalla Cassazione sulla base di elementi costituiti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dei testimoni, persino dei magistrati, anche stranieri come Carla del Ponte, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e dai documenti, non può essere vanificata così se non ci sono degli elementi di uguale peso a discarico dell'imputato. Se questi elementi ci sono - conclude - li tiri fuori il difensore di Contrada, si farà un giudizio di revisione e la Cassazione interverrà nuovamente sul caso. Ad oggi esiste un giudicato, una sentenza di condanna che va riconosciuta e rispettata»

Dichiarazioni provenienti da Palermo, dove non mi pare ci si stia scherzando tanto sulla lotta alla mafia, come dimostrano la pallottola alla nuca del boss che tentava di fuggire e la perquisizione alla sede di Repubblica per capire come possano verificarsi certe fughe di notizie (fatto stranamente poco evidenziato dalla stampa). E dove ovviamente si temono di più le conseguenze di un tale atto.

Come al solito poi gli eventi si sovrappongono con drammatica puntualità. Nel penultimo numero di Panorama il figlio di Ciancimino in un'intervista parla della cattura di Riina, avvenuta nel 1993:

«Mio padre mi diceva sempre che dopo le stragi aveva parlato con Provenzano perché riprendesse in mano la situazione dopo la morte di Falcone e Borsellino. (...) Dietro le stragi lui vedeva anche la mano di qualcun altro. Il resto è storia: la famiglia di Provenzano torna a Corleone, finiscono stragi e omicidi e si torna alla mafia silenziosa dei giorni nostri. Con Riina in manette e oggi all’ergastolo.»

Nel 1992 si era consumata la rottura tra Riina e Provenzano (come già detto da diversi pentiti) e Provenzano fece arrestare Riina. La la mafia in fondo non è altro che un azienda di servizi. Quindi, chi aveva assoldato Riina prima delle stragi di quell'anno? Dietro le stragi lui (Provenzano) vedeva anche la mano di qualcun altro.

Questo qualcun altro sta per caso provando a sguinzagliare nuovamente il suo alleato di allora, visto che in questo momento in Sicilia il campo è virtualmente libero? Come se non bastasse al figlio di Riina nei giorni scorsi è stato dato uno sconto di pena. Segnali.

Nello stesso articolo è poi interessante il seguente scambio:

Domanda: «È mai stato interrogato su queste trattative e sulle stragi?»
Risposta: «No, mai»


Subito dopo la pubblicazione dell'intervista Ciancimino viene finalmente chiamato dai magistrati di Caltanissetta. E quindi aspettiamoci qualche altro dettaglio sulla vicenda.

Rimane da notare come anche la Borsellino sia contraria alla scarcerazione di Contrada. Ma non riesce ancora a vedere chi sono veramente gli alleati con i quali divide gli scranni parlamentari? Non riesce ancora a vedere come quando si parli di mafia i due lati dei parlamenti italiano e siciliano, quello del centro-destra e quello del centro-sinistra, si congiungano armoniosamente del grigio centro democratico-cristiano?

50 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto la notizia denominata "follie di capodanno" che rimanda al blog "Messina non è Sicilia"
Credo che questo sia il risultato della dissoluzione di cui parte della responsabilità ce l'ha quell'indipendentismo "di non si sa bene che cosa"
D'altronde se molti indipendentisti radicali vogliono staccarsi completamente dalla penisola chi può dire che i messinesi non possono staccarsi dalla Sicilia?
(qualche anno fa una notizia simile arrivò dalla provincia di Ragusa)

Molto meglio tornare alla realtà e stare con i piedi per terra e ricercare quella libertà il cui obiettivo è impossibile senza l'unità.

saluti
Gonzalo

Anonimo ha detto...

In una Sicilia libera ci sarà anche la libertà di dire str...ate.
Dica pure un folle che Messina non è Sicilia, anzi che si trova in Abruzzo se preferisce.
Il Sicilianismo nasce da un radicamento nella storia. L'ignoranza volontaria è libera, ma facilmente da mettere alla berlina.

Anonimo ha detto...

E comunque, sarà limite mio, non ho capito il nesso del commento precedente con l'articolo...Gentilmente Gonzalo, me lo spieghi, o hai sbagliato post?

Anonimo ha detto...

Purtroppo non c'era il modo di commentare l'articolo denominato "Follie di capodanno" se non in un altro articolo.

Visto che tu Massimo ti sei sentito chiamato in causa(il mio commento è riferito all'indipendentismo estremista) ti consiglio di essere più prudente nel definire "folle" chi provoca "attaccando" Messina alle Calabrie, perchè la stessa proposta fu fatta da personalità politiche, qualche hanno fa, della provincia di Ragusa.

Credo sia controproducente definire folle chi ha un'opinione controcorrente ed in assoluta minoranza perchè è la stessa impressione che hanno i siciliani dell'indipendentismo, almeno quello più radicale.

Penso poi che non sono tanto le idee buone a funzionare, ma semplicemente quelle che funzionano.

