Sotto i migliori auspici
Sembra che recentemente vi siano state tre giornate nel corso delle quali sia cambiata la politica italiana. Così hanno detto autorevoli commentatori. Sarà. Ma sinceramente noi non ci siamo accorti di nulla.
Abbiamo a stento attenzionato il fatto che prossimamente potremo ritrovarci una nuova sigla sulla scheda elettorale, accompagnata da un nome roboante (Partito Democratico) che non capiamo a cosa si riferisca. Forse al fatto che sino a questo momento la democrazia in Italia c'è la siamo sognata ed ora questi signori vogliono colmare il vuoto?
Abbiamo però fatto in tempo a notare come il ministro di alto lignaggio siciliano Rutelli (Ricordiamo il nonno, lo scultore Mario Rutelli, nato a Palermo il 4 aprile 1859) sia salito sul palco circondato da due importanti citazioni, una di Paolo Borsellino, l'altra di Don Luigi Sturzo.
La due citazioni, oltre ad indicare l'immenso contributo dato alla CIVILTÀ' dalla nostra isola, rendono anche un idea delle violenze subite ogni anno dai nostri più illustri conterranei, la cui memoria viene piegata e oltraggiata in continuazione in questa penisola del disonore.
Di Borsellino questo blog si è occupato di recente, facendo riferimento alla esperienza politica della sorella che ha permesso la grande operazione della trasformazione del fratello da paladino della giustizia in Sicilia ad ambasciatore della mafia nel mondo.
Per quanto riguarda Sturzo, il cui nome era già ampiamente stato usurpato durante la 'prima' repubblica dalla DC (Sturzo è stato il fondatore del Partito Popolare, non della DC: l'unica cosa in comune che hanno avuto questi due partiti sta nel fatto che volevano catalizzare l'impegno politico dei cattolici, anche se con metodi alquanto diversi), il suo nume viene richiamato con la seguente frase: "Ho sentito la vita politica come dovere, ed il dovere mi dice speranza".
E' lecito richiamare questo personaggio e queste parole per un partito nazionale italiano?
Nel 1958 Saragat, quel caro presidente che insieme al ladro di banche Ciampi tanto ha fatto per la Sicilia, sentenziava (o babbiava?): "Da secoli nel mezzogiorno non esiste alcuna seria iniziativa industriale".
Sturzo gli rispondeva il 15 luglio dello stesso anno con un articolo sul 'Giornale d'Italia', di cui riportiamo una parte fondamentale:
"La verità storica è un'altra: di tutte le contrade italiane, proprio il mezzogiorno continentale e la Sicilia prima della unificazione nazionale erano fra le più prospere ed avevano industrie locali adatte ai tempi. Pochi sapranno delle sete meridionali; ma tutti sanno dei grandi impianti di Marsala, che fin da allora facevano concorrenza ai vini pregiati della Spagna. Le iniziative di Florio, non solo pel Marsala e le ceramiche, ma per la flotta mercantile ebbero sviluppo eccezionale; quest'ultima si associò con la Rubattino di Genova e poi fu assorbita perdendo nome e carattere siciliani. Lo stesso sta accadendo al Marsala Florio, rilevato dalla Cinzano di Torino; è naturale che nell'America del Nord da allora in poi si aumenta la vendita di Vermouth e diminuisce quella del Marsala; anche perché l'impianto, danneggiato dalla guerra, non ha avuto uno Stato sostenitore come l'hanno avuto, e non sufficientemente, le Cotonerie Meridionali.
Continuando con i vecchi ricordi, noto la ricerca e lo sfruttamento dello zolfo siciliano, i cantieri navali, le tonnare ed altre iniziative pescherecce, le conserve alimentari, le essenze di agrumi e fiori. Tali iniziative di qua e di là dal Faro dell'epoca pre e post unitaria, non furono merito di Governi; e quel che sparì fu demerito di tutti perché l'unificazione italiana, mentre ci diede la libertà politica, ci tolse per lungo tempo le possibilità economiche, sia perché il tesoro del Regno di Napoli e di Sicilia servì a colmare i deficit del nascente stato italiano (e ciò era naturale); sia perché gli uomini di stato e tecnici, nel curare una politica di intervento statale (protezioni doganali, concorsi, lavori pubblici) a favore dello sviluppo economico del Nord, non solo dimenticarono il Sud, ma con una continua ostilità, dal 1861 al 1943, crearono due Italie: la prospera e la depressa. "
Letto questo, ognuno potrà nel tempo giudicare sotto quali auspici la nuova formazione politica sia nata: quelli del recupero di una sino ad ora malintesa identità nazionale italiana, o quelli del proseguimento dello spettacolo neocoloniale e del segregazionismo di stato.
2 commenti:
Gentile Sig. Abate Vella,
torno a scriverle come vede.
Ormai l'ho trovata e dovrà sopportarmi ;-)
Approfittando del punto di domanda con cui conclude il commento sul PD: Non pensa lei che il Partito Democratico altro non è il tentativo di bipolarizzare l'arco costituzionale all'inglese ed all'americana, insomma quello che garantisce all'elettore la democratica scelta tra repubblicana "cacca" e le democratiche "feci"?
Per quanto riguarda invece le imprese dei Florio vorrei aggiungere anche la Reale(borbonica) Fonderia Oretea di Palermo che nel 1870 contava ancora ben 800 operai.
Purtroppo oggi a meno di informazioni(che ho chiesto) dell'ultim'ora è rimasta solo una via dedicata all'opificio.
Caro Gonzalo,
scriva pure quando vuole! Spesso grazie ai messaggi di commento imparo anch'io tantissimo sulla nostra storia.
Riguardo al PD, sono d'accordo con lei riguardo al tentativo di bi-polarizzare l'arco costituzionale.
Aggiungo però che questo processo era già in atto da tempo, oltre faro. E sempre con una rincorsa verso il basso.
Ha iniziato Berlusconi con Forza Italia: un nome che vuol dire poco e niente, ma che ancora sembra richiamarsi almeno ad un principio reale, come quello di nazione.
Il centrodestra ha poi seguito l'esempio del suo leader creando l'agglomerato della "Casa delle Libertà": un ulteriore appiattimento che già non è più chiaro a cosa si riferisca. E' possibile l'esistenza di una casa delle schiavitù? Sembra quasi che l'obbiettivo sia ora diventato "la pace del mondo" (e sappiamo che non è così...)
Ora si inventano il Partito democratico. Ma l'Italia non è una democrazia? A chi dovrebbe contrapporsi questo partito, visto che se ve ne fosse uno non-democratico sarebbe fuori dall'arco costituzionale?
Mi aspetto al più presto una risposta dall'altra parte: si uniranno tutti e chiameranno il nuovo mostro semplicemente "Il Partito". Così potranno rivendicare la proprietà di tutte le idee, e chi non vota per il partito non è neanche più un cittadino.
Ci ridiamo sopra a tutto questo, o approfittiamo della confusione per tornare liberi?
Posta un commento