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venerdì, marzo 20, 2009

La frontiera

“Catania è stata ed è una frontiera di una lotta nazionale e non un episodio del degrado meridionale”

Riportando per prima questa frase che da sola racconta tutto quello che c'è da raccontare sull'inutile trasmissione di Report “dedicata” a Catania, ripubblico il magistrale articolo di Pietro Barcellona dall'edizione odierna (20 marzo 2009, consiglio di dare un'occhiata al pdf e di leggere anche il breve trafiletto sulle case da gioco a fondo pagina) de La Sicilia. E' bene ricordare a tutti prima di leggere l'articolo che Barcellona è comunista e che, come da lui stesso specificato, nel 1975 fu eletto consigliere comunale a Catania. Sa quindi di cosa si sta parlando, al contrario dei pupitti di Report manovrati dai vertici della finanza massonica internazionale.

Per chi si fosse perso l'inutile trasmissione, i video sono riportati alla fine come pubblicati da SiciliaToday.net

Chiaramente ora aspettiamo tutti che Licandro rinunci finalmente alla cittadinanza di Catania e vada a farsi eleggere in posti più civili.



Il fondamentalismo d’inchiesta e i troppi perché senza risposte
di Pietro Barcellona

Ho seguito la trasmissione Report dedicata a Catania e i commenti di Milena Gabanelli. Conosco da tempo molte delle immagini e dei fatti rappresentati e sono fonte di domande inevase che mi pongo e che ci dobbiamo porre.

Il Villaggio Santa Maria Goretti si trasformava in paludosa laguna già nel 1975, quando fui eletto consigliere comunale del Pci. La corruzione dell’amministrazione, che attraverso ordini di servizio trasforma un cantoniere in un dirigente della protezione civile, l’abbiamo scoperta già allora, la complicità di molti vigili urbani con i venditori abusivi di carne e pesce senza controlli sanitari l’abbiamo già vista all’opera, i subappalti mafiosi della nettezza urbana esistevano già negli anni ’70. La città satellite di Librino, progettata da Kenzo Tange, era stata persino approvata come progetto di un moderno quartiere, che doveva essere un riscatto delle periferie degradate.

Anche nella Dc c’era chi credeva al risanamento e alla rinascita della città. Con il sindaco Magrì, ex ministro di De Gasperi, siglammo accordi, denunciammo le commissioni mediche, annullammo ordini di servizio, portammo in consiglio comunale i problemi dei subappalti della nettezza urbana, discutemmo pubblicamente del nuovo quartiere in convegni e assemblee pubbliche con i più noti architetti italiani, da Cervellati a Samonà. Ci fu uno scontro durissimo. Magrì fu sfiduciato da parte della Dc e noi comunisti uscimmo dall’accordo di programma.

Catania è stata ed è una frontiera di una lotta nazionale e non un episodio del degrado meridionale.

Chi vuole fare del buon giornalismo e aiutarci, insieme a questo sciagurato paese, ad uscire dallo stereotipo del Sud perduto alla modernità e alla civiltà, deve avere la pazienza e la professionalità di cercare di ricostruire i "fatti" che ci hanno portato a questo triste presente.

Sparare immagini di indiscutibile degrado urbano, di simonie e traffici ignobili di feste patronali, più da carnevale brasiliano che da festa cattolica, legare senza spiegazione fatti veri e sospetti costruiti sui "si dice" o sugli inevitabili incontri che, in ogni occasione pubblica, qualcuno spesso fa con personaggi del mondo della criminalità mafiosa, non è un buon modo per cercare di capire che possibilità ci siano ancora per cambiare questo terribile corso di eventi catastrofici.

Solo un mondo senza contraddizioni è un mondo senza speranza e solo la mancanza di speranza fa il gioco di potenti senza regole e principi morali. Spesso alcune trasmissioni sono bombe mediatiche, che fanno terra bruciata e finiscono per servire, spero senza saperlo, i "padroni" che vorrebbero combattere. Questo non è più il giornalismo di inchiesta che una volta, passo dopo passo, portava alla scoperta delle responsabilità e aiutava i lettori a farsi un’idea dei gruppi di interesse. Questo è un colpo di lupara nel mucchio che lascia solo morti e feriti: produce il contagio dell’intera società e spinge alla fuga e all’impotenza chi vorrebbe ancora tentare altre vie di uscita. Ho ascoltato il commento di alcuni giovani che sconsolatamente pensano che la sola cosa che resti sia quella di emigrare verso altre patrie.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, non è stata soltanto Catania ad essere inquinata da una collusione perversa fra mafia, servizi segreti italiani e stranieri, poteri occulti, che hanno inciso profondamente sulla nostra vita nazionale, da Portella della Ginestra alla strage di Bologna, dai misteri della morte di Moro all’assassinio di Falcone e Borsellino. È facile dimenticarsene e mettere sotto processo solo il presente. Io credo che le certezze, a senso unico, di Travaglio, di Santoro e anche di Gabanelli ignorino che questo presente infame sia frutto di responsabilità passate di tanti, che hanno proclamato di aver scoperto la casa del Male e di poterla cancellare, senza poi sortire alcun effetto positivo. Continuo a pensare che l’Italia non sia fatta solo di berlusconiani immorali e ottusi che sognano le ville in Sardegna e che il berlusconismo sia una cosa ben più complessa e contraddittoria, così come non penso che Catania, Napoli, Bari, il Sud intero, siano ormai totalmente fuori dalla civiltà europea, separati da un Rubicone invalicabile.

