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domenica, novembre 15, 2009

Corso di fotografia

La mitica figura di Osama Bin Laden non è più nitida come una volta. Gli ultimi avvistamenti sono testimoniati da foto in cui il profilo del leader di Al-Qaeda sembra scomparire in dissolvenza.

Ne ha parlato in questi termini anche il Corriere della Sera (“Bin Laden è vivo? Il giallo in un video”, Corriere.it 28 ottobre 2009), riferendo chiaramente di “dubbi” sull'autenticità dei vari video di Bin Laden recuperati da varie «società» USA (le significative virgolette sono del Corriere).

Queste ultime foto sarebbero state scattate durante una festività islamica. Logico chiedersi allora, come fa il quotidiano, se Bin Laden è tanto tranquillo da spassarsela in pubblico come mai altri suoi video propagandistici non vengano distribuiti. Le conclusioni sul perchè ciò non avvenga sono quantomeno interessanti :

“Un’assenza che viene letta da taluni come la conferma che è davvero morto. Con una variante: è vivo, ma è diventato irrilevante”.

E le due cose (morte o irrilevanza) sono davvero la stessa cosa. A Bin Laden non ci crede più nessuno e diventa inutile continuare a gridare al lupo: come nella storiella alla fine non ci si allarma più.

Ecco quindi che con una incredibile svolta, possibile solo tra gli zombie dalla tabula rasa che oramai riempiono le città occidentali ed ai quali è possibile rigirarla come si vuole, il Financial Times (tra gli altri) butta in prima pagina ("US to seek death penalty for 9/11 suspect", 13 novembre) il (nuovo) responsabile degli attacchi del 9/11 alle torri gemelle, Khaled Sheik Mohammad, con una bella foto (riportata in alto) che seppure fatta nei vicoli di Kandahar, dove non sono neanche capaci di mettere a fuoco Osama Bin Laden, sembra uscita pulita pulita da un concorso fotografico della National Geographic, tanto sono nitidi i peli della sua barba da estremista e tanto le ombre riescono a chiarire il pensiero omicida del fanatico.

Su Osama neanche un accenno. Svanito, anzi “soffuso” (per tornare alla foto del Corriere, riportata in fondo al post) lentamente nel “background”. Un giochetto di prestigio per far riapparire dai quei contorni fumosi i nuovi tratti somatici del nuovo responsabile dell'11 settembre.

Ma il Financial Times non si occupa solo di terrorismo internazionale. Da esso possiamo apprendere tanto anche sulla nostra terra. Anche in termini “programmatici” o “anticipatori”, se si sa leggere tra le righe.

Così anche questa settimana a pagina 4 si torna al centro del Mediterraneo. Anche se questa volta la Sicilia non è neanche menzionata, malgrado l'argomento forte del pezzo: la mafia.

Si, si avete capito bene: il Financial Times ieri, 14 novembre, ha dedicato un lungo articolo sulla storia della mafia italiana negli ultimi 20 anni (“Mafia rushed through gap in Berlin Wall”), richiamandolo pure in prima pagina, ma di Sicilia neanche l'ombra. Solo Calabria.

Secondo il giornalista, Guy Dinmore, la cadura del muro di Berlino ha proiettato la 'Ndrangheta “verso una portata globale ed uno status non raggiunto da altre organizzazioni criminali”. Ma non era Cosa Nostra ad avere questo “status”?

