Siciliano ed italiano: quale dei due è il dialetto?
Primo di una serie di tre post a supporto della proposta di legge di iniziativa popolare de L'Altra Sicilia
“Al giorno d'oggi, in tempi – che si spera possano durare a lungo – di ricostruzioni
del passato culturale prive di qualsiasi pregiudizio
o impulso di tipo romantico-nazionalista, il problema non si pone più”
(Storia della Letteratura Italiana diretta da Enrico Malato, Salerno Editrice srl)
Il problema delle origini della lingua e della letteratura italiana, nonché quello della classificazione del siciliano come lingua o come dialetto, sono avvolti in una specie di nube per districarsi dalla quale si ricorre di solito a teorie che sembrano prese pari pari dalla cosmologia speculativa più ardita.
Secondo i luminari nostrani pare infatti che la lingua italiana (e la letteratura ad essa connessa) si sia formata a seguito dell'addensamento della nebulosa gassosa dei volgari regionali per merito della maestria toscana e grazie alla “piccola” spinta della scuola “siciliana”, con siciliana rigorosamente tra virgolette.
Il ruolo di guida dato dai “siciliani”, innegabile e noto da sempre, è rimasto però indigesto a molti centri di potere culturale tosco-padano che non sono riusciti a trafugarlo come hanno fatto con l'oro millenario delle nostre banche, ma che continuano a tenerlo in ostaggio. I tentativi di sabotaggio anche in questo caso sono stati parecchi, ma in fondo piuttosto maldestri, tanto che potrebbero aver ottenuto l'effetto opposto.
Dante Alighieri, nel De Vulgari Eloquentia, fu il primo a sostenere quella democratica ed improbabile teoria della koinè, secondo cui nell'italiano nessun volgare regionale prevarrebbe sugli altri. Egli comunque ammette che «in effetti questo volgare (il siciliano) sembra avocare a se una fama superiore agli altri, perchè tutto ciò che gli italiani fanno in poesia si può dire siciliano». A questo punto l'edizione dell'opera in mio possesso (Garzanti, 1991 con traduzione di Vittorio Coletti) inserisce una nota che recita così:
Alluderà alla fama del siciliano come lingua poetica; ma sarà anche legato al fatto che Dante (come mostrano gli esempi che collega) leggeva i poeti siciliani in veste già toscanizzata.
L'arrogante nota suggerisce che Dante teneva il siciliano in grande stima solo perchè non leggeva la versione originale delle poesie in questione, che se lo avesse fatto di certo non avrebbe potuto che deridere la rozzezza meridionale. Proprio su tale idea si basa uno dei tentativi più sudici di screditare la “Magna Curia”.
D'altronde, che le versioni giunte sino a noi di quelle poesie siano scritte in una lingua diversa dall'originale è certo. Quella che sembrerebbe la prova inconfutabile, è la versione originale di un'opera di Stefano Protonotaro, Pir meu cori alligrari, rintracciata nella cinquecentesca “Arte del rimare” di Giovanni Maria Barbieri:
La virtuti ch'ill'avi
d'alcirim' e guariri,
a lingua dir nu l'ausu
pir gran timanza c'aiu nu lli sdigni;
pirò precu suavi
piatà chi mov'a giri
e faza in lei ripausu
Guariri, sdigni, ripausu: non ci sono dubbi, questo è siciliano. Inoltre in tutte le poesie “toscanizzate” vi sono degli errori di rimatura che vengono risolti non appena al vocalismo toscano si sostituisca quello siciliano.
A questo punto il problema dell'origine della letteratura e della lingua italiana si intreccia con quello della liceità o meno di classificare il siciliano come lingua o come dialetto.
Una delle critiche più plausibili verso la rivalutazione del siciliano a lingua riguarda proprio la mancanza di una letteratura siciliana in siciliano, di una organica sistemazione dell'idioma: la scoperta (forse non enfatizzata abbastanza) del sonetto sopra riportato dimostra il contrario, e cioè che esiste una letteratura “alta” in siciliano non modellata su esempi di importazione, ma che anzi ha mostrato la strada ai toscani per quella che sarà poi la “koinè” e la forma poetica di cui parla Dante (il sonetto fu invenzione di Jacopo da Lentini): la scuola poetica siciliana segna il passaggio del siciliano da dialetto popolare a lingua vera e propria.
Tutto ciò pone i rapporti tra italiano e siciliano sotto una luce totalmente diversa: non più nascita dell'italiano in Sicilia, ma nascita dell'italiano DAL siciliano, della letteratura italiana DALLA letteratura siciliana. A questo punto mi chiedo: come fa il siciliano (idioma rimasto pressoché immutato negli ultimi 800 anni) ad essere dialetto di una lingua che da esso deriva le sue forme espressive più pregnanti, la sua letteratura?
Ma si sa, in Italia è possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca, e così per la cultura ufficiale il siciliano rimane un dialetto e italiano e letteratura italiana sono nati in Toscana. Per ripetere una citazione di Sciascia che mi piace tanto, la Scuola Poetica Siciliana non sarebbe altro che “un sogno fatto in Sicilia”.