Voglio ricordare che scandali, collusioni e misfatti ci sono dappertutto, dalle "Molinette" della mitica sanità torinese, dove si commerciavano valvole cardiache non funzionanti, a Parigi, dove un ministro aveva autorizzato la vendita farmaceutica di sangue infetto. Neppure i padri fondatori della Repubblica, né quelli più recenti dell’Unione Europea, sono stati dei santi e qualcuno ha avuto qualche macchia nera nella propria coscienza di democratico. Dopotutto, gli Stati Uniti d’America, per sconfiggere il nazifascismo, si allearono con l’Urss di Stalin, che qualche anno prima aveva fatto un patto di non aggressione con la Germania.

Se, invece di cercare di capire perché nella politica, come nell’economia, non sia quasi mai assente la tentazione di dar sfogo "all’anima criminale che attraversa lo spirito degli eroi", si ripropone l’astratto manicheismo del fondamentalismo moralista, non riusciremo mai a uscire dalla spirale di condanna e vendetta che accompagna il nostro stare al mondo. Catania non è un bubbone di un paese malato, come non lo sono Napoli e Palermo, un bubbone che i "paladini della giustizia", come i vari Forleo, De Magistris, Caselli, Di Pietro, riusciranno a togliere per guarire un corpo temporaneamente malato; la malattia della nostra civiltà è quella di aver perso la memoria e la propria moralità, adorando il denaro come unico dio.

La collusione e la corruzione del potere politico sono la punta di emersione di un degrado della società civile che, purtroppo, ha una diffusione inaudita. Solo un ritorno alla chiarezza della distinzione di istituzioni e di compiti, solo sistemi inconfutabili, solo una riforma di strutture che impedisca la famosa "zona d’ombra", possono aiutarci a uscire dal pantano in cui siamo.

Un magistrato con cui ho avuto recentemente il piacere di fare, proprio a Catania, una discussione sulla giustizia, la dottoressa Acagnino, sottolineava la necessità che i magistrati processino i reati e non il sistema. Io aggiungo la necessità che i giornalisti facciano bene la cronaca dei fatti, che l’Università non si sostituisca allo stato assistenziale per le famiglie e gli amici dei professori, che i politici non creino comitati di affari per gestire trasversalmente attività economiche più o meno lecite. Albertini ha lottizzato con Romeo, così come Mastella si preoccupava dei propri amici. Probabilmente, né l’uno né l’altro hanno intascato soldi, ma hanno patrocinato gli affari dei propri elettori. Occorre ripristinare chiare distinzioni di campo, istituzioni adeguate a nuovi compiti di gestione, ripensare la presenza pubblica nella società ed evitare ogni accentramento confusivo.

Santoro scelga il tema del disagio e della disoccupazione giovanile, lo scavi in profondità per molte puntate e lasci perdere il sensazionalismo spettacolare. Gabanelli segua le piste di un’inchiesta nazionale sullo scempio del territorio e degli imbrogli nell’edilizia; qualcuno si occupi veramente del nostro sistema bancario, del ruolo della vigilanza della Banca Centrale. Lasciamo la pericolosa strada delle crociate a senso unico, che, come dimostrano gli ultimi vent’anni di storia italiana, non serve a niente. Cerchiamo di ricordare che libertà e verità hanno bisogno vitale di confronti a viso aperto e di pluralismo sociale e istituzionale. Un’informazione deformata dall’insinuazione e dal sospetto generalizzato non aiuta a capire come stanno le cose.

Non scrivo certo queste cose per difendere Catania, la Sicilia, il Sud e le sue classi dirigenti, ma per evitare, come ho già scritto tante volte su questo stesso giornale, che, con il fondamentalismo delle condanne totali, aumentino la perdita d’iniziativa collettiva e l’impotenza dei singoli; per evitare che i cittadini catanesi si sentano già esuli nella propria terra. Se ci sono luoghi pubblici dove si può dire quello che si pensa senza il timore di ritorsioni, in questi luoghi bisogna cominciare a costruire nuovi spazi di libertà e verità. Chi si esclude da questi luoghi o li trasforma in fortezza blindata, pronta ad alzare il ponte levatoio al minimo dissenso, ha negato a se stesso ogni fiducia in un futuro diverso.