Importante, alla fine dell'impero sovietico “e possibilmente ancora oggi, era il traffico di materiale nucleare, prevalentemente dal blocco ex-sovietico”. Ma non erano i criminali siciliani quelli che cercavano di spacciare una bomba in giro per il mondo? Ne ha parlato anche Il Consiglio a suo tempo (si veda il post “Da dove viene la mafia, seconda parte”)

Poi si comincia a spararla veramente grossa: “Il contrabbando [di materie tossiche, ndr] ha portato Mister Fonti [un pentito, ndr] in giro per il mondo, inclusa la Somalia”, in modo da preparare il campo per accusare la 'Ndrangheta della morte di Ilaria Alpi. Si parla di un clan calabrese “al quale sono stati offerti 50 aerei cargo Ilyushin da un colonnello del KGB”, passando a criminalizzare tutti i calabresi che si azzardano ad uscire dal loro campo di concentramento malgrado si sia provveduto a distruggere la Salerno-Reggio Calabria:

Dopo, queste genti di montagna hanno mandato i loro figli nelle università. Ora sono professionisti – avvocati, consulenti, esperti di informatica, ingegneri. Hanno lasciato la Calabria e sono andati in giro per il mondo, organizzando investimenti con i soldi di famiglia. Un buona parte di questi soldi vedono la luce del giorno come imprese legittime”.

Nazismo puro. Come quello sino a oggi dedicato anche ai siciliani.

Alcune delle stronzate citate provengono ad un ridicolo articolo del Sole 24 Ore che se non altro causò la nascita di questo blog: “La 'ndrangheta come al-Qaida”, del 23 novembre 2005, fu lo spunto per il primo post in assoluto. Bisogna leggere cosa possono partorire certe menti raffinatissime:

La commissione parlamentare anti-mafia italiana ha paragonato la struttura in celle della ‘Ndrangheta, con la sua struttura basata sulla famiglia al modello organizzativo di al-Qaeda, e la sua reputazione nel mondo a quella di una multinazionale.

La mafia siciliana è scomparsa. Ed il cervello dell'occidentale medio, programmato per funzionare a comando, non potrà che rimuoverla dai suoi ricordi.

Rimossa anche geograficamente. La Calabria è “l'estremo sud dell'Italia” e “la regione più povera d'Italia”. Oltre non sembra esserci più niente. L'occidentale deve imparare che ora l'Italia e la mafia finiscono a Reggio Calabria. Ed il nuovo ordine ha effetto retroattivo: sarà sempre stato così.

Questa potrebbe essere un'interpretazione. Il voler segnalare una prossima scissione dell'isola dal suo passato più recente. Fatta l'isola indipendente, nessuno vorrebbe rimanerne completamente fuori vista l'importanza strategica che assumerà nello sviluppo economico della sponda sud del Mediterraneo. Per cui meglio riabilitarne l'immagine.

Ma un altro messaggio potrebbe essere contenuto tra le righe. Un messaggio relativo alla (vera) storia della mafia.

Il recente ed improvviso “ritorno della memoria” a riguardo della trattativa tra lo stato e la mafia doc siciliana, l'unica che nella realtà abbia mai avuto una qualche consistenza ed a tratti una propria libertà d'azione (si veda il post "Trattative riservata"), che nel Belpaese ha colpito impietosamente più persone dell'influenza suina, sembra essersi arrestato. I vari esponenti dell'Italia dei Valori, dai Di Pietro ai De Magistris, si sono zittiti.

Il baccano è a poco a poco scemato in seconda serata nei palinsesti porno-televisivi italiani dopo aver raggiunto un apice particolare quando Piero Grasso ed altri hanno cominciato a parlare di “Entità esterne” (si veda il post “Lo scheletro dell'occidente”).

Queste “Entità esterne” attraverso le pagine del Financial Times potrebbero voler segnalare che il messaggio sia arrivato a destinazione e che certe armi possono essere deposte. Nella situazione economica in cui si trova la City le minacce di Grasso di aprire le ante di chissà quale armadio sono materiale radioattivo molto più pericoloso dei fantasiosi traffici calabresi.


