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lunedì, ottobre 19, 2009

Eroi per scelta

Di Simone Neri e delle sue gesta durante le tragiche ore dell'alluvione che nei primi giorni di ottobre ha colpito Giampilieri (Messina) ne hanno parlato tutti i giornali. Ma come per tutte le vicende legate a quegli eventi si sono usate immagini oblique, dalla forma indefinita ed ambigua.

Simone Neri è stato infatti definito un «eroe per caso». Ci saranno forse mille motivazioni per aver usato questa definizione. O forse non c'è ne nessuna, visto che Simone era semmai un «eroe per scelta», e non per caso. Quello che ha fatto era solo il suo dovere di uomo della Marina.

Simone ha fatto il suo dovere. Ed è solo questo il motivo per cui egli è un eroe. Portando ad esempio la sua abnegazione si educano i più giovani. Ma Simone non è diventato un eroe solo a seguito della sua morte, e dichiararlo «eroe per caso» è come sputare sulla sua tomba.

Eroe è chi compie il suo dovere sino in fondo, ed il dovere di ogni essere umano è quello di professare la verità. In qualunque momento si stia professando la verità, si sta facendo il proprio dovere e ci si sta comportando da eroi. Non è sempre necessario sacrificare la nostra vita per diventare eroi.

Simone non è diventato un eroe quel tragico giorno. Lo era anche prima.

Gli eroi vanno cercati nella vita quotidiana, tra la gente comune e nelle cose semplici. Eroe può essere un leader politico, un imprenditore, il parroco del quartiere o una semplice coppia di genitori che portano del pane onestamente alla tavola dei loro figli ogni sera.

Eroe è ad esempio l'imprenditore Rodolfo Guajana che recentemente ha rilasciato al festival della legalità a Palermo la seguente dichiarazione (Festa della legalità, un imprenditore accusa gli ipermercati. "Sono in mano alla mafia", SiciliaInformazioni.com, 6 ottobre 2009):

“Vi siete chiesti come sia possibile che non solo sorgano tanti centri commerciali, ma soprattutto che siano in grado di praticare prezzi tanto bassi? La risposta è semplice: possono farlo perché coprono le perdite con i soldi sporchi del pizzo dell'usura” aggiungendo che nella GDO (Grande Distribuzione Organizzata) possono anche “contare sui soldi dei boss”.

Eroi sono anche i partecipanti ad un incontro svoltosi lo scorso 10 ottobre all'istituto oncologico di Viagrande (Catania) sulla pericolosità del virus H1N1 (la cosiddetta febbre suina...) che invece di cedere ai cadeux delle case farmaceutiche hanno dichiarato che “la situazione non si può definire critica dal punto di vista sanitario, che le previsioni sulle complicazioni si sono ridimensionate, che la pandemia già arrivata non si può paragonare alle grandi pandemie della storia e che quindi si deve trattare come una comune influenza” chiudendo poi con una semplice osservazione dettata dal buon senso: “Fra l'altro questa influenza ha già fatto il suo percorso nell'emisfero australe ed è stato dimostrato che il sistema sanitario ha retto perfettamente” (“Influenza A, timori ridimensionati”, La Sicilia, 11 ottobre 2009). Dove sono in Australia i milioni di morti previsti?

Eroe, per tornare a Messina, è stato anche il Presidente dell'Ordine degli ingegneri di Messina il quale, invece di invocare cemento ed asfalto come di solito fanno i suoi colleghi, ha puntato il dito contro la sconsiderata violenza perpetrata contro il territorio negli ultimi 150 anni («Il vero disastro è geologico ma non servono maxiopere», La Sicilia 13 ottobre 2009).

Il totale di 150 anni non è citato nell'articolo, ma si può desumere dalla seguente frase:

“Gli esperti denunciano una situazione compromessa a valle. Dove la presenza della statale 114 e della ferrovia Catania-Messina hanno provocato al realizzazione di una serie di valloncelli e transiti per las ede stradale e per quella ferroviaria anche nei canaloni delle fiumare (...). La necessità di ospitare i passaggi di auto e treni ha fatto restringere anche quelli che originariamente erano gli argini dei fiumi e dei torrenti. Da quando sonos tate realizzare la strada e la ferrovia, in sostanza, questi spazi si sono ridotti.”

Ferrovia e statale realizzati nell'800 dal nuovo stato italiano con l'obiettivo non di sviluppare il territorio, ma di sfruttarlo il più possibile. Gli unici due assi ferroviari funzionanti in Sicilia, quelli che da Palermo e da Catania portano a Messina, sono stati pensati per trasportare mano d'opera oltre lo stretto e realizzati lungo il tracciato più economico possibile indipendentemente dalle conseguenze economiche, sociali ed ambientali.

La soluzione? Si sa da anni: lo spostamento della linea ferrata più a nord, che lo stato prevede di completare nel 2017 (quindi dopo il supposto completamento del ponte, ad ulteriore conferma che in nessun caso ci si vuole interessare veramente al territorio) [*].

