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mercoledì, marzo 21, 2007

Aeroporti: la Regione Siciliana all'attacco di se stessa

Le malattie definite autoimmunitarie sono quelle nelle quali per qualche strana piega del codice genetico il sistema immunitario di un organismo inspiegabilmente incomincia ad attaccare se stesso scambiandosi per un nemico da annientare e consegnandosi ad una lunga e lenta degenerazione.

La Sicilia soffre di uno di questi mali da circa 60 anni, dal momento cioè in cui, vinta la battaglia per l'Autonomia, lasciò che questa si cominciasse a corrompere dal di dentro portando a quel decadimento generale in cui oggi noi vaghiamo.

Il processo non è ancora giunto agli stadi terminali, e non sarà fermato se non si agirà in modo drastico estirpando la mala pianta alle radici. Il che non vuol dire l'eliminazione del malato (il Popolo Siciliano e le sue istituzioni), ma l'evirazione (permettetemi il termine...) della attuale classe politica, gramigna che infesta ed intossica oramai infiltratasi ovunque nei nostri spazi vitali.

I segni di reazione sono evidenti nel malato, ma gli attacchi del virus si fanno sempre più veementi e sconsiderati. Se questi son dovuti a malafede o al semplice esplicitarsi di un destino genetico scritto tra le eliche del DNA ed al quale i nostri conterranei votati al tradimento ed al saccheggio, oramai divorati dal morbo, non sanno più sottrarsi non si può dire.

Abbiamo più volte ripetuto (e su questo tutti i siciliani sono d'accordo) come uno dei piloni fondamentali sui cui basare lo sviluppo e l'affrancamento del Popolo Siciliano fosse quello delle infrastrutture. Su quali infrastrutture non tutti sono d'accordo (vedi questione ponte), ma nessuno si sognerebbe di escludere da queste gli hub portuali ed aeroportuali.

In questo senso una grande battaglia è stata vinta di recente con il completamento della nuova aerostazione di Catania, l'assegnazione della sua gestione alla SAC e l'aggiudicarsi di quest'ultima della gara per la gestione di Comiso allontanando i potenziali tentativi di sabotaggio inevitabilmente collegati ad una gestione "nordica".

Catania e Comiso faranno sistema, con Comiso specializzato principalmente nel traffico cargo e Catania in quello passeggeri. Sulla stessa scia si prevede di integrare i porti di Catania ed Augusta e quelli di Palermo e Termini Imerese. Sulla stessa scia dovrebbero integrarsi gli aeroporti di Trapani e Palermo (fatto questo ovvio, ma di cui ancora nessuno parla) e si dovrebbero poi collegare i due poli tra di loro e con Messina tramite linee ferroviarie veloci e moderne (anche più moderne della TAV da 4 lire della fallimentare impresa italiana).

I vari distretti turistici e produttivi dovrebbero basare il loro sviluppo sui collegamenti con queste opere, mantenendo il loro territorio intatto o anzi risanandolo e dedicando spazio ad altre attività che creino quel valore aggiunto che attualmente latita nella nostra economia.

Ed invece cosa ti va a fare la Regione Siciliana, chissà per interesse di chi? Invece di finanziare le opere di collegamento dedica 35 milioni di euro all'aeroporto di Agrigento, inutilissima opera che dovrà sorgere nell'area di Racalmuto, ennesimo sfregio ad un territorio (quello siciliano) già calpestato in ogni modo possibile ed immaginabile dal morbo autoimmune da cui siamo infetti.

E come se non bastasse dobbiamo ancora difenderci dal ritorno di pazzie come l'aeroporto di Gela (che credo debba servire un paio di jet privati dell'ENI), quello delle Eolie (che non si capisce bene dove dovrebbero farlo entrare) e dalla folle idea di un mega aeroporto al centro della piana, una lama d'asfalto per risolvere il problema delle arance siciliane tagliandolo alla radice.

Quanti aerei dovrebbero atterrare in Sicilia ogni giorno? Dov'è lo spazio aereo per permettere così tante rotte? O l'obiettivo è solo quello di togliere spazio aereo agli altri? La guerra è ancora lunga e le battaglie da superare innumerevoli. Ma niente sarà risolto sino a quando il morbo non verrà reciso con un colpo netto e sicuro.

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