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giovedì, novembre 19, 2009

Il fantasma dello stadio (Prima parte)

Con quello di oggi si inizia la pubblicazione di una serie di post dedicati alla ricostruzione di un tragico episodio che ha segnato in modo doloroso le nostre coscienze in questi ultimi anni e che più di altri ha definito il succedersi degli eventi che stanno portando lo stato italiano alla dissoluzione. Uno snodo decisivo per lo spostamento dell'asse del potere al centro del Mediterraneo che nella mente degli organizzatori doveva diventare una nuova Portella della Ginestra, ma che invece potrebbe essersi rivelato il loro Vietnam.

Capitolo 1 – L'introduzione

La strage di Ustica, il Mostro di Firenze, gli attentati del 1992. E tanti altri “misteri italiani”. Tutti rimasti permanentemente tra le pagine dei quotidiani, nei talk show, nei libri di sedicenti investigatori sino ai nostri giorni senza che una vera soluzione processuale definitiva sia riuscita a dichiarare chiuso almeno uno di essi. A intervalli regolari spunta sempre una qualche rivelazione clamorosa che dalla fine è solo una bufala buona ad intorbidire nuovamente le acque.

I motivi per cui questo accade sono molteplici ma anche ricorrenti, nel senso che tutti (i motivi) concorrono a far si che le vittime di questi tragici esempi non possano riposare in pace, nella giustizia o nella menzogna. I processi durano anni ed anni seguendo percorsi tortuosi quando non surreali; le sentenze, se vengono raggiunte, contengono incongruenze inconciliabili; le diverse forze politiche coinvolte insistono ad utilizzare le scomode verità nascoste (nascoste al popolo...) per ricattarsi vicendevolmente per decenni. La guerra nascosta dietro la parvente unità nazionale italiana non dà ancora segni di trovare un qualche sbocco.

Invertendo il processo, dovrebbe essere possibile capire quando un fatto di cronaca apparentemente “normale”, per quanto tragico, possa essere incluso tra i “misteri italiani”. Possa cioè essere un tassello di quella guerra che ha coinvolto e coinvolge forze interne ed esterne all'Italia come riflesso locale di uno scontro globale ben più vasto. Uno scontro che nel nostro paese si manifesta con tipiche esplosioni parossistiche poiché è proprio all'interno di esso che è situata una delle maggiori linee di frizione tra i due blocchi.

Questo preambolo è necessario per poter comprendere i retroscena di un evento che avrebbe dovuto essere, nella mente dei progettisti, una nuova Portella della Ginestra capace di risettare la distribuzione del potere in Sicilia (e di seguito nell'Italia intera) all'ingresso della nuova era post-atlantica. Avrebbe, dicevamo. Perchè nello svolgimento dei fatti il “colpo di stato” non pare abbia sortito gli effetti sperati.

Ci riferiamo ai fatti avvenuti il 2 febbraio 2007 allo stadio Massimino di Catania ed all'assassinio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, un assassinio di cui ancora oggi non si sa assolutamente niente. Come del resto è nella tradizione dei migliori “misteri italiani”.

Non si sa come l'ispettore sia morto, malgrado le ripetute autopsie. Non si sa dove e come sia stato ucciso, malgrado tutta l'area esterna ed interna allo stadio fosse attentamente sorvegliata da un complesso sistema di monitoraggio a circuito chiuso che già all'epoca dei fatti facevano dello stadio etneo uno dei più sicuri d'Italia. Non si sa come si svolsero gli eventi, tanto è vero che mai nessuno ha mai tentato una ricostruzione degli stessi, limitandosi solo a riprendere stantii luoghi comuni su Catania o sulla Sicilia tutta.

E come per tutti gli altri “misteri”, anche questo ogni tanto ritorna. E ritorna sempre al momento giusto: pochi giorni prima di un nuovo derby tra Catania e Palermo ed in un delicato momento politico di svolta tra soffi di vento che indicano come ravvicinate una nuova sfilza di elezioni anticipate.

Il 17/11/2009 [*] sul sito del quotidiano catanese La Sicilia viene diramata la notizia di una nuova perizia (l'ennesima) sulla morte di Raciti (Raciti, Ris esclude il “fuoco amico” [**]) . Quest'ultima è stata commissionata dalla Corte d'assise e dal Tribunale per i minorenni di Catania. L'ennesima perchè tutto l'interminabile processo si gioca solo su due perizie che vengono ripresentate da una parte e dall'altra come se fossero ordinate e preparate da mani diverse, ma che in realtà non rappresentano altro che due facce della stessa medaglia. Mentre non si sa sino a che punto le due parti politiche che si fronteggiarono in quel tragico giorno si stiano fronteggiando anche dentro al tribunale.

L'accusa pretende di dimostrare che Raciti fu ucciso da un sottolavello divelto dai bagni dello stadio e lanciato contro il poliziotto da due minorenni, Antonino Speziale e Angelo Daniele Micale, mentre dall'altro lato la difesa sostiene l'inconsistenza delle ricostruzioni della scientifica. Spingendo a tratti l'attenzione sulla tesi del fuoco amico supportata da precise analisi effettuate dal RIS di Parma, senza mai abbracciarla pienamente.