Proverò a dialogare con questa persona.

saluti

Gonzalo

Anonimo ha detto...

Il pensiero del signore di Messina ha destato tanti commenti che anch'io mi sono preso la briga di andarlo a cercare. Quella di immaginare Messina fuori della Sicilia è certo una provocazione, ovvero un'originalità. La storia di Messina è tutta connessa a quella siciliana, lo stanno a testimoniare, per tacere d'altro, Dina e Clarenza,eroine dei vespri, ancora vigili sul campanile del duomo della città. D'altra parte il nostro amico pare che scherzi, o molto più banalmente mi pare incazzato con catanesi e palermitani, quando propugna un'unione con la città di Reggio, esclusa la sua provincia; ma quanto a quella messinese, ha chiesto il nostro amico se anche quelli di Capo d'Orlando o di Sant'Agata di Militello o di Taormina o Patti non si identificano anch'essi con i siciliani? Il nostro amico propugna una cosa originalissima, mai sentita sinora: Messina e Reggio unite da sole, in spegio a siciliani e calabresi, nel contesto di una identità nazionale, che peraltro nemmeno esiste. Se ne vada il nostro amico da quelli di Bergamo o di Sondrio, o di Trento a dire che Messina e Reggio, unite insieme, si separano dai loro ambiti territoriali e si uniscono a loro nell'idea suprema di nazione italiana. Quanto al post dell'inesauribile Abate Vella, mi limito a dire che, da tempo, non non mi convincono molto le analisi della Borsellino, specie quando la stessa parla di mafia. Le ragioni le ho espresse in miei precedenti interventi.

Anonimo ha detto...

il signor gonzalo non perde occasione per buttar fango sull'indipendentismo, ma ovviamente i risultati sono molto scarsi.
quando ci sono ignoranti e malati come quello di messina, sarebbe il caso di non commentare nemmeno

Abate Vella ha detto...

Sulla Borsellino oramai la penso un po come tutti voi: è stata sopravvalutata politicamente ed in fondo la sua è solo rabbia nei confronti di chi ha ucciso suo fratello, una specie di Benazir Bhutto senza spessore politico.
Rimane il fatto che rappresenti un icona e che in fondo i Siciliani la guardino con simpatia.
Questo bisogna tenerlo ben presente. E questo significa anche che se lei dovesse ad un certo punto abbandonare il centrosinistra senza mettersi con nesun altro, i siciliani probabilmente ne trarrebbero le dovute conclusioni ed aprirebbero gli occhi sui partiti nazionali. Sarebbe la fine della politica nazionale e la rivoluzione in Sicilia. La Borsellino è stato l'unico politico a dire qualcosa contro la scarcerazione di Contrada, e subito tutti si sono preoccupati a Roma e mentre la grazia sembrava cosa fatta hanno dovuto rallentare.
Sembra il processo contro Andreotti! Alla fine tutti contenti dell'assoluzione, perchè tutti avevano qualcosa da guadagnarci: appunto il centro grigio di cui parlo sopra che fa comodo a tutti e due i lati perchè senza non potrebbero governare.

Anonimo ha detto...

io sono a favore della grazia per contrada; alla fine egli non ha fatto altro che servire lo stato e cioè uno stato mafioso.
come hai detto tu, abate, in un articolo o un post, non ricordo, in italia non esistono i servizi segreti deviati, perchè questa è la normalità.
quindi non mi sembra il caso di fargliela pagare al solito capro espiatorio.

ma nessuno può contattare la borsellino e fargli capire che a suo fratello l'ha ucciso lo stato italiano?
alla fine basterebbe leggere qualche articolo dove si spiega che la mafia è lo stato e che essa sta a roma o a milano, anche se non ce ne sarebbe bisogno, ci si può arrivare anche da soli.

Abate Vella ha detto...

Il motivo per cui sono contrario alla grazia a Contrada non è per accanimento contro l'ex dirigente dei servizi segreti.

In fondo Contrada è innocuo, e non può più nuocere ai Siciliani (anche se potrebbe per una volta aiutarli raccontando certe verità...)

Il fatto è che le pene comminate ai mafiosi iano le uniche certe nella nostra legislazione. Forse esse furono ideate all'inizio contro i Siciliani (basta essere accusati di mafia che una persona senza agganci politici è praticamente rovinata, anche se poi dichiarata innocente) ma ora stanno finalmente aiutando la Sicilia.

La grazia a Contrada è il cavallo di Troia dell'indebolimento delle leggi antimafia che finalmente stanno facendo il loro dovere.

Questa è più di una ipotesi, come anche le dichiarazioni di Ingroia riportate nell'articolo fanno capire!

Per il resto, come te anonimo, non posso che comprendere il dramma di un uomo che pensava di aver dedicato tutta la vita ad una causa giusta, cioè il mantenimento forzato della Sicilia nell'orbita italiana, ma che da quella causa è stato tradito.

Anonimo ha detto...

