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venerdì, marzo 05, 2010

Il libro enigmistico

A Miccichè lo stiamo tutti aspettando al passo. La sua bella mossa falsa prima o poi la deve fare.

Dove vuole arrivare in fondo lo sanno tutti: Gianfranco vuole prendersi il posto di Lombardo a Palazzo d'Orleans e da lì partire alla conquista del Sud. Il problema semmai è un altro: come ed insieme a chi (altri avrebbero scritto “per conto di chi”...) voglia mai fare tutto questo.

La sua battaglia la conduce con l'energia di un giovanotto. Attaccato dai giornali cosiddetti “di sinistra”, da Repubblica a l'Unità, per la prima volta lo abbiamo visto sbraitare in modo poco composto. E per la prima volta invece di rivelarci qualcosina, come fa di solito, ha semplicemente negato gli addebiti con toni accessi e coloriti: “Proprio ieri è stato consegnato all’ordine dei giornalisti una villa confiscata alla mafia, covo dell’ultimo periodo di latitanza di Totò Riina: non me ne vogliano i giornalisti seri e onesti, ma credo che sede più appropriata non potesse essere scelta”, ha urlato dal suo blog (“E' tutto falso”, 17 febbraio 2010). Riguardo ai giornalisti non ha certo tutti i torti.

Ma il punto rimane oscuro: qual'è il vero motivo dell'attacco? Che cosa non si vorrebbe che Miccichè faccia, così tanto da fargli meritare l'onore di una piccola gogna mediatica? Ora che Lombardo ha promesso di governare con il PD esplicitamente in giunta, vai a capire da che parte arriva l'attacco!

Perché se quando lo si guarda da lontano tutto sembra chiaro su Miccichè, avvicinandosi il quadro va fuori fuoco. Gianfranco è o no il figlio di Berlusconi? Si. Ma resta il fatto che la parabola discendente di Berlusconi, oggi a pochi centimetri dal tonfo finale, è iniziata quando a Palermo quoque lui decise di appoggiare Raffaele Lombardo in vista delle europee. Potremmo discuterne quanto volete, ma della verità su questo punto non si sarà mai sicuri: l'eutanasia politica era stata preventivamente autorizzata dal “padre” nel caso in cui avesse perso la facoltà di muoversi liberamente o no?

Misterioso è anche il suo coinvolgimento nell'affaire Banco di Sicilia, e più precisamente nei dettagli dello sbarco di Intesa in Sicilia (si veda il post “Intesa segreta”). Con la presenza del fratello Gaetano tra i vertici del gruppo bancario diventa arduo nascondere il lato politico dell'operazione. Ma quale è stata la funzione del Miccichè Gianfranco? Svendita finale del BdS e degli interessi dei Siciliani a favore di quelli familiari, o soccorso a Lombardo sul filo di lana?

Ancora più misteriosa è la recentissima uscita sul nucleare. Si può anche qui discettare sugli scricchiolii (sempre presenti) con Raffaele Lombardo. Ma l'ARS si è dichiarata contraria al nucleare a metà gennaio (si veda il post “C'est la vie”). Se si aspetta l'1 marzo per dire la propria, vuol dire che nel frattempo qualche dettaglio deve essere cambiato. Miccichè sta giocando in attacco o in difesa?



Il discorso sulla pericolosità dei nucleare è in fondo condivisibile. Facile che risulti statisticamente più rischioso guidare una macchina che vivere a pochi chilometri da una centrale. Ma anche quando si mettano da parte i pudori ambientali, qualcos'altro nel discorso non quadra: è veramente quella la strada da prendere se non vogliamo dipendere da Francia, Russia o Algeria? Dallo straniero insomma.

Una centrale nucleare non produce energia dal nulla: bisogna metterci dentro un carburante. Il carburante di queste centrali non si chiama petrolio, bensì uranio. E' vero che gli arabi non potranno ricattarci più. Ma le vicissitudini iraniane suggeriscono che i pezzi grossi del pianeta vorranno sempre ficcare il loro nasaccio nei nostri problemi energetici interni. Ed aprire una centrale nucleare è una buona scusa per lasciarglielo fare.

