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sabato, novembre 21, 2009

El Lider Massimo

Se si dovesse scegliere tra i governi italiani del dopoguerra quale sia stato quello più “di sinistra” in politica estera, almeno secondo i classici standard della lottizzata politica nostrana, non ci sarebbero dubbi: l'alloro principale dovrebbe andare all'ultimo governo Berlusconi.

L'apertura alla Russia, a Gheddafi ed alla Turchia neo-islamica ed antimassonica, il rifiuto ad aumentare le truppe in Afghanistan, causa dell'attentato alla caserma di Milano, come sibilato da La Russa, sono azioni rivoluzionarie in un paese che un po' per servilismo un po' per oggettiva impotenza non era mai uscito prima dal seminato in modo tanto deciso.

Certo Craxi aveva a suo tempo provato qualcosina, vedi i fatti di Sigonella, ma alla fine poco era cambiato nell'andazzo generale. Per il resto, i pseudo governi di sinistra degli ultimi vent'anni, tra i vari Prodi ed i vari Amato e Ciampi, hanno molto poco da offrire: più che di governi di sinistra si dovrebbe parlare di governi delle banche. O di una sola banca: la BCE.

L'Italia nella sua storia repubblicana ha avuto un solo primo ministro realmente di sinistra: Massimo D'Alema, il quale ha però macchiato la sua apparizione a Montecitorio con il voto che diede il disco verde al bombardamento della Serbia.

Appare quindi strano che proprio D'Alema sia il leader di sinistra più bersagliato dal suo stesso lato politico [*], o meglio da quello che apparentemente è il suo lato politico. Un lato politico che ha sempre ricevuto larghi consensi dai potentati finanziari europei ed anglosassoni, cosa che non sembra disturbare più di tanto gli italioti di sinistra che continuano a voler credere che sia nel loro interesse far cadere Berlusconi. E che a quanto pare non si sono posti interrogativo alcuno nemmeno quando Berlusconi ha recentemente appoggiato con una certa forza la candidatura abbastanza velleitaria del presunto avversario politico alla carica di “ministro degli esteri” europeo.

Candidatura che non è andata giù ai noti ambienti finanziari europei che tramite il Financial Times hanno reso pubblico il loro disappunto per la possibile nomina. In particolare sembra non sia andato giù uno sgambetto che il D'Alema avrebbe fatto ad uno dei politici italiani più coccolati da Londra, Romano Prodi, e per questo ricordano il fattaccio dipingendolo a tinte fosche (“EU is warned over haggling for presidency”, 17 novembre 2009):

“[D'Alema] è familiare con le oscure arti dell'intrigo politico italiano, avendo cospirato per rimpiazzare Romano Prodi, suo collega, come Primo Ministro nel 1998.

Ne ricordano poi il passato comunista considerandolo un punto a suo sfavore, malgrado poi il Financial Times dica mirabilie di tanti altri ex-comunisti al governo in vari stati europei (“No meritocracy in EU trade-offs”, 17 novembre 2009):

L'ex Primo Ministro e ministro degli esteri italiano, segna troppe poche caselle per ottenere il posto. [Vediamo] le caselle non segante: 1) Il suo passato comunista.

E poi aggiungono qualche bestialità del tipo “sarebbe folle per la UE avere un capo della politica estera che non parla correntemente inglese”, quando se non fosse per l'Irlanda non vi sarebbe un singolo europeo ad avere l'inglese come prima lingua.

Il vero problema è un altro. Esso viene appena appena accennato dai giornalisti del quotidiano londinese: “La sua opinione sugli USA”. Per farcelo spiegare chiaramente dobbiamo andare da qualche altra parte. Per esempio in Israele.

Il vero motivo per cui D'Alema non sarebbe stato gradito a Bruxelles lo apprendiamo da Fiamma Nirestein, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati ed agente israeliano infiltrato nel governo Berlusconi. Il titolo del suo pezzo apparso sul sito de Il Giornale a tal proposito spiega tutto: “Quell’amicizia con Hezbollah pesa come un macigno” (1 novembre 2009)

All'interno poi chiosa:

(...) per D’Alema cadeva su Israele tutto l’onere della pace e sui palestinesi brillava la stella dell’innocenza. Per D’Alema Arafat è stato un amico, mai ha condannato le sue responsabilità nell’Intifada del terrore e del rifiuto di Camp David; il fatto che gli hezbollah avessero rappresentanti in parlamento li rese per il suo giudizio esenti dall’accusa di terrorismo, e glieli ha fatti scegliere come compagni nella famosa passeggiata di Beirut dopo la guerra del 2006.

