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martedì, marzo 02, 2010

Il compromesso

La Sicilia è terra di equilibri. Non per vocazione culturale, ma per vocazione geografica: prospera tra le nazioni e soffoca tra le braccia degli imperi a causa della sua collocazione centro-mediterranea.

L'obiettivo politico dei siciliani è sempre stato quello di impedire le conquiste e le sopraffazioni. Non certo a causa di un qualche vago senso di giustizia. Semplicemente perchè il nostro popolo galleggia (letteralmente) sulle divisioni, sui confini. Sulle differenze culturali, politiche, economiche. E sul compromesso.

Un mondo di stati sovrani vuol dire una Sicilia forte. Un mondo di governi globali, unioni fraudolente (italiane o europee), imperi finanziari e missioni di “pace” non può che vedere una Sicilia in estinzione. Lo abbiamo visto con l'impero romano ieri, lo stiamo vedendo con l'impero anglosassone oggi..

In termini pratici, più sono le squadre in campo, più sono livellate le loro forze, più potere ha chi si trova al centro di quel terreno di scontro che è il Mare Mediterraneo. Non è casuale se all'opposto della decadenza vissuta nei periodi imperiali si possa collocare il periodo storico racchiuso tra esplosione islamica alla riconquista spagnola dell'Andalusia, periodo che avvolge il regno normanno di Sicilia, fiorito proprio nell'equilibrio di forze tra occidente cristiano ed oriente musulmano.

I cavalieri normanni in una prima fase hanno contribuito a bloccare l'espansionismo musulmano riconquistando la Sicilia. In un secondo tempo hanno poi impedito all'Europa cristiana di ricacciare indietro gli arabi rifiutandosi di partecipare alle crociate e precludendo a tratti la via marittima alle sante carovane che così erano spesso costrette a raggiungere la Palestina a piedi.

Il gioco è stato e sarà sempre lo stesso: troppo piccolo per cambiare le regole, il nostro minuscolo partito risulta negli equilibri decisivo nel decretare un temporaneo vincitore grazie al suo posizionamento strategico che ne moltiplica le forze.

Non possiamo permetterci nemici, ma solo potenziali alleati. Restando ferma la nostra identità, non possiamo permetterci il lusso di una guerra ideologica. E se vogliamo sopravvivere non possiamo neanche sceglierci gli amici: dobbiamo prendere quello che ci offre il mercato, con la giusta dose di cinismo.

Per gli estranei questa è una terra infida ed allo stesso tempo attraente per i suoi contrasti da quel cinismo derivanti, per i suoi sempre mutevoli confini, per le sue contaminazioni culturali dovute al continuo ruotare delle alleanze.

La vittoria della nostra terra consiste nel costringere gli altri al compromesso ed all'accettazione della nostra centralità mediterranea. Chi l'accetta è nostro alleato. Gli altri vanno combattuti ma non più di tanto: ogni volta che un duellante scompare, noi perdiamo qualcosa.

Esempio pratico di tutto questo è stata la recente visita a Palermo dell'ambasciatore di Israele in Italia, Gideon Meier, giunta al culmine di una serie di movimenti tesi a rilassare le relazioni tra USA e Sicilia dopo le tensioni derivate dal prolungato protettorato berlusconiano.

Il fulcro simbolico della visita può essere considerato l'invito da parte di Raffaele Lombardo ad alcune iniziative culturali:

Contiamo di coinvolgere il museo d’arte moderna di Tel Aviv nel progetto triennale Le città del Mediterraneo realizzato in collaborazione con la Regione Campania e presentato proprio ieri e di inserire questo sito nei venti musei di altrettante città del Mediterraneo che partecipano a questa iniziativa

La risposta dell'ambasciatore, dichiaratosi “molto contento di questo invito del presidente Lombardo, perché abbiamo parecchi temi sui quali poter lavorare insieme, anche in forza della lunga tradizione storica e culturale che accomuna i nostri popoli” è in fondo un implicito, seppur parziale, riconoscimento di quella centralità mediterranea (“Sicilia e Israele, a Palazzo d’Orleans incontro tra Lombardo e Gideon Meir”, Raffaele Lombardo Blog 23 febbraio 2010)

Senza contare il contro-invito rivolto da Meier a Lombardo relativo ad una visita in Israele: il Presidente siciliano non è stato invitato a cospargersi il capo di cenere di fronte al memoriale dell'olocausto, come conviene ai nemici sconfitti (si veda il post “Mi arrendo”), ma in occasione di un momento di celebrazione, particolare questo che prova come l'approccio non sia nato sotto gli auspici di Arcore.

L'incontro di Palermo viaggia su un binario parallelo a quello preso dai rapporti tra la Regione Siciliana e gli USA, un nuovo corso suggellato dall'accordo tra il “Ministero” dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ed il Getty Museum di Malibù (si veda il post “La venere dei fannulloni”). Anche in questo caso i termini del confronto rendono implicito il riconoscimento del ruolo siciliano in seno al Mediterraneo, ruolo non più filtrato dalla cupola romana.