Anche il discorso uranio merita attenzione. Lo scorso 19 febbraio in Niger i militari hanno portato a termine un colpo di stato e deposto il presidente Mamadou Tandja. In casi come questi è sempre interessante sentire cosa ne pensano a Londra. L'Economist (25 febbraio 2010) titola “Sembra popolare, sino ad ora” e poi spudoratamente chiosa “La gente sembra apprezzare il colpo di stato”, tutto corredato da una simpatica fotografia dei dolci militari coperti da ombrelli multicolore. Sappiamo quindi che Londra e Washington appoggiano l'azione dei militari.

In Italia le agenzie ci tengono invece a diramare le opposte preoccupazioni francesi:

Le prime conferme sul fatto che si trattasse di un golpe (...) sono arrivate da un alto funzionario francese. Parigi ha immediatamente invitato i connazionali che vivono e lavorano nella città a non uscire di casa: solo a Niamey sono residenti circa 1.500 francesi e 500 cittadini Ue.

Oggi i colpi di stato non si fanno più per accaparrarsi i campi petroliferi ma le miniere di Uranio, ed il Niger è uno dei maggiori detentori mondiali di riserve di quel minerale (il nono, per l'esattezza): lo scorso 19 febbraio quelle riserve sono passate dalle mani francesi a quelle anglosassoni.

Il fisico nucleare svizzero Michael Dittmar ha recentemente dipinto un quadro a tinte fosche per il nucleare asserendo tra l'altro che “senza accesso ai depositi militari, i depositi civili d'uranio dell'occidente si esauriranno entro il 2013” (“The coming nuclear crisis”, MIT Technology Review 17 novembre 2009).

Avrà torto, avrà ragione, ma chissà a quanti sono rizzati i capelli quando, con la storia del riscaldamento globale che comincia a fare acqua da tutte le parti, Obama si è messo a fare il pacifista:

Il presidente Obama intende perseguire una strategia che prevede una «spettacolare» riduzione nel numero di ordigni nucleari dell'arsenale Usa. (...) Robert Gates (...) presenterà alcune delle opzioni disponibili come un più ampio sviluppo di armi non nucleari”. (“Nucleare, la mano di Obama: «Riduzione spettacolare dell'arsenale»”, Corriere.it 1 marzo 2010).

Dittmar voleva riferirsi al fatto che “oggi, il materiale precedentemente usato per le bombe proveniente dalla Russia costituisce il 45 per cento del carurante per i reattori nucleari americani” e che “il programma per lo smantellamento e la diluizione del nucleo atomico delle testate russe decommissionate scadrà nel 2013” (“Power for U.S. From Russia’s Old Nuclear Weapons”, The New York Times 9 novembre 2009)

Uranio in giro ce né molto poco, e difficilmente la Russia continuerà a regalare il suo a Washington. Con il rischio di finire stritolati tra questi ingranaggi, affidarsi al nucleare non sarebbe dunque così saggio se non ti trovi l'uranio in casa. Questa volta Miccichè potrebbe aver detto semplicemente una bestialità.

Ma ecco che sorge un altro mistero. Lo scorso ottobre è arrivato nelle librerie siciliane un libro scritto da Giuseppe Firrincieli dal titolo “Noi italiani e voi siciliani!”. La trama del racconto si sviluppa racchiusa tra le interessantissime pagine dedicate all'indipendentismo siciliano e con i protagonisti che disegnano le loro azioni tra le pieghe della cronaca italiana degli ultimi vent'anni.

Come nel caso del capitolo scomparso da un famoso e tragico libro di Pasolini, improvvisamente ritrovato in questi giorni da Marcello Dell'Utri, il realismo di questa trama è tale da costringere il lettore a chiedersi se dietro i nomi di comodo non siano celati dei personaggi in carne ed ossa. In effetti uno di questi caratteri è sicuramente reale: il finanziere siciliano Trig-ona è modellato sul bancarottiere di Patti Michele Sind-ona.

