Finti siciliani allo sbaraglio
Quando vengono espresse opinioni riguardo la realtà della Sicilia, si dovrebbe anche andare a vedere la levatura culturale di chi queste opinioni le esprime, dai professoroni dell'antimafia agli pseudo-intellettuali che di tanta cartaccia inondano le nostre librerie.
Ad esempio esaminiamo l'articolo uscito oggi sul Corriere della Sera (edizione cartacea) scritto da Matteo Collura (giornalista agrigentino coraggiosamente residente a Milano) dal titolo "Scoprendo la Sicilia, la terra dei tre mondi".
Il titolo ci fa già capire la matrice ideologica del nostro, e cioè la più classica delle correnti padano-risorgimentali. Tanto per capirci, quella alla quale attinge un altro noto prodotto della (in)cultura italiana, e cioè il neo-garibaldino Piero Angela.
Infatti il sottotitolo cita questi 'tre mondi': "l'epopea turca (?), lo sbarco dei Mille, quello degli Alleati: così l'isola ha segnato il destino dell'Europa"
Tre eventi scelti con cura che l'isola ha solamente subito. L'isola non ha segnato il destino dell'Europa anche con le Polis greche, con l'innesto dei saperi musulmani, con lo stato normanno, con il Vespro, con la rivoluzione del 1848, con i Fasci. No. Troppo protagonismo siculo in quegli eventi.
Ma forse il Collura ha la caratura culturale per esprimere queste opinioni. Per cui leggiamo l'articolo, e fra le citazioni più ovvie che poteva trovare arrivano delle stranezze. Ad esempio si parla "di una frontiera (...) popolata di eroi ed eroine e di personaggi grandi e piccoli che sembrano fatti apposta per nutrire la letteratura ed il cinema. Valgano per tutti Il Bell'Antonio e Il Padrino". Beh, Il Padrino in questo caso ci sembra citato un po' a sproposito visto che si tratta di un film americano, tratto da un libro americano e basato su fatti avvenuti in America.
Ma andiamo avanti: "E' un'isola frontiera, la Sicilia (...) che non fa che generare mostri (?, ndr). Aveva fama terribile quest'angolo di mondo, nelle epoche in cui - e oltre - sulle carte geografiche era indicato con l'Hic sunt leones"
Certo sarebbe gradito sapere in quali epoche era indicato con "Hic sunt leones" e da chi. Dai fenici che vi aprirono i loro empori qualche centinaia d'anni prima che arrivassero i Greci? O dai coloni Greci stessi? E poi, in una lingua che ancora non esisteva?
Si riferisce il nostro ai romani? Avrà fatto confusione con l'Africa Sahariana: d'altronde a Milano gli avranno dato spesso dell'africano, al povero Collura.
Che poi la Sicilia sia "precariamente" sorretta da tre colonne se lo è inventato lei: il "precariamente" non esiste nella legenda di Colapesce, ma solo nella finta unità che i suoi Mille ci hanno riservato.
Ma arriviamo alla fine:
"Dal mare un tempo veniva il pericolo delle aggressioni barbaresche (...) un eremita finito a Lampedusa (...) facesse uso di una stola con su un verso (...) i simboli cristiani, sull'altro quelli del credo islamico (...) e si sistemasse la stola secondo necessità. Questo è forse il modo migliore di sintetizzare e rendere la condizione psicologica dei siciliani"
Le neanche tanto velate accuse di doppiogiochismo e di falsità le rispediamo tranquillamente al mittente. Mi sa che lei stia confondendo la sua situazione di emigrante in una terra ostile con la nostra identità forte e millenaria.
1 commento:
un disabile per ottenere un Sicilia deve essere mafioso.
Michele
disabile
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