1 commento:
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-02650
presentata da ANTONINO LO PRESTI mercoledì 10 aprile 2002 nella seduta n.128
LO PRESTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella scorsa legislatura è stata presentata l'interrogazione 5-06839 del 13 ottobre 1999 con la quale si chiedeva quali iniziative il Ministero dell'interno intendesse adottare per garantire la legalità e la trasparenza dell'attività amministrativa del comune di Isola delle Femmine in provincia di Palermo, con specifico riferimento al pericolo di infiltrazioni nell'ambito della municipalità;
nessuna risposta è mai pervenuta;
le questioni denunciate con quell'atto riguardavano la presenza della giunta comunale di Isola delle Femmine di un assessore, cognato di un presunto boss mafioso, tale Pietro Bruno, nei confronti del quale di recente la Corte d'Appello di Palermo ha confermato la condanna penale (Giornale di Sicilia, del 16 marzo 2002);
l'assessore in questione, ingegnere Rocco Raffa, si è dimesso dopo l'arresto del cognato, ma risulta all'interrogante che continui ancora a frequentare il municipio;
di recente il sindaco di Isola delle Femmine, Stefano Bologna, è stato condannato a dieci mesi di reclusione per il reato d'abuso d'ufficio (Giornale di Sicilia del 15 marzo 2002) -:
se, a seguito di fatti accaduti nel luglio del 1999 e di quelli verificatisi nel marzo del 2002 l'amministrazione dell'interno abbia svolto attività ispettive sul comune di Isola delle Femmine;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato in merito alla condanna di primo grado, subita dal sindaco di Isola delle Femmine per garantire la legalità e trasparenza dell'attività amministrativa del comune ed ovviare al pericolo di un aggravamento della crisi di credibilità dell'istituzione locale e di infiltrazioni illecite nell'ambito della municipalità.(4-02650)
Palermo l’omissione posta in essere dal
sindaco del comune in ordine al rilascio
dell’illegittima autorizzazione edilizia ex
articolo 13, legge n. 47 del 1985, protocollo
n. 827/Cc del 20 maggio 1999 (all’ex
vice sindaco, oggi presidente del consiglio
comunale) in assenza di N.O. della Soprintendenza
ai beni culturali ed ambientali
di Palermo ed il cui carteggio e` gia` in
possesso della Prefettura;
sempre il gruppo consiliare « Nuova
Torre » con lettera datata 6 giugno 2002
ha ancora trasmesso, al prefetto di Palermo,
il prospetto di n. 10 concessioni
edilizie rilasciate, in costante violazione
delle norme vigenti in materia, in favore di
assessori, componenti o parenti dell’attuale
maggioranza consiliare;
al prospetto citato e` possibile evincere
il rilascio della concessione edilizia
n. 21 del 2001 del 14 maggio 2001 ai
signori Puccio Rosaria Maria, Domenica e
Salvatore, con istanza presentata, dal dichiarato
procuratore Pomiero Giuseppe, e
dalla concessione edilizia n. 13 del 2000
del 7 giugno 2000 alla signora Cataldo
Rosaria, ma i relativi provvedimenti della
Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali
e del Genio Civile sono intestati a
Pomiero Giuseppe;
Atti Parlamentari — 5001 — Camera dei Deputati
XIV LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 19 LUGLIO 2002
i nomi di Pomiero Giuseppe, cosı`
come quello del citato boss Pietro Bruno,
risultano tra i soggetti economici ai quali
e` stata effettuata la confisca di beni illeciti,
il cui elenco generale e` stato allegato alla
relazione della Commissione Parlamentare
sul fenomeno della Mafia nella IX legislatura
presentata alla Presidenza delle Camere
il 16 aprile 1985 –:
se, verificate le gravi notizie esposte
dall’interrogante, non ritengano necessario
ed urgente avviare le procedure per lo
scioglimento del consiglio comunale di
Isola delle Femmine.
