Il sud è ricco di infrastrutture
Avete presente tutte quelle classifiche sulla vivibilità, sulla pulizia, sul PIL, sulla criminalità, sulle spiagge in cui sguazza quest'italietta e che immancabilmente condannano le città e le regioni meridionali ad occupare TUTTE la seconda metà della graduatoria? Risultati da guardare con sospetto, certo, come quello sulla vivibilità, dove contano il numero di altalene, ma non i giorni di sole, grazie a regole che sembrano fatte su misura.
Sembra uno scherzo, ma queste graduatorie influenzano flussi economici di una certa consistenza, come quello turistico o la scelta per il posizionamento di una sede aziendale.
Il genio e la sfacciataggine Tosco-Padana possono però raggiungere vette impensabili, come nel caso della graduatoria infrastrutturale del mezzogiorno, preparata dall'Istituo Tagliacarne. In questo caso le differenze tra nord e sud non sono più così nette, e può capitare che Vibo Valentia sia più “infrastrutturata” di Milano.
Infrastrutture risalenti al periodo pre-unitario: le mura greche di Vibo
Si, a questo può giungere la vigliaccheria settentrionale pur di rubare: a dire che a Vibo si sono spesi troppi soldi per le infrastrutture, ed a Milano non abbastanza, malgrado i soldi buttati nel più inutile aeroporto del mondo (Malpensa).
Come ottenere questo risultato? Semplice, sovvertiamo le regole della progettazione economica: da oggi non sono più le infrastrutture la base per creare sviluppo, ma viceversa. La classifica si basa infatti sulla “domanda potenziale”, nuovo, ennesimo ed inutilissimo parametro posto a freno dell'economia del sud. In pratica, si tiene conto della richiesta che c'è sul territorio per ulteriori infrastrutture. Ma noi ci chiediamo, in un territorio dove non c'è niente, in un deserto economico dove prevale l'economia del bar, che richiesta ci deve essere? Ed infatti il Rapporto Tagliacarne questo vuole dire: sottosviluppati siete e sottosviluppati dovete rimanere.
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