Roulette siciliana
E ci risiamo con il nucleare. La rincorsa italiana all'atomo è ri-cominciata grazie all'approvazione del Ddl sviluppo:
Il governo potrà pilotare l'Italia nel ritorno al nucleare. Avrà sei mesi di tempo per localizzare i siti degli impianti, potrà definire i criteri per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, dovrà individuare le misure compensative per le popolazioni che saranno interessate dalle nuove strutture. Per la costruzione di centrali, è noto, saranno necessari anni, ma l'iter sarà velocizzato. Viene poi creata una agenzia per la sicurezza del nucleare.
Non poche nel mondo politico sono le voci critiche. Il blog “Reverse Information” ne riprende alcune (“Passa il nucleare, alcune reazioni”, 9 luglio 2009).
Secondo il governatore dell'Emilia Romagna (Vasco Errani), “con l’approvazione del disegno di legge sullo sviluppo e in materia di energia il Governo abbia imboccato una strada sbagliata, dando per scontata una scelta, quella del ritorno al nucleare, su cui pesa la possibilità di un pericoloso passo indietro, in particolare sul versante ambientale, essendo irrisolto il problema dello smaltimento delle scorie radioattive”.
Invece, secondo il suo collega toscano (Claudio Martini), “La posizione della Toscana è scritta nel piano energetico regionale. Siamo contrari”.
Proseguendo poi con la Bresso (Piemonte): “Il nucleare e’ una scelta sbagliata dal punto di vista strategico, economico e anche della sicurezza per i cittadini”.
Fino alle critiche di Vendola (Puglia) (“Le centrali nucleari sono impianti a rischio rilevante. La Puglia vuole continuare a essere la terra delle rinnovabili, il parco delle energie rinnovabili piu’ interessante d’Europa.”) e De Filippo (Basilicata) (“La Regione Basilicata non si accoda alle espressioni di giubilo che da qualche parte si levano per l’approvazione definitiva da parte del Senato del ddl sviluppo. E non lo fa soprattutto in relazione al ritorno del nucleare: scelta inopinata ed avventurosa dal punto di vista della sicurezza, priva di ogni seria valutazione di fattibilita’ sul piano economico e tecnologico.”)
Una posizione netta, sembra. Vediamo ora cosa è successo in Sicilia.
Raffaele Lombardo si defila dichiarando che “Non abbiamo dato la nostra approvazione incondizionata – spiega – perchè ci sono alcuni aspetti da valutare. In particolare bisogna stabilire se il ritorno al nucleare possa portare dei vantaggi di tipo economico e che la tecnologia da utilizzare sia totalmente sicura. E’ un progetto molto impegnativo e per questo credo che sia fondamentale fare un referendum per capire se i siciliani sono d’accordo o meno” (Nucleare sì, nucleare no “In Sicilia ci vorrà un referendum”, LiveSicilia.it 10 luglio 2009)
Ma ancora più interessante è la posizione del più diretto interessato, il neo-assessore all'industria Massimo Venturi (“L’assessore Venturi sul nucleare: ”Si deve aprire il confronto”. LiveSicilia.it 11 luglio 2009) che prima dichiara “Penso che la realizzazione di una centrale nucleare di ultima generazione sia un fatto positivo, che ci permetterebbe di essere moderni e rimanere almeno per una volta al passo con i tempi.”, ma che poi chiude ritornando sui solchi del Presidente: “occorre coinvolgere in questa decisione tutti i siciliani, come ha detto il governatore Raffaele Lombardo” con un referendum sul cui esito non si può dubitare: NO.
Saltellando tra i levigati contorni di queste parole, la sostanza delle due dichiarazioni è esplosiva, in quanto l'esecutivo Siciliano non sta dicendo si o no. Invece sta puntualizzando a quello nazionale che “qui decidiamo noi” se sì oppure no. Una dichiarazione la cui forza risiede proprio nella in questa sottigliezza e che sbilancia in modo sensibile chi la pronuncia.
La stessa cosa è stata ribadita da Gianfranco Miccichè in una intervista rilasciata ad AffarItaliani.it e ripresa sul rinato blog personale:
Siamo una realtà, concreta, istituzionalizzata, e vincente. Ma lo siamo, per ora, solo in Sicilia.
