"Avete unito il paese"
Queste le surreali ed al tempo stesso lucide parole del capo dello stato dopo la vittoria dell'Italia ai campionati del mondo di calcio.
Surreali (ed anche un pò puerili) perchè è incredibile sentire un capo dello stato ammettere così candidamente che il paese da lui presieduto in realtà non esiste (e dovrebbe esistere grazie ad una partita di calcio), lucide perchè indicano nello stato una precisa coscienza della situazione del paese che non c'è.
Uno stato che non sa più dove aggrapparsi mentre il paese si disgrega affida tutto a questa vittoria ai campionati del mondo, come se la politica, l'economia, la realtà di oppressione che lo stato italiano ha sempre rappresentato per una buona metà dei suoi abitanti, potessere essere surrogati e guidati da una squadra di atleti.
Invece proprio attraverso questa vittoria è possibile intravedere la crisi in cui versa l'Italia costruita nel 1862 e poi ri-costruita nel 1946. Proprio questo oramai estremo affidarsi praticamente solo alla fortuna ci dice tutto.
Uno stato che si gioca il suo futuro ai calci di rigore e nel frattempo perde i pezzi, assaltato dai colossi energetici russi, deluso dalle sue aziende più coccolate, incredibilmente apertamente schierato contro i suoi stessi servizi segreti.
Una guerra civile sotterranea combattuta con armi silenziose ma i cui contorni stanno a poco a poco venendo a galla, combattuta da poteri estranei ai suoi confini geografici ma da sempre presenti nell'ombra e che si giocano l'assetto della penisola (e delle isole annesse) dalla caduta della Casa dei Borbone.
Siamo vicini ad un nuovo 1946 o alla fine di un ciclo storico iniziato quasi 150 anni fa?
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