Una pietra non fa primavera
Quelli del mitico ponte sullo stretto non rispettano mai i tempi. Assicurano questo, assicurano quello. Ma poi vengono puntualmente smentiti dai fatti.
E' dal 2008 che, tutti in coro, da Ciucci al ministro Matteoli, ci assicurano (qualcuno direbbe “ci minacciano”...) che la posa della prima pietra sarebbe avvenuta nella prima metà del 2010:
“La prima pietra a metà del 2010”, ha assicurato il ministro nel maggio 2008
“L'apertura dei cantieri è prevista per maggio-giugno 2010”, ha chiosato Ciucci nel luglio dello stesso anno.
Ed invece lo scorso 15 ottobre ci siamo svegliati con un netto cambiamento di programma. Una smentita, quella del ministro, completamente diversa dalle precedenti:
"I lavori del ponte sullo Stretto di Messina inizieranno il 23 dicembre di quest'anno e termineranno nel 2016"
Capovolgimento di fronte, questa volta siamo di fronte ad una improvvisa accelerazione! Certo, i siti dei maggiori quotidiani siciliani la notizia l'hanno data a metà, in modo da disinformare attentamente i lettori: si sono casualmente scordati di citare dove sarebbe stata posata questa prima pietra, cioè alla stazione di Cannitello, sul versante calabro.
Qualche dubbio allora sorge. Una associazione di professionisti dell'area dello stretto fa una osservazione interessante (“Il Ponte e la prima pietra: grande opera o grande bluff?”, TempoStretto.it 20 ottobre 2009):
«Per il Ponte sullo Stretto di Messina non esiste allo stato neppure il progetto, se non nella sua versione preliminare. Non può dunque aprirsi nessun “cantiere del ponte”. Ciò che potrà iniziare tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo sono i lavori per la cosiddetta “variante Cannitello”: un’opera di interramento del tracciato ferroviario calabrese in prossimità di Villa S. Giovanni il cui progetto è stato approvato dal Cipe nel marzo del 2006 (Governo Berlusconi), dissociandolo esplicitamente (per indirizzo dello stesso Ministero delle Infrastrutture) dal progetto del Ponte. La “variante Cannitello” costituisce esclusivamente la prima fase di un più ampio progetto di miglioramento ambientale per la costa calabrese, rientrando nel disegno di interramento del tracciato ferroviario definito “Variante finale alla linea storica in località Cannitello”»
La sensazione che si voglia a tutti i costi fare credere che i lavori siano iniziati si rafforza grazia alla excusatio non petita di un Ciucci in difficoltà che risponde proprio alle righe riportate sopra (“Ponte sullo Stretto. Le precisazioni di Ciucci”, TempoStretto.it 21 ottobre 2009):
«Si tratta davvero della posa della prima pietra del Ponte sullo Stretto (...) Tutte le opere infrastrutturali, da che mondo è mondo, iniziano eliminando le interferenze.»
Forse. Ma le dichiarazioni di qualche politico fanno aumentare le perplessità. E non si tratta di una figura di secondo piano. Raffaele Lombardo sentendo l'annuncio ha aggiunto ("Il ponte? Pronto nel 2016" E Lombardo alza la posta, LaSiciliaWeb.it 15 ottobre 2009):
"Ho incontrato questa mattina il presidente dell'Anas. Se mi propone di partecipare a un eventuale aumento di capitale della società del ponte sullo Stretto, la Regione siciliana parteciperà con 100 milioni di euro. Se questa è la condizione per realizzare l'opera allora parteciperemo"
A parte al cifra irrisoria rispetto al totale dell'opera (3,8 miliardi!), ma perché questo aumento di capitale? Ci sono altri problemi di cui Ciucci democraticamente non riferisce ed a cui Lombardo malignamente allude?
