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martedì, gennaio 23, 2007

Ponte sullo stretto: una cassaforte di voti?

Cari amici dell'MPA,

credo sia venuto il tempo anche per voi di sentire le ragioni di chi non crede nel ponte. E' venuto il tempo di oltrepassare i partiti nazionali, di assegnare un'idea (ponte sì / ponte no) a questo o a quello schieramento politico. E si è avvicinato anche il tempo di passare all'azione.

Scrivo a voi, ma in realtà scrivo a tutti i siciliani che riusciranno a raggiungere questo messaggio nella bottiglia che è questo sito, quasi disperso in quel moderno mare che è il World Wide Web, un mare nel quale nessuno può fare finta di non aver udito.

Ultimamente l'MPA si è reso protagonista di una grande iniziativa facendo accettare al Comune di Catania la proposta di intitolare due strade a Canepa ed a Gallo, veri eroi e veri patrioti siciliani. Certamente aspetteremo con trepidazione che questo accada. Ma al contempo vigileremo affinchè questo non si trasformi in uno specchietto per le allodole buono solo a distogliere l'attenzione da partite molto più importanti.

Ci riferiamo a quella che sta diventando in Sicilia la fonte di una profonda spaccatura in seno alla stressa società civile, e cioè la costruzione del Ponte sullo Stretto. Una spaccatura che l'MPA ed il suo principale rappresentante, On. Raffaele Lombardo, non può più fare finta di ignorare, se vuole essere coerente con il suo proporsi quale leader di quel movimento di rinascita che, seppur ancora sin troppo timido, potrebbe finalmente liberare la Sicilia da un cappio lungo anche più dei 150 anni dell'Unità Italiana.

Non potete far finta di ignorare, dicevamo, che le istanze di praticamente tutti i movimenti autonomisti, sicilianisti, indipendententisti etc etc (ad esclusione dell' MPA) siano assolutamente unanimi nella loro contrarietà verso l'opera. Persino il vostro alleato più importante, e cioè l'On. Nello Musumeci, si è sempre dimostrato freddo nei confronti del progetto.

Non vi sono dubbi che la battaglia dell'On. Lombardo a favore del ponte abbia dato degli importanti frutti: accettare la sua cancellazione passivamente senza aprire bocca sarebbe stato un grosso errore politico.

Ora però la situazione è profondamente cambiata, e non è difficile intravedere qualcosa di sinistro nell'accanimento con cui determinate forze politiche locali siano intenzionate a perseguire sulla strada della realizzazione malgrado la realtà dei fatti.

Ma andiamo con ordine.

Non mi dilungherò certo a ricordare qui l'iter che portò il passato governo ad un soffio dall'apertura dei cantieri. Serve però notare come in questo iter si registrarono dei ritardi alquanto strani che spinsero il processo al limite della irreversibilità senza oltrepassarlo, a dimostrazione del fatto che all'interno dello stesso governo Berlusconi vi erano importanti componenti contrarie all'opera. La Lega soltanto? Non possiamo dire con certezza. Rimaniamo però con il sospetto che un'ampia fetta del centrodestra considerasse l'opera politicamente scomoda.

Il nuovo governo si è poi affrettato a smantellare tutto, rafforzando gli indizi (semmai c'è ne fosse stato il bisogno) che puntavano ad uno scopo politico del ponte. Certo rimane l'interrogativo su CHI avesse da guadagnarci qualcosa dal ponte, sempre politicamente parlando.
A questo punto il governo regionale avanza una proposta: quella di fare il ponte con le risorse dei fondi strutturali, spiazzando Di Pietro e Bianchi che all'inizio, a caldo, dicono di non avere niente in contrario, ma che poi a mente lucida ritrattano. Per i sostenitori dell'opera, la dimostrazione della pura volontà di accanimento di questo governo. Ma che senso avrebbe dire di no ad un processo che di fatto porterà i soldi che la Comunità Europea ha destinato alla Sicilia direttamente nelle casse delle aziende del nord?