Caro Gonzalo,
dei ripetuti attacchi all'indipendentismo siciliano,ammetto che ne siamo tutti piuttosto pieni.
Adesso:comprendo il tuo sentimento di,come dire...inferiorità? Il tuo voler leggittimare a tutti i costi l'antistoricità dell'essere Siciliano Neoborbonico. Ma non ti sembra di esagerare,anche solo un po'?
Guardati un po' intorno,non c'è motivo di accanirsi così tanto.
Se hai deciso che secondo te il futuro migliore per la Sicilia è una ulteriore dominazione dopo quella sabauda,fai pure,nessuno ti dirà nulla.
Comunque,Gonzalo,l'indipendentismo sta rinascendo,non vedo dove avrebbe "fallito".
"Messina non è Sicilia" è una espressione idiota per motivi anche sopra spiegati,e non voglio ripeterli.
"Sicilia non è Italia" invece,è una realtà alla quale tu non vuoi concedere spazio. Per carità,scelta tua.
Ma evita almeno di dare sfogo delle tue "repressità" sulle spalle di gente che neanche ti presta attenzione più di tanto,se non per richiamarti da un atteggiamento errato (qual'è appunto il tuo modo di attaccare nottetempo gli indipendentisti siciliani).

Ciao.

Anonimo ha detto...

Il problema Contrada,dipende dalla non credibilità della giustizia italiana,pertanto,essendo anche stato assolto una volta,non giurerei sulla sua colpevolezza come non giurerei sulla sua innocenza.
Purtroppo siamo a questo punto,l'amministrazione della giustizia riflette lo stato in cui si trova l'Italia.
Nessuna certezza di un processo equo e nessuna certezza della pena,in caso di condanna.

Le persone come la Borsellino, la Giuliani e come della Chiesa,
che hanno sfruttato,cinicamente, la morte di un parente per fare carriera politica,penso che non dovrebbero aver alcun seguito nell'opinione pubblica.
Sono solo degli squallidi personaggi.
ciao
Sarcastycon

ps.ho preso il tuo link dal blog dell'amico Marshall.

Abate Vella ha detto...

Caro Sarcastycon,
sono d'accordo con te sulla giustizia italiana.
Io non so cosa ha fatto Contrada ed in fondo non penso sia fondamentale saperlo.
Credo solo che non sia il caso di concedergli la grazia in questo momento, mentre le forze dell'ordine stanno avendo degli importanti successi.
Tra qualche tempo forse potranno liberarlo senza problemi. Ma prima bisogna essere sicuri che la mafia non possa più nuocere. Ci siamo vicini, ma non possiamo ancora cantare vittoria.

Riguardo agli altri personaggi probabilemente hai ragione su Giuliani e Dalla Chiesa, non so abbastanza per avere una opinione personale (e comunque ti sei scordato il peggiore di tutti, quel Claudio Fava che cito nel post: il padre fu ammazzato dalla mafia) ma sulla Borsellino non sono d'accordo. La Borsellino è guidata dal desiderio di vendetta per la morte del fratello, e si è candidata a sinistra perchè a destra si nascondono gli eredi politici degli assassini del giudice. Politicamente vale poco, ed infatti non si rende conto che insieme a lei siede gente che sta facendo di tutto per poter controllare a sua volta la mafia.

Se la Borsellino avesse avuto una qualche capacità politica, in Sicilia ci sarebbe già stata una rivoluzione che avrebbe completamente messo a soqquadro l'ARS. E lei sarebbe stata un vero eroe.

Purtroppo vale poco, ed anche i Siciliani se ne sono accorti.

Anonimo ha detto...

Non possiamo dire che a destra si nascondano gli eredi politici degli assassini del giudice,io direi piuttosto che siano al centro.....,o meglio ancora nel vecchio centrosinistra.

Io abito in toscosoviet dove esiste un'altra mafia, non adopra la lupara,ma è come se l'adoperasse....

Non puoi fare niente se non sei in un certo giro politico.....

Non ti ricorda niente questo concetto??
A me si:mafia
Agisce con altri sistemi,meno eclatanti ma certamente più subdoli ed ammantati di perbenismo.
Cmq sempre di organizzazione di tipo mafioso si tratta.
ciao
Sarc.

Anonimo ha detto...

Miei cugini abitanti nel soviet dell'emilia, han dovuto cambiare sindacato perche' il sindacato-cinghia non voleva riconoscere ai propri iscritti i diritti riconosciuti per legge.
In Russia, caduto il velo dell'ipocrita dittatura del proletariato, almeno pensano a farsi gli affari propri e gli interessi nazionali.
Nelle vecchie regioni sovietiche italiane la nomenklatura ha pensato bene di ritagliarsi bene una bella fetta di potere e alla faccia del nuovo partito democratico(?!?!?!?) si gestisce tutto in consorteria.
Il male italiano sta anche in questo, una volta veniva assicurato il paradiso dei lavoratori ... ma caduto il velo si e' visto la meschinita' e gli intrallazzi ex-pc

Anonimo ha detto...

"Io non so cosa ha fatto Contrada ed in fondo non penso sia fondamentale saperlo."

