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mercoledì, novembre 18, 2009

L'abito non fa il vescovo

L'Italia è marcia, perversa, corrotta. Ed in questo non è altro che un appendice dell'occidente.

La verità su questa “civiltà” occidentale non è un mistero. Essa ci solletica apertamente mentre continuiamo a guardare ed allo stesso tempo a tenere gli occhi chiusi.

Destino ha voluto che a scardinare questo velo che ci siamo voluti tenere sugli occhi per semplice quieto vivere, a girare il nostro “Eyes wide shut” fosse un siciliano. Che per fare quello che ha fatto, per riuscire ad arrivare a mostrare questo piccolo spicchio del cuore di tenebra, in quella lordura si è in qualche modo immerso.

Fabrizio Corona nel 2007 ha costretto tutti a guardarsi allo specchio. Uno specchio in cui ci siamo visti riflessi nei lineamenti sfatti dalla droga e dalla notte di bagordi trascorsa in compagnia di alcuni transessuali di un rampollo della famiglia simbolo stesso dell'Italia unita [*].

Corona è vivo (avrà chi lo protegge...). Ma noi, come nazione e come società, siamo morti.

Come avrebbero potuto mai scalfirci le notti brave del Capo del Governo a Palazzo Grazioli circondato da bellezze a pagamento, dopo le vicende che hanno visto coinvolto il reporter scandalistico catanese?

Non abbiamo mosso un muscolo neanche dopo aver notato il viso di Marrazzo che tentava di contorcersi in una strana espressione di inesistente auto-mortificazione. Non ci siamo neanche chiesti come mai Berlusconi si sia scomodato di persona (avrebbe fatto lui stesso la prima telefonata) per colpire una tale mezza cartuccia.

Non ci siamo accorti che immediatamente tutti gli attacchi contro Arcore sono calati di intensità. Colpiscine uno per educarne cento. E così i cento hanno capito che, se non si calmavano, cose ben più gravi delle perversioni della mezza cartuccia sarebbero trapelate. Altro che veline e trattative con lo stato (mi riferisco sempre alle trattative sul prezzo delle escort, non a Riina...).

Un punto un po' più oscuro della vicenda rimane però quello del ritiro spirituale all'abbazia di Montecassino, dove il Presidente della Regione Lazio avrebbe un caro amico. Un “giallo” secondo il Corriere. Vero, poi falso.

Come un giallo è anche la ritrovata pacatezza delle esternazioni della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nei confronti del premier dai facili costumi. Grazie a Corona, oggi non ci si meraviglierebbe più di tanto neanche se il prossimo ad essere preso con le mani nel sacco fosse un porporato.

L'accostamento si fa irriverente, ma questo si merita chi, nascondendosi dietro un abito da monaco, trama contro coloro i quali prestano fede con assoluta sincerità.

Quando a suo tempo collegai le vicende lagunari di Baaria, l'ultimo film di Tornatore, alle critiche mosse dal presidente della CEI, Cardinale Bagnasco, e dalla sua corte al governo italiano per le attività sessuali del suo capo [**], qualcuno ha storto il naso accusandomi di anticlericalismo.

Ora la CEI getta la maschera e viene allo scoperto puntualizzando meglio le sue preoccupazioni e confermando che certe divergenze di vedute con il capo dell'esecutivo permangono.

Questa settimana Famiglia Cristiana riporta alcune anticipazioni di un documento che la Conferenza Episcopale Italiana dovrebbe approvare nei prossimi giorni. Un documento dedicato al mezzogiorno (“Immigrazione, dialogo con l'Islam e lotta alla mafia. Documento della Cei dedicato al Mezzogiorno”, SiciliaInformazioni.com 17 novembre 2009).

In esso si ricordano innanzitutto le parole pronunciate da Giovanni Paolo II ad Agrigento contro la mafia. Il documento punta dunque la Sicilia:

“Non ovunque e non da tutti si gridano le parole risuonate nella Valle dei Templi” (...) “nel Mezzogiorno la Chiesa ha mostrato di recepire in maniera disomogenea la lezione profetica di Giovanni Paolo II”

E' bello vedere come oggi i vescovi italiani facciano autocritica affannandosi ad enfatizzare le importanti profezie di quello che ancora oggi pare sia indicato nel loro ambiente aristocratico con una apposizione dal senso dispregiativo: “il polacco”. Potevano ricordarsele prima le parole del “polacco” invece di aspettare non 3 lustri, ma ben 150 anni.

