Pronti al decollo
L'idea circolava già da qualche mese, ma adesso i manager cinesi ci credono davvero e nei prossimi giorni verranno in Sicilia per mettere mano al progetto di realizzare un aeroporto a Enna, precisamente a Centuripe, come quello di Malpensa. (“Sette cinesi a Centuripe sognando Malpensa” MilanoFinanza, 17 febbraio)
Malpensa? I cinesi sanno cosa sia e dove sia Malpensa? Ho i miei dubbi. O forse a sognare Malpensa sarebbero i Siciliani? Direi piuttosto che un po' tutti gli italiani pensando ai soldi buttati in quell'avventura hanno gli incubi. Al contrario i milanesi che durante le loro vacanze sono capitati dalle parti di Centuripe, si ricordano ancora di quelle aspre colline e di quelle vallate con dolce nostalgia nelle loro serate autunnali.
Vogliamo veramente distruggere i dolci ricordi dei nostri ospiti?
L'idea dell’aeroporto internazionale piazzato nell'ennese non circola da qualche mese, ma da almeno un decennio. Il primo politico a proporre qualcosa del genere fu l'allora Presidente della Provincia Regionale (ahinoi...) di Catania, Nello Musumeci che nel 2002 dichiarava:
I presidenti delle Province si sono soffermati, inoltre, sulla sempre più evidente necessità di dotare la Sicilia orientale di un grande aeroporto intercontinentale che potrebbe essere localizzato nella Piana di Catania, quasi al confine con Enna.
"Già tre anni fa abbiamo illustrato lo studio commissionato ad una società specializzata - ha spiegato Musumeci -. Lo scalo di Fontanarossa è "ingessato", non può estendersi e , quindi, tra pochi anni sarà nell'impossibilità di accogliere un numero maggiore di transiti. Fra l'altro, questa emergenza cenere ha dimostrato che bisogna fronteggiare nuovi scenari e la localizzazione dell'aeroporto nella Piana consentirebbe di limitarne la chiusura a casi veramente eccezionali".
Ma sentite cosa diceva a Salvatore Parlagreco l'economista Edward Luttwak, americano di origine rumena ben ammanicato a Washington e con le mani in pasta un po' ovunque (“La Sicilia di Luttwak”, Euromediterraneo del marzo 2000):
Affidarsi alle scelte della compagnia di bandiera, l'Alitalia, è sbagliato ed oggi non più possibile. Come per i trasporti marittimi, e ancora di più, una concessione internazionale darebbe frutti immensi, senza richiedere alcun investimento. Un aeroporto hub & spoke, centro di smistamento a raggiera, per il Mediterraneo: ecco che cosa va fatto e subito in Sicilia. Niente a che vedere con la Malpensa, che è una specie di scherzo del destino. Tutti i voli che partono dal Nord Europa o dall'Est e devono attraversare una vasta area del Mediterraneo possono essere smistati in Sicilia, in un grande scalo internazionale, appunto hub & spoke. Si tratta di utilizzare l'autonomia regionale nell'ambito delle regole europee, in modo da soddisfare una domanda altissima di traffico aereo mediterraneo: dalla Spagna, il Portogallo, il Regno Unito verso il Medio Oriente, la Turchia, Israele, il Libano.
Nel frattempo che a MilanoFinanza escono dalla preistoria e vengono in Sicilia a sentire profumo di futuro, spingiamo il naso un po' più avanti degli altri e cominciamo a capire il vero motivo per cui si insiste con questa localizzazione in provincia di Enna [*].
Musumeci nel suo discorso di motivi ne indica già due: la “ingessatura” di Fontanarossa e la cenere vulcanica.
La cenere è un non-motivo. Durante le ultime “crisi” vulcaniche la follia autolesionista italiota si è spinta sino a chiudere l'aeroporto di Reggio Calabria. La provincia di Enna è molto più vicina. Comunque, per risolvere il problema basta aggiungere all'ottima rete di monitoraggio vulcanico una piccola stazione meteorologica (su questo argomento vedi il post "Fontanarossa, il ponte aereo dei Siciliani").
Per quanto riguarda l'ingessatura, il termine si riferisce alla “strategica” presenza della linea ferroviaria proprio in testata di pista, seguita poco più ad ovest dall'asse attrezzato e dalla tangenziale. Certamente il problema sussiste, ma anche in questo caso si tratta di problematiche già affrontate e risolte anche altrove (vedi il post "Fontanarossa e l'aeroporto dei balocchi").