Bene, bravo, un garantista con la G maiuscola, non c'è che dire!

Anonimo ha detto...

Ma non eravate convinti, voi sicilianisti, che stato italiano e mafia fossero la stessa cosa?

Come si spiega allora che proprio grazie allo stato italiano stiamo sconfiggendo la mafia?

Mi sa che vi comincia a mancare il terreno sotto i piedi e vi state arrampicando sugli specchi. Ho perfino letto che Ingroia sia una sorta di eroe Siciliano contrapposto allo stato italiano. Come se la lotta alla mafia la stia facendo la Procura di Palermo nonostante lo stato italiano... che corbellerie!

La Procura di Palermo è stata ed è un pezzo dello stato italiano.

Vediamo di tornare con i piedi per terra e di lasciare da parte le fantasie romanzesche.

Anonimo ha detto...

"La Procura di Palermo è stata ed è un pezzo dello stato italiano."

borsellino e falcone e tutti gli altri che sono morti uccisi, hanno servito lo Stato, forse non hanno capito che il loro nemico era colro che serviavano o forse l'avevano capito e deciso di colpirlo da di dentro, chissà...

i mafiosi siciliani (quelli sparano e non) sono la manovalanza dei politici italiani.
se hanno arrestato qualcuno è solo perchè volevano dimostrare che esiste uno stato serio a chi come te non conosce certe cose e quanto pare ci riescono...

Abate Vella ha detto...

Dove hai letto che Ingroia sia una sorta di eroe Siciliano? Fammi sapere.

Certo è strano che uno stato che non ha manco la capacità di avere una compagnia di bandiera poi riesca a sconfiggere la mafia. Ci sono diverse possibilità per spiegare ciò:

1) Non è vero che la mafia è così forte come si diceva, quindi fino ad oggi lo stato italiano ci ha preso per il culo

2) Non è lo stato italiano che sta colpendo la mafia in Sicilia

3) Come dice l'altro anonimo, non è vero che si sta colpendo la mafia, è solo una messinscena.

In tutti i casi lo stato italiano non ci esce molto bene. Quale sia la risposta giusta lo sapremo presto. Personalmente propendo per la seconda, ma anche la terza potrebbe essere. La prima è comunque vera, altrimenti la mafia avrebbe conquistato il mondo e la Sicilia sarebbe stata lo stato più ricco della terra... ;)

Anonimo ha detto...

La Mafia non è onnipotente come si vuole far credere,è battibile,come hanno dimostrato Falcone e Borsellino,che si accingevano a colpire i mandanti,ovvero i politici italiani.
Vedi,caro anonimo,la Mafia non si sconfigge arrestando i Provenzano,i Riina etc...si sconfigge facendogli mancare il terreno sotto i piedi,terreno che fin'ora è stabile,e che è tricolore,con le facce dei varii politici italiani.

Anonimo ha detto...

Sono sempre più perplesso... il tricolore lo abbiamo voluto noi. Siamo noi che abbiamo fatto in modo che esistesse l'Italia. Siamo noi che abbiamo fatto sbarcare i Mille. La classe dirigente italiana è stata sempre composta in buona parte da meridionali.

Parlate come se questi "splendidi" Siciliani senza colpe siano vittime di una potenza straniera... che cavolate!

Anonimo ha detto...

In questo post riporti le dichiarazioni di Ingroia e poi dici:
"Dichiarazioni provenienti da Palermo, dove non mi pare ci si stia scherzando tanto sulla lotta alla mafia"... quasi a fare intendere che a Palermo si lotta la mafia nonostante lo stato.

Delle due l'una, o la DDA e la Procura stanno combattendo la mafia, ergo lo stato la sta combattendo, o la DDA e la Procura di Palermo sono essi stessi la mafia visto che secondo voi stanno solo facendo finta di combatterla.

Decidetevi. E più coerenza per favore.

Anonimo ha detto...

"Sono sempre più perplesso... il tricolore lo abbiamo voluto noi."
Ti manca qualche passo della storia risorgimentale,del resto non è una novità visto quello che insegnano nelle scuole.
I Mille sbarcarono con la forza,usando i galeotti per farsi strada. Promisero la libertà,non il tricolore. Promisero ricchezza,non la repressione.
Nel 1866 60 mila Palermitani insorsero contro i Savoia a Palermo,i Piemontesi misero in Stato d'Assedio l'intera Sicilia e cannoneggiarono la città insorta uccidendo gran parte degli insorti.
Cose da raccontare ce ne sarebbero ancora tante,tante,proprio tante.

Sei ancora convinto che l'Italia l'abbiamo voluta noi?

Anonimo ha detto...

"Ti manca qualche passo della storia risorgimentale,del resto non è una novità visto quello che insegnano nelle scuole."

Evidentemente avranno ingannato pure te visto che non sai che la bandiera dello Stato di Sicilia (1848-1849) era un tricolore con in mezzo la trinacria e che i liberali che capeggiavano il nuovo stato costituzionale chiesero alla più liberale casa regnante d'Italia, ovvero ai Savoia, di fornirci un Re!

