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lunedì, giugno 12, 2006

Il ponte di distruzione di massa (III Parte)

Le opere più fallimentari mai progettate, per giunta a favore dei mezzi di trasporto più antieconomici che esistano (cioè quelli via terra) sono i ponti.
Ed ancora: mentre l'umanità ha faticato immensamente per tagliare in due le Americhe, per separare l'Asia dall'Africa, noi decidiamo di unire Sicilia e Calabria?
Abbiamo unito l'Europa all'Asia ad Istambul: le merci continuano a passare sotto quel ponte indisturbate. Niente attraversa quel ponte. Abbiamo unito l'Inghilterra al continente con un tunnel: ma le merci continuano a passarci di sopra.
Quali merci dovrebbero transitarci sopra? Le merci arriveranno a noi via mare e se ne andranno via mare. Le persone che viaggiano per affari effettivamente potranno scegliere tra un'oretta di volo per Milano e 12 – 15 ore di alta velocità (e se devi andare a Francoforte?). Cosa sceglieranno mai? Poi i turisti: a parte il costo dei biglietti d'aereo al giorno d'oggi... Ma una regione che ha da offrire la Villa del Casale, I templi di Agrigento o l'Etna (tanto per citare a caso) potrà mai scoraggiare qualcuno per la mancanza di un ponte? O incoraggiarlo per venire a vedere una tale opera faraonica?. Ma siamo seri.
Infine, l'ultimo bastione di carta velina dei pro-ponte: il trasporto della nostra produzione agricola. Che poi qui si parla solo dei prodotti delle serre del ragusano e di qualche arancia, che tutto il resto (olio, vino, frumento, formaggi etc) non ha di questi problemi. Anche qui ci si nasconde dietro un ago. I migliori mercati di oggi sono nella penisola arabica, in Russia, nell'est asiatico (Giappone, Cina), negli Stati Uniti. Con buona pace del ponte. Gli europei preferiscono la cacca proveniente dalla Spagna o dal Marocco. I Padani tra qualche anno saranno più straccioni di noi.
Una cosa va detta però: nella situazione politica italiana attuale dire semplicemente “no” al ponte sarebbe un suicidio economico. Bisogna agitare l'arma populista del ricatto con i mentecatti di Roma. Basta che il ponte rimanga quello: un arma da minacciare e da non usare mai, come una bomba atomica. Un pegno da scambiare con qualcosa di più solido: un porto ed un aeroporto. Un aeroporto vero però!

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