Il settimanale L'Espresso indaga in questa direzione e suggerisce una risposta: il piano finanziario dell'opera è saltato completamente ed a causa della diminuzione del traffico nell'area dello stretto i tempi previsti per il recupero delle somme da parte dei privati potrebbe raddoppiarsi tranquillamente (“Il ponte si pagherà in 60 anni”, 26 ottobre 2009).
I numeri parlano chiaro:
Se si guardano i bilanci delle Ferrovie e della Caronte & Tourist, emerge un dato interessante: oggi il giro d'affari del trasporto sullo Stretto vale circa 120 milioni di euro. Una piccola torta, se si considera che la Stretto Spa dovrà restituire alle banche e ai soci pubblici (l'Anas e le Fs) circa 5 miliardi su 6,3.
Anche quando il ponte dovesse assicurarsi il 100% del traffico non sembra possibile che i 30 anni previsti possano bastare a ripagare il debito. Cosa che non fa certo gioire i detentori del capitale privato.
E quel 100% sembra un'idea ridicola. Da gennaio del 2010 partirà il progetto “Metropolitana dal mare” tra Messina e Reggio Calabria, un servizio che prevede collegamenti tra le due sponde con fermate a Messina porto, Papardo, Villa San Giovanni e Reggio Calabria ed il riavvio della tratta tra il porto di Messina e l’aeroporto di Reggio Calabria (“Consiglio di Stato sdogana Metropolitana del Mare”, EconomiaSicilia.com 30 ottobre 2009). Un sistema che finalmente permetterà l'avvio dell'integrazione economica dell'area dello stretto e che farà in modo che il traffico pendolare giornaliero non venga mai intercettato dal ponte. Una fetta non indifferente di quel 100%.
E non finisce qui.
L'Espresso nota anche un altro particolare, da inquadrare nel contesto geopolitico mediterraneo in cui la Sicilia sta cominciando ad inserirsi.
Le più recenti cifre sul traffico, infatti, dicono che il passaggio sullo Stretto sta diventando sempre meno cruciale nelle rotte per la Sicilia. Questo sia per il boom dei voli low-cost, che per le nuove autostrade del mare che saltano l'area del ponte e che fanno diventare il traffico locale una parte sempre più consistente di quel 100%. Le ferrovie in particolare si stanno ritirando a gran velocità da quell'area (si veda il post “In carrozza, si riparte”)
Il disimpegno all'attraversamento dello stretto tramite le navi di RFI non ha niente a che vedere con il ponte. Anzi. L'opera, per la quale manca ancore un progetto esecutivo, sarà pronta secondo i sogni di Matteoli nel 2016. Se nel frattempo si costringono gli utenti che ancora insistono masochisticamente a viaggiare sino a Roma tra i disservizi di Trenitalia ad utilizzare altri mezzi più comodi e più convenienti, non sarà poi facile richiamarli indietro.
Se veramente Trenitalia puntasse sul ponte, dovrebbe tenersi quei collegamenti via mare stretti. Dovrebbe migliorare il servizio invece di dismetterlo.
Quindi anche la fetta relativa ai passeggeri a lunga percorrenza potrebbe non essere intercettata dal ponte.
Rimane la fetta delle merci, che sta diminuendo grazie alle autostrade del mare e presto anche al potenziamento dei collegamenti cargo dagli aeroporti di Comiso e Trapani.
L'isola al momento non produce praticamente niente. Importa da nord tutto quello che consuma (tranne l'energia...). Purtroppo per qualcuno la situazione sta per cambiare. Nel giro di un decennio, da mercato di consumo la nostra economia si trasformerà completamente. I servizi nel campo della logistica e la produzione di beni lavorati e non (agricoltura, lapideo) diventeranno l'asse portante. E le banche lo sanno benissimo.
Il flusso di merci in discesa da nord è destinato a diminuire notevolmente. E le merci prodotte o scambiate negli hub logistici dell'isola non andranno a nord, bensì prevalentemente a sud, verso il nord-Africa, l'area dove si prevede il più forte tasso di sviluppo nei prossimi 10 anni. Di nuovo niente ponte, dunque. Ed anche questo le banche lo sanno benissimo.