Basta riprendere le conclusioni surreali di questa ultima perizia dell'accusa per capire quanto tutto il procedimento penale non sia altro che una farsa destinata a protrarsi nel tempo senza apparente soluzione:

“Il presunto impatto tra il sottolavello e l'ispettore - scrivono i periti - non è documentato da alcuna immagine o filmato, ma va presa in considerazione l'ipotesi che il corpo della vittima potesse essere ruotato per chiudere la porta con l'innalzamento del lobo destro del fegato e la messa in trazione della capsula" che lo avvolge proteggendolo”

Gli stessi periti ammettono che non vi sia nessuna prova di quanto dicono e che non sia assolutamente possibile fornire prova dell'impatto, si veda anche la strana dinamica necessaria per permettere al fegato di rimanere tanto esposto da ricevere il colpo mortale ipotizzato.

Non solo. Secondo gli esperti “il decesso deve pertanto ricondursi a tale meccanismo violento”. Ma questa incontrovertibile consequenzialità evidenziata dal “deve” fa a pugni con quanto asserito prima, dove l'ipotesi della strana rotazione “va presa in considerazione”, ma non può essere provata come invece richiederebbe l'uso del verbo dovere.

Una perizia dunque inutile che altro scopo non ha se non quello di allungare e rimestare un brodo già torbido di per sé. Una perizia apparsa appena in tempo prima della partita di domenica prossima per lanciare chissà quale messaggio.

Ma c'è di più. Un altro particolare che ci riconduce sempre a quei “misteri italiani” e a tanti altri fatti di cronaca di questi anni apparentemente insignificanti. Ed è il nome dell'avvocato difensore di Antonino Speziale, il minorenne di Librino accusato sin dai primi giorni dell'assassinio di Filippo Raciti: Giuseppe Lipera. Un avvocato onnipresente sugli organi di stampa italiani a causa di altri due clienti di ben più alto profilo rispetto al giovane tifoso del Catania, e cioè l'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada ed Antonino Santapaola. fratello del capomafia catanese Nitto, ambedue condannati in via definitiva ed ambedue impegnati nel tentativo di “evadere” la condanna a causa di più o meno accertati problemi di salute.

Il fatto che Lipera difenda Santapaola e Contrada non dovrebbe permettere a nessuno di dubitare dell'integrità professionale ed umana del legale. La cosa che stona nella vicenda è proprio la difesa nel caso dei fatti del 2 febbraio, difesa protrattasi oramai da più di due anni.

Come può la famiglia di Antonino Speziale permettersi la spesa per un professionista tanto ricercato e per così tanto tempo? Sono veramente loro a pagare il “disturbo” dell'avvocato Lipera?

Ultimo aggiornamento: 22 novembre 2009.


Lipera difende i diritti umani


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[*] Teniamo sempre presenti le date in questa vicenda, in quanto esse costituiscono un elemento importante nella ricostruzione dei fatti che verrà fatta nei post seguenti.

[**] Un titolo estremamente contorto se non volutamente falso, visto che invece è proprio il Ris (quello di Parma) a sostenere la tesi del “fuoco amico” (e le virgolette non le ho messe io...), secondo un esame reso pubblico per la prima volta nel maggio del 2007 (“Raciti la pista è blu”, L'Espresso 31 maggio 2007)

6 commenti:

rrusariu ha detto...

Se non sbaglio l'allora responsabile dei RIS di Parma, il col. Garofano(ex candidato MPA alle Europee), è stato costretto all'allantonamento dall'arma in base alle denunce dell'Avv. Taormina, questo l'altra settimana.

Citando un detto famoso: a pensar male ci si azzecca! Il mio pensiero che tutti i siciliani che sono nei posti che contano e che non si allineano ....

Cmq dopo due anni a questo punto per il processo breve dovrebbero non dare più proseguio all'azione penale! Ma si sa fin quando l'agente si è dato da fare per garantire il servizio, i problemi erano suoi. Purtroppo adesso che è morto e non si riesce a raccapezzarsi dei reali fatti avvenuti, si utilizza il "suo sacrificio" per blandire ogni possibile assembramento di Siciliani!

Anonimo ha detto...

molto molto interessante...

in effetti chi paga l'avvocato?

a chi giova la difesa del tifoso catanese?

belle domande

rrusariu ha detto...

Mi sembra che era l'avvocato di tanti pentiti di mafia...

Insomma abbiamo un San Giuseppe Lipera e non ce ne accorgiamo.

Gode dell'ubiquità, soccorre dove la legalità ha dei buchi paurosi, ma come lu Schifani nun si skifia mai unni c'è ri travagghiari con gli uomini in difetto di coscienza... ristabilisce e cura ogni malessere della società affinchè gli zombie della scatola magica rimangano tali e quali a sorbirsi le inquietudini proprinateci e non ci sia nessuno che possa dubitare che la giustizia faccia il corso.

L'omini nun sunnu kkà,
manku n-kampagna,
sunnu sutta li dammusi.
Kuannu kku la giustizia si parra
kku l'okki n-terra e li manu ligati si sta.

rrusariu ha detto...

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/verbale-spatuzza/verbale-spatuzza.html

zetan ha detto...

Apprendo solo adesso che il 31 gennaio muore folorato Giuseppe Gatì, che ricorderai poiché si era reso protagonista della contestazione a Sgarbi prima di una conferenza presso Agrigento.

Inserisco il link per quanti non lo ricordano. http://www.youtube.com/watch?v=zsKXXgftFGY&feature=player_embedded

Comu ti pari stautra cosa. A mia mi feti e tantu.

Abate Vella ha detto...

Zetan,

leggi questo:

http://ilconsiglio.blogspot.com/2009/02/chi-ha-incastrato-vittorio-sgarbi.html

Nel post ho lasciato alcuni fili liberi, senza annodarli... ma leggendo puoi farlo tu.

sR,

per quando riguarda i quesiti che poni, provero' a dare una chiave di lettura nelle puntate seguenti...