Gas: interesse privato in atto pubblico?
Le grandi manovre sul gas in Italia sono già iniziate da qualche tempo, ma ultimamente hanno subito un'inpennata: raddoppiamento della rete di collegamento nord-sud, il via al progetto del GALSI (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia), nuovo gasdotto Taranto-Bologna (preludio al collegamento Puglia-Grecia), nuovi depositi di stoccaggio del gas e ben 6 rigassificatori, mentre in tutta Europa la domanda complessiva di metano diminuisce.
L'Italia consuma 85 mld di metri cubi di gas, di cui 73 importati. Con il completamento delle infrastrutture previste potremo raddoppiare (o anche quadruplicare, visto che è di recente la notizia di una nuova tecnologia per comprimere il gas lungo le tubature esistenti fino al doppio del valore attuale) la quantità di metano che in ogni dato momento attraversa il paese, per proiezioni di consumi anche 3 o 4 volte quelli attuali. A questo possiamo anche aggiungere che l'Italia ha la più alta percentuale di energia sul totale consumato prodotta attraverso il metano (44%), e stiamo costruendo anche centrali a carbone. Dove vogliamo arrivare? Davvero tutti questi investimenti servono solo ad assicurarsi il gas necessario al nostro sviluppo per i prossimi 20-25 anni?
Non c'è poi bisogno di fare molta strada per capire che la verità è leggermente diversa: lo spettro di una Italia senza energia viene infatti agitato a comando solo per "fare" opinione pubblica contro coloro i quali non "calano le corna" immediatamente quando i satrapi delle grosse aziende produttrici di energia decidono di condannare il futuro loro e dei loro figli.
In realtà più e più volte si è (tra le righe) ribadito, da parte dell'ENI come da parte dell'Autorità per l'Energia, che l'obiettivo è fare dell'Italia l'hub del gas per l'Europa.
Il progetto ha in sè un senso economico notevole: Italia hub del gas significa una fonte di valuta pregiata immensa, con la quale (ad esempio) un Moratti qualunque potrebbe coccolarsi con altre 3 o 4 squadre come l'Inter. E chiaramente tutta l'economia Italiana ne potrebbe giovare (ne potrebbe...).
E' però tutto da vedere quanto questo sia realizzabile.
Per concretizzare la cosa i Tosco-Padani dovranno mettercela tutta. Dovrebbero in pratica fare una vera e propria magia per riuscire a fare della regione padana, una delle regioni più merginali al mondo, separata dal centro dell'Europa dalle Alpi, lontana dal centro del Mediterraneo, lontanissima dai paesi produttori a sud (Libia, Algeria, Nigeria) e ad est (Turchia, Medio-oriente, Russia), un hub.
Dovrebbero non solo riuscire a mantenere intatto l'attuale regime segregazionista nel Sud della penisola e specialmente in Sicilia (e recenti indizi indicano come tutt'altro che certa la cosa), ma addirittura riuscire ad estenderlo a parte del Balcani (per impedire la costruzione di un gasdotto che giunga dalla Grecia al centro dell'Europa attraverso di essi, molto più economico del passaggio in Puglia) ed intercettare i flussi russi (cosa in pratica già fallita poichè i tedeschi si stanno costruendo un gasdotto allo scopo sotto il Baltico).
Certo hanno la carta dei rigassificatori e del contratto per il gas nigeriano, ma anche lì la cosa non è molto convincente, poichè un paio delle suddette strutture nella penisola Iberica ridimensionerebbero il tutto rendendo il trasporto di gran lunga più economico.
Se in più ci mettiamo il fatto che gli altri paesi europei non hanno sicuramente questa gran voglia di dipendere da una nazione instabile e corrotta come l'Italia, ci possiamo rendere conto di come il progetto sia tutt'altro che sicuro di avere il successo sperato.
E poi c'è da fare una ulteriore considerazione: visto che in fondo tutta l'economia italiana ne POTREBBE giovare, perchè cercare di nascondere la realtà? Non si potrebbe semplicemente spiegare ai cittadini i benefici che ne deriverebbero per tutti?
E già, per tutti... In effetti un sospetto viene: ENI ed ENEL (le società che dovrebbero costruire e gestire la gran parte di queste strutture) non sono più aziende statali (pubbliche), essendo state da tempo privatizzate. Ciò significa che gli introiti sono solo in parte pubblici (diciamo tra il 30 ed il 40%, ma nel prossimo futuro potrebbe essere molto meno), il resto va ad investitori privati. Per le opere invece pagheranno tutti gli italiani (e solo gli italiani) tramite le bollette.
Ora, se queste opere venissero usate per portare gas alle imprese italiane è un conto, ma se invece vengono poi utilizzate per rivendere il gas in Europa ed ottenere un profitto prevalentemente privato (se non esclusivamente: si sa, siamo in Italia...), beh! Forse neanche gli stessi tosco-padani sarebbero tanto contenti di vedersi confiscato il terreno (e l'aria) per questa malintesa "pubblica utilità"...
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