E poi mi venite a parlare di invasione straniera? I Savoia e il tricolore li abbiamo sempre voluti. Abbiamo sempre guardato ai Savoia e al Regno di Sardegna come a un faro di civiltà, visto che loro avevano la Co-sti-tu-zione (mi raccomando, scandiscila bene questa parola e fa' un inchino riverente).

Senza di noi Risorgimento non se ne faceva, ricordatelo. Più masochisti di noi non c'è nessuno, mio caro. Abbiamo almeno il coraggio di fare il mea culpa per i nostri errori storici.

E smettiamola di fare i piagnucoloni!

Crispi e La Farina erano o no siciliani? I Fasci Siciliani chi li ha repressi, Crispi o mia sorella?

Durante la rivoluzione del Sette e Mezzo, con chi si schierò Crispi? Con la monarchia sabauda o con il popolo siciliano?

Studia e poi mi fai sapere.

Anonimo ha detto...
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Abate Vella ha detto...

Ragazzi calmiamoci....

Anonimo ha detto...

Il Tricolore era simbolo di costituzionalità,non altro.
L'art.2 della Costituzione promulgata nel 1848 diceva:
La Sicilia sarà sempre Stato Indipendendente[...]
Se vi era la benchè minima intenzione di annettersi al Piemonte non credo avrebbero stilato un articolo tanto chiaro nella Costituzione.

E poi,non so se tua sorella abbia represso i fasci siciliani e la rivolta del 7 e mezzo,ma mi sembra che qua nessuno abbia mai messo in dubbio che dei siciliani che tradirono la patria,ci furono.

Crispi,La Farina e compagnia ci tradirono; e Crispi era un massone,come tale decise di seguire i propri scopi e i propri ideali alla "faccia" dei siciliani.
Lui tradì la Sicilia,ma non venirmi a dire che i Siciliani volevano l'Italia.

Inoltre,la richiesta ai Savoia di un Re potrebbe essere una montatura,ho cercato maggiori informazioni ma l'unica cosa credibilmente avvenuta,fu l'elezione diretta di Ruggero Settimo.

PS: Riguardo la Costituzione dei Savoia,il Regno di Sicilia l'aveva ottenuta già nel 1812,mentre lo Statuto Albertino fu promulgato nel 1848.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Mi spiace mio caro, il tricolore scelsero. E questa la dice lunga sulle intenzioni dei nostri padri. Quindi c'è poco da fare le vittime.

La corona i liberali vollero darla a Carlo Alberto di Savoia e ancora oggi a Palermo esiste una via intestata al savoiardo a dimostrazione dell'attaccamento dei siciliani ai Savoia.

Se dobbiamo manipolare la storia a nostro piacimento...

Anonimo ha detto...

Si,scelsero il tricolore per unirsi con il Piemonte mentre sulla Costituzione vi era scritto che la Sicilia sarà sempre Stato Indipendente.
La cosa è ovviamente stridente,e mette in ovvietà il fatto che il tricolore fosse usato come simbolo di costituzionalità,di legalità.

La Sicilia è piena zeppa di vie intitolate a Savoia e compagnia bella,accade spesso quando una nazione è sottomessa.

Comunque caro il mio anonimo,puoi pensare un po' quello che vuoi,del tuo parere evidentemente incoerente con la storia ne posso fare a meno.

Anonimo ha detto...

a parte che questa cosa del tricolore mi è nuova e gentilmente ti pregherei di dimostrala postando delle fonti attendibili; io so solo che ferdinado II su pressione approvò la costituzione a napoli e cambiò la sua bandiera mettendo attorno allo stemma borbonico il tricolore; ma della sicilia proprio non ho trovato niente.
e cmq all'epoca molti pensavano che fosse meglio il tricolore che lo stemma borbonico e se fossi vissuto in quell'epoca 'avrei pensato anch'io.
purtroppo si passò dalla padella alla bracia, ma questo non giustifica per niente i borboni

Anonimo ha detto...

Tra l'altro,secondo il tuo evidentemente erroneo e più che mai superficiale ragionamento,anche il Regno delle due Sicilie avrebbe voluto annettersi al Piemonte,dato che anch'essi si erano dotati di bandiera tricolore con stemma dei Borbone...e allora perchè fare resistenza all'invasione di Garibaldi? Anzi,perchè non annettersi diplomaticamente?

Anonimo ha detto...

http://www.ilportaledelsud.org/mono_ressa_1_2.htm

Abate Vella ha detto...

Caro anonimo, grazie del link.

A parte la solita agiografia che lascia il tempo che trova (come del resto tutte le agiografie, inlcuse quelle dei rivoluzionari siciliani o dei Savoia) il testo presenta due gravi imprecisioni, a mio avviso:

1) Il re borbone non concesse alcun parlamento, semplicemente rispistinò quello che lui stesso aveva abolito e che in Sicilia esisteva da circa 650 anni

2) Lo stesso dicasi per tutti gli altri "privilegi", quali ad esempio la leva militare non obbligatoria.

