Grammichele - Arcore: 1, X o 2?
Intercettazioni.
Stancanelli: "Ciao Silvio, sono Raffaele Stancanelli…"
Berlusconi: "Ciao Raffaele…"
Stancanelli: "Silvio…senti…volevo ricordarti quella storia dei soldi per il Comune di Catania…io ti pregherei…quanto prima…perché…perché…qui rischiamo il dissesto…"
Berlusconi: " Lo so…lo so…(incomprensibile)…però…Raffaele…tu…in qualità di Sindaco…per avere i soldi…ci devi dare della garanzie…"
Stancanelli: "Silvio… io ti garantisco che abbiamo bisogno dei soldi…".
Gino Astorina, Goccia del 13 settembre
Nel rendere conto delle vicende politiche legate al rapporto tra Raffaele Lombardo ed il pecoraio di Arcore (al secolo, Silvio Berlusconi) si è forse fatta poca attenzione a dare un giudizio sulle effettive ripercussioni che lo sviluppo di tale rapporto ha sulla situazione siciliana e sul futuro della nostra autonomia. In pratica, secondo Il Consiglio, le azioni di Lombardo sono da appoggiare o piuttosto da osteggiare con ogni mezzo necessario?
La risposta come al solito non può essere secca ed assoluta. Nel caso di Lombardo come nel caso del più sincero dei sicilianisti non è mai positivo prostrarsi e avallarne ogni respiro. Ma allo stesso tempo è immaturo dire di no per partito preso.
Il punto sul quale ci si vuole soffermare è il confronto tra l'attuale Presidente della Regione ed i poteri “italiani”. In ogni momento di contrapposizione (reale) tra i due, i Siciliani dovrebbero appoggiare attivamente il leader dell'MPA, ovviamente senza per questo trasformarsi in “portaborse”. Una contrapposizione Sicilia-continente correttamente gestita porterà certamente ad una ulteriore erosione dei poteri centrali e consentirà un aumento della divaricazione tra la Sicilia e l' “occidente”. Va da sé che tentativi opposti da parte di Palazzo d'Orleans debbano essere denunciati ad alta voce da tutti noi.
E la contrapposizione esiste, anche se i media hanno cercato sino ad oggi di attutirla e confonderla proprio perché mettendola in evidenza non farebbero altro che aiutare la Sicilia. Anzi, questa contrapposizione continua a farsi più serrata di giorno in giorno sin dal momento in cui, attimi dopo la chiusura delle urne alle ultime elezioni, Berlusconi e Lombardo si ritrovarono seduti a festeggiare la vittoria insieme ai due burattini Bossi e Fini. Pochi attimi di convergenza, un armistizio tra galantuomini (si fa per dire, ovviamente) prima degli assalti più duri.
I contrasti tra Lombardo e Berlusconi esistevano già prima delle elezioni: ricorderete che da Arcore si tentò in tutti modi di rompere l'asse MPA-UDC, ma senza successo. Persino Miccichè provò ad inserirsi nella mischia sperando di essere scelto come burattino pseudo-sicilianista al posto del medico di Grammichele che tanto recalcitrante si mostrava nel fare la parte del semplice pupazzo.
Pausa elettorale, come dicevamo, e poi di nuovo all'attacco come dal Consiglio a suo tempo descritto. La tattica piduista della nuova fase consiste nell'accerchiamento, nel fare terra bruciata intorno al nuovo Presidente ed isolarlo sino a costringerlo alla capitolazione ed all'asservimento assoluto, come già fatto con Lega ed AN.
Ed il primo colpo è riuscito: Cuffaro si è dovuto arrendere all'estenuante corteggiamento abbandonando tutto per chissà che cosa. E questo è un bel mistero! Come è potuto accadere? Con le buone.... o con le cattive? Gli attacchi di Totò all'ex amico Raffaele si sono tutti giocati nell'ambito della sanità. E d'altronde, sapendo quali sono gli interessi economici del nostro buon Totò, la stampa ha avuto gioco facile nel farci credere che i dissapori tra i due siano una bega tutta siciliana per il piatto d'oro della (mala)sanità sicula.
Come sia o come non sia, la storia delle beghe tra siciliani che avrebbero condizionato l'intera storia d'Italia noi non la beviamo più. I mangiafuoco “romani” su di essa ci hanno costruito l'oppressione di un popolo.
Il tentativo di accerchiamento sta ora continuando con il cavallo di troia del dissesto economico del comune di Catania, una trappola tesa grazie al coscienzioso lavorio dell'ex sindaco e nella quale Lombardo è consapevolmente caduto imponendo Raffaele Stancanelli sulla poltrona di sindaco al posto del Castiglione, burattino di Firrarello, a sua volta uomo forte di Berlusconi nell'area etnea:
"L'ex sindaco è un farmacologo, bravissimo ricercatore, ma non era pratico di numeri e amministrazione"
ha detto sibillinamente Lombardo volendo intendere che qualcun altro dava a Scapagnini le direttive su dove condurre l'amministrazione. Ma di questo abbiamo già parlato.
La risposta siciliana alla minaccia di lasciare fallire il comune non si è fatta attendere, ed il presidente è immediatamente volato prima a Cagliari, dove oltre ad aprire le braccia a Soru, ha fatto un paio di dichiarazioni significative in riferimento all'atteggiamento di Arcore (criticando le riforma elettorale proposta da Berlusconi in vista delle europee), e poi a Napoli dove ha esteso l'abbraccio alle altre regioni del Sud Italia governate da uomini del centro-sinistra mettendo addirittura in discussione l'asse con la Lega e la stessa alleanza con il centrosinistra.
Le minacce hanno sortito qualche effetto ed un primo sollievo per la città è arrivato.
Questa sotterranea partita di scacchi ha comunque mandato le sue vibrazioni all'intero sistema, ed all'improvviso tutto ha cominciato ad oscillare con una nuova ripresa degli scontri tra Berlusconi ed il centro-sinistra, con un attacco concentrico da parte di tutte le forze romane contro Palermo (il caso dell'assessore-ministro Ilarda è emblematico) e con una ripresa dei disordini a Chiaiano. E' sempre più palese il fatto che ogni piccola variazione del perno siciliano causi marcate ripercussioni su tutto l'assetto politico italiano.
L'unico ad avere ammesso qualcosa in proposito è stato Maroni, che dopo l'orchestrato massacro di Caserta ha parlato di guerra civile, alzando il sipario (per calcolo o per dabbenaggine...) su quello che sta succedendo. Ovviamente è stato subito messo a tacere dal suo guardiano La Russa, uno dei tanti finti siciliani che infestano Milano.
La partita a Catania non è ancora terminata. I piccioli arriveranno con il contagocce, permettendo al cavaliere di tenere sempre una forte leva di ricatto in mano. E sarà proprio la situazione economica di Catania il perno sul quale continueranno a giostrare le forze in gioco.
PS: Che coincidenza che Catania sia accomunata nel disastro ad un altra cittadina del sud Italia: Taranto. Strano che le cose che hanno in comune Catania e Taranto in questa fase convulsa siano così tante. Ne riparleremo.
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