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mercoledì, maggio 14, 2008

Acque blindate

E' stato recentemente ritrovato un vecchio documentario del 1968 dal titolo 'La Grande Sete' il cui commento fu affidato a Leonardo Sciascia. Questo testo, diligentemente trascritto da Giovanni Taglialavoro è rimasto praticamente sconosciuto fino ad oggi, tanto da non essere incluso nemmeno nell'opera omnia dello scrittore racalmutese.

La scoperta di un inedito di Sciascia dovrebbe fare squillare le trombe in Sicilia, una poderosa macchina mediatica dovrebbe essere messa in moto ed almeno un convegno organizzato. Il turismo si fa anche così. Invece niente. In rete sinora è apparso un solo commento, a firma di Gaetano Savatteri, giornalista al tg5 originario anche lui di Racalmuto.

Savatteri nel suo pezzo ci dice che lo scrittore, cosciente e coraggioso, 'indica i responsabili: i gattopardi, cioè “quegli antichi signori e amministratori della città che hanno ceduto ora il passo agli sciacalli” '

Ma Sciascia usava questo passo solo in riferimento alla città di Palermo. Non all'intera Sicilia. Ecco il passo completo:

E siamo a Palermo, città in anni non lontani sufficientemente rifornita dell'acquedotto di Scillato (...) Non si direbbe, a vedere questa disperata aria di arrangiarsi, cui sono costretti gli abitanti della più grande città siciliana per procurarsi quel minimo di acqua per bere, per lavarsi, per lavare. E la devono ai “gattopardi”, a quegli antichi signori e amministratori della città che hanno ceduto ora il passo agli “sciacalli”.

Non si vuole entrare in polemica con Savatteri (tra l'altro autore di un famoso libro dal quale è stata ricentemente fatta una trasposizione televisiva che ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta, e cioè L'Attentatuni...), anche perchè non si può certo affermare che quello che dice la sua “recensione” non sia sostanzialmente condivisibile. Solo che ci sembra di poter dire che Savatteri si sia “saggiamente” fermato solo ad uno degli aspetti messi in luce dal testo del documentario. E certamente non al più importante.

Una lettura anche superficiale di quel testo dovrà necessariamente farci riflettere su questo punto:

Licata è la città più assetata d'Italia: la sua dotazione massima arriva a 35 litri al secondo, ma in questo periodo non supera i 22, con punte frequenti fino a 14 litri al secondo. Talvolta l'acqua viene a mancare perfino trenta giorni di seguito.
Nel luglio del 1960 la popolazione esasperata per la mancanza di acqua bloccò la stazione ferroviaria. Intervennero reparti speciali di polizia che fecero fuoco sulla folla. Un giovane rimase gravemente ferito.


Avete letto bene: siamo nel 1960, non più nel 1860. Ma la forze dello stato in Sicilia continuano a dilettarsi sparando sulla folla.

Se l'analisi fatta da Savatteri è corretta, la penuria d'acqua nelle case dei Siciliani era (è) dovuta al fatto che (parole di Sciascia):

(...)lo sfruttamento della carenza d’acqua – costituiva lo snodo strategico sul quale la classe dirigente siciliana, sia mafiosa che politica, stava indirizzando la propria capacità di condizionare la Sicilia.

Quindi, ne consegue che a Licata la gente si stava ribellando ai politici ed ai mafiosi siciliani*.

Ed allora come mai lo stato decise di sparare sulla folla? Savatteri potrebbe anche non essersi accorto della cosa, ma uno Sciascia così spensierato non riesco ad immaginarmelo.

I testi di Sciascia vanno letti su più livelli, perchè la verità in essi è dissimulata in modo da poter passare la censura senza problemi. Ed una volta che la verità ha passato la censura, al momento giusto salterà fuori e ci prenderà per il collo portandoci a vedere quello che non avremmo mai voluto vedere.

La verità è scritta poco più sotto:

Pare che il famoso biviere di Lentini, il biviere della malaria verghiana, debba essere di nuovo ripristinato in questa valle oggi coltivata da piccoli proprietari. Ma l'acqua sarà destinata all'industria e non all'agricoltura. Lentini è diretta da un'amministrazione di sinistra.

Il Biviere di Lentini è stato effettivamente ripristinato. E l'acqua, come previsto, destinata all'industria. Su quello specchio d'acqua oggi i Siciliani non possono farsi nemmeno due pagaiate in santa pace. E' vietato. L'acqua serve all'industria. E che l'autore punti molto su questo passo lo conferma la delusione che sembra insita in quell'amara constatazione finale: 'Lentini è diretta da un'amministrazione di sinistra'.

L'industria in Sicilia? Ma quale industria? Già. Quale industria. In Sicilia i vari poli petrolchimici (Priolo**, Gela, Milazzo) assorbono circa il 50% di tutta l'acqua in teoria disponibile per gli usi civili e per i campi. Gli invasi vengono costruiti con i fondi destinati allo sviluppo del mezzogiorno, e poi le tasse vengono pagate (quando vengono pagate...) a Milano. E tuttora in molte città siciliane non vi è acqua corrente. Caso unico in tutto l'occidente.

Ecco contro chi si stava ribellando la popolazione di Licata, oltre che contro la politica e la mafia siciliane. Ed ecco perchè lo stato, i cui interessi coincidono sempre con quelli della mafia e dei politici siciliani, ha sparato sui manifestanti.


* Niente niente ci ritorna in mente anche la monnezza napolitana...
** Su tutti quello di Priolo fondato da Moratti grazie al (finto) intervento straordinario per il mezzogiorno ed al quale è tuttora destinata l'acqua del lago blindato del Biviere.

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