Lo stesso Sud Italia, dotato dei porti di Gioia Tauro e Taranto, non avrà bisogno di fare passare le proprie merci dalla Sicilia. E dall'Europa le distanze per Tripoli e compagnia bella non sono così elevate da necessitare uno scalo intermedio.
Quel flusso del 100% si è ridotto ad un rivolo fituso.
La dichiarazione di Ciucci e Matteoli secondo molti ha una funzione politica: “Il governo è alla ricerca di un colpo a effetto e l'apertura in diretta televisiva del cantiere per un'opera accessoria si riduce a mera propaganda”, continua ancora L'Espresso.
Le banche sanno tutto, il governo sa tutto. Persino Trenitalia sa tutto. Ma allora perchè continuare a parlare di ponte?
Il vero regalo alla “mafia”, se così possiamo chiamare la corruzione politica italiana, non è la costruzione del ponte, ma il suo rinvio. Grazie alla presenza di una società ad hoc per qualcosa la cui realizzazione si è sempre rimandata nel tempo, si sono imboscate cifre tali da far impallidire le cosche più agguerrite. Oggi che si sa che il ponte non si farà mai, si tira ancora la carretta per cercare di ciucci-are ancora fondi neri.
Non aspettiamoci altro che omertà dall'opposizione, che sa benissimo anche lei. Gli anti-pontisti dei partiti nazionali sono come gli anti-mafiosi: scomparsa la minaccia, scomparsa un'arma propagandistica contro il governo.
Un po' come per Cuffaro. Ricordate: quando l'ex presidente si dimise, Prodi e Amato si imbufalirono ancora di più ed indispettiti lo “destituirono”. Capivano che un bersaglio facile come quello in Sicilia non lo avrebbero trovato più.
Ne vedremo scagliare tante, di prime pietre. Ne sentiremo ancora di questi annunci. Tutti a proposito di opere accessorie che in realtà con il ponte hanno poco a che spartire, dall'interramento della stazione di Messina allo spostamento a monte della linea Messina-Catania, un progetto risalente agli anni 70.
Proprio Cuffaro aveva visto giusto a proposito del tunnel tra la Sicilia e la Tunisia (si veda il progetto), reale o ideale che fosse: 150 km molto più concreti dei tre previsti nei sogni di Ciucci e Matteoli.
9 commenti:
Abate, in preda ancora ai miei dubbi, ripresi in maniera assai lucida da Zetan, mi chiedo, ma se Berlusconi e Fini non fossero stati d'accordo, Miccichè e gli altri avrebbero mai iniziato la loro avventura? In caso contrario mi chiedo ancora chi sta veramente in cabina di regia? Ed a proposito del ponte, il Presidente Lombardo, il quale sembra più fissato di Matteoli, legato mani e piedi agli interessi non certo siciliani dello sperpero (regalo per qualcuno)ormai perenne di denaro, giustificato con la bufala del ponte, anche preliminarmente alle urgenze, pure le più gravi, dei siciliani (per esempio,chi parla più ormai degli alluvionati del posto ove si progetta in eterno di realizzare il colosso dei colossi?), che garanzie offre lui stesso a questo punto? Dove sta andando veramente a finire la nostra Sicilia?
Peppinnappa,
credo che Zetan abbia fatto una buona sintesi della situazione: Fini non aveva altra scelta perché i suoi uomini in Sicilia non sono poi cosí occidentali e sensa di loro sarebbe finito. Quindi in pratica non aveva molta scelta.
Riguardo ai tuoi dubbi, intanto se BErlsuconi e Fini non fossero stati d'accordo avrebbero perso tutto. Berlusconi é d'accordo perché Micciché gli ha leggermente torto il braccio alle scorse europee. Fini perché come detto sensa i siciliani sarebbe finito.
