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martedì, dicembre 02, 2008

Le polpette avvelenate del commissario

Meno male che c'è chi ci avverte subito. Meno male che c'è Parlagreco con il suo giornale online SiciliaInformazioni.com che immediatamente ci mette al corrente dei fatti più gravi. Non voglio essere ironico. Leggete qui:

Il Commissario dello Stato per la Regione Siciliana ha impugnato dinanzi la Corte Costituzionale i primi due articoli del disegno di legge che prevede "la proroga delle autorizzazioni all'esercizio di cava e l'aggiornamento del piano regionale dei materiali lapidei di pregio" approvato dall'Assemblea Regionale Siciliana il 25 novembre 2008.
 
L'articolo 1, prevede la proroga di diritto per le cave che non hanno portato a termine il progetto di coltivazione autorizzato. "Tale proroga, con termini di durata variabile, comporta - sostiene il commissario - l'esclusione della procedura ordinaria di valutazione di impatto ambientale prevista dal Codice dell'Ambiente e si pone in contrasto con la direttiva dell'Unione Europea".
 
L'articolo 3, inoltre "è ritenuto in contrasto con l'art. 97 della Costituzione" perché, sostiene l'impugnativa: "Lo sconfinamento accidentale del progetto di coltivazione autorizzato non comporterebbe per il trasgressore, l'esclusione per dieci anni dalle possibilità di ottenere una nuova autorizzazione".
Qualcuno è oramai alla frutta. Ma non affrettate le conclusioni. Se questi sia lo stato italiano o la Regione Siciliana o ambedue non è poi chiaro.


Con questa impugnatura il commissario dello stato si è arrogato più poteri di Obama. Innanzitutto ha avallato a sé la funzione di regolatore dei rapporti tra la Regione Siciliana e la Comunità Massonica Europea. Ha infatti dichiarato illegale l'articolo 1 della legge non perchè in contrasto con le leggi costituzionali dello stato, ma perchè in contrasto con quelle (non costituzionali...) della UE. Una funzione questa che non gli spetta. Con questo precedente potrebbe benissimo impugnare articoli che non collimano con i dettami dell'ONU per esempio. Siamo in pieno surrealismo dunque.

Ma sull'articolo 3 non è da meno, in quanto le sue motivazioni violano apertamente, esplicitamente e propositivamente l'articolo 14 dello Statuto della Regione Siciliana, parte integrante della costituzione italiana:

ART.14
L' assemblea, nell' ambito della Regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano, ha la legislazione esclusiva sulle seguenti materie:

h) miniere, cave, torbiere, saline;


L'articolo 14 recita esplicitamente “nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato”*. Quale articolo della costituzione avrebbe violato la legge? L'articolo 97. Eccolo qui:

I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione

Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.

Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.


Il manesco commissario ha forse bisogno di una visita da uno specialista? L'unica cosa che possiamo pensare è che egli stia includendo nel primo capoverso, per estensione, tutta la normativa che riguardi i pubblici uffici! Se stiamo sbagliando interpretazione avvertiteci vi prego! Egli crede, con la sua impugnativa, di aver automaticamente annullato l'art. 14 (e tutto lo Statuto, perchè la stessa motivazione potrebbe essere valida per ogni altra legge regionale)

Cosa si dovrebbe fare ora dal punto di vista legale? Ecco come si esprime Massimo Costa sul suo eccellente commento allo Statuto Siciliano (pagina 9 de L'Isola n.11-08):

L'unico potere che [lo stato, ndr] ha è quello di modificare le leggi costituzionali (ma non nella parte che riguarda l'Autonomia Siciliana, come s'è visto) e di influire, per questa via, sull'ordinamento regionale siciliano. Sarà il Commissario dello Stato che dovrà far valere presso l'Alta Corte della Regione Siciliana l'eventuale violazione che una legge regionale, in materia di esclusiva potestà, avesse fatto del dettato costituzionale o di altre leggi costituzionali. In pratica il legislatore regionale, come il Parlamento statale, ha l'obbligo di rispettare la Parte I della Costituzione (quella che riguarda i diritti e i doveri dei cittadini italiani). PER IL RESTO È COMPLETAMENTE INDIPENDENTE!

Insomma siamo sempre lì... Alta Corte. Il commissario (o meglio, lo stato) ci sta sfidando ad applicare lo Statuto.

E se non ci muoviamo presto la stessa cosa potrà essere detta, ad esempio, delle leggi che riguardano i nostri beni culturali, che afferrate da quei rapaci pugni passeranno allo stato con lo stesso giochetto. Anzi a McDonald, visto che di recente Bondi ha nominato Mario Resca, ex numero 1 di McDonald in Italia, come direttore generale dei musei italiani.

In pratica quella motivazione porterebbe per estensione alla stessa abolizione del Parlamento Siciliano che sarebbe completamente svuotato delle sue funzioni. Come sperato da Parlagreco.

A Palazzo dei Normanni (o meglio, a Palazzo Reale) alla festa per l'anniversario dello Statuto l'anno prossimo ci serviranno cheeseburger. A pagamento però: questa volta niente spreco di risorse pubbliche.

* faccio anche notare che, come ci avverte Massimo Costa, il riferimento contenuto nell'articolo 14 dello Statuto alle riforme agrarie ed industriali da farsi alla Costituente è caducato perché la Costituente non ebbe tempo di fare alcuna riforma del genere.

5 commenti:

Comitato Storico Siciliano ha detto...

Ecco a che servono gli eurodeputati

Abate Vella ha detto...

Ti riferisci all'articolo uno impugnato perché contrario alla normativa europea?

Si, un eurodeputato potrebbe fare rumore. Ma cos'altro? Il parlamento europeo é solo un fantoccio per il popolo bue. Il vero potere é nella commissione tutta manovrata da certe "fratellanze".

In ogni caso, anche il rumore certamente serve ....

Spero di non aver frainteso il tuo riferimento!

Anonimo ha detto...

Il Governo siciliano, ormai da decenni, neanche promulga le parti impugnate dal Commissario, anche per motivazioni ridicole come quella in questione (poi nel merito non so se abbia ragione, ma non spetta a lui deciderlo).
E sapete perché?
Perché sa benissimo che anche se il Commissario impugna una particella infinitesima di una legge regionale con la semplice e generica motivazione che va contro il "buon andamento" della pubblica amministrazione previsto dalla Costituzione, 99 volte su 100 troverà pronta una Corte Costituzionale a dargli ragione in automatico.
E così la Regione deve accettarne la censura preventiva.
Il commento di Massimo Costa è ineccepibile, solo che parla dello Statuto della Regione Siciliana vero e non dello stato di cose attuali che non corrisponde minimamente a quello statuto.
Senza Alta Corte uno Statuto come quello non potrà mai funzionare.
Facciamolo sapere ai Siciliani, facciamolo sapere.

Anonimo ha detto...

Sono l'anonimo di prima.
A proposito, siccome sono prof. di storia ed educazione civica in una scuola superiore, ma non è che c'è una versione integrale di questo commento in commercio, che almeno lo faccio conoscere ai miei ragazzi (megghiu di nenti)?

Abate Vella ha detto...

Caro anonimo,

Massimo Costa (dovremmo forse dire professore, ma tra Siciliani in rete non credo che ci siano problemi...) mi ha fatto sapere che presto il suo commento allo Statuto uscirá pubblicato in volume.

Non appena avró una data approssimativa di pubblicazione ne daró notizia sul blog...