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venerdì, febbraio 09, 2007

Capovolgimento di fronte

Due uomini stavano, l'uno dirimpetto all'altro, al confluente, per dir così, delle due viottole (...) L'abito, il portamento, e quello che (...) si poteva distinguer dell'aspetto, non lasciavan dubbio intorno alla loro condizione. Avevano entrambi (...) un manico di coltellaccio che spuntava fuori d'un taschino (...).

Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente (...). Al suo apparire coloro s'eran guardati in viso, alzando la testa, con un movimento del quale si scorgeva che tutt'e due ad un tratto avevan detto: è lui (...).

"Cosa comanda?" rispose (...).

"Lei ha intenzione" proseguì l'altro con l'atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore (...) "lei ha intenzione di (...)!".

"Or bene," gli disse (...) all'orecchio, ma in tono solenne di comando, "(questa cosa) non s'ha da fare, domani mai." (...) "Uomo avvertito... lei c'intende." (...) "o se ne pentirà (...).

"Zitto, zitto" riprese (l'altro), "il signor (...) è un uomo che sa il viver del mondo; e noi siamo galantuomini, che non vogliamo fargli del male, purchè abbia giudizio. Signor (...), l'illustrissimo don (...) la riverisce caramente."

Questo nome fu, nella mente di (...), come, nel forte d'un temporale notturno, un lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e accresce il terrore. Fece, come per istinto, un grand'inchino, e disse: "se mi sapessero suggerire..."

"(...) Via, che vuol che si dica in suo nome all'illustrissimo signor don (...)?"

"Il mio rispetto..." (...) "Disposto... disposto sempre all'ubbidienza."

I puntini tra parentesi servono a non rovinare subito la sorpresa: quello che avete appena letto non è un passo di un racconto di Verga o di Pirandello o di chissà quale autore siciliano. Bensì un pezzo di storia della cosiddetta Padania, e cioè l'incipit de "I Promessi Sposi".

Quello che avete appena letto è il punto più alto dello spettacolo coloniale nel quale siamo immersi, la totale manomissione della realtà storica, il falso eretto a sistema.

Un sistema nel quale gli studenti siciliani sono costretti a leggere di una strana ed aliena avventura sul quel ramo del lago di Como dalla quale viene poi sottratta una parte della realtà, scollegandola dal contesto e capovolgendola.

Libri su libri, conferenze, studi scientifici, ricerche storiche: tutto basato sul falso e sulla malafede.

Ma di quali basi sociologiche andate cianciando, cari professori dell'antimafia dei miei stivali. Ma di quale psicologia mafiosa andate scribacchiando, cari specialisti del falso sistematico.

Riprendiamoci la nostra storia. Smettiamola di fare i finti signori e rispediamo le accuse al mittente.

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