Comunque MIccihe' avrebbe dovuto comunque iniziare l'ávventura perché non avrebbe avuto scelta. Altrimenti avrebbe consegnato la Sicilia all'occidente, e questo non é quello che vuole.
Riguardo al ponte, secondo me Lombardo non puó fare altro che stare al gioco, quindi da un lato su questo tema non é affidabile, dall'altro rilascia di tanto in tanto strane dichiarazioni come quella dell'aumento di capitale.
Alla fine peró conta il potere: quando non sará politicamente conveniente essere a favore del ponte lui sará contro.
Intanto l'opera diventa sempre meno conveniente economicamente ed é anche per questo che ora si affrettano. Ma pensa per un attimo: se come sembra l'anno prossimo (se non prima...) ci saranno le elezioni, che ne sará del ponte? Altri ritardi sono nell'aria. E se dopo le elezioni non ci sará piu' Berlusconi, chi appoggerá la costruzione del ponte?
Ad esempio, ecco come Ciucci ricatta il governo siciliano:
http://www.economiasicilia.com/2009/10/20/ciucci-al-caso-cambi-strada-o-presto-finirai/
Come si vede la concessione alla CAS e il ponte vengono citati contestualmente da Ciucci.
Dall'altro lato in cambio dell'appoggio, si concede qualche regalia come questa:
http://www.economiasicilia.com/2009/11/06/dal-cipe-200-milioni-per-infrastrutture-in-sicilia/
Un pó di ossigeno per le imprese siciliane al quale Lombardo non puó certo dire no affinché continui la farsa.
scusate, vado a braccio e forse ricordo male, ma nella concessione per la realizzazione del ponte non è inserita una clausola che impegna lo stato, qualora i ricavi derivanti dal ponte fossero insufficienti per coprire l'esborso effettuato, a "riscattare" l'opera. In altre parole, lo stato pagherà alle imprese costruttrici l'opera per intero.
Saluti.
Gianni
scusate, vado a braccio e forse ricordo male, ma nella concessione per la realizzazione del ponte non è inserita una clausola che impegna lo stato, qualora i ricavi derivanti dal ponte fossero insufficienti per coprire l'esborso effettuato, a "riscattare" l'opera?? In altre parole, lo stato pagherà alle imprese costruttrici l'opera per intero.
Saluti.
Gianni
p.s. nel primo post mancava il punto interrogativo
ho risposto ad un commento su siciliainformazioni, so che è
off-topic!
Caro Anonimo del 6-11-09 ore 15.16
Concordo pienamente con te, mah... c'è sempre un mah!
Come mai da noi in Sicilia non si è mai voluto migliorare la nostre indole, e noi stessi siciliani che andiamo fuori dai nostri patrii confini isolani e ci ritroviamo molti conterranei siciliani che occupano posizioni di rilievo con la dovuta professionalità in molte realtà socioeconomiche?
Ci sarà un perchè?
La mia semplice risposta: ci trattano da colonia!
Certo se avessimo tutte ste capacità la svizzera italiana dovrebbe essere la Sicilia (qui non voglio fare nessuna esaltazione)!
Fino al 1860, con tutta l'arretratezza dei trasporti interni, aveva produzioni di punta a livello europeo. Poi sono arrivate le baionette, come dice Tremonti, e ci hanno tolto tutto il know-how della ns. produzione (ad esempio la fabbriche bresciani di armi furono implementati con maestri d'armi calabresi appositamente "trasferititi" (non volevo dire deportati). Il ns. Osservatorio Astronomico già completamente assemblato e da mettere a punto al Castellammare di Palermo, venne spedito nelle patria padana e il suo capo-progetto finì a insegnare in quel di Parma! Non voglio continuare... sarebbe lunga, già la rivolta del Sette-e-mezzo dovrebbe ricordarci qualcosa.