In più il nostro si scorda di menzionare un altro "piccolo" particolare, cioè che uno dei motivi principali della rivolta era l'abolizione del Regno di Sicilia. Certo una cosuccia da niente, che i Siciliani avrebbero dovuto accettare con feste e canti in onore dell'illuminato sovrano.

Nessuno qui si sogna di negare le tante cose buone fatte dai Borbone, ma basta con questi sussidiari...

Nessuno (mi pare) in Sicilia vuole negare che le rivoluzioni ottocentesche fossero in parte fomentate dagli inglesi, e sullo stesso sito ci sono analisi veramante interessanti a riguardo. Non vedo il problema.

Il motivo per cui è giusto puntualizzare che i mille furono protetti dalle navi inglesi è per ristabilire la verità storica. Se la verità storica viene taciuta, vuol dire che c'è del marcio da nascondere (e cioè che non di unificazione si trattò, come credevano i Siciliani, ma di conquisto). Sul fatto che i Siciliani in rivolta cercassero appoggio oltremanica non c'è nessun marcio, tanto è vero che nessuno in Sicilia cerca di nasconderlo.

Anonimo ha detto...

Ciao Abate, ma sbaglio o il Regno di Sicilia era diventato Regno delle Due Sicilie già qualche anno prima?

Mi dispiace che tu non veda il marcio nell'appoggio(leggasi finanziamento) richiesto dai rivoluzionari massonici siciliani alla massoneria inglese.

Dunque secondo te la Sicilia doveva legittimare un governo massonico, per di più fantoccio, che si sarebbe in realtà poi rivelato un protettorato britannico?
Sarebbe stato facile poi per gli inglesi monopolizzare gli zolfi siciliani e mantenere per loro una squadra militare fissa in Sicilia.

saluti
Gonzalo

Anonimo ha detto...

@Animo
Che il tricolore fosse simbolo di legalità te lo sei sognato ovviamente tu. Non c'è logica in ciò che dici. Legale è anche la bandiera di un sovrano. La legalità non nasce dalla costituzione.

Il tricolore venne scelto per legarsi idealmente alle rivoluzioni liberali scoppiate in Italia nell'800. Questa è storia. Il tricolore oggi come allora significa un legame forte con quello francese e quindi con la rivoluzione giacobina. Il resto sono solo elucubrazioni mentali.

Se non sai cercare su Internet la bandiera dello Stato Costituzionale di Sicilia del 1848 sono affari tuoi.

Comunque, visto che conosci solo il Portale del sud, questo è il link a una pagina del sito suddetto:

http://www.ilportaledelsud.org/1848.htm

in cui potrai trovare il mitico tricolore insieme a una foto del mitico Ruggero Settimo, per la tua gioia.

Sono sicuro che se fossi vissuto a quei tempi avresti optato per il tricolore. Una volta tanto hai detto una grande verità. Come sono sicuro, d'altro canto, che avresti accolto con immenso favore la spedizione dei Mille. Pur di liberarti del Borbone non avresti esitato a dare man forte al diavolo in persona.

Se c'è uno che fa deduzioni superficiali, per non dire mediocri, quello caso mai sei tu, ragazzino.

La tua arma migliore è l'offesa, come si può ben vedere da quello che scrivi.

Se non sopporti l'idea che lo Stato Costituzionale della Sicilia avesse adottato il tricolore italico (scimmiottamento di quello francese) faresti meglio, una volta tanto, a tacere invece di voler cambiare a tutti i costi le carte in tavola. Questa è storia.

@A.Vella
Se vogliamo parlare di agiografia potremmo dire che anche la storia del Vespro è arrivata a noi attraverso delle agiografie, come quella dell'Amari. Idem per tutti gli altri "gloriosi" periodi storici a cui ci si ispira su queste pagine.

Abate Vella ha detto...

"Se vogliamo parlare di agiografia potremmo dire che anche la storia del Vespro è arrivata a noi attraverso delle agiografie, come quella dell'Amari"

Ed infatti sopra parlando di agiografie, ho incluso anche un esempio siciliano.

Vedi, non ho detto che le agiografie non fossero utili o che fossero sbagliate come concetto. Ma nel momento in cui ti confronti su determinati argomenti con chi ha opinioni diverse dalle tue, le agiografie lasciano il tempo che trovano perchè impediscono di osservare l'evento o il personaggio a 360 gradi e nascondendo quello che per noi è il lato oscuro della vicenda (ed ogni vicenda ha sempre un lato oscuro o poco agiografico) ci neghiamo la possibilità di trovare un'area di contatto con l'interlocutore.

Faccio un esempio che forse non piacerà a nessuno.

Una cosa che indubbiamente accomuna senza proteste ambedue le sicilie è la disistima nei confronti di Garibaldi.

In Italia si vengono a creare due emisferi esattamente opposti senza punti di contatto: da un lato i garibaldini e dall'altro gli anti-garibaldini.

