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giovedì, marzo 24, 2011

La spia che venne da occidente

Recentemente, parlando della funzione di “sutura” esercitata nel Mediterraneo dalla Sicilia (si veda il post “Filo da sutura”), abbiamo rilevato come nel quadro geopolitico dell'Italia repubblicana questa vocazione si sia manifestata in ambito prettamente politico con il fenomeno del “compromesso storico”, termine che viene di solito allacciato all'attività di Aldo Moro, ma le cui radici si possono rintracciare proprio nel sentimento autonomista siciliano, che non è come qualcuno vuole far credere (o pretende di credere) un sentimento isolazionista. Tutt'altro.

La tendenza al compromesso in verità non è altro che l'inevitabile strategia che consegue all'obiettivo principale di quella funzione di sutura già discussa: l'obiettivo dell'inclusione, come opposto all'emarginazione ed all'inevitabile scontro tra le parti. L'Autonomia Siciliana è inclusione poiché se una terra punto di incontro tra idee diverse vuole essere autonoma, deve essere capace di pacificare le sue componenti includendole nel compromesso che deve essere raggiunto per potere attuare detta autonomia.

Come già detto, è questo meccanismo il vero nemico di un occidente votato alla conquista ed alla distruzione del diverso da sé. Ed è per questo che politici come Aldo Moro o Piersanti Mattarella, il Presidente della Regione Siciliana appartenente proprio alla corrente di Moro, hanno pagato con la vita il loro sgarro.

Oggi Raffaele Lombardo ha potuto passare indenne attraverso le stesse forche caudine solo perchè ha avuto la “fortuna” di piazzare la sua azione in un momento di crisi irreversibile per l'occidente.

Dall'altro lato invece Silvio Milazzo è probabilmente sopravvissuto ai suoi spericolati colpi di testa “autonomisti” semplicemente perchè sono riusciti a fermarlo in tempo.

Alcuni dettagli di quel periodo ci suggeriscono quanto il meccanismo che lo eliminò (per fortuna solo dalla scena politica) possa essere collegato, almeno ideologicamente, agli omicidi Moro e Mattarella ed alla vendetta occidentale.

Non è certo questa la sede per dilungarsi sui dettagli del panorama politico siciliano di quel dopoguerra [*]. Basterà solo accennare come a livello locale il compito di isolare all'interno della DC i “notabili” calatini (Sturzo, Scelba, lo stesso Milazzo) tagliando le ali a livello nazionale a De Gasperi fu perfettamente espletato dalla corrente catanese dello stesso partito, il cui ultimo esponente (attualmente sindaco di Bronte) continua tutt'oggi a combattere lo stesso tipo di “compromesso”.

Con la loro azione i “catanesi” (Magrì, Drago, Lo Giudice, un giovane Firrarello – per la verità originario di S. Cono) isolarono Scelba e costrinsero un Milazzo imbevuto di indipendentismo al punto giusto ad una azione disperata, quella cioè di dare vita ad un governo autonomista sostenuto dalle sinistre (più o meno la stessa situazione che troviamo oggi all'ARS).

Questa sua “azione disperata” fu neutralizzata da uno stratagemma ideato da un veneto trapiantato in Sicilia: Graziano Verzotto. Mandato giù negli anni 50 da Fanfani (nemico di De Gasperi) a mettere ordine nel partito democristiano, costui resterà in Sicilia per parecchi decenni, decenni che lo vedranno coinvolto in altri casi eclatanti, tra i quali la morte di Mattei.

Lo stratagemma ce lo racconta lo stesso Verzotto, con il tono tronfio da eroe che si compete ad un salvatore della patria (padana), nel suo recente libro “Dal Veneto alla Sicilia” (“Graziano Verzotto, l'«uomo dei misteri»”, Corriere.it 13 maggio 2008):

Verzotto studiò «la strategia migliore per mandare a casa Milazzo e la sua giunta». Nelle stanze ovattate dell’hotel delle Palme convinse il barone Majorana ad abbandonare Milazzo con la promessa della presidenza. Venne architettato anche un atto di corruzione, e un comunista ci cascò accettando 100 milioni di lire. Scoppiò un putiferio e la strana giunta Milazzo fu spazzata via.

La cosa che ci interessa è però quella raccontata dopo:

I complimenti più sorprendenti per la fine di Milazzo, Verzotto, divenuto segretario della Dc siciliana, li ricevette dal boss Lucky Luciano. Gli si avvicinò nel bar dell’hotel delle Palme. «Parlava di politica mostrando una conoscenza straordinaria di fatti e personaggi».

Il fatto che Lucky Luciano si fosse avvicinato a Verzotto per complimentarsi la dice lunga su quale sarebbe stato il piano B nel caso il cui il signorotto veneto avesse fallito.