Abbiamo una classe politica isolana che obbediente ai diktat proveniente da oltremare non vuole fare nulla per migliorare le ns. capacità. E' chiaro poi il riflesso che avere un posto fisso in Sicilia è come aver avuto la concessione di una vincita tipo win-for-life, diciamo mille euro per i prossimi 20 anni e possibilmente con pensione!
Tutto questo crea un'aspettativa per tutti anche se non è effettivamente commisurata alle conoscenze tecniche proprie dei lavoratori.
Non voglio dilungarmi, lo stato di colonia della Sicilia serve solo ad avere uno sbocco per la fallimentare capacità delle imprese del nord ad non avere sbocchi sui mercati europei! Leggi quanto erano competivi le industrie del nord sui mercati europei dopo il 1860. Abbiamo pagato noi con la ns. emigrazione la loro possibilità di importare materie prime.
Ma visto che erano nostri gli emigrati perchè non vennero fatti i dovuti investimenti nelle nostre terre?
E' nò la colonia serve solo per le braccia e per il consumo, la ricchezza prodotta in loco ce la dobbiamo pappare nella padania, come adesso! Non è cambiato nulla dal 1860!
Voleva "appizzari" la mia piccola analisi... so che la pubblicheranno, ma c'è sempre un mah!
Un'altro fatto che ci incanala verso oriente sta nel cambio repentino della politica turca del primo ministro Erdogan.
http://www.effedieffe.com/content/view/8768/183/
Dopo aver disarcionato la storica alleanza sotto le righe con Israele, adesso si avvicina con l'Iran.
La cancellazione delle manovre militari congiunte in segno di protesta per Gaza, è un modo come un'altro per l'opposizione interna nell'Ue all'ingresso della Turchia nella comunità europea. Ma sottotraccia nel frattempo ci stanno portando Israele.
Certamente certi equilibri stanno andando in frantumi.
L'alleanza Russia-Cina a favore dell'Iran, l'acquisto dei Cinesi dei maggior pozzi petroliferi iracheni grazie al fatto dello smobilizzo crescente della carta igienica verde americana. Adesso con l'amicizia russo-turca con un tentativo di Sulu-m-manu bin Arkur di conservare un minimo di pressione a livello internazionale. Chiaramente tutto ciò sposta verso la Sicilia il peso del controllo strategico.
Certamente la sconquassata Italia difficilmente potrà continuamente a vendersi pur di mantenere lei stessa il controllo della Sicilia.
Certa politica del Presidente penso sia stata attuata in previsione di uno smarcamento maggiore.
Al momento sto aspettando di mangiare la cuccìa a Santa Lucia, dopo l'esito positivo della battaglia di Lepanto.
Spero che quel giorno illumini gli occhi di tanti Siciliani e Sant'Aìta ci faccia questa grazia!
Gianni,
probabilmente hai ragione.
Ne parla l'ultima parte del pezzo de l'espresso citato.
A quel punto partirebbe una nuova gara:
Dal punto di vista tecnico, Ciucci la mette così: "Abbiamo previsto di effettuare nel periodo di gestione un ammortamento dell'opera non inferiore al 50 per cento dell'investimento ed il riconoscimento alla Stretto di Messina da parte dello Stato di un valore di riscatto pari, al massimo, al 50 per cento dell'investimento stesso al termine del periodo di gestione". Il valore di riscatto, aggiunge, troverà "integrale copertura mediante utilizzo di parte delle risorse che verranno acquisite dallo Stato rimettendo a gara la gestione al termine del periodo della prima concessione". Che cosa significa? Che anche se tutto filerà liscio alla fine dei 30 anni metà dei 5 miliardi probabilmente non sarà ancora stata restituita ai finanziatori e dovrà essere, nella migliore delle ipotesi, spalmata su una nuova concessione trentennale. I banchieri lo chiamano 'balloon', che in italiano vuol dire mongolfiera. Una mongolfiera di debiti che, prima o poi, bisognerà restituire.
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