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mercoledì, maggio 09, 2007

I Pagliacci

La famosa opera del musicista napoletano Ruggero Leoncavallo tratta di una rappresentazione teatrale alla quale degli spettatori assistono ignari che quella che vedono non è una finzione scenica, ma fatti reali, vero sangue e vero dolore.

I siciliani nelle scorse settimane hanno potuto assistere ad una nuova versione dell'opera lirica nella quale gli spettatori, i siciliani appunto, vedevano svolgersi dei fatti reali ignari che quello che vedevano era in realtà frutto di una finzione scenica.

Lo scorso 30 aprile veniva inaugurato in pompa magna il nuovo aeroporto di Comiso, intitolato a Pio la Torre (per la gioia di pacifisti e professoroni dell'antimafia), con un volo proveniente da Roma carico di pezzi grossi venuti a fare la passerella in vista delle elezioni.

D'Alema, il finto calabrese Bianchi, l'ascaro D'Antoni, tutti ad indossare i clowneschi abiti tipici delle occasioni come queste, le occasioni cioè delle finte inaugurazioni in vista di una tornata elettorale.

A Comiso infatti non c'è niente, se non una lama d'asfalto stesa per l'occasione, tanto e vero che la dizione ufficiale dell'evento è “inaugurazione della pista”, e non dell'aeroporto! I primi VERI passeggeri non potranno dire di essere atterrati al Pio La Torre per almeno altri 10 mesi. Dieci mesi secondo programma, perché, statene certi, subito dopo le elezioni cominceranno i sabotaggi.

Pochi giorni dopo negli stessi territori del barocco, ma poco più a nord, la pagliacciata aveva un risultato opposto: a poche ore dall'inaugurazione la Provincia di Siracusa ed i Comuni interessati scoprivano infatti che il tratto di autostrada Siracusa – Rosolini non sarebbe stato inaugurato per almeno altri 10 mesi. Il motivo: manca l'illuminazione negli svincoli, in puro stile da sabotatore professionale.

E così si va avanti al cinque maggio, giorno in cui teoricamente si è inaugurato ufficialmente il nuovo aeroporto di Catania Vincenzo Bellini (stranamente però nei giorni seguenti sugli aerei l'aeroporto era ancora chiamato Fontanarossa, visto che l'iter di intitolazione non si è ancora completato). Ed è qui che l'opera ha raggiunto il suo culmine, con i soliti noti che, dopo avere fatto di tutto per bloccarne la realizzazione, sbarcano da Roma con il loro codazzo di di portaborse, novella orda di garibaldini, in una surreale atmosfera di latitanza (preannunciata) delle autorità locali (provincia e regione), le quali hanno poi fatto marcia indietro e si sono presentate compatte con il dono di un carretto siciliano per il ministro pseudo-calabrese Bianchi.

L'ironica protesta non può che essere salutata con simpatia da tutti noi. Rimane però da vedere se anch'essa non faccia parte della pagliacciata, visto che sia Cuffaro che il leader dell'MPA sono dei grandissimi oratori, ma sino ad ora di lottare seriamente per l'applicazione dello Statuto non ne hanno voluto sapere.

E per quanto riguarda i siciliani, non si è neanche certi se siano stati veramente illusi da questa rappresentazione e dai suoi contorni (come la donchisciottesca protesta sull'intitolazione a Bellini inscenata dall'indegna vedova di Angelo D'Arrigo e da uno schizofrenico ex-ministro) visto che sono avvezzi da almeno 50 anni a questi festival di fuochi d'artificio senza sostanza. Valga da esempio l'indimenticabile inaugurazione dell'autostrada Palermo – Messina di qualche anno fa: cambiano gli attori ma l'esito della commedia, fini conoscitori dell'opera lirica, lo abbiamo oramai imparato a memoria.

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