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martedì, marzo 31, 2009

Pericolo di crollo

A seguito del dito puntatogli contro per i problemi d'atterraggio di Windjet a Linate, il palermitano Vito Riggio, presidente dell'ENAC è subito volato a Catania in occasione del completamento della nuova bretella di servizio della pista di Fontanarossa per cercare di riequilibrare la sua posizione assicurando i Siciliani di non avere alcuna intenzione di cedere a certi ricatti.

Le sue promesse di allungamento della pista sino a tre km però non ci dicono molto, visto che c'è sempre quel problemino da risolvere: sino a quando Sigonella rimarrà in mano agli americani, niente radar e niente scalo in Sicilia degno di essere considerato porta del Mediterraneo (vedi il post "Vista panoramica").

Nel breve periodo, che reali speranze abbiamo di vedere risolto questo “problemino”?

Le nuove strategie in politica estera statunitensi, nel mezzo del disastroso crollo della finanza globale, sono tutte concentrate intorno all'Afghanistan ed al subcontinente indiano, mentre le forze “alleate” sono in ritirata nel resto del pianeta, dall'Iraq, al corno d'Africa, al Sud America.

Nel gennaio 2009 Gulfnews, quotidiano di Abu Dhabi, ha pubblicato una interessantissima intervista ad Hamid Gul, ex direttore dei servizi segreti pakistani (ISI) e avversario temutissimo da Washington ('We are paying a huge price for US friendship', Gulf News, 3 gennaio 2009) . Gul negli ultimi 20 anni è stato coinvolto praticamente in tutti i principali eventi militari e politici svoltisi nell'area, dalla guerra dei Mujhaidin contro i sovietici, a quella dei talebani contro gli americani, sino ai recenti sviluppi politici interni (ma forse non troppo interni...) al Pakistan.

La chiusura del pezzo riassume il suo pensiero su quello che sta accadendo:

Gul è convinto che gli USA stiano subendo un collasso economico. “Nelle mie previsioni, verso la fine del 2009, Obama capirà che o abbandona la sua agenda di modifiche [all'assetto politico dell'area, ndr] o dovrà trovare un modo per disimpegnarsi da impegni esterni [operazioni militari]”.

Secondo lui, alla fine gli americani dovranno abbandonare tutto.

Diversi “cospirazionisti” hanno dato tinte sinistre a questo collasso ed a questa ritirata, arrivando a predire colpi di stato, guerre civili e secessioni a nord del Rio Grande. Ma ora a dire le stesse cose non è più solo qualche blogger stralunato, ma il grande occhio che tutto pre-vede dell'Economist.

Questa settimana in un articolo dedicato alla situazione interna della (presto ex) superpotenza (“Will there be blood?”, The Economist 28 marzo 2009) si citano dei dati secondo cui i cittadini statunitensi negli ultimi 10 anni avrebbero progressivamente perso fiducia in tutte le istituzioni americane (incluso il Congresso) eccetto una: l'esercito. Addirittura l'apprezzamento per l'esercito è salito con preoccupanti modalità sud americane del 52%! Il commento dell'articolista a questi dati è laconico: “Questi dati sono il pane di cui certi abominevoli movimenti si nutrono”.

L'Economist sembra anche suggerire che i primi preavvisi di problemi in questo senso si sarebbero già avuti nella vicenda dei bonus della AIG, in parte restituiti dai manager. Questo si deduce dalla considerazione secondo cui “il pericolo per Obama e per i Democratici al governo è che l'amministrazione si stia appoggiando pesantemente sugli investitori privati nei suoi vari piani di salvataggio. Questo inevitabilmente significa dare dei premi ad alcuni dei responsabili della crisi”.

La chiusura dell'articolo non lascia spazio a fraintendimenti: “Ma [Obama] potrebbe trovare la sua amministrazione sbattuta fuori corso o addirittura spazzata via dalla rabbia popolare Il titolo dell'articolo lo traduco ora, di modo che il suo significato sia subito chiaro: “Ci sarà del sangue?”.

Abbiamo già visto scene del genere all'altro capo del vecchio sistema, quando Eltsin prese il potere a Mosca.

Ma tra le righe dell'Economist si travisa (volutamente?) qualcosa. L'avvento di un regime militare (per chi ha gli occhi, negli USA preparato dalla versione interna della “war on terror” cioè l'onnipresente Homeland Security) non è, come suggerito, il semplice risultato del successo di “abominevoli movimenti” populistici (nel senso di “fascismo”). Quelli producono gli “stati di polizia”. Una dittatura militare è quasi invariabilmente la conseguenza di un vuoto di potere che nessuno riesce a colmare. In altre parole, all'improvviso è venuto a mancare chi comandava sino a quel momento ed ora nessuno è capace di sostituirlo.