Comunque la Regione (o sarebbe meglio dire Cuffaro e Miccichè, che a questo punto qualcosa sembra emergere) insiste, e nei giorni passati promuove un rudimentale referendum online (incredibile credere che il sito della Regione Siciliana sia gestito in modo così superficiale) e rende noti i dati di uno studio di fattibilità che indicano in 6 miliardi di Euro i ritorni in 99 anni (questa la durata della concessione) per i pedaggi sul ponte, sufficienti per assicurare un ritorno alla società privata che gestirà l'opera.

Non entriamo nel merito dei calcoli e diamoli per buoni. C'è una cosa però da rilevare: questi calcoli escludono per ovvi motivi che vie alternative di trasporto a quello via terra possano essere sviluppate a livello tale da competere con il ponte stesso, e questo almeno per i prossimi 50 anni, altrimenti la concessionaria fallirebbe (vedi tunnel sotto la manica).

Ora, tra il ponte finanziato dallo stato e quello finanziato dalla Regione non vi sono differenze ingegneristiche o architettoniche, solo che cambierebbe il garante. E nel caso l'ipotesi di cui sopra si verificasse dovremo risponderne noi siciliani, e non lo stato. Ovviamente se l'ipotesi circa “vie alternative di trasporto” è realisticamente possibile può essere argomento di dibattito, ma non credo che la concessionaria avrà voglia di scoprirne i risvolti economici sulla propria pelle.

Il che significa che realizzando il ponte prima delle altre infrastrutture con i nostri soldi, si aprirebbe il campo ad un enorme conflitto di interessi con qualunque altra opera infrastrutturale che non sia dedicata espressamente ed esclusivamente all'utilizzo del ponte. Ed essendo questa l'Italia, credo che non faremo peccato a pensare male e ad essere sicuri che questo conflitto di interessi si espliciterebbe nel sistematico sabotaggio allo sviluppo in Sicilia di porti, aeroporti, strutture di intermodalità, autostrade del mare e quant'altro, con i siciliani nella paradossale posizione di dover assecondare tali sabotaggi.

D'altronde utilizzare l'ultima possibilità di sviluppo (gli ultimi fondi strutturali europei) per l'opera, ci costringerebbe anche moralmente all'inevitabile suicidio d'onore che ne conseguirà. E non parlo di suicidio figurato: chi ci assicura che una volta costruita l'opera, dall'altra parte lo stato provvederà ai collegamenti sull'altra sponda? O vogliamo portare l'alta velocità a Reggio Calabria a spese nostre?

Tornando a noi, On. Lombardo, siamo sicuri che non sia venuto il momento di cambiare strategia? Che ponti ha Singapore? Che ponti ha Dubai? Eppure guardi che aeroporti e che porti! E senza la incredibile posizione geografica della Sicilia!

E se la storia dei conflitti di interessi a qualcuno può sembrare capziosa e quella dei sabotaggi inverosimile, allora suggerisco di allargare poco poco lo sguardo e di fare caso ad un altro “piccolo” problema che sta sorgendo: il 18 gennaio Pierluigi Toti, costruttore romano con alle spalle Capitalia, ha preso il controllo di Gemina, la quale a sua volta controlla AdR (Aeroporti di Roma) tramite la holding Leonardo. La Regione Siciliana detiene una importante quota del patto sociale di Capitalia (diciamo che non sappiamo cosa abbia da guadagnarci Cuffaro con questa partecipazione, ma sicuramente non decide un bel niente sulle strategie di mercato di Capitalia) con il risultato che appoggiando la realizzazione di un hub aeroportuale internazionale in Sicilia, la Regione andrebbe in conflitto con se stessa.

On. Lombardo, possiamo anche nasconderci dietro un dito volendo, ma non è lecito avere il sospetto che sotto l'immenso arcobaleno di cemento disegnato dalla campata del ponte questa volta non troveremo la solita pentola colma d'oro, bensì una impenetrabile cassaforte di voti e di potere che al momento opportuno saranno utilizzati per tenere schiava la Sicilia intera per i prossimi 150 anni?

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