Atti Parlamentari — 5001 — Camera dei Deputati
XIV LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 19 LUGLIO 2002
ANGELA NAPOLI. — Al Ministro dell’interno,
al Ministro della giustizia. — Per
sapere – premesso che:
fin dal 1999 parlamentari di Alleanza
Nazionale hanno presentato atti ispettivi
per richiedere interventi adeguati al ripristino
della legalita` , contro le infiltrazioni
mafiose, presso amministrazione comunale
di Isola delle Femmine;
nonostante fin dal giugno del 2000,
dopo particolari indagini, siano stati comprovati
rapporti di parentela e di amicizia
tra amministratori del comune in questione
ed esponenti della criminalita` organizzata
del luogo, il prefetto di Palermo
non ha inteso disporre l’accesso previsto
dal decreto ministeriale del 23 dicembre
1992;
con lettera datata 13 settembre 2001
l’Associazione « Nuova Torre », rappresentata
nel consiglio comunale di Isola delle
Femmine, ha ribadito, al Ministro dell’interno
pro-tempore le denunzie contenute
nelle interrogazioni parlamentari presentate
da altri deputati di Alleanza Nazionale,
dando notizia di appoggi malavitosi
profusi nei confronti dell’attuale sindaco
durante le ultime elezioni amministrative
del 24 giugno 2001;
va ricordato che nella giunta comunale
di quel comune c’e` stato, con delega
ai lavori pubblici, il cognato di un noto
personaggio arrestato con l’imputazione di
associazione mafiosa nel contesto di una
indagine volta a ricostruire la nuova
mappa delle cosche palermitane;
sembrerebbe che parenti dell’assessore
in questione, poi dimessosi, e del
presunto boss Pietro Bruno, individuato
dagli inquirenti come capo zona di fiducia
del boss superlatitante Bernardo Provenzano,
dirigano presso il comune di Isola
delle Femmine gli uffici anagrafe, elettorale,
leva e segreteria, il che agevolerebbe
l’assessore dimissionario ed il presunto
boss mafioso ad acquisire ruoli preponderanti
nella trattazione d’affari politiche
edilizie;
con lettera datata 8 gennaio 2002, il
gruppo consiliare « Nuova Torre » di Isola
delle Femmine ha segnalato al prefetto di
Palermo l’omissione posta in essere dal
sindaco del comune in ordine al rilascio
dell’illegittima autorizzazione edilizia ex
articolo 13, legge n. 47 del 1985, protocollo
n. 827/Cc del 20 maggio 1999 (all’ex
vice sindaco, oggi presidente del consiglio
comunale) in assenza di N.O. della Soprintendenza
ai beni culturali ed ambientali
di Palermo ed il cui carteggio e` gia` in
possesso della Prefettura;
sempre il gruppo consiliare « Nuova
Torre » con lettera datata 6 giugno 2002
ha ancora trasmesso, al prefetto di Palermo,
il prospetto di n. 10 concessioni
edilizie rilasciate, in costante violazione
delle norme vigenti in materia, in favore di
assessori, componenti o parenti dell’attuale
maggioranza consiliare;
al prospetto citato e` possibile evincere
il rilascio della concessione edilizia
n. 21 del 2001 del 14 maggio 2001 ai
signori Puccio Rosaria Maria, Domenica e
Salvatore, con istanza presentata, dal dichiarato
procuratore Pomiero Giuseppe, e
dalla concessione edilizia n. 13 del 2000
del 7 giugno 2000 alla signora Cataldo
Rosaria, ma i relativi provvedimenti della
Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali
e del Genio Civile sono intestati a
Pomiero Giuseppe; i nomi di Pomiero Giuseppe, cosı`
come quello del citato boss Pietro Bruno,
risultano tra i soggetti economici ai quali
e` stata effettuata la confisca di beni illeciti,
il cui elenco generale e` stato allegato alla
relazione della Commissione Parlamentare
sul fenomeno della Mafia nella IX legislatura
presentata alla Presidenza delle Camere
il 16 aprile 1985 –:
se, verificate le gravi notizie esposte
dall’interrogante, non ritengano necessario
ed urgente avviare le procedure per lo
scioglimento del consiglio comunale di
Isola delle Femmine. (4-03570)
XIV LEGISLATURA Ñ ALLEGATO B AI RESOCONTI Ñ SEDUTA DEL 10 APRILE 2002
LO PRESTI. Ñ Al Ministro dellÕinterno.
Per sapere Ð premesso che:
nella scorsa legislatura e` stata presentata
lÕinterrogazione 5-06839 del 13
ottobre 1999 con la quale si chiedeva quali
iniziative il Ministero dellÕinterno intendesse
adottare per garantire la legalita` e la
trasparenza dellÕattivita` amministrativa del
comune di Isola delle Femmine in provincia
di Palermo, con specifico riferimento
al pericolo di infiltrazioni nellÕambito della
municipalita`;
nessuna risposta e` mai pervenuta;
le questioni denunciate con quellÕatto
riguardavano la presenza della giunta comunale
di Isola delle Femmine di un assessore,
cognato di un presunto boss mafioso,
tale Pietro Bruno, nei confronti del quale di
recente la Corte dÕAppello di Palermo ha
confermato la condanna penale (Giornale
di Sicilia, del 16 marzo 2002);
lÕassessore in questione, ingegnere
Rocco Raffa, si e` dimesso dopo lÕarresto del
cognato, ma risulta allÕinterrogante che
continui ancora a frequentare il municipio;
di recente il sindaco di Isola delle
Femmine, Stefano Bologna, e` stato condannato
a dieci mesi di reclusione per il
reato dÕabuso dÕufficio (Giornale di Sicilia
del 15 marzo 2002) Ð:
se, a seguito di fatti accaduti nel
luglio del 1999 e di quelli verificatisi nel
marzo del 2002 lÕamministrazione dellÕinterno
abbia svolto attivita` ispettive sul
comune di Isola delle Femmine;
quali iniziative intenda adottare il
Ministro interrogato in merito alla condanna
di primo grado, subita dal sindaco
di Isola delle Femmine per garantire la
legalita` e trasparenza dellÕattivita` amministrativa
del comune ed ovviare al pericolo
di un aggravamento della crisi di
credibilita` dellÕistituzione locale e di infiltrazioni
illecite nellÕambito della municipalita`
. (4-02650)
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