Allora il problema è: chi comanda o chi ha comandato sino ad oggi a Washington? Ne abbiamo parlato su queste pagine. I loro simboli sono ovunque, sul retro delle banconote, nell'architettura dei centri di potere (dal Pentagono sino alla Casa Bianca), nei film di Hollywood, nelle canzoni. Ma se le cose dette qui non sono sembrate convincenti, allora citerò il più famoso “cospirazionista” di tutti i tempi: Silvio Berlusconi.

Al nostro (nostro?) caro Presidente, Obama era sembrato... “abbronzato”. Dietro il furbo commento si celano i solari manovratori del presidente americano, che avrebbe vinto le elezioni bagnandosi nella loro “gnostica” luce (vedi il post-immagine "Sotto i raggi del sole"). Il sole a cui si riferisce è quello della massoneria. O meglio, dei vertici della finanza mondiale. Dell'Entità, per come l'abbiamo definita noi (vedi i post "Il Vangelo secondo Giuffrè" e “Il centro del mondo”).

Tramite il periodico britannico essi non profetizzano lo loro stessa fine. Ma solo la loro uscita di scena da quella commedia: i “fratelli” sembrano in procinto di abbandonare la barca a se stessa. Come fanno i topi di solito durante un naufragio. Battono in ritirata.

Ritornando alla situazione Afghana, nelle condizioni interne delineate sopra l'insistenza in Asia centrale non ha alcun senso logico. Se Obama fosse dedito al benessere dei suoi sudditi, dovrebbe concentrarsi nella politica interna e, ascoltando sin da subito il suggerimento di Gul, lasciare andare tutte le avventure militari esterne.

Invece secondo l'editoriale dell'Economist della settimana scorsa (“How China sees the world”, The Economist 19 marzo 2009) “nel lungo periodo, se egli [Obama] non sarà riuscito a sedurre la Cina (e per lo stesso motivo India e Brasile) in maniera più ferma verso il sistema liberale e multilaterale entro il momento in cui lascerà l'incarico [che come detto prima potrebbe essere molto prima del 2012..., ndr], allora gli storici potrebbero giudicarlo come un fallimento”

Secondo queste parole, il Presidente degli Stati Uniti non dovrebbe preoccuparsi minimamente della situazione dei cittadini americani. Risolvere i loro problemi non è il suo obiettivo. Il fatto è che con tutta probabilità in Asia quei “topi” si stanno preparando la fuga per assicurarsi il futuro e l'unica vera preoccupazione del burattino è aiutarli ad ancorare “in maniera più ferma verso il sistema liberale e multilaterale” Cina, India e Brasile tamponando le falle della nave sino a quando possibile

I segnali in questo senso non sono mancati: dalla vittoria agli oscar di un film pseudo-indiano (Il Milionario) sino all'arrivo in Sicilia della comitiva cinese con a carico un 28% del finanziere di origini ungherese George Soros (vedi anche il post “Fuori dai piedi”).

L'aver citato quelle tre nazioni ha poi un altro importante significato. Esse infatti sono tre dei quattro componenti del cosidetto “BRIC”. Secondo Goldman Sachs entro il 2050 le economie delle BRIC combinate insieme potrebbero eclissare le economie combinate di quelle che sono oggi le nazioni più ricche del pianeta.

L'Entità sta cercando di spostarsi dall'attuale superpotenza, alle superpotenze del prossimo futuro, un futuro molto più vicino del 2050; praticamente prossimo (ma questo non si può dire senza creare panico). Verso tutte meno una: quella “R” sta per Russia, dove evidentemente non vedono alcuna speranza di poter continuare il loro delirio materialista.

I leader politici mondiali sono al corrente di tutto questo. E purtroppo anche il nostro caro pecoraio, che con il suo carrozzone, il Pdl, cerca di inserirsi in questo gioco pensando di fare il Mussolini della situazione e di continuare a pestare impunemente i calli a destra ed a manca.


I quattro dell'Apocalisse. Ma Silvio dov'è?


Nota finale: attenzione ai virus che circolano in rete. Se proverete a cercare notizie circa i finanziatori di Obama per capire se veramente l'Entitá abbia tra le mani il Presidente americano, potreste imbattervi in alcuni “cospirazionisti” che vi riveleranno che dietro tutto vi sia Rothschild. Ad esempio ecco cosa ci dice Sigismondo Panvini, scrittore e studioso siciliano:

Berlusconi con una battuta salace all’indirizzo del coloured Obama, non ha fatto altro che parafrasare un frase di Rothschild il quale nel lanciare la candidatura di Obama in una intervista disse che tifava per l’eletto presidente perché aveva idee fresche ed era nero.