Questa nuova fase nel valzer delle alleanze geopolitiche va inserito nel più vasto contesto dei rapporti tra l'occidente e la Russia, rapporti che sembrano aver raggiunto un nuovo plateux con il sommesso abbandono da parte degli USA e della UE delle pretese imperiali nei paesi ex-sovietici. Chiaro esempio di ciò è stata la supina accettazione dei recenti risultati elettorali in Ucraina, dove l'elezione di Victor Yanukovich riporta le lancette indietro di qualche anno, a quando cioè la cosiddetta “rivoluzione arancione” spodestò lo stesso Yanukovich per installare un governo filo-occidentale. Persino l'Economist ha abbassato i suoi toni provocatori ed arroganti riconoscendo per una volta i fatti:

Victor Yanukovich è stato dichiarato il 25 febbraio il quarto presidente dell'Ucraina democraticamente eletto” (“Yanukovich's mixed blessing”, The Economist 27 febbraio 2010)

Si aggiunga a questo l'abbassamento di ali della Georgia, apprezzato così tanto da Mosca da convincere il Cremlino a riaprire i collegamenti via terra con Tblisi, ed il progressivo abbandono al proprio destino dei Kosovari, destinati a tornare presto all'ovile (Si veda il post "Giù la maschera").

Dall'altra parte rimane teso il rapporto con chi non vuole accettare una Sicilia libera nel nuovo ordine mondiale (leggi Francia, si vedano i post “C'est la vie” e “Intesa segreta”) o si deteriorano quelli con chi credeva, dopo averci aver aiutato, di poter fare di noi un sol boccone, come nel caso del signor Gheddafi [*], responsabile nei giorni scorsi di un gravissimo attacco contro la marineria siciliana (“I libici sparavano per ucciderci”, LaSiciliaWeb 1 marzo 2010).

Un sfuriata “compromettente”sulla quale costruire un nuovo accordo. Per il nostro bene.

Per la versione originale della foto a corredo, si veda il post "Il paramassone"

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[*] Per gli aiuti ricevuti da Tripoli, si veda il post “Il califfo nel pallone

5 commenti:

amicopaolo ha detto...

Non ho Parole.
E' incredibile la tua capacità interpretativa su fatti che sembrano insignificanti, ma la cosa straordinaria è la tua capacità di dare corpo e materia ad analisi che per la sua complessità sono difficile anche solo da spiegare, mentre tu e come se ci facessi le figurine per farci capire.
Una cosa non ho chiara in questa partita a scacchi tra imperi e dominatori del nuovo assetto politico internazionale: ed è la classe politica siciliana che va da Lombardo a Miccichè. Mi appaiono più come persone che seguono gli eventi geopolitici che uomini che cavalcano la tigre che questa opportunità storica ci offre. E se così fosse per noi non cambierà nulla e ci sarà solo un cambio di ornamenti al posto delle perline colorate che fin'ora abbiamo ricevuto.

rrusariu ha detto...

C'è chi sta fuori dal nostro Parlamento che dopo aver votato all'umanità il nucleare, adesso sposa la tesi del nucleare...

Io vedo che in questa guerra delle regionali il tentativo di far fuori una certa classe politica possa aver successo. Certi poteri non gradiscono la doppiezza dei politici italiani, pronti a prostarsi al potente di turno a livello internazionale e poi all'interno fare politiche dissonanti rispetto ai propri confratelli internazionali.

Dal 1860 questa doppiezza non ha aiutato un'italietta costretta ad essere sempre subalterna, ma chi ne ha pagato le conseguenze è stato il nostro Popolo. Costretto a subire scelte economiche che hanno danneggiato vieppiù la nostra economia a suo tempo florida per le esportazioni.

Adesso c'è chi pensa di usare il nucleare... ma penso che prima che cominci la frana trascinerà queste case ... costruite sulle prescrizioni!

Anonimo ha detto...

Abate, cosa ne pensi delle voci secondo cui la Russia potrebbe entrare nella Nato? Che senso avrebbe la Nato se ci rimane fuori solo la Cina? e poi sembra che Israele stia trattando con la Cina per delle sanzioni all'Iran. Cosa ne pensi? sono sicuramente tappe di avvicinamento ad un Nuovo Ordine Mondiale, ma non si capisce bene che tipo di ordine
Brigante

Abate Vella ha detto...

Amicopaolo,

a cosa approderemo di preciso non lo so dire.

Sicuramente Lombardo, Micciché e tutti i principali politici italiani e siciliani sanno esattamente cosa sta succedendo.

Di cambiare qualcosa cambierá. Ma nessuno ora puó dire con sicurezza che qualcuno qui possa riuscire a ritagliare uno spazio autonomo per i siciliani. In effetti questo dipenderá da noi.

Abate Vella ha detto...

Brigante,

le voci della Russia nella NATO come la conosciamo oggi sono pura fantasia. La Russia ha semplicemente trovato un accordo con gli USA.

Dall'altro lato é possibile che USA e Russia trovino un accordo per limitare la nascente potenza cinese.

Se la Cina prendesse il posto degli USA come unica potenza globale, saremmo punto e a capo.

L'accordo tra USA e Russia sarebbe comunque solo strategico... non ideologico.

Israele sta per cessare di esistere nella forma di stato ebraico. Succederá quello che é successo in Sud Africa. Sull'Iran, nessuno vuole farlo diventare una potenza, ma allo stesso tempo non si puó rischiare di provocare una guerra atomica come vorrebbero i falchi israeliani.

Il Nuovo Ordine Mondiale sara' multipolare, con le principali potenze alleate su alcuni punti e in disaccordo su altri.

In questo l'incertezza maggiore é forse con la situazione USA. Il pericolo di un crollo dell'unione e forse di un colpo di stato é sempre presente.