Si è posto anche un problema politico: la provincia di Enna sarebbe più gradita a Palermo. Se crediamo di dover decidere il nostro futuro in base alle coordinate provincialistiche tipiche del più becero risorgimentalismo, stiamo freschi: meglio ammettere di non essere capaci di autogovernarsi.
I terreni della Piana di Catania hanno un valore agricolo incalcolabile. Una bella colata di cemento ed asfalto che in definitiva non serve alla nostra agricoltura ed alla nostra industria (per quelle abbiamo già 4 aeroporti internazionali in Sicilia...) a copertura di una delle zone più fertili DEL MONDO per risparmiare 10 minuti di treno, non mi sembra un buon modo di fare politica.
Ma allora qual'è il vero motivo per cui viene con insistenza proposto l'allontanamento dall'area di Fontanarossa?
Azzardiamo la nostra risposta sulla base di un articolo apparso qualche anno fa su Il Manifesto (“Basi Usa in Italia, il caso Sigonella”, 6 luglio 2004):
L'ostacolo, benche' noto [ma a quanti?], va ricordato e si chiama radar. (...) A 150 chilometri da Sigonella gli aerei civili escono dalla rete di radar nazionale ed entrano in quella militare (americana) che li accompagna, quando non ci sono emergenze militari, fino a due chilometri dall'aeroporto; per questi due ultimi o piu' delicati chilometri il volo va a vista e se il pilota non e' sicuro, per comprensibile e ragionevole prudenza non atterra a Fontanarossa, ma a Punta Raisi o altrove. Se poi il pilota e' audace cresce il rischio... dei passeggeri.
Manca il radar! E non solo: gli aerei vanno persino a vista! Si può mai pensare di costruire un hub internazionale in queste condizioni?
E siccome viviamo in una nazione di pavidi, nessuno si azzarda a dire niente ed invece di lottare per i nostri diritti continuiamo a piegarci ignobilmente. Anche perchè al popolo colonizzato il cervello è stato lavato per bene, e per la maggior parte anche solo immaginare la chiusura di Sigonella sembra un'eresia.
Il mondo però gira per tutti. Oggi capita anche che una piccola nazione come il Kyrgykistan possa decidere di chiudere il sipario sull'occupazione americana:
Il Parlamento del Kyrgyzstan ha approvato oggi la chiusura della base militare americana sul proprio territorio. Con 78 voti a favore ed uno solo contrario [?]
Se solo a Sala D'Ercole... E pensare che non avrebbero neppure bisogno di forzare tanto la mano. Basterebbe ristabilire la legalità ed applicare gli articoli 49 e 50 del trattato di pace di Parigi (1947):
In Sicilia e Sardegna tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno o demolite o trasferite nell'Italia continentale entro un anno dall'entrata in vigore del presente Trattato
Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna;
In Sicilia e Sardegna è vietato all'Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l'aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d'ordine interno;
Il linguaggio è antiquato ma il senso chiarissimo [**].
La partita oggi si gioca tutta intorno ai famigerati sistemi di sorveglianza MUOS ed AGS (quest'ultimo illegalmente annunciato recentemente dal "siciliano" La Russa [***]), disperato tentativo italo-americano di tenere la Sicilia sotto le luride grinfie.
Se si impedirà la loro costruzione, Sigonella tornerà ai Siciliani. Ed è lì che vedremo sorgere il nuovo aeroporto.
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[*] Per avere senso logistico e per attirare capitali stranieri l'hub deve sorgere sulla direttiva Augusta-Termini Imerese. Questo esclude Birgi (TP) e, vista l'impossibilità di allungare la pista di Punta Raisi, l'unica possibilità rimane la Piana di Catania, estesa da Fontanarossa (CT) sino al territorio di Catenanuova e Centuripe (EN).
[**] Per un commento completo agli articoli in questione vedi “Lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione sulla smilitarizzazione della Sicilia”, L'Altra Sicilia 7 aprile 2008.
[***] Il sistema AGS è già stato approvato (ripeto, illegalmente) dal ministero della difesa italiano. Cosa che non ci preoccupa minimamente: oggi le decisioni del governo italiano valgono quanto il due di coppe con la briscola a mazze.
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