Ambedue gli schiramenti (di più quello siciliano e duosiciliano) però glissano sfacciatamente su di una cosa: il fatto che Garibaldi all'improvviso entrò in rotta con i Savoia e ritentò l'impresa di liberazione. Molto probabilmente si era reso conto di essere stato usato non per una guerra di liberazione ma per una volgare guerra di conquista. E si ribellò (inutilmente) salvò poi rientrare nell'ovile quando capì che non vi era più nulla da fare.

Nascondere questo episodio serve agli uni a nascondere il marcio dietro la vicenda risorgimentale, agli altri a nascondere le reali istanze che portarono alla dissoluzione del Regno Borbonico ed all'unificazione facendo intravedere la possibilità che una conclusione positiva della vicenda unitaria in fondo poteva anche esserci.

E visto che non si è trovato (o meglio non si è voluto trovare) un contatto tra le due parti, l'Italia stà per dividersi.

Ora vediamo chi riuscirà a pescare nel torbido in quello che ho appena scritto.

Anonimo ha detto...

Ciao Abate, onestamente non credo si possa salvare nulla da Garibaldi, oltretutto se l'ideologia non si arrende alla logica si comincia ad andare fuori binario.
Difficile far passare Garibaldi per un tradito, meglio per un ingenuo: mi spiego.

Il Piemonte stava annegando nei debiti e capì che razziando il Sud si sarebbe ripreso.

L'inghilterra massonica ce l'aveva a morte con il Borbone, per via del tradizionalismo cattolico, per i zolfi e per la strategicità del mediterraneo.

Ci fu una convergenza di interessi tra Piemonte e Massoni Inglesi(che finanziarono l'impresa garibaldina) che sfociò nella spedizione dei mille.

Il Piemonte si credeva di poter comandare l'Italia, ma la verità è che l'Italia la comandarono i massoni(e la comandano ancora oggi) servi della massoneria inglese.

Ingenuo perchè gli inglesi beffarono pure i massoni italiani, si credevano che li finanziavano per l'italia una, ma a loro interessava solamente ciò che ho detto prima.

Ecco chi decise la capitale d'Italia, Roma e non Torino: i massoni.

Perchè avrebbero spodestato simbolicamente il Papa, e fondato lo Stato Giacobino e Massonico Italiano.

Cacciano addirittura il Papa dal Quirinale(da secoli residenza dei papi) e ci mettono il re(oggi vi dimora il presidente)

saluti
Gonzalo

Anonimo ha detto...

@A.Vella
Sono perfettamente d'accordo con te sull'agiografia.

D'altro canto, la storia che Garibaldi possa essersi pentito e avesse tentato un movimento di liberazione la si può facilmente ricondurre a un'agiografia della parte più radicale dei risorgimentalisti, ovverosia i mazziniani, i repubblicani. A cui idealmente si rifanno gli anarco-socialisti, i liberal-radicali, i comunisti italiani pre e post-fascisti. Quindi si tratta di un'agiografia MOOOLTO interessata che vorrebbe salvare il mito del Garibaldi liberatore... solo un "mito", appunto.

Abate Vella ha detto...

"Ora vediamo chi riuscirà a pescare nel torbido in quello che ho appena scritto"

Anonimo ha detto...

l'unica cosa che si salva di garibaldi è l'aver fatto pulizia di quegli ordini religiosi che tenevano in pugno la popolazione ed il regno tutto.
l'unico problema fu che invece di lascia re i soldi ed i beni degli ordini ai siciliani, se li portò in piemonte.
ora di sicuro sentiremo gonzalo, trpanarci i cabbasisi, accusandomi di essere un massone.

psùgonzalo come mai non hai risposto al post dove ho messo il link di zitara che ti dà una bella lezione?

pps
all'anonimo che ha scritto prima dell'abate.
io sono colui che ha inserito il link del portale del sud e non sono l'anonimo neoborbonico.
ho inserito il link per far vedere che fu Ferdinando su pressione dei napoletani ad usare il tricolare e non la sicilia

Anonimo ha detto...

Ben detto Anonimo: i beni della Chiesa non potevano che finire nelle mani del Piemonte visto che era sull'orlo della bancarotta. C'era poco da lasciare ai siciliani visto che tutto il Risorgimento fu una manovra dei liberali (1% della popolazione) per papparsi il demanio statale (attraverso il quale il Re tutelava il popolo dagli arraffa-terra liberali) e i beni della Chiesa (lo stato sociale di allora). Si trattò cioè della prima colossale privatizzazione della storia italiana a beneficio dell'1% della popolazione. Dovevano essere proprio degli sprovveduti quelli che si illudevano di ottenere benefici da Garibaldi. D'altro canto non capisco come ci si potesse fidare di uno che definì il Papa un "metro cubo di letame". Ma tu sicuramente, anche per questa ragione, lo avresti appoggiato. Saresti stato uno dei suoi più fedeli "picciotti".