Il Partito del Sud, ancora da formare, è già vincente in Sicilia. Anche qui, tra le parole, si vuole mandare lo stesso chiaro messaggio: “in Sicilia comandiamo noi”.
Queste "assunzioni di responsabilità" di Lombardo, Miccichè e Venturi stanno per essere messe duramente alla prova.
Nell'intervista il nostro, in una di quelle esternazioni così poco politiche che rendono così tanto “alla mano” la sua figura istituzionale, si sbilancia su Tremonti:
Tremonti vota Lega?
“Sicuro! E’ leghista, sfido chiunque a dimostrare che non ha votato Lega nelle ultime prove elettorali…”.
Un Tremonti che si dimostra poco accorto quando, messo all'angolo dagli eventi, rivela in tutta la sua interezza la natura delinquenziale di un altro progetto terroristico tanto amato da certi poteri “nordisti”: il piano rifiuti della Regione Siciliana.
Il recente bando per la costruzione degli inceneritori (bando ricalcante le vergogne cuffariane) è andato deserto, dando nei fatti mano libera a Palazzo d'Orleans che ora potrà (volendo) modificare il piano secondo linee più consone al territorio.
Prima di fare questo, si apprende ora che Lombardo abbia chiesto parere tramite una lettera di “interpretazione autentica” al gabinetto del Ministero dell'Economia romano. Il Tremonti manda a dire che sì, si può rifare tutto (nei fatti ammettendo la totale fallacia del precedente progetto) ma inserendo una clausola rivelatrice (“Appalti termovalorizzatori in Sicilia. Colpo di scena: una lettera di Tremonti lascia “mani libere” a Lombardo”, SiciliaInformazioni.com 14 luglio 2009):
“purché emerga dalla variante progettuale che il Governo regionale immagina debba prevedere una “parità di potenza energetica da produrre” secondo quanto era già previsto dal Piano Cuffaro.”
In pratica il ministero ammette non solo che il progetto Cuffaro non stava né in cielo né in terra, ma ammette anche che con i rifiuti quel progetto non aveva niente a che fare. Il vero nodo del tutto è la produzione di energia, rivelando il dolo esplicitamente.
Lo stato, tramite le finte crisi dei rifiuti innescate a comando con la compiacenza di dipendenti comunali che ritardavano senza motivo il pagamento di stipendi e tariffe, dei sindacati che subito dichiaravano lo sciopero nella raccolta dei rifiuti, e di giornalisti che si fanno trovare pronti con le macchine fotografiche, vuole trasformare il sud in una piattaforma per la produzione di energia e lo smaltimento di rifiuti prodotti altrove (stessa produzione di energia = stessa quantità di rofiuti da smaltire).
Lombardo (e in base alle dichiarazioni rilasciate in quell'intervista, anche Miccichè) sono chiamati a provare quello che hanno suggerito, cioè che qui comandano loro. E lo devono fare proprio in questa occasione, visto che il primo si è sbilanciato non poco.
L'enorme quantità di rifiuti che quei mostri richiederebbero “porterebbe in sè l’incognita di spogliare la Regione di ogni prerogativa, sia di programmazione del settore rifiuti, che di loro legittimo controllo diretto. Quindi, una parte strategica della filiera dei rifiuti finirebbe, esclusivamente, nelle mani di privati, legittimamente interessati a massimizzare il loro profitto, con riverberi non benefici sulle future aliquote Tarsu”
per questo il leader siciliano “pensa ad impianti di dimensioni sensibilmente più piccoli, parecchio meno costosi, più numerosi (da 4 a 6/7), ma soprattutto tecnologicamente di ultima generazione, e senza camino verticale. L’unica, materiale garanzia, che questi impianti non possano produrre un inquinamento eco-ambientale.”
(Su termovalorizzatori e rifiuti in Sicilia, Lombardo è “revisionista” e dice all’Arra: “adesso si cambia tutto”, SiciliaInformazioni.com 4 luglio 2009)
Alla roulette degli inceneritori Lombardo e Miccichè puntano la faccia. I Siciliani si giocano la salute dei propri figli.
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