Lezione numero 1: la messa a fuoco


Altri post relativi al Financial Times:
La casa del figlio cambiato
Cime tempestose
L'Ingresso dell'India
Lo scoop dell'anno
La stampa inglese avverte l'Europa

13 commenti:

Anonimo ha detto...

forse il servizio del sole 24ore ha dato un messaggio a tutti quelli che sanno con il proprio titolo: la 'ndrangheta come al qaeda.
Vale a dire ambedue create e dirette dagli angloamericani.
ergo, "non mettetegli i bastoni tra le ruote. Siamo noi che comandiamo tutto, e dopo aver lasciato la sicilia a se stessa, ora dirigiamo tutto con la 'ndrangheta. Iniziamo con la germania, vero fulcro dell'europa e dell'euro. Poi passeremo agli altri."
Gianni

Abate Vella ha detto...

Gianni,

é possibile. I giornali diffondono le notizie su piú piani, da quello letterale buono per l'uomo della strada, a quello esoterico che indica agli iniziati i motivi ed i dettagli di certe "operazioni".

Ci sono piccoli particolari che noi non capiremo mai ma che dicono molto a chi e' dentro il sistema e lo conosce: a volte é un numero, a volte é un riferimento ad un fatto simile, a volte come dici tu si collegano due elementi apparentemente slegati per indicare qualcosa che si muove dietro le quinte.

La strage di Diusburg a cui tu ti riferisci rientra sicuramente nei movimenti politici tedeschi in seno all'aerea dell'Euro e forse fa riferimento anche ai rapporti con la Russia.

Non bisogna neanche dimenticare che il Porto di Gioia Tauro in Calabria é interamente gestito da societá tedesche.

Abate Vella ha detto...

Da segnalare l'intervento di Veltroni:

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/71055/walter-riscende-campo-pone-domande-sulle-stragi-ponendo-interrogativi-gente-importante.htm

Il nostro si lamenta del silenzio seguito alle dichiarazioni di Grasso sulle Entitá esterne, una esternazione che suggerirebbe che da qualche parte vi sia un accordo per evitare sconquassi ulteriori.

Dificile credere che se veramente alle minacce di Grasso sia seguito un accordo, le "entitá esterne" non siano coinvolte.

Anonimo ha detto...

abate, grasso è quello che ha avvalorato la tesi che sotto il mare di calabria non ci sia una (o più navi dei veleni) ma una nave della prima guerra mondiale.
Si, come no, con fusti di metallo che sono arrivati dopo la seconda guerra mondiale e con saldature sullo scafo al posto dei bulloni utilizzati fino alla seconda guerra.
Per la serie: a spasso nel tempo.
I pescatori del posto insistono che con le reti a volte pescano dei normali fusti di metallo contenente un liquido maleodorante, invece tutto ora è stato tacitato. Se lo dice Grasso, il capo dell'antimafia, ci dobbiamo credere.....
sotto i mari di calabria non c'è nessuna nave dei veleni proveniente dal nord, (perchè i buoni nordisti queste cose non le fanno, sono solo i mafiosi del sud che inquinano i mari, aggiungerei io...).
Gianni

Anonimo ha detto...

Abate,
qui i nodi si sciolgono piano piano così come i muri che si sgretolano.

Visto il nuovo consiglio di Cossiga al premier?

da ridere

Abate Vella ha detto...

Gianni,

se si guardano queste cose solo sotto l'aspetto della veritá processuale difficilmente le si può accettare.

La posizione di Grasso è una posizione prevalentemente politica. Ogni mossa che fa deve essere calibrata nell'ambito dei diversi poteri in gioco in Italia.

Come ho detto più volte, l'arresto di un mafioso di primo piano non è un atto investigativo o di ordine pubblico, ma un atto meramente politico.

Questo vuol dire che Grasso può agire (o parlare) quando sa di avere le spalle coperte. Ed è inutile che parliamo di eroi perchè in quella posizione servono le sue doti "politiche".

Se da un lato quando ha parlato di Entità esterne dobbiamo renderci conto di come stia prendendo di petto i responsabili della morte di Falcone, dall'altro dobbiamo anche accettare che più di raggiungere un accordo per la Sicilia con questi poteri non può fare (e non è certo poco).