Usando la figura di quest'ultimo come chiave del rebus, si potrebbero ad esempio assegnare ad uno dei caratteri principali, l'uomo d'affari siciliano (che però ammette di non sentirsi siciliano) Ber-tani, le fattezze del più noto dei magnati italiani. E così via per il suo braccio destro (un avvocato che dopo aver studiato in Sicilia si trasferisce a Milano) e per il figliolo desideroso di fondare, con l'aiuto del padre, indovinate cosa: una specie di PDL-Sicilia.

Per chi non lo leggerà, rimarrà il solleticante mistero. Per chi ha intenzione di leggere il libro, non voglio rovinare la sorpresa. Ma è meglio avvertire subito che dopo la lettura il solletico invece di cessare potrebbe aumentare, reso ancora più fastidioso dal continuo apparire sui nostri giornali ad intervalli regolari della seguente notizia finora rimasta senza riscontro:

Il ministro alle attività produttive ha assicurato di avere in tasca un elenco “segreto” di 34 comuni pronti a ospitare le centrali tra cui uno in Sicilia (pare nel ragusano)

(“Ritorno al passato per le centrali nucleari” La Repubblica 25 febbraio 2009)


Giuseppe Firrincieli è su Facebook

2 commenti:

zetan ha detto...

Condivisione sul nucleare, rilievi su mafia e burocrazia quali propaganda demagogica sui mali della Sicilia. Un grande programma ci prospetta il sottosegretario, l’unica cosa certa ritengo sia il capolinea tra Lombardo e Micciché, e questo porta inevitabilmente una inevitabile crisi di governo.

Non credo che siano solo delle bestialità, frutto di uno sfogo, le affermazioni divulgate a mezzo stampa dal “meridionalista” incompiuto, quanto invece il serrare i ranghi di una formazione che ha fatto le proprie fortune sul demagogico anatema in stile Forza Italia.

Abate il sottosegretario è uscito del tutto allo scoperto, dal mio punto di vista, Micciché non persegue prioritariamente le politiche meridionaliste che lasciava intendere, adesso comprendo anche perché mai avviate. Molla l’osso ha perso in quella direzione, abdica a Lombardo, quantomeno per il momento, il progetto che lui non è riuscito a realizzare, ritorna sui suoi passi riappropriandosi degli slogan del padre, “meno burocrazia più libertà”. Non so come ma una riconciliazione tra le due parti del PDL appare verosimile e non in tempi troppo lontani.

Raffaele lo ha recentemente incalzato sulla adesione alla formazione sudista, così come sull’ingresso del PD formalmente quale forza di governo. Non è una rivelazione assoluta “siamo nelle mani del PD” prefigurava questo scenario, a questo punto mi auguro solo che siano nelle condizioni di determinare una aggregazione che sappia competere contro il PDL unito all’UDC, viceversa il rischio di un arretramento delle politiche Sicilianiste potrebbe innescarsi mentre si combatte uno scontro che non farà prigionieri.

Non mi pare proprio un bel momento, tu che ne pensi.

rrusariu ha detto...

Io lo so che non porta a combinare un bel niente!

Miccichè era il Comune di Villalba prima che gli venisse cambiato il nome da Mussolini... saprà cambiarsi?

Non penso, il cambiamento presumo che voglia sconfessare il suo padrino.

L'ultima uscita sul nucleare mi ha costretto a depennerarlo da chi vuole veramente bene alla Sicilia.

Lui dice di voler combattere la burocrazia, ma i suoi compagni di merende che ha piazzato qua e là ne hanno combinato di tutti i colori (vedi Cammarata &c.) e in più manco gli hanno portato rispetto... e s'aggrappa, s'aggrappa.
Due anni fa si straccio le vesti per il Banco di Sicilia, salvo poi adesso adeguarsi...
A parte la stazza fisica, sembra che non abbia spessore ed al dunque... obbedisce come le camicie rosse!

Boh vedremo se la domenica delle Palme porterà novità al Tempio di Salomone! A parte i soliti mercanti di colombi e cambiavalute che sono rimasti al loro posto...