Questa ammissione di colpevolezza diventa mostruosa quando si pensa come ci sia voluto un Papa straniero per denunciare la grave inadempienza dei vertici della chiesa italiana che fino ad oggi non ha mosso un muscolo in questa direzione.

Quanto credito si può dare a questo “mea culpa”? Meno di zero. Dove vogliono arrivare gli aristocratici prelati lo si capisce dalla critica rivolta al federalismo:

Alla politica e alla maggioranza di Governo i vescovi chiedono di vigilare sul riassetto federale del Paese: ''Sarebbe una sconfitta per tutti se il federalismo allontanasse le diverse parti d'Italia''. Occorre, invece, un gioco di  squadra (...).

Eccolo qui il nocciolo del problema. I vescovi italiani sono preoccupati che qualche parte d'Italia si allontani. E notate con quanta delicatezza chiedono al governo di vigilare. Che contrasto con tutta la sguaiata vicenda Boffo!

Oggi loro sono per “il gioco di squadra”. Un gioco di squadra non fatto insieme alla Sicilia (o al sud in generale), ma contro di esso. Una chiamata, un appello a tutte le forze romano-centriche affinchè di uniscano contro la Sicilia, la parte d'Italia che al momento rischia di allontanarsi (il bluff di Bossi non se lo beve più nessuno).

Il punto cardine di questa strategia può essere sicuramente individuato in quel “dialogo con l'Islam” caldeggiato nel documento. Il suo collegamento alla questione meridionale non lascia spazio a fraintendimenti: il dialogo sottinteso non è sociale ma politico.

Nel sud Italia e soprattutto in Sicilia l'immigrazione maghrebina non ha causato alcuna tensione sociale. Il problema semmai riguarda il nord Italia, dove la quantità di immigrati rappresenta un serio problema che rischia di infiammarsi nella presenti tensioni economiche.

Voler quindi sperimentare il dialogo al sud “specialmente con l'islam” stona con il preteso tema pastorale ed umanitario del documento.

Quello che invece potrebbe prefigurarsi è un tentativo programmatico di accordo con i paesi della sponda sud del Mediterraneo che lasci il Regno di Sicilia in mano al nord in cambio di qualche concessione. Una strategia, quella della protezione pseudo-mafiosa sui territori coloniali meridionali, che sembra essere connaturata ai disperati e marci apparati di potere italioti.

A ben vedere, il tentativo di Bagnasco non fa altro che ricalcare la strada seguita da Berlusconi per salvare il salvabile ponendosi come intermediario tra la Russia neo-zarista e la Sicilia.

Per dare forza al loro messaggio i vescovi mi citano i “martiri per la giustizia”, don Pino Puglisi, don Peppino Diana, il giudice Rosario Livatino.

Chissà dov'era il loro “gioco di squadra” quando quei martiri venivano massacrati.

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[*] Che italietta meschina: la voce di wikipedia (la libera enciclopedia) riguardante Fabrizio Corona “casualmente” evita di citare la vicenda di Lapo Elkann.

[**] Si vedano i post “Peppuccio il mangiapreti”, “La tempesta” e “Legume in mare


Eyes Wide Shut

11 commenti:

Anonimo ha detto...

La complicità silenziosa o la paura della risposta attanaglia la Chiesa dai tempi di Mussolini.

Non mi meraviglio più di tanto.

Troppo tardi la Chiesa capirà i suoi errori secolari e il giudizio sarà molto duro. Perché non sarà giudizio di uomini...

Non voglio credere che tutto questo schifo resti impunito

Abate Vella ha detto...

sR,

per come la vedo io gli aristocratici vescovi italiani stanno contrastando le politiche del Papa.