Per come la vedo io, egli ha dei limiti, dei confini oltre i quali non può agire semza mettere in pericolo ciò che è stato già acquisito nella lotta alla mafia.

E questi limiti risiedono probabilmente dei confini della Sicilia. L'articolo del Times parla chiaro: la Calabria e tutto il sud sono ancora "cosa loro", niente da fare per ora. Questo vuol dire che come loro pare accettino di lasciare in pace in Sicilia, da questo lato bisogna mollare la presa sul resto del Sud.

Per il momento.

Peppinnappa ha detto...

Io non comprendo, sarà per mio limite e vi prego dunque di spiegare meglio, da quali segni voi ricaviate il fatto dello "sgombero" della Sicilia. Certe cose a me sembrano dire esattamente il contraio: una è prorio l'affare ponte, una delle più oscure e grosse operazioni di interessi (dice l'abate) italioti, che vede coinvolto (o meglio sconvolto) materialmente il territorio siciliano; un'altra è data dal fatto che proprio mentre il pericolo di uno stacco diventava reale, dopo lo strappo di Miccichè, PDL e PD hanno fatto quadrato per risucchiare la Sicilia nel solito pantano italiota, sempre per dirla con l'abate Vella.

Anonimo ha detto...

All'inizio, sentendo parlare di trattative di Lombardo con Castiglione e di aperture di Miccichè all'UDC, ho provato (e provo) conati di vomito. E un gran bisogno di mandarli tutti a quel paese. Ma come, si torna indietro? Non bastava la cazzata del ponte?
Poi ho riflettuto e pensato che tutto ciò ha una causa efficiente ben definita, una firma: Giuseppe Lupo, con tutto ciò che costui e il suo perbenismo "opussino" rappresenta.
L'irrigidimento del PD ufficiale ha costretto a ripiegare lo schieramento autonomista. Tutto qua.
Ma si va avanti. Una battaglia non è la guerra.
Altro sconcerto: Bartolo Sammartino, alfiere del nazionalismo siciliano dentro AN, approda alla corrente lealista del PDL. La sua scuola di formazione politica, in passato vera palestra di separatismo, cambia parola d'ordine: "dalle piccole patrie alla grande patria, l'Italia". E il corso è inaugurato da Cascio o Schifani o tutt'e due, non ricordo.
La coerenza paga. E l'incoerenza e l'opportunismo si pagano e l'amico Bartolo pagherà anche questo.
W Sindoni!
Massimo Costas

Abate Vella ha detto...

Peppinnappa,

le parti in gioco cono tante e la catena di comando lunga. Inoltre nessuno ha intenzione di lasciare campo aperto all'avversario.

Per quanto riguarda il ponte, questa e una storia completamente diversa da quella realativa al Financial Times ed alla mafia. Sono solo poteri interni italiani a volere la struttura per vivacchiare un pó piú a lungo. A Bruxelles si sono spesso mostrati contrari perché quel vivacchiare a loro non interessa, anzi da fastidio.

PDL e PD hanno fatto quadrato ma in realtá sono alla finestra aspettando un accordo. COme é alla finestra Cuffaro. Se Lombardo e Micciche' prendono Cuffaro, é fatta. Ma credo che non sia questa la loro prima scelta. Nel PD Cracolici e Lumia per uscire a provocare la scissione chiederanno qualcosa a Lombardo. Non faranno niente gratuitamente. Quindi per il momento votano contro.

Massimo,

sono esterefatto dal cambiamento di Sommartino!

L'Ingegnere Volante ha detto...

Abate,

Perche' dici: "Se Lombardo e Micciche' prendono Cuffaro, é fatta"?

Massimo,

Condivido i conati di vomito.

A proposito di Sammartino, non mi e' mai piaciuto... ma e' sempre e solo stata una questione di pelle.