Insomma, D'Alema ha attitudini troppo “orientali” per alcune “Entità” occidentali. Attitudini che il “baffo di ferro”, secondo la 'ngiuria assegnatagli dalla stampa inglese, ha già suggerito di avere mostrandosi sempre molto interessato alla carriera politica del Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. Un rapporto, quello tra i due politici meridionali e meridionalisti, attentamente spiato da tutti, tanto che ogni loro mossa viene riportata immediatamente dalle agenzie:

D’Alema-Lombardo, risotto per due (...) il miglior modo per concludere, intorno a mezzanotte, una giornata occupata da un convegno sul Mezzogiorno. (“D’Alema-Lombardo, risotto per due”, IlGiornale.it 11 novembre 2009)

Ma se la proposta di D'Alema alla UE era velleitaria, perchè è stata fatta? E perchè a Londra ed in Israele si sono lamentati tanto? Forse perchè quella candidatura non è stato altro che un rilancio della figura politica dell'ex comunista in vista di qualcos'altro che potrebbe essere stato discusso, tra le altre cose, durante quel “risotto per due”.

Un qualcosa che potrebbe mettere sempre più distanza tra il nord ed il sud del paese. Le pagine del Financial Times [**] ci hanno riservato un'altra sorpresa, che anche il Corriere mette vicino alla bocciatura di D'Alema:

Al contrario di D'Alema il Ft promuove a pieni voti Giulio Tremonti. Il quotidiano economico londinese colloca il ministro dell’Economia al quinto posto della sua consueta graduatoria annuale dei ministri finanziari europei.
(“D’Alema «ferrato negli intrighi» Tremonti promosso a pieni voti”, Corriere.it 17 novembre 2009)

Cosa sta combinando Tremonti? Che sia impegnato in qualcosa di losco? Il ministro delle finanze, leghista di ferro, non ha mai nascosto il suo poco gradimento per quelle politiche “orientali” implementate dal capo.

La frustrazione e la fine oramai prossima dell'era Berlusconi, insieme allo scorno dell'appoggio al politico pugliese (la goccia finale), devono averlo convinto che era tempo di cambiare casacca. Per tutta risposta la sua inutile (anzi, dannosa) Banca del Sud è stata cassata da Schifani: tra i due litiganti polentoni, i terroni godono.

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[*] Anche se a prima vista potrebbe non essere chiaro, il coinvolgimento di D'Alema nel caso BNL è stato favorito da settori interni al PD

[**] FT ranking of EU finance ministers, Financial Times 16 novembre 2009

2 commenti:

rrusariu ha detto...

La mia opinione è che il governo italiano sia sceso al livello degli sciuscià del dopoguerra.
Non avendo statisti nazionali da cui le varie popolazioni nazionali in Europa possono trarre compiacimento, e l'unico chiaccherato a livello internazionale sarebbe altresi improponibile, il livello di autorevolezza di questo governo scende ai pari grado ultimi arrivati quale Bulgaria e Romania.

Ignazio la russa, dopo essersi dimesso da siciliano, perchè lui si confà di più con i meneghini, ha capito che il mancato "rafforzamento" del contigente da spedire con raccomandata puo' nuocere ai nostri riottosi governanti.
Le paure di Veltroni pronto a richiamare i "nostri" sulle dichiarazioni di Grasso, hanno fatto capire che il chierichetto sa come cantare la messa ... in quel posto per gli italiani.

Il 4 dicembre ai tempi che furono avvenne un grave fatto di sangue a Karini, ma oggi come allora la storia si ripete, e il nostro novello Aspanu saprà riconfermare le accuse di chi si è fatto forte grazie alle cassette ricoperte da agrumi che arrivavano al nord...
Staremo a vedere, salvo qualche suicidio non blocchi il decorso della giustizia, mah... negli ultimi giorni abbiamo avuto conferme che quando c'è da proteggere certi interessi non ci fa pregare affinchè si faccia pulizia.
Anche D'Alema ha capito che ormai la sua strenua "resistenza" non potrà durare a lungo, e come ha affermato alla fine di febbraio a Roma, il governo italiano come stato centrale ha fallito!
Oggi sul quotidiano la Prealpina rimarcavano che il comune di Varese si lamentava del mancato introito dell'ICI, e chiedevano che fine avessero fatto i famosi 800 milioni di euro, e se non ci sono i soldi chiedevano di portare i libri dello stato italiano in tribunale per dichiarne il fallimento!
Beh... lo abbiamo sempre saputo ka u guvernu talianu è bberu b.......
Come i suoi padri fondatori!

La mia speranza che a Santa Lucia possa mangiare una kuccia di ringraziamento per aver illuminato tanti siciliani dei danni avuti da questo neocoloniasmo di basso impero degli ultimi 150 anni.

Peppinnappa ha detto...

Scusate se come mi capita ogni tanto straforo, ma credo che sia importantissimo far girare al massimo su tutti gli "strumenti siciliani" l'elenco dei senatori che hanno votato "NO" agli stanziamenti per gli alluvionati di Messina.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/71860/alluvione-messina-ecco-sono-senatori-siciliani-sono-opposti-allo-stanziamento-milioni.htm