Negli utlimi 20-30 anni il loro potere è continuato a scemare anche grazie all'odiato polacco.

La politica del Papa di avvicinamento all'Islam ed ancor di più all'ortodossia contribuisce a diluire ancora di più il loro potere, quindi loro cercano di mettere le mani avanti.

Le aree in cui questo dialogo si realizzerà sono le aree di frontiera italiane, l'area di Venezia e la Puglia per l'ortodossia, la Sicilia per ambedue.

Queste sono le aree destinate a crescere con il ritorno dell'oriente. E crescendo tenderanno a sfuggire al controllo centrale. I vescovi tentano di tenere le loro grinfie ben piazzate.

rrusariu ha detto...

Stranamente a fine febbraio 2009 al congresso MPA di Roma ci fu un cardinale francese a fare le lodi sperticate al Popolo Siciliano. Ma se la CEI vuole santificare i ns. martiri siciliani, penso che sia una buona volta per skutularli!
Mia madre quando era rappresentante dell'Azione Cattolica nei primi anni cinquanta nel palermitano seppe che l'allora defenestrato card. Montini dette 50,ooo lire per la sede provinciale. S'akkattava la genti!
La chiesa (in special modo quando non erano vescovi di origine siciliana) ha fatto sempre gli interessi del potere coloniale di turno!
Nel 1516 ci fu il caso della cappella dei Sette Angeli a Palermo, la cui costituenda congregazione fece consegnare l'arcipelago maltese ai cavalieri di San Giovanni... stranieri che si spartivano i ns. territori!

zetan ha detto...

Modificare le proprie valutazioni rispetto all'appartenenza fideistica propria vita si rivela estremamente difficile, dunque ogni qualvolta si affrontano tematiche che coinvolgono gli apparati religiosi, si deve necessariamente tenere in conto quanta sofferenza si genera nei cattolici che esprimono sensibilità verso le tematiche indipendentiste.

Faccio questa premessa proprio perché in altre occasioni dopo vari dibattiti, anche aspri, ho tentato di immedesimarmi con quanti hanno manifestato forte disappunto, camuffato dal disagio di trovarsi spiazzati dalle affermazioni anche dure che venivano riportate in alcuni dei nostri commenti.

Per questo cercherò di entrare in punta di piedi su l’unico aspetto che intendo puntualizzare, nella speranza di esserne capace.

I prelati di cui parli Abate rispecchiano una condotta che si perpetua da secoli senza soluzione di continuità, dal rinascimento ad oggi. Costoro mi appaio solo dei politici che difendono una condizione di privilegio pari a quella degli ascari che hanno svenduto la madre per la loro fame di potere, mentre questi prelati hanno liquidato la loro fede.

Non farei cambio con loro per nessuna ragione al mondo. Tuttavia l’aspetto antipatico emerge quando scoperti, in palese difficoltà, agitano il vessillo purpureo dell’abito talare nel tentativo maldestro di arrogarsi l’immunità dalle altrui valutazioni di tipo morale, pietosamente cercano di alzare il livello dello scontro incitando implicitamente a raccolta i fedeli che in totale buona fede rispondo a difesa di quanti indegnamente rivestono ruoli apicali nella piramide ecclesiale.

L’abito non fa il vescovo certo ma il vescovo amorale ancora agita i sentimenti dei fedeli autentici, e questo rimane un problema.

rrusariu ha detto...

Ben detto Zetan, e specialmente me che sono vissuto con un parentado attaccato ai preti. Ho avuto tre mie zie suore, mia madre mi voleva monaku (orientale) o parrinu. Mi fratello maggiore si convinse a fare il missionario ma dopo due anni di seminario mollò, appena vai a scavare ... e fa le sue sacrosante domande gli viene detto che son cose da non divulgare!
Approfittando dei suoi libri di teologia portati a casa, mi sono interessato per mio conto a fare le mie ricerche...
Non sto qui a fare condanne, ad accendere roghi o quant'altro, non è mio interesse. Sono cristiano perchè credo nel messaggio di Gesù Cristo e cerco di applicarlo nella vita normale. Ma vedere certe persone che dal loro rango perpetuano certi poteri.... alle volte rivolta lo stomaco...

