Superclassifica show
La mania per le classifiche della moderna società mediatica ha da tempo raggiunto (se non oltrepassato) i limiti della perversione. Si compilano classifiche di ogni tipo e su ogni categoria di bene di consumo, tangibile o intangibile che sia, dalla musica, al cibo, al famigerato "indice di mafiosità" usato come base per le leggi segregazioniste dell'ultimo stato al mondo dove ancora l'apartheid è legalizzato.
Ovviamente la compilazione di una classifica parte da criteri soggettivi, quali potrebbero essere ad esempio gli stili di vita di un popolo: non è detto che il miglior posto per passare le vacanze debba essere lo stesso per un inglese, per un italiano o per un tedesco. Anche quando si cerca di dare un manto di scientificità a queste graduatorie con valori numerici effettivi si ricade spesso nella soggettività quando poi si cerca di analizzarne i risultati.
L'esempio più classico è quello del PIL (Prodotto Interno Lordo) che ancora in quasi tutto il mondo si vuole far passare per indice del benessere di una nazione ma che in realtà significa tutto e niente, anche perché i metodi per il suo calcolo cambiano da stato a stato.
Non c'è da stupirsi allora che queste classifiche diano adito ad abusi di ogni tipo mentre gli "oggetti" della ricerca sgomitano per trovare un posto al sole. Esempio ne è l'annuale classifica delle vivibilità delle città italiane stilata da "Il Sole 24 Ore" ogni anno, la quale vede puntualmente una linea tirata dritta a metà circa dello stivale con quasi nessuna città meridionale capace di scavalcarla.
I criteri scelti per compilare la graduatoria sembrano essere stati selezionati appositamente per questo. Ad esempio l'unico parametro che riguarda la posizione geografica della città fa riferimento semplicemente alla differenza di temperatura tra mese più caldo e mese più freddo, e non si capisce come questo possa essere indice di qualcosa: secondo codesto indice infatti una città dal clima costantemente intorno ai 25° avrebbe lo stesso punteggio di una città dal clima costantemente freddo.
Il fatto che poi in Italia non vi siano capoluoghi di provincia dal clima costantemente freddo non ridà lustro allo strano indice: in una città dove splende il sole per buona parte dell'anno (cioè una città del sud) vi è meno richiesta di intrattenimenti "indoor" per cui un collegamento tra la frequentazione delle sale cinematografiche (ad esempio) e la migliore possibilità che una città offre di passare il tempo libero non ha senso quando si paragonano Bolzano e Palermo. Gli indici riguardo alla qualità del tempo libero sembrano ritagliati su misura per le città padane. Perchè ad esempio non considerare il tempo passato ammirando i templi di Agrigento? Sicuramente un passatempo più proficuo che l'andare al cinema a vedere i soldi dei contribuenti gettati nel gabinetto dai vari Boldi e De Sica....
Malgrado tutto vi sono classifiche dove lo spartiacque permane nonostante i dati siano sicuramente da considerarsi più oggettivi di quelli usati dal Sole per la sua poco significativa classifica, e questi sono appunto gli indici sul lavoro e sulla ricchezza: PIL, stipendi, disoccupazione, valore aggiunto confermano una situazione da terzo mondo per la Sicilia e per il sud.
L'unica classifica dove una provincia del sud vola alto è quella per il valore delle esportazioni: Siracusa si trova addirittura al quarto posto in Italia dietro Reggio Emilia, Modena e Vicenza. Solo che poi scendendo nel dettaglio scopriamo che si tratta anche qui di una truffa e che tutto l'export deriva dai prodotti petroliferi di poche aziende che pagano le tasse a Milano lasciandosi dietro una scia di morte da lager nazista.
La cosa peggiore è che poi dobbiamo anche sorbirci le spiegazioni "sociologiche" di tali incresciose situazioni che fanno sempre appello allo strumento lombrosiano delle caratteristiche genetiche del meridionale, secondo cui la discrepanza deriverebbe dall'innata ladroneria e tendenza all'imbroglio tipica del siculo-napoletano.
Nei giorni scorsi è però venuto alla luce un fatto a dir poco singolare a seguito della divulgazione dei dati Irpef 2004. La famosa linea spartiacque sembra scomparsa da questa classifica che pone sì ai vertici Milano con un imponibile medio di circa 30.000 euro, ma che poi vede Cagliari in 12ma posizione, Caserta in 21ma, Lecce in 24ma. Ed inoltre La Spezia in 76ma (dietro Catania, ultima nella classifica di vivibilità), Arezzo 86ma, Ravenna 91ma ed addirittura Rimini 98ma davanti ai soli Trapani, Ragusa, Massa , Crotone (Siracusa, regina delle esportazioni, langue in 77ma posizione).
Il caso di Rimini ha del paradossale: 11ma per qualità della vita, si trova al 15mo posto per ricchezza prodotta, al 20mo per risparmi allo sportello, al 14mo per i consumi di famiglia e così via. Come è possibile che poi gli abitanti dichiarino di essere tra i più poveri d'Italia (i più poveri considerando il costo della vita...) ?
Anche se qualcuno a nord dello spartiacque non lo crede, anche noi sappiamo fare 2+2, e così non ci vuol molto a capire una cosa confrontando le varie classifiche con questa sui redditi dichiarati, e cioè che l'evasione fiscale è quasi tutta al Nord Italia ed è cosi sfacciata da non potersi spiegare se non ammettendo una certa compiacenza da parte dello stato, che setaccia al sud per trasferire verso nord togliendo al povero per dare al ricco, o meglio al terrone per dare al padano.
Le reazioni alla sconvolgente realtà fotografata dalla graduatoria? Il sindaco di Rimini sostiene che "ci sono ragioni legate alla tipologia delle imprese che in parte giustificano bassi redditi". Poveri romagnoli, tempi duri in Riviera. Chissà che prima o poi non ci chiedano anche un sms per contribuire alla ristrutturazione dei loro quattro alberghetti.
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