Ma chi era realmente Lucky Luciano? Secondo la storiografia ufficiale, un potentissimo boss mafioso siculo-americano che tra l'altro fornì l'ispirazione a Coppola per il suo “Padrino”.

Uno scrittore inglese (Tim Newark) la pensa in modo molto diverso (“The Dudfather: gangster who inspired Vito Corleone was a fake”, SWNS.com 5 gennaio 2011):

“La triste verità è che Lucky Luciano era un decaduto senza i soldi o il potere per essere quello che si diceva di lui. Anche se lo fosse stato, la mafia non avrebbe lavorato con lui proprio a causa del suo profilo pubblico.”

Allora perchè tutto questo mito intorno a quest'uomo? La risposta, forse risiede nel titolo del libro:

Lucky Luciano, assassino mafioso ed agente segreto.

Pare ci siano seri indizi sul fatto che il nostro lavorasse per l' “Occidente” insieme a tanti altri suoi colleghi il cui compito era quello di impedire la “sutura”.

Milazzo, come Moro e come Mattarella, non fu fermato da un complotto italiano. Contro di lui si stava già muovendo l'intero apparato da guerra anglosassone, quell'apparato di cui l'Italia risorgimentale era solo una propaggine. E la Sicilia (autonoma) la sua spina nel fianco.


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[*] Sulla situazione politica siciliana del tempo posso consigliare il breve e preciso “La mia verità sull'Operazione Milazzo”, di Pietro Cannizzo Sturzo – Mare Nostrum Edizioni, 2008.

4 commenti:

Peppinnappa ha detto...

Ottimo Abate, ma bisogna proporre un dibattito tra i sicilianisti, perchè bisogna chiarirsi le idee su cosa voglia dire autonomia. Ho l'impressione che qualcuno sogni la Sicilia autonoma, come quella vecchia signora che non ne vuole sapere più di niente e di nessuno, di cui parla il gattopardo al conquistatore piemontese. L'autonomia sta nel darsi una propria fisionomia e nel delineare una propria strategia nel correre degli eventi, che sono fatti di scontri, ma anche di dialettica, tecnica delle alleanze. E' sempre stato così per tutto il tempo della storia, per ogni Nazione, pechè non dovrebbe essere così anche per la Sicilia? La Sicilia sola con se stessa contro tutto e contro tutti può essere un'idea romantica per qualcuno (anche se un proverbio siciliano ricorda ca suli mancu 'nParadisu è bonu), ma in realtà è un'evenienza che fa gongolare proprio i nemici della Sicilia. Isolare Lombardo solo in Sicilia,sul piano freddamente politico, che grande primo traguardo sarebbe già per qualcuno di quei personaggi di oggi che nomini. Autonomo non è sinonimo di solo e la stessa cosa vale per il termine indipendente ...

Abate Vella ha detto...

Peppinnappa,

sono perfettamente in linea con le tue parole.

Il termine Indipendente e' anche fuorviante perche' fa riferimento ad una realta' immaginaria ed utopica che neanche esiste: nemmeno la Russia, gli USA o la Cina "indipendenti"

Indipendenza ed Autonomia possono anche coincidere in quel darsi una propria fisionomia o strategia.

Chi immagina una indipendenza nell'altro senso indicato da te, non credo potra' mai vedere realizzato il proprio sogno.

Riguardo al dibattito, basta leggere i commenti al post precedente (peggio tardi che mai) per vedere che molti (non tutti) non sanno fare altro che erigere baricate. Quindi, che dibattito ci deve essere in questa sede?

marshall ha detto...

FUORI TEMA
Capitato qui perchè sto cercando un vostro articolo che parla del Consiglio d'Egitto, ed ho difficoltà a reperirlo. So che ha a che fare con un grande inganno che vide coinvolto l'abate Vella (non so se sia personaggio vero, o creato dalla fantasia di Sciascia). Ma qual'è il titolo del vostro post (vostro, perchè non so se siete più persone a scrivere per questo blog che, a quanto pare, è molto corposo)?

La richiesta non è banale, perchè ho letto di una rete di 14 Consigli creati a suo tempo da Filippo II, e di tali "istituzioni" vorrei parlarne nel seguito di questo post, quando il personaggio si era trasferito da Madrid a Palermo (vedere anche questo e uno dei post successivi (Viaggio in Sicilia 11).
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Detto questo, nel frattempo vengo a chiedere una vostra opinione. In tema di festeggiamenti per l'Unità d'Italia, il cui personaggio più acclamato è stato Garibaldi, qual'è la vostra opinine sul Personaggio, visto che aspirereste alla piena autonomia da Roma? La vostra opinione su Garibaldi non mi sarebbe di poco conto, visto che anche qui a Milano l'Eroe dei Due Mondi è malvisto dai miei conterranei leghisti?

Anonimo ha detto...

Excellent post I must say.. Simple but yet interesting and engaging.. Keep up the awesome work!

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