Aspetto Santa Lucia e mi mangio la cuccìa!

Anonimo ha detto...

E' paradossale ma, il destino di fabrizio Corona è simile a quello dei "corleonesi".
Il primo: si è industriato in modo leader nel campo dei GOSSIP e della commercializzazione dello stesso, anche se legalmente discutibile ed equivocabile ha scorazzato impunemente fino a quando non ha toccato i fili dell'alta tensione (cioè il potere economico del nord "gli agnelli").
I secondi: hanno scorazzato impunemente nella grande economia del nord facendo banchetti con tutti ma, essendo autoctoni, sono diventati invasivi nella grande economia lombardo-piemontese e per questo da eliminare.

Abate Vella ha detto...

Anonimo,

ci sono dei particolari da aggiungere. In tutti e due casi, non si puó separare il nord dal sud come se fossero compartimenti stagni.

Nel caso di Corona, costui ha potuto osare quello che ha osato senza rimetterci le penne perché ha i suoi protettori tra gli avversari di quella famiglia.

Precisamente: chi ha potuto tenere sotto controllo i movimenti di Lapo ed avvertire Corona al momento giusto? E chi ci ha guadagnato dalla distruzione mediatica del rampollo?

Per quanto riguarda i corleonesi, non sono diventati invasivi solo per l'economia lombardo-piemontese. Forse credevano di potersi permettere un raggio d'azione molto piú vasto ma li hanno inceneriti in men che non si dica. Questa loro uscita di scena ha anche provocato dei danni all'economia del nord Italia (o meglio: ai tre o quattro nomi che controllano l'economia del nord italia). Quindi non so fino a che punto la loro uscita di scena sia stata voluta in Italia.

In tutti e due i casi, il nord Italia si é come spaccato in due su chi la voleva cotta e chi la voleva cruda (un pó come Tremonti che ora litiga con Berlusconi), e ci stanno perdendo tutti.

amicopaolo ha detto...

E' vero che l'economia del nord con l'eliminazione dei corleonesi ha perso, ma vuoi mettere il vantaggio di quei tre o quattro nomi che da fruitori e spacciatori dei capitali mafiosi adesso si ritrovano ad accaparrarsi tutti i tesori degli avidi e ingenui mafiosi siciliani? Parliamo di centinaia di miliardi di euro che cambiano proprietà e titolarità permettendogli a questi Italianetti di competere con la grande economia europea.

amicopaolo ha detto...

Caro Abate,
come ti scrissi in una mia precedente mail, i professionisti dell'antimafia sono gli alfieri del capitalismo lombardo-piemontese (Caselli e Violante). Questi hanno eseguito un lavoro ad arte e certosino nel combattere la mafia confinando il fenomeno solo negli ambiti sociali del popolo siciliano. Come Giuliano, gli ingenui mafiosi siciliani (perché non immaginavano di essere pupi) sono stati servi delle stragi del’92 ed hanno determinato (stupidamente e da creduloni) la “strategia della tensione” messa in atto dai potenti innominabili Italioti. Successivamente con il gioco del bastone e la carota ( arresto di Riina e impunità per Provenzano) compresa la militarizzazione dei territori siciliani con l’infamante “Operazione dei Vespri” ci hanno trasformati da colonia (quale eravamo) conquistata dai loro servi della mafia, a colonia da riconquistare con esercito prima e regime poliziesco dopo.
Prima del ’92 (come dici tu) il nord ed il sud non erano divisi come compartimenti stagni. Dopo il ’92 questi due blocchi si sono contrapposti ma, i corleonesi non l’avevano capito, è con l’arresto di Provenzano e dei Lo Piccolo che gli innominabili potenti del nord hanno sferrato l’attacco finale.
L’esempio della FIAT è la cartina tornasole del mio pensiero.
Come mai (all'inizio della crisi mondiale) la FIAT ha chiesto 300.000.000 di euro allo Stato Italiano accusando il rischio di un dissesto finanziario? Come mai successivamente si può permettere di fare shopping in America con una delle più pregiate case automobilistiche e tentare addirittura con la OPEL in Germania?
Secondo me, oggi, il sud ed il nord sono due compartimenti stagni e i segnali sono tanti. Infatti, agli Agnelli non serve più lo stabilimento di Termini Imerese anche se gli diamo tutti i soldi di sempre e con l’aggiunta, a differenza di prima che gli servivamo per mungere soldi dallo Stato e dalla Regione Siciliana ma era utile a rappresentare una presenza nel nostro territorio e dimostre che l'industria era Nazionale e che noi non rappresentavamo solo una fabbrica di figli per le industrie del nord.
Oggi, con l'avvento di rumeni, polacchi ecc... si sono rotti gli equilibri e non gli serviamo più nemmeno come terroni emigranti.
Sono convinto che queste leggi repressive e inquisitorie contro una mafia(ormai fantasma)servono solo a fare stare il nostro popolo a testa bassa e non permettergli di alzare la testa.
Sono altresì convinto che i nostri politici Nazionali, con la collaborazione fedele degli ascari siciliani, troveranno una nuova strategia per dissetare economicamente e socialmente il nostro popolo e accontentarlo. E se così non fosse, non mancherà tanto per vedere, dalle nostre parti, non più consultazioni elettorali tra centrodestra e centrosinistra ma, tra chi è siciliano e chi no.