Riguardo al link che ti ho inviato, quando lo aprirai potrai vederti il tuo bel tricolore con la trinacria dentro.

@A.Vella
L'anonimo "democratico" ha scritto: "ora di sicuro sentiremo gonzalo, trpanarci i cabbasisi, accusandomi di essere un massone."

Questo non ti scandalizza? Questa frase non è offensiva e irriguardosa? Per l'anonimo "democratico" non si applica la censura?

Anonimo ha detto...

"Questo non ti scandalizza? Questa frase non è offensiva e irriguardosa? Per l'anonimo "democratico" non si applica la censura?"

questa frase non scandalizza nessuno, proprio perchè è così!

Anonimo ha detto...

abate ma camu affari cu sti neoborbonici?
i siciliani, vonnu pinzari a u futuru e chisti ancora ni parlunu di li borboni.
ma chi aviti 'nta testa?
sti cristiani sunnu un mali pa sicilia, ni stannu facennu incuminciare a taliari mali napuli.
tagghiatila cu vostru anacronisticu fanatismu, non faciti autru chi irritare i siciliani.

Anonimo ha detto...

@Anonimo & Abate Vella:
Prendo atto che questo sito non è inparziale e applica la censura come tanti altri siti mentre all'anonimo "democratico" si dà la possibilità di straparlare e di offendere chi la pensa diversamente da lui.

@Anonimo "democratico":
Che affermazioni ridicole! Napoli la odiate da sempre. In questo blog non fai altro che parlare male di Napoli, come se non peggio dei settentrionali. Se vuoi trovare un pretesto per odiare Napoli ribaltando la frittata, lascia perdere. Sei pieno di odio, sprizzi violenza e intolleranza da tutti i pori. Del resto non potrebbe essere diversamente per un senza Dio come te.

Io personalmente non odio Napoli, non sono neonborbonico, né nostalgico dei Borbone. Non fai altro che assimilare a neoborbonici tutti quelli a cui non sai tenere testa, dimostrando una grande immaturità e l'incapacità di saperti veramente dialogare. Conosci solo i tuoi noiosi monologhi in cui non fai altro che ripetere sempre la stessa minestra: non hai argomenti.

Questo tuo modo di agire è semplicemente ridicolo. Non fai altro che infilarci la Chiesa e i cristiani in ogni discussione. Vuoi portare sempre il discorso su questo terreno perché è lì che riesci a dare il tuo meglio in termini di odio e di disprezzo.

Speriamo che in Sicilia non prevarranno mai intolleranti della tua risma.

Anonimo ha detto...

ma andate tutti alla stessa scuola di giocolieri?
in quanto vedo tra di voi molte similitudini nel cambiare le carte in tavola.
purtroppo o voi non avete elevate capicità di apprensione o il vostro mentore non è adatto all'insegnamento, dato che si capisce subito il vostro giochetto.

io direi di non calcolare più questi provocatori e di continuare quel percorso costruttivo che si interrotto con l'arrivo di questi molestatori che basano le loro idee su interpretazioni della storia, del tutto fuorvianti, e soprattutto non offrono niente al futuro della sicilia, se non farla assoggettare ad un'altra dominazione più scadente dell'attuale

Anonimo ha detto...

errato corrige
apprensione=apprendimento

Anonimo ha detto...

@Anonimo
A te l'ultima parole cicci-pucci.

Anonimo ha detto...

Per il Sig. Anonimo che ha spezzato una lancia in mio favore:
la ringrazio ma le consiglio di ignorare l'anonimo "nivvusu" come sto facendo io.

Se poi a l'Abate Vella piace tenersi il suo blog "zozzo" sono affari suoi, i suoi lettori giudicheranno...

saluti
Gonzalo

Anonimo ha detto...

"Che il tricolore fosse simbolo di legalità te lo sei sognato ovviamente tu. Non c'è logica in ciò che dici. Legale è anche la bandiera di un sovrano.[...]
Innanzi tutto hai fatto una enorme confusione tra i vari anonimi,il mio ultimo post è stato "Tra l'altro,secondo il tuo evidentemente erroneo e più che mai superficiale ragionamento".
Che fu adottata la bandiera tricolore lo so benissimo.
Ma non intendeva indicare un senso di appartenenza all'Italia,bensì un simbolo di costituzionalità e liberalità,lo dimostra anche Ruggero Settimo,grande fautore della Rivoluzione del 1848,che preferì rimanere nell'esilio di Malta anzichè accettare l'incarico di Presidente del Senato del Regno d'Italia.
Per il resto,ti inviterei a mostrarmi queste "offese" che io,a tuo dire,ti avrei rivolto. Non mi pare,infatti,pur rileggendo i miei vecchi posts,di notarne alcune.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Abate Vella ha detto...

Prego tutti di rimanere calmi e di non rispondere alle provocazioni.

L'attacco al blog non avrà alcun effetto. I contatti continuano ad aumentare di settimana in settimana.

Le divergenze sono finte e strumentali al tentativo di screditare il blog ed i movimenti sicilianisti.