L'estratto di questa intervista si può rintracciare facilmente su svariati blog. Eccolo:

“Ero molto eccitato dal fatto che sembrava fresco, plausibile e dal fatto che sia nero. A dire il vero io stesso vengo dal distretto di Chicago dove egli era un legislatore di stato ed ho sentito molte buone cose su di lui” “Egli era particolarmente interressante per me poiché... aveva idee fresche.”

Strano discorso... il Barone de Rothschild proviene dallo stesso distretto di Chicago di Obama?

In realtà tutta la storia è una bufala madornale. Il brano è infatti utilizzato totalmente fuori contesto ed il Rothschild in questione è in verità il Michael Rothschild, professore di legge all'università di Princeton, New York, che dice di aver sostenuto la candidatura del futuro presidente con... 250 dollari! Il suddetto Michael sarà anche un appartenente alla potentissima famiglia, ma da questa dichiarazione a dedurre l'appoggio del “barone” ce ne passa.

Potete leggere il tutto qui: http://www.dailyprincetonian.com/archives/2007/04/20/news/18183.shtml

Difficilmente si potrà mai trovare prova di certi appoggi. Questi si possono solo dedurre. Studiandone i movimenti (come in questo post) o stando attenti ai simbolismi. Ad esempio, il discorso inaugurale di Obama è durato 18 minuti, cioè 6+6+6, dettaglio riportato con insistenza dalle agenzie di stampa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

davvero interessante.
saluti abate

rrusariu ha detto...

Se dovessimo pensare che quasi un terzo degli effettivi potrebbero dare una pedata nto k... altro che sicurezza Ignazio, ti stai preparando affinche' la gente non ti salti addosso come hanno fatto oggi a Londra...


Sicurezza, La Russa punta a raddoppiare militari nelle città

Reuters - 01/04/2009 14:11:46



ROMA, 1 aprile (Reuters) - Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto oggi di puntare a raddoppiare a breve il numero di militari impegnati in diverse città italiane a sostegno dell'ordine pubblico.

L'annuncio è arrivato stamattina, dopo la prima riunione dell'Alta commissione di consulenza incaricata di procedere alla riforma del comparto difesa.

"Abbiamo istituito una sottocommissione per vedere come proseguire l'ottima esperienza della presenza dei militari nelle città a sostegno di polizia e carabinieri", ha detto La Russa, incontrando i giornalisti al ministero.

La sottocommissione dovrà verificare la possibilità "di aumentare considerevolmente il numero dei militari (impegnati nell'operazione 'Strade sicure') - attualmente sono 3.000 - abbattendo i costi: oggi una delle maggiori voci di costo riguarda il trasferimento e il mantenimento dei militari in una sede diversa, magari in albergo".

Il ministro ha detto che si studieranno "delle modalità per verificare che si possano dimezzare i costi".

Alla domanda su quale sia il numero complessivo di militari da impiegare nelle città a cui mira, La Russa ha risposto: "Spero almeno di raddoppiarli". "Tutto si può fare, basta un po' di coraggio".


Piuttosto Ignazio pensa che la gente quando non ha da mangiare anche i soldati alla fine si ribellano...

waLrus ha detto...

Quello che prevedi, caro abate, a mio avvisso potrebbe sì avverarsi, me nel lungo periodo.

A me ha sorpreso il discorso di Brown di ieri quando a detto che da oggi si è creato un "New World Order"...

Abate Vella ha detto...

waLrus,

l'unica cosa certa è che la "superpotenza" è in declino. E la sua ritirata sembra accelerarsi.

Come e quando la potremo dire oramai tramontata non so. Ma la disfatta dell'impero britannico fu repentina. E allora come ora questo non significò la fine dell'entità. Anzi.

Riguardo al "new world order", Brown si riferiva al fatto che costretti dalla crisi economica tutti i paesi del globo sono costretti a cooperare. Secondo lui (e secondo i suoi mandanti che non sono gli elettori inglesi) questo è un passo decisivo verso il governo mondiale.

Potrebbe anche essere vero. Vedremo. Nel frattempo il progetto massonico europeo potrebbe indietreggiare parecchio però.

Vedendo Berlusconi lì in mezzo mi sono chiesto se in fondo il suo obiettivo non sia quello di assicurarsi un posto in questo supposto governo mondiale. In fondo lui ha fatto si che il progetto andasse avanti in Italia tramite le sue televisioni.

Berlusconi mi sembra una scheggia impazzita del sistema massonico mondiale.