Abate Vella ha detto...

Amicopaolo,

nelle linee generali sono d'accordo con te (la funzione dell'antimafia, la parte svolta dalla mafia nelle stragi del 92, ed anche l'abbandono della fiat).

Peró secondo me nel quadro che fai, manca un fattore: i pupari (pupari sia della mafia che dell'antimafia...) non sono al nord Italia. Ma a Londra ed a New York. Berlusconi, la p2, Craxi, sindona etc etc sono proprio il tentativo di alcuni poteri del nord di liberarsi di quel controllo. Questo é il motivo per cui Berlusconi trova appoggio in Vaticano o in oriente. Per via di un nemico comune.

Berlusconi ha provato a mettere la mafia sotto la sua ala quando nel 92 una parte della mafia si dissoció, e precisamente Provenzano, che appunto passó dalla parte di Berlusconi e fece arrestare Riina, ma a poco a poco il cavaliere poi é stato costretto a mollare la presa e sono stati arrestati tutti.

Sono anche d'accordo con te sul fatto che le leggi antimafia sono usate anche per opprimere la Sicilia. BAsta andare a vedere la bufala del certificato antimafia, che deve fare anche mia nonna per vendere due uova di gallina.

Il vero punto di svolta, il momento cioé in cui tutto diverrá piú chiaro, sará quello della trasformazione dei due schieramenti da centrodestra e centrosinistra in nord e sud. Anzi, in Sicilia e nord. E questo é quello che sta succedendo a Palermo, e sta succedendo a destra (pdl sicilia) ed a sinistra, dove per il momento sembra che la virata a sud propugnata da Lumia sia stata bloccata. Ma non sappiamo sino a quando.

Se c'é qualcuno che in questo momento é sotto pressione sono determinati poteri del nord Italia riconducibili alla ex-p2, non noi che partiamo da una situazione disastrata e che abbiamo molta piú libertá di manovra.

Ovviamente ancora si cammina sul filo del rasoio, nel senso che si potrebbe cadere da tutti e due lati. Ma a livello globale gli eventi sono giá caduti dal lato "nostro" con lo scoppio della crisi, che altro non é stata se non l'implosione dell'economia occidentale. Quindi vi sono buone possibilitá che anche da noi gli eventi cadano dalla nostra parte.

amicopaolo ha detto...

Condivido in toto il tuo punto di vista tranne nell'equazione che la Sicilia, essendo disastrata, e quindi non sotto pressione da determinati poteri, possa offrirci la possibilità di offrirci una libertà di manovra, e questo perché noi non abbiamo un forte movimento sicilianista. Credo, in verità, che rischiamo di passare da colonia a sub-colonia.
Ho anche interpretazioni diverse sul rapporto mafia-Berlusconi, ma non sono importanti per la nostra discussione.