Report a Catania: Indagine sulla festa di S.Agata
Report a Catania, seconda parte: Indagine sul clientelismo
Report a Catania, terza parte: La città a rischio sismico
Report a Catania, quarta parte: Librino
Report a Catania, quinta parte: Il monopolio dell'informazione


4 commenti:

rrusariu ha detto...

Ass' bbinirika a-ttutti!!!

Girando tra i vari siti, si puo- constatare ultimamente che il caso "Sicilia" cominci a dare fastidio.
Ovvero dove i Siciliani rialzano la testa c'e' la corsa subito a tagliarne la testa!!!

Come mai stu skantu?

Possiamo constatare che ormai in molte citta' oltre il Garigliano e il Tronto i Siciliani comincino a diventare una comunita' fortemente importante che fa piu' paura degli stessi extra-comunitari. Ben integrata, buone relazioni, spesso con attivita' economiche ben condotte, ma a qualcuno puo' dar fastidio che possa riconoscersi finalmente in un Prisirenti battagliero come negli ultimi giorni. Degno successore di quel Ruggero Settimo che fortemente accese le speranze dei Siciliani nel 1848.
Ma la cosa di sta allargando e coinvolge anche le comunita' sulla penisola che facevano parte del Regno di Ruggero II.
Il tentativo maldestro di non dislocare risorse immediate a favore dei progetti a beneficio delle nostre comunita' la dice lunga su come si vuole portare fuori dalle secche l'economia intera. Quasi 150 anni non sono bastati per farci capire che vogliono mantenerci come una colonia interna... gli extra-comunitari non vengono a portarci via il lavoro, servono come al tempo dei romani per impedirci di rialzare la testa.

Come dice il nostro Petru nella lettera del post, da fastidio dovunque ci sia il tentativo di far prendere coscienza alla gente nostra che possiamo cambiare le situazioni attraverso gli strumenti legislativi gia' approvati e con il buon senso da applicare. Ma a qualcuno invece il continuo "MALESSERE" della nostra gente invece crea "Benessere e sicurezza". Ed allora ronde padane, esercito nelle strade, ma il pizzo lo si continua a pagare in un altro modo...

Anonimo ha detto...

riecco gli aguzzini

http://www.glpress.it/html/modules.php?name=News&file=article&sid=12797

gianluca ferro ha detto...

pietro barcellona è un mafiosetto baronetto come molti altri, e dire che è comunista fa ridere i polli, è un siciliano che appartiene ai poteri forti, campa coi soldi dell'unione europea e se aveste mai letto un suo libro potreste scoprire quanto sia distante quello che dice da quello che fa, per cui va bene partigianeria sicula, ma cogli occhi aperti, se non vogliamo sempre vendere la nostra terra al più furbetto di turno.
Baciamo le mani.

Abate Vella ha detto...

Caro Gianluca, grazie per il commento.

Gli occhi li abbiamo bene aperti. Sappiamo cosa é il potere e come viene gestito. Sicuramente Barcellona ha i suoi referenti. Ció non toglie che ció che dice sia giusto. Il punto del suo intervento non é la partigianeria sicula. Il punto é mettere in evidenza che anche Report ha i suoi mandanti: lui non li puó dire esplicitmante. Io li ho indicati. Appena ho il tempo vedró di charificare come posso dire una certa cosa.

Non mi faccio illusioni su come e chi gestisce il potere. Se dico qualcosa a favore di Lombardo o di Barcellona, non lo faccio perché penso che siano dei santi. Parlando di Licandro nel post precedente, ho anche detto che "sappiamo vere le cosa che dice".

Sappiamo vere anche molte delle cose dette da report. Ma perché parlare di Ciancio oggi dopo decenni che monopolizza tutta l'informazione siciliana? Te lo dico io: perché Ciancio, che prima appoggiava Roma ed i potentati massonici europei, ora é passato dall'altra parte ed appoggia Lombardo e (almeno superficialmente) l'Autonomia Siciliana. Ed allora, non capisco: Ciancio é buono quando appoggia un lato, cattivo quando appoggia l'altro?

Molto piú prosaicamente direi che oggi Ciancio é sempre lo stesso ma trova piú conveniente un altro schieramento.

Allora il punto dei miei interventi non e' fare morale o dire che tutti sono ladri. Il punto e' capire cosa sta succedendo.

E per capire come mai Report ha dedicato una puntata a Catania, non aveva senso scrivere un post, quando qualcun altro (Barcellona) ha scritto quello che avrei voluto dire io. Per questo ho riportato il pezzo, non per glorificare qualcuno.