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giovedì, novembre 25, 2010

Riso amaro

Risale al 25 maggio del 2008 il post con il quale su queste pagine si delineavano i motivi che stanno portando alla realizzazione dei mega-inceneritori nel sud Italia, in particolare in Campania ed in Sicilia (si veda il post “Spazzatura d'occidente”).

Si era anche visto come non poteva certo esserci la criminalità organizzata a sobillare la popolazione del napoletano contro la riapertura delle discariche e il completamento degli impianti di incenerimento quando la criminalità organizzata ha invece ogni interesse alla loro costruzione.

Una volta costruiti, essi verebbero infatti gestiti direttamente da loro (dai malavitosi). Sotto mandato dello stato centrale, ovviamente.

E' bene ricordare come il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, aveva a suo tempo già sussurrato in commissione parlamentare quale fosse il vero punto critico del diabolico sistema così ben congeniato:

Legambiente non considera la soluzione la scelta la migliore che si potesse adottare, soprattutto – e questo forse è il punto – senza prevedere una selezione dei rifiuti a monte e un riciclaggio degli stessi.

(si veda ancora il post “Spazzatura d'occidente”)

La mancanza di un sistema di selezionamento dei rifiuti apre al porta alla possibilità di bruciare di tutto. E mentre da una discarica si può sempre tirare fuori una prova, i fumi di una ciminiera una volta dispersi sono irrecuperabili. Le prove vanno letteralmente in fumo.

Il tutto è stato ora dimostrato, “per la prima volta in Italia”, da una indagine della Procura della Repubblica di Pavia che nei giorni scorsi ha sequestrato un impianto di termovalorizzazione della Riso Scotti, la nota azienda produttrice di riso.

Oltre agli scarti della lavorazione del riso, il sito bruciava clandestinamente “legno, plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane e industriali che per le loro caratteristiche chimico-fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione di metalli pesanti (cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo)” (“SCOTTI ENERGIA: VALE 30 MLN L'AFFARE DELL'ENERGIA SPORCA”, Agenzia Parlamentare 24 novembre 2010 – da notare come alcune grosse testate nazionali abbiano omesso di citare le acque reflue industriali)

Eliminare le prove era facilissimo: «la centralina di rilevamento presente nell’impianto funzionava male: dai report non risultavano variazioni tra una rilevazione e l’altra. Impossibile non accorgersene» spiega il comandante della guardia forestale lombarda (“Traffico illecito di rifiuti: sequestrato l'impianto della Riso Scotti Energia” Corriere.it 17 novembre 2010).

Ovviamente nessuna traccia di mafia, mentre troviamo il segnale di un coordinamento degli apparati di controllo pubblici che necessita di una regia posta molto in alto nelle istituzioni: “Tutto ciò era possibile grazie ai falsi certificati rilasciati da laboratori di analisi chimiche compiacenti”.

Ma la cosa più allarmante è la mancanza di consapevolezza nella popolazione circa le reali conseguenze di questa situazione:

La lolla miscelata con scarti industriali, inoltre, veniva anche venduta, senza alcuna autorizzazione, per la produzione di lettiere per animali, in particolare pollame e suini, e per la produzione di pannelli di legno.”

“Le indagini proseguono soprattutto per accertare l'aspetto più controverso e grave dell'intera vicenda: gli effetti degli scarichi dell'impianto sulla salute pubblica. Sulla qualità dell'aria e lo stato di salubrità degli impianti di zootecnia.


Preparando il nostro bel timballo con riso prodotto nei campi intorno a Pavia o consumando i prodotti degli allevamenti industriali italiani, che fanno uso di lolla inquinata (tra gli altri..), a cosa andiamo incontro? Nessuno sembra essersi lamentato più di tanto.

Questo non è un caso isolato, ma il sistema: l'industria italiana non potrebbe reggersi senza questi sotterfugi. E non essendo riusciti ancora a mettere in funzione gli impianti del sud, il “sistema” deve ripiegare su quello che si trova a nord: “i rifiuti bruciati irregolarmente nell'impianto arriverebbero da Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Campania”.

Ma se diamo credito al breve spazio di tempo intercorso tra la bocciatura da parte di Bertolaso del supposto piano rifiuti [*] della Regione Siciliana, che vorrebbe riaprire uno spiraglio alla realizzazione degli inceneritori in Sicilia, e la pubblicazione dei risultati dell'indagine, allora dobbiamo anche credere che il confronto si svolga su fronti piuttosto ampi e che le nostre speranze non siano ancora andate in fumo:

La vera questione dirimente tra le previsioni della commissione, supportate dal Governo regionale, e quelle del Governo nazionale e' ancora una volta la realizzazione degli inceneritori”, sostiene Legambiente Sicilia (Liberonews, 12 novembre 2010).

E' questa la nostra battaglia più importante.

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[*] Quello bocciato non è il piano rifiuti ma le linee guida.


Vedendo quei rifiuti passa la voglia di ridere

4 commenti:

Comitato Storico Siciliano ha detto...

Ancora con queste discariche ed inceneritori, ci vogliono far credere che queste siano la soluzione a tutti i mali.

Ma allora come mai 20 anni fa il problema non esisteva?forse che la popolazione sia triplicata in 30 anni?

La raccolta differenziata è inutile se al contempo esistono gli inceneritori.

Torniamo al vetro ed ai prodotti sfusi(come 20 anni fa) ed il problema magicamente scompare

Anonimo ha detto...

ci sarà qualcosa su wikileaks che ci riguarda?
Luca

Anonimo ha detto...

nenti di nenti...e pensare che non parlano mai di

Cina e Giappone che son quelli che prestano i soldi agli yankees... e agli utilizzatori finali, quelli di cui parlavano i profeti nelle loro profezie...

Probabilmente quelli del sito han pensato bene a togliere ogni riferimento biblico ancorchè casuale. Già è tanto che ascoltano...

Amir Abbad

Anonimo ha detto...

Wikileaks è tutta una presa in giro, le solite americanate