In realta', non sapevo nemmeno che la sua scuola politica fosse stata una palestra di separatismo. Se cosi' e', dove sono ora tutti 'sti separatisti?

In poche parole, mi avrebbe meravigliato di piu' la sua adesione al separatismo che le sue "nuove" (?) parole d'ordine... naturalmente mi posso sbagliare.

Abate Vella ha detto...

Ingegnere,

il problema per Lombardo e Miccihé é che da soli non hanno la maggioranza per cui da qualche parte devono chiedere aiuto.

La sponda piú ovvia é quella di Cuffaro, a formare quel famoso triumvirato.

Ipotizzando che l'alleanza con Cuffaro non provochi danni consistenti all'MPA o a MIcciché, i due andrebbero a nuove elezioni tranquillamente eliminando i "lealisti".

A quel punto si avrebbe una completa contrapposizione politica tra Sicilia ed Italia, con tutte le conseguenze del caso.

Quel triumvirato non si forma ancora perché Cuffaro non é il piú affidabile degli alleati. Questo lo sanno anche nel PD, per cui una parte del PD (Cracolici) sta a guardare.

zetan ha detto...

Abate
non credo che Provolino abbia una tale autonomia da sconfessare Casini, il quale non pare intenzionato verso un UDC Sicilia quantomeno nell’immediato, tieni conto che se il nostro è senatore lo deve anche ad una esposizione scomoda del genero più famoso d’Italia. Certo Provol aveva dalla sua una buona argomentazione in termini consenso estorto per benino, tuttavia non lo vedo come un drago, semmai un opportunista se sa stare al suo posto.

Rimango convinto che se elezioni avremo queste saranno collegate alle politiche, che in questi giorni sono sventolate come spauracchio persino dal corretto dei lealisti come Schifani. Dunque nell’osservare gli eventi con un po’ di distacco, cosa non facile, emerge l’accordo tra il genero ed il pecoraio, da ciò la riannessione dell’UDC nella giunta di governo regionale, Romano si sente talmente fortificato che dichiara che il loro rientro sarebbe subordinato per l'appunto all’azzeramento della giunta; da ciò il fatto che Provolino non conterebbe nulla ma manterrebbe la solita condizione e cioè quella di vasa vasa.

Il governo regionale non cade se prima non si decide a Roma cosa fare della maggioranza nazionale, quindi siamo alla farsa, in questa debolezza alla quale hanno condotto Lombardo si possono inserire con forza quanti intendono condizionare le politiche intransigenti finora prodotte dal Presidente.

Per i vassalli questa è una condizione ideale e difatti concordo con te quando evidenzi gli intenti di Cracolici che alza la posta vista la palese difficoltà di Lombardo. Paradossalmente quella attuale per i nemici della causa è la condizione ideale.

Abate Vella ha detto...

Zetan,

mi sembra che la tua analisi sia corretta riguardo all'UDC.

Rimane da vedere se Cuffaro possa tantare il suo colpo di coda mandando Romano a quel paese e prendendo accordi personali con Lombardo.

Non credo che l'ex presidente sopporti di buon grado questa marcatura a uomo mentre dispone ancora di un certo seguito personale.

Questo momento sarebbe dovuto arrivare comunque e sicuramente il destino del governo nazionale e di quello regionale sono ancora collegati.

Facciamo peró attenzione ad un fattore: Berlusconi ha mostrato un certo interesse a divaricare la Sicilia dal Sud Italia. Se le cose stanno ancora cosí (e secondo me lo sono ancora) si vuole arrivare al punto di mettere completamente contro Roma con Palermo in modo da sganciare la Sicilia.

Sotto questo punto di vista stiamo assistendo ad una manovra strategica nella quale la caduta dei governi sarebbe guidata dalle rispettive maggioranze e non da esse subita.

Per quanto riguarda Schifani, secondo me un certo occhiolino a Miccihé e Lombardo lo ha sempre fatto.