Ma è ancora più incredibile andare a scoprire da quanti anni si sappia di questa soluzione: già i Borbone, tenendo presente le naturali vocazioni economiche del territorio e la sua orografia, avevano previsto di costruire una linea Palermo-Messina con diramazione per Catania che passasse internamente all'isola e non lungo al costa, dove allora continuava ad essere più agevole e veloce il trasporto via mare che oggi dovrebbe essere ripristinato con mezzi moderni (vedi “Rinvenuti i progetti borbonici delle ferrovie siciliane (1859)”, Comitati delle Due Sicilie, 29 marzo 2009).

E parlando dei Borbone, non si può non notare come nell'occasione di questa alluvione non si sia fatto alcun richiamo al più ovvio dei precedenti, e cioè alle alluvioni di Sarno del 5 maggio 1998 che costarono la vita a 160 persone.

Basta vedere le foto in basso per rendersi conto di quanta similitudine ci sia tra i due eventi:


Sarno




Messina


A Scaletta Zanclea come negli altri paesi interessati non vi erano costruzioni abusive. In alcuni casi quegli insediamenti sono lì da centinaia di anni. Come mai non vi è memoria storica di fatti analoghi, in Sicilia come a Sarno, dove alcune colate di fango hanno attraversato persino il centro del paese?

L'Italia è sempre stata un'area delicata dal punto di vista ambientale ed il rischio idrogeologico è sempre stato in agguato. Credere che solo in tempi moderni sia nata la necessità di tenerne conto può servire ad auto-assolversi, ma chi questa credenza tenta di diffondere non sta certo professando la verità.

Senza cura per l'ambiente non si sarebbe mai potuta costruire Venezia. Eppure oggi Venezia sta scomparendo inghiottita dal disprezzo che la nazioncina italiana nutre sin dalla sua nascita per i suoi stessi popoli.

Per capire come ieri a Sarno sia potuto succedere quello che è successo (per giunta a seguito di piogge non particolarmente intense) bisogna andare sul posto ed osservare. Risalire lungo i canaloni ed i valloni lungo i quali quell'inferno è sceso e scoprire che man mano che si sale la presenza di opere murarie lungo gli alvei degli stessi è sempre più evidente.

Gli ingegneri borbonici avevano capito il rischio idrogeologico insito in quei costoni e visibile nelle foto di sopra ed avevano provveduto a mettere in opera dei piccoli accorgimenti idraulici che all'occorrenza avrebbero aiutato il deflusso delle acque verso valle impedendo quel mescolamento con detriti e terra che pochi anni fa causò la tragedia.

Ma ci siamo scordati. Arrivata la “libertà” di Garibaldi, a sud (ma anche a nord) ci siamo dimenticati di quei precisi lavori di protezione ed abbiamo lasciato che i canaloni si riempissero di rifiuti e di terra, aspettando solo il momento giusto per essere sommersi nella nostra ritrovata barbarie.

Vi sarà pur stato un motivo per cui quei paesi sono potuti sopravvivere per centinaia d'anni in quella posizione apparentemente così precaria. Ma non è solo una questione di ingegneri più o meno bravi, di governi più o meno corrotti.

Il problema di fondo è solo uno: la mancanza di eroi. Centocinquanta anni fa abbiamo smesso di essere eroi ed abbiamo preferito cedere all'impero della menzogna e dell'illusione. Oggi le illusioni stanno crollando davanti ai nostri occhi e quei pochi che hanno la sfrontatezza ed insieme l'umiltà di professare ancora la verità ci sembrano lontani ed inarrivabili nel loro coraggio, come Simone.

"La compagnia di telefonia mobile [Vodafone Italia, ndr] comunica che sono a disposizione per la popolazione alluvionata del messinese delle sim gratuite con traffico telefonico di 5 euro e l’opzione You and Me Parole e Messaggi (promozione che permette di chiamare, videochiamare e mandare sms a 0 centesimi senza scatto alla risposta al numero Vodafone preferito). Le sim potranno essere ritirate in qualsiasi punto vendita Vodafone One di Messina e Provincia." (“Vodafone, sim gratuite per la popolazione alluvionata”, SiciliaToday.net 7 ottobre 2009)

In quanti, cenciosi ed elemosinanti, pur non avendo perso niente in quei terribili giorni si saranno recati a chiedere una SIM in quei punti vendita pieni solo di illusioni sputando sulla tomba di Simone?

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[*] Il semplice spostamento della ferrovia non risolverebbe comunque tutti i problemi: rimarrà sempre la cintura d'asfalto autostradale.

3 commenti:

zetan ha detto...

Bentornato Abate ero quasi in apprensione; tornando al tema, mi inchino anch’io alla memoria di Simone, senza retorica ma con il cuore.

Comunicare ciò che nel proprio intimo si avverte come una verità, è molto difficile, per questo condivido che per quanti ci riescano si possa parlare di “eroismo”, specie in un’epoca dove la consegna di una sim gratuita assume un significato tale che gratifica e che da senso ad una giornata.

Comitato Storico Siciliano ha detto...

Ciao Abate, grazie per la citazione, ho inserito questo post nelle segnalazioni di www.comitatosiciliano.org

Fammi sapere cosa ne pensi sul quel discorso tangetopoli/via d'amelio.

L'Ingegnere Volante ha detto...

Grazie per avere citato questi nostri nuovi eroi.